#Strage di #Bologna, nello scontro tra #Raisi e #brigatisti fa rumore il silenzio di #Bolognesi
(umt) Prende corpo il dibattito sulle nuove rivelazioni dell'onorevole Raisi, che in una intervista al Resto del carlino ha richiamato l'attenzione sulla figura di un compagno del movimento romano, Mauro Di Vittorio, morto nella strage di Bologna. A un intervento di Sandro Padula, marito della Frohlich, una dei due militanti tedeschi indagati nell'inchiesta bis per la cosiddetta pista palestinese hanno fatto seguito una rapida replica dell'onorevole Raisi e un intervento di un altro ex brigatista rosso, Paolo Persichetti, sul suo blog Insorgenze, che sfida apertamente il deputato finiano a fare il nome della vittima. Cosa che in realtà Raisi ha già fatto, nella replica, appunto.Comunque è interessante il ragionamento che Persichetti fa sull'uso strumentale dei familiari delle vittime:
A noi interessa sottolineare un’altra cosa, ovvero come la squallida sortita di Raisi introduca una fase nuova nell’uso strumentale della figura delle vittime, e dei loro familiari, rimaste colpite nelle stragi oppure sul versante opposto nelle azioni della lotta armata di sinistra.Poiché sappiamo che Paolo Bolognesi questo blog lo legge - tempo fa ci ha mandato una precisazione sul film dedicato alla strage - gli facciamo un caldo appello: è possibile che debbano essere soltanto gli ex brigatisti a difendere l'onore di una delle vittime?
- Iniziò il Pci che mise a disposizione i suoi avvocati (lo studio legale di Fausto Tarsitano) per sostenere le parti civili durante i maxi processi di fine anni 70 e 80 contro i militanti della lotta armata. In questo modo il partito di Botteghe oscure si intrometteva nei processi cercando di condizionarli, sopratutto orientando indagini e giudizi in senso dietrologico.
- Ci fu poi la fase querulenta nella quale, una volta conclusosi alla fine degli anni 80 il ciclo politico della lotta armata, sempre il Pci-Pds insieme con importanti gruppi editoriali come Repubblica, autodecretatisi rappresentanti delle vittime le utilizzavano come pretesto per rinviare o anteporre ad ogni discorso o proposta di soluzione politica e percorso amnistiale l’assenza di una legge sul risarcimento e il riconoscimento dei danni inferti alla vittime di stragi e terrorismo. Vulnus legislativo prorogato per diverse legislature.
- Nella terza fase, introdotta una legislazione ad hoc, sono state costituite ed hanno trovato ampio riconoscimento le associazioni dei familiari (lottizzate anche politicamente), fino all’instaurazione di una giornata della memoria (9 maggio) sotto il patrocinio della presidenza della Repubblica, l’attribuzione alle associazioni ufficiali dei familiari di un ruolo nell’amministrazione della memoria pubblica, nella gestione degli archivi, nella costruzione di una storia ufficiale. In questa fase, all’interno di quello che gli esperti definiscono un processo di privatizzazione della giustizia, alla figura dei familiari è stato attribuito anche un ruolo centrale nella esecuzione pena dei condannati. A loro infatti le magistrature di sorveglianza delegano la decisione sulle concessioni delle liberazioni condizionali per gli ergastolani.
- La sortita di Raisi rappresenta l’ultimo stadio di questo percorso che ha visto lo Stato utilizzare sistematicamente le vittime come uno scudo dietro il quale nascondersi, celare le proprie responsabilità, camuffarle. Con Raisi le vittime delle stragi diventano anche causa della loro tragedia, responsabili della loro morte. La strumentalizzazione giunge così ad un punto di vertigine estremo che permette allo Stato di assolversi completamente.
- C’è dell’altro da raccontare in questa vicenda ma attendiamo che sia il deputato Raisi a fare il nome, se ne ha il coraggio, del giovane morto nella strage e che insinua essere in qualche modo coinvolto nelle cause dell’esplosione.
