Strage di Bologna, ancora sul caso Di Vittorio: un contributo da Cutonilli
di Valerio Cutonilli
Continuo a seguire con interesse il
confronto in corso tra l’onorevole Raisi e gli animatori del sito web Insorgenze sulla questione di Mauro Di Vittorio. Come noto
il deputato di FLI sostiene che la presenza in stazione della 85^
vittima della strage di Bologna – l’ultima a essere stata
identificata (la mattina del 12 agosto 1980), ferma la storia sui
generis di Maria Fresu – presenterebbe diversi aspetti tuttora
non sufficientemente chiariti.
Personalmente non ho ancora maturato
un’opinione su questa vicenda perché ritengo che, all’attualità,
non esista alcuna pista Di Vittorio rispetto alla quale schierarsi. A
mio personale avviso, infatti, i dati emersi sino ad oggi non
consentono una presa di posizione a ragion veduta sulla questione. Ha
quindi – e comunque - ragione chi reclama il dovuto rispetto per la
memoria del ragazzo.
Quello degli accertamenti concreti è
però un metodo di ricerca che vale per tutti. Prima di prendere una
posizione personale assolutamente innocentista (e poi di scrivere un
libro per motivarla) rispetto alle tre persone condannate in via
definitiva per la strage di Bologna, ho condotto ricerche
approfondite. Non ho creduto a nessuno sulla parola.
Ciò posto, ritengo che l’assenza di
elementi sufficienti per pronunciarsi sulla questione Di Vittorio non
può essere attribuita ai contendenti.
Da una parte, le perplessità di Raisi sulla vicenda Di Vittorio traggono origine da colloqui diretti
occorsi con il personale medico di Bologna, testimoni oculari di quei
giorni terribili di agosto. La storia per cui il parlamentare
avrebbe tratto spunto dal romanzo di Macchiavelli-Quicher per
insinuare sospetti su Di Vittorio è una colossale sciocchezza. Sono
stato proprio io, informato a mia volta da un amico che aveva letto
l’intervista del Carlino a Raisi, a riferire a quest’ultimo
(visibilmente incuriosito dalla notizia) dell’esistenza del
racconto di Macchiavelli-Quicher.
Dall’altra, va dato atto agli
organizzatori del sito web Insorgenze di essersi attivati
generosamente per chiarire in modo minuzioso non solo la personalità di Mauro Di Vittorio ma anche le ragioni della sua presenza alla
stazione di Bologna. In particolare, la trascrizione integrale di una
parte del diario, richiamata attraverso le vecchie pagine di Lotta
Continua, giova sicuramente alle attività di verifica da condurre
sulla vicenda in questione.
Proprio a riguardo, mi permetto di
segnalare - seppur in modo non esaustivo - alcuni punti specifici il
cui chiarimento, a mio personale avviso, può aiutare tutti noi a
maturare un’opinione ragionata sulla vicenda.
PRIMO. L’esame dell’originale
del diario può consentire la verifica dell’autenticità dello
stesso, grazie allo strumento della perizia calligrafica. Come ovvio
– è un principio generale – il vaglio di una copia del diario
non permetterebbe l’emissione di un verdetto attendibile, venendo
precluse alcune tipologie d’accertamento.
SECONDO. La pubblicazione
dell’intera trascrizione integrale del diario può permettere la
ricostruzione non solo del viaggio d’andata ma anche del viaggio di
ritorno, quello che portò Mauro Di Vittorio da Dover a Bologna. Di
questo tragitto, all’attualità, sembrerebbe essere attestato solo
il transito per la capitale francese, risultando un biglietto della
metrò parigina nei pantaloni della vittima.
TERZO. La conoscenza delle
generalità di “Peppe” (testimone oculare della parte iniziale –
Roma/Friburgo tedesca - del viaggio raccontato nel diario) può
consentire di verificare tra l’altro data e cause del decesso del
compagno di viaggio di Mauro Di Vittorio, nonché di riscontrare
l’esistenza, la data e le motivazioni del provvedimento giudiziario
o amministrativo (di qualsiasi natura fosse) assunto nei suoi
confronti dalla polizia della Germania Federale.
QUARTO. L’esame del referto
autoptico può permettere di verificare sia le cause specifiche del
decesso di Mauro Di Vittorio sia il suo posizionamento rispetto alla
valigia esplosa alla stazione di Bologna. Sulla prima questione, mi
sembra di capire che le versioni indicate dalla sorella di Di
Vittorio e da Raisi non coincidano. In tal caso, però, un’eventuale
imprecisione commessa nel racconto dalla sorella di Di Vittorio potrebbe tranquillamente giustificarsi con lo stato di comprensibile
agitazione (e quindi di scarsa lucidità) di chi effettua il
riconoscimento del cadavere di un congiunto. Se pur risultasse tale
imprecisione, quindi, a mio avviso non andrebbe enfatizzata.
QUINTO. I provvedimenti
rispettivamente di sequestro e di dissequestro della “Tolfa” di
Mauro Di Vittorio possono consentire di verificare data e modalità
del ritrovamento, sia della carta d’identità sia del diario
appartenuti al defunto. Sul punto, concordo con gli organizzatori di
Insorgenze quando sostengono che tali verbali devono essere stati
acquisiti agli atti dell’istruttoria. Nelle mie ricerche passate
sull’eccidio bolognese, ricordo perfettamente di aver letto i
verbali che concernevano il ritrovamento di un carta d’identità
nella zona dei Prati di Caprara, luogo dove a partire da qualche
giorno dopo l’esplosione vennero concentrati i detriti della
stazione ferroviaria. L’accuratezza dei verbali che lessi mi fa
ritenere che ne esistano di sicuro altri, del tutto simili,
concernenti la “Tolfa” di Mauro Di Vittorio. Poterli consultare
aiuterebbe la ricerca.
Spero di aver fornito un contributo
costruttivo all’interessante dibattito in corso, nel rispetto di
tutto e di tutti. In coscienza, so bene di non sapere quali concreti
risultati potrebbero generare gli accertamenti da me proposti. Credo
però che essi – soprattutto se condotti in modo sereno - sarebbero
d’estrema utilità per tutti, sia per quanti nutrono certezze sulla
vicenda Di Vittorio sia per quelli come me che provano soltanto a
capirci qualcosa.
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