Il Caso Morvillo. De Magistris al bivio: tenere a bada la polizia locale o frenare le ingerenze politiche?
(umt) E' ormai un caso politico la vicenda del giornalista napoletano, dirigente culturale della Federazione della sinistra arrestato dai vigili e condannato a sei mesi di carcere per direttissima per aver chiesto con veemenza di assistere ai controlli nel locale (un bar libreria dell'area antagonista: nella foto la presentazione del libro inchiesta di Francesco Cirillo sulla Marlene, la fabbrica dei veleni sulla costa del Tirreno cosentino) dove stava festeggiando chiassosamente il compleanno insieme a una trentina di amici. Nel commentare il caso, il capogruppo consiliare a Palazzo San Giacomo, Sandro Fucito ha chiesto bruscamente conto al sindaco Luigi de Magistris, della cui maggioranza fa parte, del clima dell'ordine pubblico a Napoli:
Bisogna fare piena luce sull'accaduto, degno di una città da stato di polizia e non di una metropoli che necessita di vigili per il traffico, per vigilare sulle ordinanze per i rifiuti, per contrastare i tanti abusi edilizi estivi, e molto altro piuttosto che giocare a sceriffi in una notte di festa tra giovani che ascoltano musica. Sosterremo in tutte le sedi le ragioni del giornalista così barbaramente trattato ed esigiamo l'immediato accertamento delle responsabilitàNel raccontare la sua vicenda allucinante al "Manifesto" Vincenzo Morvillo fa alcune considerazioni per giustificare la scelta di patteggiare nonostante si ritenga innocente delle accuse mossegli:
Alla mancanza di lucidità valutativa della situazione, sono stato condotto dallo sconsiderato, coercitivo, disumano comportamento di una polizia municipale che, a Napoli, non è nuova ad imprese di questo genere. Una polizia municipale che, invece di regolare il traffico, di vigilare sulle ordinanze per i rifiuti, di contrastare i tanti abusi edilizi estivi e molto altro, preferisce giocare agli sceriffi. Una polizia municipale dedita a sgomberi di clandestini, a picchiare disoccupati e precari –chi non ricorda gli scontri con i Bros?- a smantellare i mercatini degli extracomunitari e, quando era ancora in carica l’ex comandante Sementa, a schiaffeggiare giornalisti. Una polizia municipale che, però va detto, rispecchia in pieno un clima da stato di polizia che, negli ultimi anni, e precisamente da Genova 2001 in poi, si è ampiamente diffuso in Italia. Le forze dell’ordine di questo paese troppo spesso pensano, solo perché indossano una divisa, di avere un potere amplissimo, quasi svincolato dalla legge-che proprio loro dovrebbero far rispettare- ed in virtù del quale possono permettersi di schiacciare la dignità ed i diritti di quei cittadini, al servizio dei quali dovrebbero essere. I casi Cucchi, Aldrovandi, Sandri, Giuliani sono un esempio e un monito. Il problema è però, come sempre, politico. Le forze dell’ordine rispondono, infatti, alle istituzioni, non solo ai loro vertici, e certi comportamenti sono il sintomo di una politica e di una società che scivola sempre più verso destra, con l’ingiustizia sociale, il discrimine economico, il privilegio, il denaro a farla da padroni. Oramai, il potere politico è completamente subalterno al potere finanziario ed economico, al potere di quella borghesia capitalistica che sta modificando, nella sua stessa essenza, la società, specie quella occidentale, nella quale il virus dell’avidità dei mercati e del capitale, dilaga giorno dopo giorno. Le forze dell’ordine, troppo spesso, diventano così i gendarmi ed il braccio armato di quella borghesia, cui rispondono schierandosi contro la parte più debole del corpo sociale. Al sottoscritto, tutto sommato, è andata di lusso. Ecco perché ho deciso di raccontare i fatti. Un’ultima annotazione. Chavez, quello che in occidente viene definito il dittatore venezuelano, ha mandato i corpi di polizia a scuola di diritti umani. E se facessimo altrettanto anche noi?
Di diverso avviso, invece, il coordinatore della polizia locale per la Cgil, Luciano Addeo che difende i colleghi e denuncia piuttosto un'ingerenza politica sull'attività del corpo, invocando l'intervento del sindaco a tutela di un baluardo della legalità:
I quotidiani in edicola oggi (venerdì 17) riportano le dichiarazioni di un consigliere comunale che attacca pesantemente i lavoratori della polizia municipale di Napoli definendoli in maniera sprezzante “sceriffi”, per il solo fatto di essere intervenuti in un controllo di polizia amministrativa di un locale notturno in ottemperanza ai doveri di servizio, nel rispetto dei compiti istituzionali e a seguito di precise richieste dei cittadini. Nel merito della vicenda non entriamo in quanto ha già proceduto la magistratura a valutare ed emettere la sentenza che individua colpe e responsabilità. ci preoccupa, invece, fortemente l’idea (vecchia) della politica che la polizia municipale debba fare solo da manichino ornamentale al centro della via. I lavoratori della polizia municipale operano nel rispetto della legge a tutela della legalità (parola spesso con leggerezza pronunciata dalla politica) della vivibilità e della civile convivenza basata sul rispetto delle regole cui tutti dobbiamo conformarci. L’idea di una politica che pretende di individuare cosa deve fare la polizia municipale senza conoscerne i compiti, le funzioni e le leggi di riferimento risuona alle nostre orecchie triste e pericolosa, paragonabile solo all’idea di quanti vorrebbero subordinare i pubblici ministeri alla politica. Le istituzioni devono agire e muoversi nel rispetto della legge e nel solo interesse dei diritti e delle regole che la legge stessa tutela. Questa o.s. chiede l’intervento del sindaco a tutela dell’autonomia della polizia municipale da qualsiasi ingerenza da parte della politica, nel contempo manterremo alta la vigilanza affinché sia salvaguardata la professionalità e il ruolo dei lavoratori della polizia municipale di Napoli che rappresentano un perno delle politiche di legalità e sicurezza da sviluppare sul nostro martoriato territorio. Questa o.s. indirà assemblee dei lavoratori per una specifica iniziativa che si terrà nel mese di settembre.
Lo scontro tra Cgil e Federazione della sinistra - oltre a dare l'inquietante segnale di una sinistra che continua a essere "scassata" - pone una questione molto seria per il sindaco della "rivoluzione arancione": Napoli è una città di polizia o i partiti devono fare un passo indietro e lasciare mano libera ai corpi dell'amministrazione comunale?
La rivoluzione "arancione" è coerente con il berlinguerismo del sindaco: "dirittoumanismo" e violazioni concrete dei diritti umani, a quanto pare, vanno a braccetto. Che tristezza se De Magistris dovesse fare la fine di Cofferati, ricordato solo per le opache preoccupazioni di "ordine pubblico".
RispondiEliminaAvete voluto il sindaco PM, mò beccatevi la polizia pure alle feste di compleanno...
RispondiEliminaComunque dire che la CGIL è di sinistra, è come dire che quelli di Stato e Potenza sono socialisti.
Ma i diritti umani di quei poverelli che abitano sopra il locale ai quali forse avevano abbastanza scassato i timpani e rovinato la notte di sonno?
RispondiElimina