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Dopo un altro attentato Manzi si arrende: inutile denunciare il racket



(umt) "E' inutile che gli imprenditori vengano da noi a denunciare episodi di usura e di racket. Tanto lo Stato non ha nessuna intenzione di combattere la criminalità organizzata". Dopo l'ennesimo attentato subito ieri alza bandiera bianca Frediano Manzi, il controverso leader del movimento antiracket che isolato dalla sinistra si è avvicinato a Forza nuova per aderirvi giusto due mesi fa, reduce da un estenuante sciopero della fame e un precedente attentato (una gambizzazione). Poiché già nello scorso autunno Manzi, isolato e disperato, aveva simulato due attentati per richiamare l'attenzione e poi si era autodenunciato, è difficile pensare che si tratti di una nuova simulazione. Lui è convinto che quel colpo sparato contro il suo furgone (e per cui è finito fuori strada) puntasse a farlo fuori definitivamente. Il suo è quindi un grido di dolore e di rabbia, per il suo impegno frustrato: "Com'è possibile che lo Stato non abbia avvertito il bisogno di proteggermi e garantirmi la sicurezza? Perché non si è fatto nulla in favore dei due unici imprenditori lombardi che hanno avuto il coraggio di denunciare la 'ndrangheta, che è invece una realtà diffusa e in forte espansione? Non vuole? Non è in grado? La verità dolorosa è che della sicurezza si preoccupano soltanto  in campagna elettorale, poi niente". Tornano infine le gravi accuse contro i vertici dell'antiracket, colpevoli - a suo dire - di arricchirsi sull'erogazione dei contributi. Il riferimento evidente è alla vicenda del prefetto Ferrigno, commissario nazionale antiracket arrestato un anno fa per aver estorto soldi e favori sessuali: "Se avrò la forza, se non mi ammazzano prima, farò un video - conclude Manzi - in cui dimostrerò definitivamente questa storia di corruzione dell'antiracket".  


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