Saleh e la strage di Bologna. Per Raisi scandalosa la mancanza di documenti sul caso
Saleh è il primo a destra nella gabbia del processo per le armi |
(DIRE) Bologna - "Non so se avete valutato le risposte inquietanti che avete dato. Noi
abbiamo agli atti di diverse Procure" documenti che provano che a Saleh Abu
Anzeh, militante giordano del Fronte popolare palestinese, c'erano cose
da chiedere sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, e "le
nostre autorità giudiziarie, le nostre autorità di pubblica sicurezza e i
nostri Servizi segreti confermano tutto, ma non hanno un atto in cui spiegano
cosa è venuto a fare a Roma Saleh Abu Anzeh". Enzo Raisi, deputato Fli,
dunque non molla la presa: dopo aver ascoltato la risposta del Governo sul
perché il giudice istruttore Aldo Gentile, che per primo indagò sulla strage di Bologna, chiese che Saleh fosse a Roma, torna
duramente alla carica.
Gli atti confermano che il nome di Saleh torna
in vari documenti e nelle carte per consentire l'interrogatorio
nella capitale, ma non dicono nulla di più. Il che vuol dire che "tutte
le autorità competenti dello Stato italiano non hanno un documento in cui
spiegano quella visita anomala di un terrorista, che viene autorizzato da
parte dell'autorità giudiziaria a lasciare la città nella quale aveva
l'obbligo e il vincolo di residenza (Bologna, ndr) per andare ad avere degli
incontri o delle attività concernenti le indagini sulla strage. E'
sparito tutto. Non so se avete capito cos'è successo. Credo che oggi sia
una pagina veramente nera per le nostre istituzioni", ha fatto mettere ieri a
verbale durante la seduta alla Camera dopo la risposta del
Governo.
"Mi si
dice- protesta ancora il finiano- che nessuna Istituzione italiana che
avrebbe dovuto controllare, sapere e far conoscere ai cittadini cosa fosse
andato a fare lìì Saleh Abu Anzeh- terrorista, condannato per gravi
reati, rappresentante del Fplp in Italia, mandato lì dal
giudice istruttore di Bologna per le indagini concernenti la strage
di Bologna- ha un atto che mi dica chi ha incontrato, cosa e' andato a
fare e per quale motivo e' andato. Credo sia un aspetto vergognoso che la
dice lunga sulla non volonta' da parte di questo Paese di fare chiarezza".
Raisi dice di non poter "credere che i nostri Servizi segreti non sappiano
nulla di quella visita" e sospetta che "stiano occultando le carte sulla
visita avvenuta a Roma. Questa è la verità che voglio gridare a
voce alta nell'aula di questo Parlamento". E comunque "non posso
pensare che un terrorista viene autorizzato a recarsi a Roma e non venga
seguito, osservato e che non vi siano delle relazioni che ci dicano chi ha
incontrato e perché abbia avuto quegli incontri. E' impossibile, a meno
che non siamo uno Stato in cui certe attività di intelligence
sono affidate a dei mentecatti. Visto che mentecatti non erano-
anzi, alcuni di loro sono stati anche condannati per aver depistato
le indagini sulla strage di Bologna- vuol dire che qualcuno ha nascosto e
fatto sparire i documenti", conclude Raisi.
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