Quanto alla "pista palestinese" interviene, commentando la replica di Raisi, "Keoma", un attento lettore di Fascinazione, che proviene dalla militanza antagonista negli anni '70 a Roma, e che ha già prodotto contributi significativi, ad esempio sulla figura di Piergiorgio Farina:
E' proprio la vicenda di Pifano che dimostra l'assoluta infondatezza della "pista palestinese" per Bologna.
Pifano, Nieri e Boungartem (quest'ultimo stretto collaboratore del Fplp in Italia) stavano portando fuori dall'Italia armi palestinesi, peraltro inservibili, proprio in seguito agli accordi intercorsi tra governo italiano e Olp (di cui il Fplp faceva parte) per evitare ogni attività armata palestinese in Italia.
Furono arrestati per puro caso .... ed anche la loro vicenda, anche se si cercò strumentalmente di accreditare l'ipotesi di un attentato ad un carcere speciale ( cosa della quale non si capisce cosa poteva fregare al Fplp), è appunto la dimostrazione di questi accordi.
Carlos allora proprio per il Fplp lavorava, sia pure con larga autonomia operativa ... difficile però che potesse disobbedire così pesantemente alle indicazioni dell'Olp da cui comunque dipendeva anche in termini di sovvenzioni, coperture e quindi anche pura sopravvivenza ....
Quindi di che stiamo parlando?
Raisi ... poi ... la quintessenza del "fascista atlantico" .... Mitrokin, poi, ne vogliamo parlare di quante cazzate sono già state sbugiardate di quel "rapporto"?
E, a scanso si equivoci, io sono del tutto convinto anche dell'innocenza per Bologna di Fioravanti e c.
Ma non si può passare da alcuni "colpevoli di comodo" ad altri "colpevoli di comodo" ...
Bologna 1980 è un'altra storiaccia di servizi.
Magari rispetto a Piazza Fontana, Brescia ecc., essendo cambiata la fase storica, ne poteva essere diversa la finalità specifica ... ma la matrice - e i consueti depistaggi - sono praticamente gli stessi ...
I brigatisti e gli autonomi rispondono in quanto insomma tirati in causa come "esecutori", gli altri non commentano perchè giustamente rispondere a uno che dice che nel 82 Carlos era Parigi e che si è occupato di quella cagata del rapporto Mitrokhin è TROPPA CORTESIA.
RispondiEliminaComunque gli anni passano anche per Carlos ma mi sa che se Raisi gli capita a portata di braccio, due schiaffi dal venezulano gli prende.
Vorrei segnalare a Keoma che i missili di Ortona in realtà erano in ingresso. Che al sequestro dei missili seguì l'arresto del responsabile dell'Fplp per l'Italia e garante del lodo Moro (l'equivalente del capocentro del Sismi a Beirut, Stefano Giovannone) Abu Anzeh Saleh. Come sappiamo ed è documentato, da quel 14 novembre 1979 furono innumerevoli le minacce dell'Fplp all'Italia.
RispondiEliminaVorrei poi chiedere a Keoma di indicare almeno un elemento (no chiedo molto...) sbugiardato del dossier Mitrokhin. Grazie
Premetto che non sono Keoma quindi non posso rispondere per lui però volevo sapere a quali minacce del fplp si riferisce potrebbe indicare quali comunicati sarebbero ? Li ha forse redati magari Carlos da parigi ?? Eh eh eh...
RispondiEliminaLe pressioni e le minacce dell'Fplp sono state innumerevoli. Posso elencarne qualcuna, così, tanto per darle degli spunti di approfondimento: la lettera che il Comitato Centrale dell’Fplp inviò al presidente del Tribunale di Chieti che processava i tre autonomi e Saleh il 2 gennaio 1980, l’intervista di Bassam Abu Sharif del 12 gennaio su Paese sera e quella più inquietante e semisconosciuta di Taysir Quba al Messaggero del 2 luglio:
RispondiElimina«Devo dire che come palestinesi, come combattenti per la Liberazione della Palestina, noi crediamo di poter usare qualsiasi mezzo che ci consenta di portare avanti la nostra lotta. Non abbiamo esportato la rivoluzione in Italia, ma abbiamo usato e useremo l’Italia e i nostri compagni italiani come supporto alla nostra lotta. Non combattiamo contro il governo italiano, tantomeno vogliamo danneggiare il popolo italiano. La nostra lotta è contro Israele e chiunque è disposto ad aiutarci sarà benvenuto». «L’Italia è emporio, punto di vendita e di transito della maggior parte del traffico d’armi che riguarda questa zona del mondo. Abbiamo le prove di molte complicità. A tutti i livelli. Se occorrerà le tireremo fuori».
