A #Pescara i #funerali dell'#ultrà ucciso. Il precedente di #Meggiorin a #Varese
(umt) Sono in programma oggi pomeriggio a Pescara i funerali di Domenico Rigante, l'ultrà pescarese ucciso da un malavitoso rom (così è definito dai giornali: ma essendo la famiglia stanziale e di nazionalità italiana probabilmente dovrebbe essere un sinti) che aveva litigato con il fratello gemello. Grande è il clima di tensione e di rabbia: l'omicidio infatti segna il culmine di scontri e di episodi di violenza che si trascinano da anni tra ultras e rom. La vicenda richiama, per numerose analogie, la tragedia di Claudio Meggiorin, l'esponente dei Blood and Honour varesini, intervenuto in difesa di amici e ucciso da un immigrato varesino. Il delitto innescò una ondata di violenze, in un clima parossistico fomentato dai maggiori esponenti della Lega nord. La storia l'ho raccontata così in Fascisteria (Sperling & Kupfer, 2a ed., 2008):
Claudio Meggiorin (nella foto i funerali), capo degli ultrà, interviene per sedare una rissa ed è ucciso da due albanesi nel giugno 2005. È la natura etnica dello scontro a rendere politico, per i suoi camerati, il delitto, perché è l’invasione allogena il prodotto di un progetto politico di distruzione dell’identità nazionale. I fatti sono di una drammatica banalità: per i carabinieri di Varese non c’è nessun retroscena né precedenti guerre tra bande dietro l’omicidio, nonostante la vittima fosse uno skinhead e l’aggressore sia albanese. L’assassino è arrivato da quattro giorni in Italia, da clandestino. Un amico lo porta in giro in auto a vedere il paese, Besano, 2mila abitanti (di cui 50 stranieri). Sgommando suscitano l’irritazione degli amici di Claudio, che stazionano davanti al suo bar. Il ragazzo, che è bello robusto, interviene per sedare la lite e si becca due colpi mortali inferti con una sorta di scimitarra lunga 20 centimetri. Nei consueti giorni della rabbia emerge una significativa saldatura tra gli ultrà apertamente fascisti e la realtà cittadina in cui la Lega è profondamente radicata (lo stesso padre della vittima è militante storico e consigliere comunale a Besano): “E’ un momento di visibilità e di legittimazione per i Blood & Honour – gli ultrà neonazisti del Varese calcio dove in passato militava il barista ucciso – in difficoltà dopo la morte del loro leader Saverio Tibaldi. Nel 2003 Tibaldi fu ucciso a coltellate in una rissa mentre era latitante in Spagna per sfuggire a una condanna a 11 mesi per lesioni e a diverse denunce, anche per spaccio di stupefacenti”. Così il corteo di protesta si trasforma in una caccia all’uomo nel centro di Varese con un poliziotto e un albanese feriti e due capitifosi arrestati e condannati a un anno di carcere. E i ministri del Carroccio gettano benzina sul fuoco. Maroni invoca la “tolleranza zero”, il guardasigilli Castelli ammette che il suo primo pensiero è di “farsi giustizia da soli”. Il direttore di TelePadania, Max Ferrari, che un anno dopo sarà alla testa dei “secessionisti” in rivolta, in un’intervista fa i complimenti al fratello di uno dei due arrestati per il raid antialbanese, banalizzando l’episodio. I genitori di Claudio invocano giustizia e responsabilmente invitano gli amici a non ricorrere alla violenza. Forza nuova, già presente in città, porta in piazza 500 militanti provenienti da tutto il Centro-Nord, per lanciare con i Comitati civici una campagna contro l’immigrazione. La madre di Claudio partecipa al comizio conclusivo e sarà poi inserita nelle liste di Alternativa sociale. La condanna per l’omicida, confermata in appello, è a 30 anni di carcere.
Piccolo tocco di acribia:
RispondiElimina"l'ultrà pescarese ucciso da un malavitoso rom (così è definito dai giornali: ma essendo la famiglia stanziale e di nazionalità italiana probabilmente dovrebbe essere un sinti)"
No, i sinti non sono gli "zingari italiani" in generale, ma solo quelli che discendono da una specifica comunità passata attraverso la Germania e insediatasi al Nord.
Quelli che vivono in Abruzzo - stanziali e cittadini italiani, come giustamente sottolinei - sono proprio Rom.
Ricordo anch'io l'omicidio di Meggiorin da parte di Vladimir Mnlea, con la complicità del diciassettenne Fatjon. E ricordo anche che 7 mesi dopo, proprio mentre il tribunale dei minori di Milano dava i domiciliari a Fatjon, altrove, a Roma, al carcerato romano Roberto Alfonsi, con soli 7 mesi da scontare e la reputazione di carcerato modello, gli veniva negata la possibilità di partecipare ai funerali della figlia incinta, morta in un incidente stradale.
RispondiEliminaE in Italia c'è gente che si stupisce del perché l'odio ci sia ancora e anzi cresca.
Quindi adesso si usa l'essere straniero altrui per giustificare il crimine? Del tipo "prima gli italiani" anche nel delinquere ed essere arrestati? Visto che si sono rivolti alle autorita' (striscione esposto con richiesta di cacciare i rom entro 5 giorni) richiedono indagini (non prevedendo l'ordinamento italiano l'espuslione su richiesta). Mi sembra assurdo, qui si sta di fatto richiedendo la liberalizzazione dello spaccio con quote ai pusher su base etnica, un misto di permissivismo olandese mescolato a xenofobia generica di casa nostra. Spero che quanto scritto dai giornali non sia vero, che lo spaccio non c'entri e che sia stata una lite finita male (ma morire per un proiettile al gluteo... bho...)Ovviamente se dovesse cadere il discorso di illegalita' resterebbe il chiedersi che senso ha avvertire le autorita' che dopo 5 giorni ti farai giustizia da solo...
RispondiEliminabeh l'odio cresce ma a volte diminuisce, soprattutto quando ci sono di mezzo i soldi sporchi della droga, eh...
RispondiEliminaMetà di quelli che dopo l'omicidio di Meggiorin volevano andare a spaccare di botte il primo albanese trovato in giro, poi sono finiti inquisiti e in alcuni casi anche in carcere per un inchiesta sullo spaccio nello stadio di Varese che vedeva un inedità alleanza tra appartenenti a Blood & Honor Varese e degli spacciatori albanesi
al momento quello che emerge in maniera piuttosto evidente in ambedue i casi è che sia stato un regolamento di conti tra spacciatori
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