L'attentato di Genova, la miltanza tra piacere e dovere e la "gioia armata" di Alfredo M. Bonanno
Grande attenzione è stata riservata, nell'analisi della rivendicazione dell'attentato di Genova, alle differenze tra il linguaggio e l'immaginario anarco-insurrezionalista e quello delle Brigate rosse storiche. Un'ovvietà la contrapposizione frontale tra chi si ispira al principio del piacere e chi ha consumato una vita nel segno del dovere. Quello che è mancato, mi pare, è invece il riferimento alle matrici di pensiero, che pure sono evidenti.
Proprio nel 1977, l'anno dell'autonomia desiderante, mandava alle stampe "La gioia armata" il principale teorico dell'insurrezionalismo italiano, Alfredo Maria Bonanno. Uno che comunque ha sempre tenuto insieme pensiero e azione: nel 2010 è stato condannato a 2 anni di carcere in Grecia per una rapina compiuta all'età di 71 anni.
Un libello, racconta lo stesso autore nella prefazione all'edizione inglese, "che è stato condannato in Italia
alla distruzione. Una sentenza della suprema corte italiana lo ha
destinato al rogo. In tutte le biblioteche dove si trovava un suo
esemplare è arrivata una circolare del ministero degli Interni per
ordinare l'incenerimento. Non sono stati pochi i bibliotecari che si
sono rifiutati di distruggere il libro, ritenendo tale pratica degna dei
nazisti e dell'Inquisizione, ma il volume non è consultabile per legge.
Allo stesso modo il libro non può circolare in Italia e molti compagni
ne hanno avuto sequestrate delle copie nel corso di innumerevoli
perquisizioni domiciliari. Per avere scritto questo libro, sono stato
condannato ad un anno e mezzo di prigione".
Il divieto è però decaduto (nel 2007 il pamphlet è stato ristampato dalle Edizioni Anarchismo) ed è comunque aggirato perché il testo è facilmente reperibile in Rete. Questo è il primo capitolo:
(A
Parigi, nel 1848, la rivoluzione)
fu
una vacanza senza principio e senza fine (Bakunin)
I
Ma perché questi
benedetti ragazzi sparano alle gambe di Montanelli? Non sarebbe stato meglio
sparargli in bocca? Certo che sarebbe stato meglio. Ma sarebbe stato anche più
pesante. Più vendicativo e più cupo. Azzoppare una bestia come quella può
anche avere un lato più profondo e significativo, oltre quello della vendetta,
della punizione per le responsabilità di Montanelli, fascista e servo dei
padroni. Azzopparlo significa costringerlo a claudicare, farglielo ricordare. E
poi, è un divertimento più gradevole di sparargli in bocca, col cervello che
gli schizza fuori dagli occhi. Il compagno che ogni mattina si alza per andare a
lavorare, che s'incammina nella nebbia, che entra nell'atmosfera irrespirabile
della fabbrica o dell'ufficio, per ritrovarvi le stesse facce: la faccia del
capo reparto, del conta-tempi, della spia di turno, dello
stacanovista-con-sette-figli-a-carico; questo compagno sente la necessità della
rivoluzione, della lotta e dello scontro fisico, anche mortale, ma sente pure
che tutto ciò gli deve apportare un poco di gioia, subito, non dopo. E questa
gioia se la coltiva nelle sue fantasie, mentre cammina a testa bassa nella
nebbia, mentre passa ore nei treni o nei tram, mentre soffoca sotto le pratiche
inutili dell'ufficio o davanti agli inutili bulloni che servono a tenere insieme
gli inutili meccanismi del capitale. La gioia retribuita, quella che il padrone
gli paga settimanalmente (vacanza domenicale) o annualmente (ferie), è come
fare l'amore a pagamento. Si, l'aspetto esteriore è uguale, ma qualcosa manca.