Per non parlare delle numerose informative che si scambiarono dal 18 dicembre 1979 al 1° agosto 1980 i nostri servizi, tra cui forse la più significativa è quella dell’11 luglio:
«la condanna di Abu Anzeh Saleh aveva determinato reazioni assai negative nell’ambiente dell’Fplp e che non veniva escluso che la stessa organizzazione potesse tentare un’azione di ritorsione nei confronti dell’Italia, ovvero altra azione diretta in ogni modo alla liberazione del giordano».
Infine riporto la dichiarazione del tenente colonnello Silvio Di Napoli, addetto a ricevere le informative di Giovannone da Beirut, rilasciata al giudice istruttore Carlo Mastelloni a Venezia l’8 ottobre 1986 nell’ambito del procedimento penale 204/83 sul traffico di armi tra Olp e Br:
«Dopo la prima condanna inflitta agli autonomi [Pifano, Nieri e Baumgartner] e al giordano [Abu Anzeh Saleh] pervenne da Giovannone l’informativa secondo cui l’Fplp aveva preso contatti con il terrorista Carlos. Ciò avallò la minaccia prospettata da Habbas[h]».
Riporto poi una piccola bibliografia per approfondire il tema:
- L. Matassa, G.P. Pelizzaro, Relazione sul gruppo Separat e il contesto dell’attentato del 2 agosto 1980 (2006) http://www.toni-depalo.it/var/fckfiles/relazionelibanese%5B1%5D.pdf
- G. Paradisi, G.P. Pelizzaro, F. de Quengo de Tonquédec, Dossier strage di Bologna. La pista segreta, Giraldi Editore, 2010
Sempre in merito a quanto ha scritto Keoma, vorrei aggiungere che l’Fplp nel 1980 non faceva parte dell’Olp, ne era uscito nel 1974. Oltretutto nel giugno 1980, dopo la Conferenza di Venezia (12-13 giugno), mentre l’Olp (e anche addirittura l’Fdlp) ebbero reazioni positive, George Habbash respinse la dichiarazione europea affermando
RispondiEliminache «soltanto con la lotta armata i palestinesi potranno ristabilire i propri diritti».
Il Fplp stava al Mossad come i razzi Kassam stanno a Tsahal. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Comunque, io una risata sulla Mitrokhin me la faccio: :-D
RispondiEliminaCari Keoma e Carancini provate, tra una risata e l'altra, a spiegare il motivo per cui Mitrokhin vi induce tanta ilarità. Keoma parla di "rapporto" Mitrokhin quindi immagino che si riferisca al rapporto Impedian o dossier Mitrokhin, Carancini nomina "la Mitrokhin" forse intendendo la Commissione... Ma nel merito entrambi non intervenite per cui risulta onestamente difficile capire perché vi scompisciate...
RispondiEliminaMi pare poi d'intendere, mi dica se sbaglio, che Carancini consideri giustificato o giustificabile il terrorismo dell'Fplp e quindi tutte le azioni che in Europa compì per loro conto il gruppo Carlos, comprese le stragi.
Qui, secondo me, c'è veramente da piangere...
Caro Paradisi,
RispondiEliminanel ringraziarti per i contributi sempre puntuali e dettagliati che ci offri, avverto l'esigenza di chiamarmi in correità con Carancini e Keoma: in effetti alcuni dei consulenti della commissione e alcuni casi innescati ai suoi margini erano personaggi e vicende grottesche.
Quanto, invece, alle questioni di cui discutiamo appassionamente, ovviamente non c'è proprio nulla da ridere. La mia posizione è nota: sono fermamente convinto dell'innocenza dei Nar per la strage, nutro forti perplessità sulla "pista palestinese". Sono però convinto che il dibattito debba essere il più ampio possibile.
