Omicidio Zicchieri, Luchetti accusa: a sparare quel giorno furono Morucci e Maccari
(umt) Il 29 ottobre 1975 un commando di Lotta armata per il potere proletario (LAPP), una banda di fuoriusciti da Potere operaio che poi entrarono a far parte della colonna romana delle Brigate rosse, aprì il fuoco contro tre giovanissimi che stazionavano fuori dalla sezione Msi-Lotta popolare del Prenestino, ammazzando il sedicenne Mario Zicchieri e ferendo il quindicenne Marco Luchetti. Del delitto, sulla base delle ricostruzioni dei pentiti, furono accusati i componenti del gruppo di fuoco di ex potoppini: Valerio Morucci, Germano Maccari, Bruno Seghetti. Al termine del processo furono assolti.
Ieri Marco Luchetti ha concesso un'intervista al "Giornale d'Italia", il quotidiano on line della Destra di Storace. Un'intervista pesante in cui la vittima dell'attentato si toglie qualche sassolino.
Il primo è con l'autore di "Cuori neri". Luca Telese, nel suo libro di culto ha scritto che i due ragazzi erano usciti dalla sezione perché stavano passando due ragazze.
"Questa è la prima delle falsità scritte in quel libro -precisa Luchetti - che ci terrei a smentire. Noi siamo usciti perché alcuni giorni prima avevano sfondato la porta della sezione e, visto che c’era la riunione, stavamo controllando il passaggio. Ma soprattutto, stavamo aspettando il fabbro. Noi eravamo li per fare politica, mica per le ragazze!”
Il secondo è per la madre di Zicchieri, che lo accusò di aver avuto paura di dire la verità al processo:
Tant'è che oggi - ma questo più che un sassolino è un macigno buttato nello stagno - Luchetti chiama per nome e cognome i due attentatori:“Questa - ribatte Luchetti - è un’ennesima cattiveria. Io l’identikit l’ho fatto subito. E poi sono andato a testimoniare. Ho tutte le carte. Dirò di più, il giorno in cui sono stato ascoltato, in primo grado, mi sono trovato a discutere con il Giudice in merito alle armi che avevano usato durante l’agguato. Probabilmente avevo un tono concitato. Così è stato fatto avvicinare un poliziotto ed il Presidente mi ha detto ‘se continua ad avere questo atteggiamento, la faccio arrestare per oltraggio alla Corte’. Da quella volta non sono più andato alle udienze, perché ho capito che per la giustizia non ero io la vittima, ma i miei carnefici”
"Sono sicuro che sia stata un’azione programmata. Non un’iniziazione per entrare nelle Brigate Rosse come molti hanno voluto sostenere. O, cosa ancora più ridicola, una gambizzazione. Dalla 128 sono scesi due uomini: uno biondastro e uno moro. Erano Germano Maccari e Valerio Morucci (entrambi condannati per il sequestro ed omicidio Moro ndr). Avevano due fucili a canne mozze, da caccia, calibro 12. Non una doppietta, ma un sovrapposto ed un semiautomatico. Ci hanno scaricato addosso complessivamente 5 colpi: 2 a Mario e 3 a me. Lui è stato raggiunto da 18 pallettoni, io da 27. Hanno sparato ad altezza d’uomo. Mi sono salvato solo perché ero un po’ più alto di lui e grazie agli scalini del marciapiede e della sezione. Mario è morto dissanguato perché è stato preso all’inguine".
La cosa acquista particolare rilievo se si tiene conto che Marco Luchetti ha avuto modo di confrontarsi vis-a-vis con il presunto assassino del suo amico, Valerio Morucci, in occasione del meeting a CasaPound con l'ex brigatista, a cui ho preso parte anche io. I due si appartarono dopo il dibattito e io, come altri, ci tenemmo a rispettosa distanza. Io mi allontanai prima che il confronto a due terminasse: testimoni oculari mi assicurano che Morucci ne uscì segnato. Un momento topico e qualificante della intera serata se lo stesso Gabriele Adinolfi ha ritenuto di parlarne in questi termini nella discussione che poi si sviluppò su Vivamafarka:
Il segno della serata a CasaPound era ben altro, direi opposto. Nessun giudice e nessun penitente: il riconoscimento del valore dei combattenti, il riscatto della categoria del Nemico che troppe logiche testamentarie (clericali o americane fa esattamente lo stesso) avevano ridotto al Male da annientare, ontologicamente privo di dignità. Marco Luchetti non ha preteso che Morucci gli chiedesse perdono (per sé o per gli altri poco importa) ma che lo guardasse negli occhi. L'alchimia di quell'incontro non ha nulla, ma proprio nulla, a che vedere con il perdono. Va ben oltre, non è la vittoria del servilismo sulla signoria ma il ritorno del combattente alla Cavalleria.