Cento discorsi si affastellano nei libri, negli opuscoli, nei giornali
rivoluzionari. Bisogna far questo, bisogna far quest'altro, bisogna vedere le
cose così, bisogna vederle come dice il tizio, come dice il caio, perché tizio
e caio sono i veri interpreti dei tizi e caii del passato, quelli con le lettere
maiuscole, che riempiono gli asfissianti volumi dei classici. Anche questi
bisogna tenere a portata di mano. Fa parte della liturgia, il non averli è
segno negativo, desta sospetti. Va bene che tenerli sotto mano può essere
utile, essendo volumi ponderosi (cioè pesanti) possono essere usati per
gettarli in faccia a qualche rompiscatole. Utilizzazione non nuova ma sempre
gradevole della validità rivoluzionaria delle tesi del passato (e del
presente). Mai discorsi sulla gioia in quei volumi. L'austerità del chiostro
non ha nulla da invidiare all'atmosfera che si respira in quelle pagine. I loro
autori, sacerdoti della rivoluzione della vendetta e del castigo, passano le
giornate a pesare e contabilizzare colpe e pene. D'altro canto, queste vestali
in bleu jeans hanno fatto giuramento di castità, quindi pretendono e impongono.
Vogliono essere retribuiti per sacrifici che hanno fatto. Per primo hanno
abbandonato l'ovattato ambiente della loro classe di origine, poi hanno messo
le loro capacità al servizio dei diseredati, poi si sono accostumati a
parlare un linguaggio non proprio e a sopportare tovaglie sporche e letti
disfatti. Quindi, che li si ascolti, almeno. Sognano rivoluzioni ordinate,
principi in bell'ordine, anarchia senza turbolenze. Quando la realtà prende una
piega diversa, gridano subito alla provocazione e strillano fino a farsi sentire
dalla polizia. I rivoluzionari sono gente pia. La rivoluzione no.
http://giornale-indipendente-la-meteora.blogspot.it/2012/05/somiglianza-tra-il-simbolo-del.html
RispondiEliminachi attacca Finmeccanica, da destra, sinistra o centro, non sa che si tratta di una delle poche grandi imprese non parassitarie esistenti in Italia. Che poi qualche dirigente sia idiota è un altro problema: gli idioti non dovrebbero dirigere nulla.
RispondiEliminaPer quanto riguarda gli scritti di Bonanno, non ha costui, nulla da reclamare: basta sapere che la censura democratica colpì duramente la casa editrice di sinistra Guanda di Parma, fu messa prima alla gogna mediatica, poi costretta a ritirare dalla distribuzione "Bagatelle per un massacro" di Louis Ferdinand Celine.Senza scordare il libro del docente universitario Ariel Toaff, sugli omicidi rituali di bimbi cristiani.Stesso trattamento stesso ritiro dalla distribuzione, salvo poi dare una seconda edizione alle stampe, emendato e politicamente corretto.
RispondiEliminaPrimo grave errore: nel volantino della "Fai" si parla di "Michael Bakunin" (come in genere è chiamato dagli anglo-americani) e non (come lo chiamano correttamente i russi e gran parte degli europei" M1chail Bakunin.
RispondiEliminaSecondo grave errore: Il Bakunin in questione era un anarchico abiurante che scrisse una lettera di perdono allo ZAR per uscire di galera.(una specie di Segio dei nostri tempi, tanto per essere chiari).
Ergo...non possono essere stati dei veri anarchici a compiere quell'attentato...ma qualcuno che spera di smantellare la Finmeccanica a vantaggio di imprese anglo-americane.
Sveglia!!!!!
Non mi risulta Bonanno abbia mai reclamato nulla, i piagnistei sulla libertà di espressione li ha sempre lasciati ad altri.
RispondiEliminaComunque il caso Toaff è tutta un altra storia, se uno non difende le sue idee sono problemi suoi.
Solidarietà e stima per i coniugi Guarguaglini, messi alla gogna da Travaglio & co., e poi licenziati da Mario Monti per aver reso competitiva Finmeccanica!
RispondiEliminafaccio mio il commento dell'anonimo delle 22,39
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