Caro Tassinari, il tuo blog è un luogo ideale per il dibattito e ciò è sicuramente merito tuo. La discussione può arricchire quando rimane pacata e costruttiva e quindi quando si ancora il più possibile ai documenti e ai dati concreti. Mi scuso del tono leggermente polemico sulla Commissione Mitrokhin, ma credo che sarebbe onesto per tutti approfondire quella vicenda. Io credo (e penso di averlo anche dimostrato in un libro - Periodista di la verdad! - Controinchiesta sulla Commissione Mitrokhin, il caso Litvinenko e la Repubblica della disinformazione) che ci sia stata una vere e propria campagna mediatica per screditare quella Commissione da cui stavano emergendo elementi scomodi a molte persone. Anche la figura di certi consulenti (immagino a chi ti riferisci) è stata volutamente falsata e ritengo doveroso segnalarlo. Purtroppo, e i commenti a cui rispondevo lo dimostrano, quella campagna denigratoria e di disinformazione ha avuto successo e nella vulgata è entrata l’associazione pavloviana Mitrokhin=bufala. Invito tutte le persone intellettualmente oneste e affamate di verità senza pregiudizi di provare a capire meglio come andarono realmente le cose.
RispondiElimina"Giustificato o giustificabile il terrorismo del Fplp"? Confesso che non mi sono neanche posto il problema (di fronte a una schiacciante disparità di forze). Inoltre, non ha senso porsi un problema che non esiste più (quello del "terrorismo" del Fplp). I razzi Kassam, da parte dei gazani martoriati da Tsahal, invece sì, li giustifico eccome. Ma per tornare a noi, ce li vedete gli alti ufficiali piduisti e Gelli che depistano in favore dei palestinesi? Qui si piange, ma dalle risate. Paradisi-Pelizzaro: meglio Pelizza da Volpedo! :-D
RispondiEliminaLa tesi di Vinciguerra su Bologna:
RispondiEliminahttp://andreacarancini.blogspot.it/2011/11/la-strage-di-bologna-fu-compiuta-per.html
Chissà perchè, tendo a credere più a lui che agli atlantisti e ai loro "consulenti"...
Chissà perchè poi, nessuno parla delle bombe francesi fatte esplodere proprio quell'estate del 1980...
RispondiEliminaGrazie Carancini per il link alla ricostruzione di Vinciguerra veramente notevole.
RispondiElimina@ Paradisi qua a far piangere c'è il silenzio di rabbi Gianfranco Finenstein e dei suoi accoliti, raisi compreso, verso i crimini dell'entità sionista e non certo la giusta resistenza del popolo palestinese.
Comunque aspettiamo ancora di leggere i comunicati del Fplp in cui ci sarebbero state minacce di attentati contro l'Italia, di cui lei millantava ma che finora non ha saputo dare minima prova se non citando informative dei servizi atlantisti loro si veramente terroristi e stragisti.
Carancini, qui, se non sbaglio, si stava parlando della strage di Bologna. Giusto? 1980. Allora il problema del terrorismo dell’Fplp esisteva, eccome. Se poi lei non si vuole porre il problema e vuole parlare di altro, faccia pure, ma credo che abbia sbagliato discussione e interlocutore.
