Raisi revisionista solo su Bologna. Sulle altre stragi rilancia la vulgata antifascista
(umt) A divulgare sulla sua bacheca di Facebook questo scambio di Sms con l'onorevole Raisi è un giovane, G.C., che non rientra nei miei cinquemila e più contatti. Ma l'aspetto bello e angosciante del giocattolo è che il dispositivo virale dei tag consente una riproduzione virtualmente illimitata anche di un privatissimo scambio di battute.
Quello che però è interessante, e merita più di una riflessione, è l'ovvietà dei contenuti.
Da tempo Fascinazione dedica amplissimo spazio sia alle anticipazioni di stampa di Raisi, che del suo libro parla da più di sei mesi, sia alle confutazioni di quella che abbiamo battezzato "la variante romana della pista palestinese". In una serie di fuochi di artificio che hanno visto ipotizzare il ruolo nella strage di una delle vittime, un coinvolgimento di uomini delle Brigate rosse (militanti ed ex) in un filo nero che collega Brescia e Bologna, una ricostruzione delle vicende del partito armato e dei suoi rapporti con la guerriglia palestinese che non tiene conto delle reali linee di faglia che realmente dividevano entrambi gli schieramenti (i "Volsci" erano il gruppo dell'Autonomia più ostile e meno contiguo alle Br, il Fplp era in aperto dissenso con Fatah).
Ovviamente queste scoppiettanti anticipazioni hanno ringalluzzito miei amici, come Maurizio Murelli, che dai tempi della "trilogia della celtica", a partire da una polemica di occasione con Rao, sono giunti a focalizzare un discorso sempre più estremo sulla totale estraneità dei neofascisti al fenomeno delle stragi. Ma in realtà Raisi resta quello che è: un ex neofascista, in radicale fuga dal passato (è tra i leader di Futuro e libertà il più finiano) dalle forti simpatie israeliane. Quella di Bologna è per lui un'ossessione (termine che io uso con una connotazione non negativa a partire da me stesso e dalla mia "fasci-nazione") che mette assieme il suo percorso politico di militante di destra perseguitato e di giovane bolognese che quel giorno poteva rimanerci nella strage della stazione ma per il resto il deputato liberal-futurista resta ancorato a una visione della strategia della tensione organica alla vulgata antifascista.
Lo spiega bene, come al solito, Giacomo Pacini, in un post sulla mia bacheca di Facebook, dandoci anche una piccola lezione di giornalismo: dei libri bisognerebbe parlarne dopo averli letti. Il pretesto della discussione: l'intercettazione telefonica tra Lintrami e Franceschini che secondo Murelli dimostrerebbe un oscuro legame tra Brigate rosse e carabinieri. E così Giacomo Pacini replica:
Murelli, l’intercettazione in questione l’aveva già pubblicata integralmente Ugo nel suo blog, dunque non vedo dove sia la novità. Ma a parte questo; scusami Murelli ma lo hai letto il libro di Raisi o finora sai solo del Cd [che contiene tutti i documenti della commissione Mitrokhin, ndb],? Perché come minimo mi aspetto che, non appena lo avrai letto, correrai a querelare Raisi visto che quello che scrive (specie nel capitolo 7) in relazione allo stragismo 1969-1974 e alle responsabilità nelle stragi dei fascisti collusi coi servizi, è talmente dirompente che io, al confronto, sono un revisionista di destra…… Anzi (e non lo dico ironicamente) credo che, specie quando parla di Rauti (di cui fa un ritratto da tregenda), ne abbia clamorosamente esagerato le responsabilità. A un certo punto parla pure di te. E, tra le altre cose, sostiene che con “Trama Nera” (evidentemente tu e Zani) volevate evidenziare i legami dei gruppi di destra coi servizi e gli episodi della strategia della tensione in cui erano stati coinvolti i gruppi di destra [e qui Murelli obietta: Raisi a proposito di "trama nera" ha ripreso quanto scritto da Tassinari riportando quel che ha detto Zani dopo che gli è andato in pappa il cervello. Ma quella storia l'ho ampiamente smontata. In pratica io (Miser Mysterium che firma la satira) facevo il verso alla ricostruzione sinistrese... e se è stata presa per vera e Zani se l'è attribuita è il plastico segno di quanto il surreale ha perforato lo storico, ndb]. Insomma se questo doveva essere il tanto atteso libro che, a partire da Bologna, avrebbe dovuto avviare una rilettura degli anni dello stragismo, state freschi... Anche perché, riguardo alla strage di Bologna non dice nulla di nuovo rispetto a quanto già uscito e discusso. Il libro, tra l’altro, era evidentemente già in stampa quando è uscita l’inchiesta di Persichetti, visto che Raisi scrive che il diario di Mauro Di Vittorio non è mai stato trovato. E invece Persichetti ha dimostrato che esiste eccome.
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