Nel 1975, nonostante la comune precedente militanza in Potere Operaio, le scelte dei tre accusati poi assolti per l'omicidio Zicchieri ( il terzo era Bruno Seghetti)erano profondamente diverse.
RispondiEliminaMorucci stava costruendo le F.C.A. (che non hanno mai avuto i fascisti come obiettivo bensì il potere economico di allora ), Seghetti era uno dei massimi dirigenti del Comitato Comunista Centocelle, che svolgeva ancora un lavoro di massa ( autoriduzione delle tariffe, lotta per la casa ) in quel quartiere e Maccari si era ritirato da ogni attività politica e notoriamente bazzicava soprattutto ambienti della malavita locale.
Anche poi successivamente nelle Br entrarono in momenti diversi, Morucci verso la fine del 1976 con i resti delle Fca, Seghetti l'anno successivo con buona parte del Comitato Centocelle, Maccari pochissimi mesi prima del sequestro Moro.
No, la storia Zicchieri nasce da un altro gruppo, quello che poi nel 1978 prenderà il nome Guerriglia Comunista ma che nel 1975, in forma embrionale, già esisteva proprio in quella zona e che aveva matrice originaria ben diversa da quella degli ex Potere Operaio.
Qualcuno, vista la matrice prevalentemente "coatta" di questo gruppo ha fatto in passato l'ipotesi che anche Maccari, viste le frequentazioni di epoca, possa averne fatto parte, almeno all'inizio.
Ma questo fu escluso dai giudici che giudicarono Guerriglia e dagli stessi "pentiti" ( Solimano, Ginestra) che riferirono sulle vicende di Guerriglia.
Se poi, come per Acca Larenzia ( e dall'altra parte per Valerio Verbano, dove molti si sono intignati a tutti i costi su Marione Corsi ) ci si vuole innamorare di tesi precostituite, è un altro discorso ... e non aiuta certo la ricerca della verità su quei fatti ...
Keoma condivido la tua analisi storica. Ma qui ci sta un fatto che e' una novità almeno per me (ma credo per parecchi) e cioè che la seconda vittima accusa esplicitamente morucci e maccari di avere sparato a lui e a Zicchieri. Dopo di che niente di più facile che savasta, prima fonte di accusa per le fca abbia ricostruito ex post e quindi rimesso in piedi la realtà degli ex POTOP entrati nelle Br romane per come era all' epoca del sequestro moro retrodatandola all'autunno del 1975
RispondiEliminaSarà anche vero che "Morucci stava costruendo le F.C.A. (che non hanno mai avuto i fascisti come obiettivo bensì il potere economico di allora )", ma nel suo libro "Ritratto di un terrorista da giovane" Morucci scrive: "Avremmo voluto ammazzarne il più possibile, Dio se avremmo voluto! Ma non potevamo piazzare bombe o fare massacri. Li cercavamo, i fascisti, ma acchiapparli uno ad uno non era un'impresa facile. Facevamo qualcosa, ma nulla in confronto a quello che avremmo voluto".
RispondiEliminaLa storia, soprattutto nei quartieri di Roma Sud e a Prenestino/Centocelle in particolare, è certamente complessa.
RispondiEliminaSul piano dell'estrema sinistra in quella zona operavano in tanti, gruppi ed individualità assai diverse ed a volte anche "nemiche" tra loro, e pressochè tutte queste tendenze avevano, nel 1975, vaghe velleità lottarmatiste o comunque tendenti al "salto di qualità" rispetto alla violenza politica.
Tra questi, i meno avvezzi all' "antifascismo militante" erano proprio i variegati organismi che provenivano da Potere Operaio, che consideravano i fascisti quasi un falso problema o comunque un obiettivo arretrato.
Naturalmente questo non esclude in sè nulla, molte cose avvenivano anche per caso.