RispondiEliminaTornando al tema di questo post, io sono intervenuto su alcuni punti sollevati da Keoma e da lei, portando argomenti precisi e chiedendovi di chiarire, di portare anche voi esempi concreti. Keoma non risponde e lei svicola. Cambia argomento. Si mette a parlare di Gaza, di Tsahal. Non è così credo che si può costruire un dibattito utile. Io, da quando mi occupo della strage di Bologna, ho potuto verificare (ovviamente è una mia opinione) l’assoluta inconsistenza dell’impianto accusatorio che ha condannato (definitivamente) i Nar, viceversa ho potuto verificare lo sforzo (riuscito) di tenere fuori dalle indagini (per almeno trent’anni) elementi di grande rilevanza e gravità e un’idea me la sono fatta. Lei cita Vinciguerra. Se cerca in rete può trovare altre mille ipotesi possibili su Ustica e su Bologna, più o meno fantasiose. È legittimo ragionare liberamente e proporre ipotesi, ci mancherebbe. Magari qualcuna è anche quella giusta, ma io credo che poi bisognerebbe provare a portare delle pezze giustificative a supporto della tesi che si sostengono. Ma su questo punto, ahimè, quasi tutti cadono. Finiscono per dire: è così e basta, e quando non sanno più ribattere con argomenti, cominciano ad affibbiare etichette (“atlantisti” o magari anche “revisionisti”) a tutti coloro che non la pensano allo stesso modo. Tutti sono capaci di costruire scenari affascinati ma poi quando si chiedono lumi, prove logiche, documenti che convalidino ciò che sostengono, cambiano argomento. Io le posso dire che la “pista palestinese” ha tutti gli elementi documentali che spiegano ogni passaggio necessario: il movente, i mandanti, le premonizioni, le prove inconfutabili della presenza sul luogo del misfatto dei sospetti responsabili, i loro comportamenti successivi, i depistaggi. Insomma sembra non mancare nulla. Non mi pare che valga lo stesso per quanto riguarda le altre piste proposte, compresa quella ufficiale emersa dalle sentenze passate in giudicato e sono pronto ad entrare nel merito se necessario. Magari la “pista palestinese” non sarà la pista giusta, ma mi piacerebbe che chi non lo crede provasse a smontarla con documenti ed argomenti precisi. Purtroppo però nessuno finora sembra avere il coraggio di accettare in un confronto sereno ma rigoroso. Figurarsi quelli che cominciano a scherzare sui cognomi delle persone…
PS per Anonimo. Forse non ha letto bene il mio commento del 20 aprile 2012 08:48:00
Le ho citato documenti (del Comitato Centrale dell'Fplp) e dichiarazioni di dirigenti palestinesi. Gliene aggiungo un'altra: Panorama, n. 739, 16 giugno 1980 (di Bassam Abu Sharif). Nella Relazione Matassa-Pelizzaro (c'è anche il link) e nel libro citato, trova il testo integrale di tutto.
@ Paradisi non sono scemo. sto ancora aspettando il comunicato del Fplp di cui parlava in cui si minacciavano attentati contro l'Italia se vuole parlare di aria fritta e pubblicizzare il suo libro beh allora mi sono stufato di lei.
RispondiEliminaNon essere scemi non basta. Bisognerebbe anche non comportarsi come tali. Paradisi non le ha mica parlato di "comunicati" tipo proclami in videocassetta trasmessi al TG1. Egli ha parlato di minacce, intese come minacce su canali diplomatici. Di una di queste c'è una testimonianza emersa nel corso di un interrogatorio del magistrato Mastelloni, precisa e circostanziata, del 1986. Va bene che è solo la testimonianza di un militare, nulla a che vedere con certi evangelisti moderni tipo Ciancimino junior, ma quello passava il convento. Ora: un conto è dire che non si vuole credere a quella testimonianza, un altro è dire che non esiste quando invece esiste. Ma al di là di ciò che uno vuole o non vuole credere, resta il fatto che se questa esiste ma rimane sepolta e tenuta nascosta negli armadi di un palazzo di giustizia, così come era, nonostante la sua importanza, è facile poi fare i galletti e dire che non ci sono tracce di quelle minacce. Oggi i tempi per fortuna sono cambiati. Internet fa da cassa di risonanza, e stimola gli appassionati. Qualcuno, due privati cittadini, invece di stare a sparare teorie in rete su ciò che i bignamini ci raccontano di Arafat e dei suoi frati, dopo quasi 25 anni è andato per pura passione ed interesse intellettuale a scartabellare il monumentale fascicolo di Mastelloni, così come diritto gli consente, e così è saltato fuori il documento: la testimonianza di un'informativa trasmessa a Roma da Beirut che preannunciava il concretizzarsi della minaccia, e dei relativi contatti su Carlos. Subito dopo fu la strage, e quindi i depistaggi. I rapporti e le tensioni con l'fplp nel periodo precedente la strage, furono tenuti saldamente nascosti, così come la presenza di Kram a Bologna, la sua appartenenza a Separat, la sua conoscenza di bombe e detonatori. Tutto occultato o manipolato. Gelli si mosse velocemente cercando di "impistare" le indagini verso i NAR, e una volta tanto le sue aspettative coincidevano con quelle dei magistrati. Ora tutta questa non è teoria, ma è storia. La "pista" palestinese è in realta una ricostruzione dei fatti fortemente indiziata. Bisognerebbe smetterla di chiamarla "teoria".
