Annunziata sotto attacco: le proteste per Segio, la lezione di Rossa
(umt) La decisione di Lucia Annunziata di mettere a confronto sulla nuova emergenza terroristica l'ex leader di Prima Linea, Sergio Segio, oggi operatore di comunità con don Ciotti, e la deputata democratica Sabina Rossa, orfana di Guido, il sindacalista comunista ucciso a Genova dalle Br perché fu il solo a testimoniare contro un brigatista scoperto all'Italsider dalla vigilanza operaia, ha fatto venire i bruciori di stomaco al centrodestra. A cominciare dal senatore Gasparri che è - come noto - intimamente legato ai Carabinieri, ma che è anche militante del partito che ha portato in Parlamento diversi protagonisti degli anni di piombo. Comunque, come al solito, resto convinto che Segio sia il dito, Sabina Rossa la luna. Lei, come altre due giovani, bravissime colleghe, Silvia Giralucci e Benedetta Tobagi, appartiene a quella rarissima specie di vittime del terrorismo, precocissime orfane che invece di crescere male nel risentimento hanno scelto di affrontare il viaggio all'inferno per restituire un senso più generale alla loro tragedia personale. Dell'umanissimo rapporto tra Sabina Rossa e uno degli (involontari: lui lo gambizza e un altro interviene e arbitrariamente decide di ammazzarlo) carnefici del padre, Vincenzo Guagliardo rende una splendida testimonianza l'ultimo libro di Govanni Bianconi: L'operaio e il brigatista. Con lui che per vergogna si sottrae al confronto con lei che vuole sapere, vuole capire e cede per rispetto davanti alla determinazione della donna. Sebbene la riconciliazione con le vittime sia condizione quasi obbligatoria per la liberazione anticipata degli ergastolani Guagliardo si rifiuta di menzionarla perché non vuole fare mercato di quello che ritiene un suo dovere e così quando i giudici gliela rigettano, è Sabina Rossa a prendere la parola e a contestare l'accanimento dell'espiazione... (vedi la straordinaria lezione di civiltà giuridica e umana che dà nel video commentando l'avvenuta concessione del beneficio, un anno dopo).
Così è chiaro: quando l'Annunziata le estorce una risposta, incalzandola spietatamente, sull'uso antiterroristico dell'esercito, i suoi dubbi garbati sono un netto distinguo dalla scelta scellerata della Cancellieri. Sulla base consolidata di un ventennio di uso dell'esercito in ordine pubblico, è evidente che le truppe servono per creare un effetto domino: cioè liberare personale specializzato dalle routine più banali. Ma oggi, in assenza di un'insorgenza sociale effettivamente violenta (al presidio duro contro Equitalia a Napoli sabato c'erano 200 persone a rappresentare decine di migliaia di vittime) non serve liberare poliziotti in ordine pubblico ma occorre un lavoro forte di intelligence. Evidentemente la sua personale ricerca sugli anni di piombo - che ha messo capo al bellissimo libro Guido Rossa, mio padre (Bur, 2006, scritto con Giovanni Fasanella) - le dà una visione più lungimirante di quella del ministro prefetto di polizia. Del resto, nel momento più drammatico dell'offensiva terroristica - che è incommensurabile con la realtà effettuale odierna - un padre della Patria come Valiani invocò la legge di guerra. Cossiga, che non era proprio un gentiluomo, costruì un pacchetto tosto di leggi speciali ma non si sognò mai di tirare in mezzo l'esercito (anche perché da buon democristiano non si fidava dei generali).
Segio ormai è un’altra persona e ieri non ha sfigurato, anzi, tuttavia quando vedo lui e gente come lui mi torna un antico nodo allo stomaco che non riesco a esprimere se non con le parole del poeta: " Oh, amici miei! Non potete immaginare quale tristezza e quale rabbia si impadroniscano di tutta la vostra anima, quando di una grande idea, da voi venerata già da lungo tempo e come una cosa santa, se ne impadroniscano degli ignoranti e la trascinano sulla strada verso persone altrettanto stupide e voi la ritrovate improvvisamente al mercato della roba vecchia, irriconoscibile, nel fango, male esposta, di sbieco, senza proporzioni, senza armonia, trastullo per bambini sciocchi."
RispondiEliminaalessandro smerilli
Se devono mandare i marò davanti ad equitalia meglio che rimangano in india, è di sicuro più onorevole.
RispondiEliminaComunque non capisco cosa centri l'annunziata con il giornalismo.
A mio parere la Tobagi non può essere accostata alla Sabrina Rossa, perchè mentre questa non solo affronta il suo dramma personale ma anche il dramma di quegli anni analizzando i moventi di coloro che le uccisero il padre.