Ad esempio Maccari, nei primi mesi del 1975 e nel pieno del suo periodo malavitoso/disimpegnato - che poi riprenderà pari pari dopo la vicenda Moro - ferì alle gambe - cosa da lui tranquillamente confessata dopo il suo tardivissimo arresto per Moro - tutto da solo, in forma estemporanea e dopo un casuale avvistamento notturno, tale Raoul Tebaldi, attivista missino proprio della sede di Via Gattamelata, con una fama di "pesante" picchiatore alle spalle.
Ma, su questo episodio, ci fu chi vide già allora una specie di regolamento di conti appunto malavitoso, visto che anche Tebaldi si diceva allora fosse passato dalla militanza missina a "traffici" di varia natura ...
Ma, al di là di questo, non c'è dubbio che le Fca di Morucci tutto avessero in testa meno che l'antifascismo militante.
Colpirono il capo dei petrolieri italiani, fecero saltare l'archivio dei Tg Rai sulle manifestazioni, andarono pesante contro la Sip ( l'attuale Telecom )sempre rispetto ai problemi legati al carovita.
E poi c'è l'uso, nel caso di Zicchieri, del "canne mozze", qualcosa mai apparso nè prima nè dopo nell'armamentario del lottarmatismo di sinistra e invece tipico di quello della malavita.
E non c'è dubbio che Guerriglia Comunista, al di là di una buona produzione teorica di documenti, assumesse nella pratica degli attentati metodi tipici della malavita ( segue )
( segue dal commento sopra )
RispondiEliminaA piazza Venezia, nel 1977, ferirono almeno 4 Volontari del Msi che erano andati all'assalto della tenda dei disoccupati organizzati, uno, Domenico Franco, fu colpito in fronte e solo per caso si salvò.
Nel 1978 uccisero a Centocelle Giampiero Cacioni, spacciatore ma anche fedelissimo di Delle Chiaie, in casa sua sparandogli con un fucile di precisione dal tetto di un palazzo.
Sempre nel 1978 rispuntò il canne mozze in un'altra azione contro spacciatori, stavolta della zona del Quadraro.
Ad Angelino Rossi, nella stessa zona dell'attentato a Zicchieri, fecero un attentato in stile para-mafioso, la macchina che doveva saltare al momento dell'accensione, per caso scoppiò solo il detonatore e i danni non furono letali.
Di nuovo un canne mozze usato da un'auto in corsa, lo stesso giorno dell'attentato a Rossi, per gambizzare il segretario del Msi di Garbatella.
E prima di tutto questo, a Gennaio 1978, c'era stata Acca Larenzia con la complicatissima storia della mitraglietta che riporta - se ne è parlato anche qui sopra - ad un esponente di Guerriglia Comunista di Centocelle.
Insomma, di elementi interessanti ce ne sono parecchi.
Tornando a Luchetti, certo Maccari era fisicamente particolare ... lo chiamavano Gulliver, molto alto e con una postura paarticolare che lo faceva sembrare quasi gobbo ...
Ma questo non esclude che chi ha sparato a Zicchieri potesse solo vagamente somigliargli ....
Quanto a Savasta, parla per sentito dire o per sue intuizioni.... certo, anche lui è di Centocelle ma era malamente considerato da Morucci e c..... che l'hanno sempre considerato inadatto per le azioni ( non gli affidavano nemmeno la classica molotov durante i cortei ) ed anche troppo "chiacchierone" ...e comunque non ha mai fatto parte delle F.C.A. ...
Solo nelle Br del dopo-Moro, in stretto rapporto di "fedelissimo" con Mario Moretti, dopo l'uscita dei vari Morucci, Maccari, Casimirri .... divenne, per esclusione, un leader militare ....
Per l'anonimo
RispondiEliminaHo letto quel libro di Morucci ed ho ben presente quella frase.
Che però si riferiva al periodi Potere Operaio, del quale Morucci era responsabile del servizio d'ordine ... quindi 1970, 1071, 1972 ... PotOp fu sciolto nel giugno 1973.
Oltretutto avevo dimenticato di dire che le FCA rifiutavano per principio la pratica dell'omicidio ... e infatti nella loro breve vita non hanno ammazzato nessuno.
E certo se spari nel mucchio con la lupara, come nel caso Zicchieri, l'intenzione di uccidere ce l'hai ... e comunque hai buone probabilità in questo senso ....
