La presentazione (mancata) di un libro e qualche storia personale napoletana
(umt) E', questa settimana, uno dei rari casi in cui non sono rientrato a casa per il weekend e me ne dispiace, perché ho perso un appuntamento per me importante. Novi e Golia sono stati due riferimenti rilevanti, in fasi e con modalità assolutamente differenti, della mia vita. Negli anni del liceo Golia era, letteralmente, il mio incubo. All'epoca era il leader di Lotta di popolo, un gruppo che al di là delle ambizioni rossobrune era inchiodato alla pratica anticomunista dalla determinazione dei compagni a liquidare il loro progetto come provocatoria infiltrazione. E così le risse erano frequenti.
Pietro Golia era basso e tarchiato, dal collo taurino e picchiava come un cinghiale. Usava allora il doppio cognome, Golia Pandolfi, che poi ha semplificato ma io ero convinto che in realtà il primo fosse soltanto un soprannome "biblico".
Emidio (in realtà si chiama Emiddio: vedi il suo blog) Novi invece è stato il mio capo e il mio mentore nei primi anni di professione giornalistica: intelligenza acutissima ma affetta da una sorta di melanconia che lo impigriva, aveva trasformato questo suo difetto in un punto di forza. Teorizzava infatti - e della sua lezione ne ho fatto tesoro - che una serie di fissazioni giornalistiche erano tutte menate interne alla categoria di cui il lettore se ne catafotteva. E quindi qualche sciatteria era ammessa anzi opportuna, visto il livello mediobasso dei nostri lettori (l'unico segmento di mercato in cui il Giornale di Napoli competeva realmente col Mattino era la camorra). E il manifesto e la copertina con il nome sbagliato mi sembrano una meravigliosa profezia che si autoavvera. Comunque sia, gli esiti della professione gli danno abbondante ragione.
Anche politicamente era interessante, un uomo di Destra storica ma con una forte vena populista: dirigente nazionale del Fronte della Gioventù nei primi anni '70, nel 1974-75 aveva animato, proprio insieme a Golia che era rientrato nel partito dopo l'autoscioglimento dell'Olp, una scissione peronista, con tanto di rissa in federazione in perfetto stile missino. Novi divenne giornalista di rigorosa osservanza socialista (ma sempre rabbiosamente anticomunista): e delle battaglie contro il primissimo Bassolino fece il trampolino di lancio per una carriera parlamentare nei ranghi di Forza Italia (dal 1994 al 2008) che non l'ha mai visto attingere a incarichi governativi. Ma non era, quella della gestione del potere, né la sua ambizione né la sua vocazione.
Pietro Golia era basso e tarchiato, dal collo taurino e picchiava come un cinghiale. Usava allora il doppio cognome, Golia Pandolfi, che poi ha semplificato ma io ero convinto che in realtà il primo fosse soltanto un soprannome "biblico".
Emidio (in realtà si chiama Emiddio: vedi il suo blog) Novi invece è stato il mio capo e il mio mentore nei primi anni di professione giornalistica: intelligenza acutissima ma affetta da una sorta di melanconia che lo impigriva, aveva trasformato questo suo difetto in un punto di forza. Teorizzava infatti - e della sua lezione ne ho fatto tesoro - che una serie di fissazioni giornalistiche erano tutte menate interne alla categoria di cui il lettore se ne catafotteva. E quindi qualche sciatteria era ammessa anzi opportuna, visto il livello mediobasso dei nostri lettori (l'unico segmento di mercato in cui il Giornale di Napoli competeva realmente col Mattino era la camorra). E il manifesto e la copertina con il nome sbagliato mi sembrano una meravigliosa profezia che si autoavvera. Comunque sia, gli esiti della professione gli danno abbondante ragione.
Anche politicamente era interessante, un uomo di Destra storica ma con una forte vena populista: dirigente nazionale del Fronte della Gioventù nei primi anni '70, nel 1974-75 aveva animato, proprio insieme a Golia che era rientrato nel partito dopo l'autoscioglimento dell'Olp, una scissione peronista, con tanto di rissa in federazione in perfetto stile missino. Novi divenne giornalista di rigorosa osservanza socialista (ma sempre rabbiosamente anticomunista): e delle battaglie contro il primissimo Bassolino fece il trampolino di lancio per una carriera parlamentare nei ranghi di Forza Italia (dal 1994 al 2008) che non l'ha mai visto attingere a incarichi governativi. Ma non era, quella della gestione del potere, né la sua ambizione né la sua vocazione.
Golia, invece, sulla sua storica libreria ha costruito un'importante realtà editoriale, riconosciuta come riferimento nazionale per il particolare filone del revisionismo storico che si occupa di insorgenze meridionali e di brutalità sabaude. Ritrovarli assieme, quarant'anni dopo, a discutere di economia usuraia e ribellione populista, mi dà il senso che alla fine Emidio aveva ragione: il movimento è niente e comunque sbattersi tanto è inutile perché "alla fine dei nostri giorni da casa vieni e a casa ritorni".
Della presentazione del libro - questo pezzo doveva essere solo un breve cappello ma poi mi sono fatto prendere la mano - ci parla qui Giuseppe Parente
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