RispondiEliminaLa Tobagi al pari di Calabresi figlio nel suo libro opera una rimozione del politico tramire il personale-domestico, dandoci un opera molto politically correct e a mio parere poco significativa.
A mio parere non hai la minima idea di che cosa parli. Benedetta e' talmente consapevole della necessita' di trasformare il suo lutto individuale in una funzione sociale che, essendo stato ucciso suo padre nel sesto anniversario della strage di Brescia ha deciso di offrirsi come testimonial delle vittime condannate all'oblio dal barnum mediatico. E scrive SEMPRE cose serie importanti e intelligenti
RispondiEliminaOgnuno ha i suoi pareri.
RispondiEliminaA mio parere molti suoi articoli sono degni eredi di quelli del padre dedicati a Moroni e alla Calusca o alle tecniche usate dal SAS in Nord Irlanda.
Continui a pisciare fuori dal vaso. Ti obietto nel merito e tu allarghi il cerchio facendo il vago. Io non condivido certo la scelta di Rossa sr. Ma riconosco la straordinaria scelta di Sabina. E quindi trovo inammissibile opporre alla qualità giornalistica della figlia il lavoro del padre per Benedetta. Dove e' la scelta intimistica della Tobagi?
RispondiEliminaNon ci capiamo.
RispondiEliminaLa questione è che la figlia affronta il motivo per cui suo padre fu ucciso.
La Tobagi al pari di Calabresi Junior invece su questo glissa, l'intimismo è qua, quello di limitarsi a ricordare il padre solo come genitore e non anche nella sua veste politica di sincero democratico convinto però che la strada per battere le br fosse quella percorsa in nord irlanda dai reparti speciali inglesi fatta di carceri speciali, tortura, imboscate, rappresaglie sui familiari etc...
Non voler fare i conti con le "ragioni" dei terroristi, le permette poi sulla repubblica di domenica di riciclare le tesi di Eco ormai trentennali sui terroristi come soggetti posseduti da implacabili pulsioni di morte...
Peccato che oggi a vedere i vari suicidi dovuti alla crisi, anche le pulsioni di morte risultano strutturali.
Ho letto il libro più di un anno fa. Non mi pare che non sia attento al versante politico di Tobagi. Ma, si sa, dei libri ti resta quello che vai cercando. E le mie domande erano di altro genere. Riprendo il testo in mano e ne riparliamo. Ma almeno registro un passo avanti: almeno abbiamo chiaramente circoscritto la materia del contendere ...
RispondiEliminaUmberto Eco comunque è il celebre semiologo che ha firmato il noto manifesto contro Calabresi, che di fatto fu un implacabile pulsione di condanna a morte anche quella. Infatti subito dopo, qualche oltranzista di sinistra, ficcò nelle cervella di costui una palla!
RispondiEliminaTOTALMENTE OT (scusami, Ugo)
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Umberto Eco è anche quello che meglio di chiunque altro ha indagato i meccanismi e le dinamiche del complottismo e delle sue costruzioni, prima col "Pendolo di Foucault" e poi col "Cimitero di Praga".
Dedicato all'ineffabile e gentile signora Colla che si ostina a difendere l'indifendibile. Si vada a rileggere le vecchie annate del periodico evoliano Arthos, ove apprenderà in quale luogo e nel corso di quali funzioni fisiologiche, il celebre e ben remunerato semiologo, trasse spunto per il noto romanzo "In nome della rosa".
RispondiEliminaAllo sconclusionato anonimo dell 15.47. Dove e come Eco abbia partorito Il nome della Rosa è insignificante. Immagino - volendo fare un cattivo pensiero - allo stesso modo in cui tu hai concepito questo post
RispondiEliminaSe Segio è un'altra persna sono affari suoi; visto come parla, cogliendo l'occasione per fare la vittima riguardo i militanti di prima linea torturati dalla polizia (come per dire "eh ma c'erano anche quelli!"...e allora?!), dubito che on sia più la stessa persona.
RispondiEliminainvece di parlarci dei militsnti torturati perchè non ci parla di quelle persone che prima linea uccise per sbaglio o per scambio di persona?
Le commemorazioni delle "vittime" servono solo per strumentalizzare quelle vicende per la difesa dello status quo, non a caso in molti casi a chi le promuove interessa poco o nulla dei morti e della loro storia vedi: http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/05/30/foto/_tobagi_ucciso_dalle_brigate_rosse_la_targa_al_liceo_parini_sbagliata-36221048/1/
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