Guerriglia Comunista, invece, erano assassini nati, quando nelle loro azioni non hanno ucciso è stato sempre solo per errore ....
Avrai anche letto il libro di Morucci, ma riguardo al fucile a canne mozze che tu dici non appartenesse proprio al "modus operandi" del suo gruppo non ti sei accorto di questo brano:
RispondiElimina"Avevo visto in un'armeria un fucile a pompa Remington identico a quello che usa Steve McQueen in Gateway per smontare pezzo a pezzo una macchina della polizia. Un mito. Ne erano arrivati anche in altre armerie, e mi diedi da fare per comprarli. Riuscii a prenderne tre. Erano una meraviglia, facevano paura solo a guardarli. Cinque colpi nel serbatoio sotto la canna, su cui scorreva il manicotto di legno della pompa di caricamento: un gioiello di meccanica, impossibile che si inceppasse. Poi, non avendo nel calcio la molla di recupero dei fucili da caccia automatici, poteva essere segato e ci si poteva applicare un'impugnatura da pistola".
E ancora:
"Tra le altre armi c'era un fucile a pompa Colt, una meraviglia di arma che ad avercela oggi potrebbe essere appesa in un salotto americano, sopra un camino e sotto la testa impagliata di un cervo. Era piccolo, maneggevole, in legno scuro lavorato di fino, tutto zigrinato. Il fucile caricava cartucce 44-40, dove 44 sta per il calibro, pressapoco un dodici millimetri, e il 40 per i grani di polvere nera della carica. Quel fucile era una bellezza, ma io non ci capivo granché, così tirando il manicotto della canna ho messo un colpo in canna e come un cretino ho premuto il grilletto. Il colpo è finito contro il muro del tramezzo passandolo da parte a parte".
La perizia sui bossoli affermò che i colpi potevano provenire da un fucile automatico, da una doppietta o da un fucile a pompa.
Queste due citazioni dimostrano soltanto che Morucci era un feticista delle armi.
RispondiEliminaA risentire il confronto al maxiprocesso "Ordine nuovo bis" tra Concutelli e Calore uno potrebbe pensare che il "comandante" fosse un accanito bombarolo. Niente affatto: era solo un fanatico di armi esplosivo etc etc
Che Morucci fosse un fanatico delle armi, lo sanno tutti quelli che hanno letto un minimo su di lui. Aveva una rapporto quasi "sessuale" con esse: roba da psicanalista, direi.
RispondiEliminaPerò i passaggi da me segnalati dimostrano anche un'altra cosa, e cioè che morucci aveva dimestichezza e possedeva proprio quel tipo di fucile che venne usato per l'omicidio di Zicchieri e il ferimento di Luchetti.
Ad infilarli in questa storia dopo che oramai le indagini erano state archiviate fu una brigatista rossa anni e anni dopo, di nome Emilia Libera. Perché Morucci - che era un dissociato - non confessò questo omicidio? Posso ipotizzare che non lo confessò proprio perché era un dissociato: la gragnuola di condanne che s'era beccato lo avrebbero tenuto dentro per almeno trent'anni, e invece se la cavò in quindici anni (semilibertà - se non ricordo male - dopo dieci). Se l'avessero ribeccato con questa storia l'avrebbero ingabbiato per almeno altri dieci anni.
In tutta franchezza, hai scritto una colossale fesseria. Morucci si scansa l'ergastolo per la strage di via Fani dove ammazzano cinque poliziotti: secondo te quanto avrebbe pagato con il cumulo e la continuzione un omicidio volontario senza l'aggravante di terrorismo?
RispondiEliminaTassinari magari non a livello legale ma a livello etico/politico, c'è una bella differenza tra l'omicidio della scorta di un presidente (giustificato dal sequestro di quest'ultimo) e quella di un sedicenne ... è lo stesso motivo per cui a destra, a parte Zani e Vinciguerra, si ammettono gli omicidi ma si tace sulle bombe stragiste.
RispondiEliminaCerto, ma la mia obiezione era di stretta pertinenza penale (nel senso preciso di sanzione)...
RispondiElimina...vorrei ricordare che non è vero che le BR e le organizzazione affiliate non usassero i fucili a canne mozze, basta leggere le cronache degli anni di piombo. Inoltre per assassinare il Colonello Varisco Savasta ha usato un fucile a canne mozze.
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