RispondiEliminaammazza che polverone!
RispondiEliminaChe s'ha da fa pe' campà,vero Paradisi, vero Pelizzaro, VERO RAISI?
:-D
Passando a personaggi più seri: se davvero Carlos ha deciso di parlare, e se non è un'iniziativa pilotata, dovrebbe stare attento a quello che gli mettono nella minestra..
RispondiEliminaCarancini dixit "ammazza che polverone! Che s'ha da fa pe' campà,vero Paradisi, vero Pelizzaro, VERO RAISI?"
RispondiEliminaCon questo intervento si è qualificato per quello che è. Continui pure a mangiare le minestre che le preparano, ma si ricordi che ci sono anche persone libere e indipendenti che provano a far funzionare il loro cervello non obnubilato dalle ideologie. Buon pranzo...
Per quanto riguarda l'Anonimo che chiede i documenti, credo di avergli già dato tutti i riferimenti e le coordinate per trovare ciò che cerca. Non deve comprare nessun libro ma solo cercare nelle emeroteche o in rete seguendo le indicazioni fornite. La Relazione su Separat ad esempio si trova in PDF nel sito di Toni-De Palo ed ho messo il link. Già quella, nonostante sia del febbraio 2006 (quindi mancavano molte scoperte successive) è densa di documenti e la sua lettura è molto utile. Quando l'avrà letta e avrà domande e richieste adeguate sono prontissimo a rispondergli. A proposito poi di documenti (pistole fumanti), mi sa indicare l'Anonimo quali sono quelli che inchiodano inconfutabilmente le responsabilità dei Nar ma soprattutto quelle della Cia? Attendo i riferimenti per poter andare a consultarli, Grazie
RispondiEliminaParadisi, scusa, ma che c'entrano le responsabilità dei Nar? Qui non si tratta del delitto dei coniugi Bebawi, per cui o ha sparato lui o lei (o tutti e due). Il giudicato definitivo dei Nar è con ogni evidenza dubbio. Talmente dubbio che i giudici dell'esecuzione della pena concedono la libertà condizionale a due condannati per 85 morti sebbene questi continuino a dichiararsi innocenti. Talmente dubbio che si apre una nuova istruttoria su una pista del tutto alternativa. E non, si badi bene, per individuare, come tentava l'istruttoria direzione politica e supporter strategici della strage, ma per cercare autori materiali alternativi. Il che, a ben pensare, è una neanche sottile violazione di un fondamentale principio di diritto. Se, come ricorda polemicamente Freda, un assolto definitivo non può essere riprocessato per lo stesso reato, si possono cercare altri e diversi colpevoli materiali per lo stesso reato in presenza di una condanna definitiva?
RispondiEliminaTassinari era per dire che difficilmente si trova un documento in carta bollata, autenticato da un notaio con testimoni, di una strage. Mi sembrava invece che fosse quello che mi chiedeva l'Anonimo.
RispondiEliminaIn tal senso segnalavo che per quanto riguarda la tesi ufficiale, corroborata da sentenze definitive, dove però restano vuote le caselle dei mandanti e del movente, di documenti "fumanti" non mi risulta vi sia traccia. O sbaglio?
No, c'è solo la testimonianza di Sparti, che ha buchi da per tutto. Tra l'altro, paradossalmente, funzionava meglio, nel suo velleitarismo, la sentenza ordinanza con i tre livelli: gli operativi dei Nar i dirigenti di Cla/Ordine nuovo il vertice occulto degli apparati deviati. Perché almeno teneva tutto insieme. Invece di assoluzione in assoluzione l'impianto accusatorio si è dissolto.
RispondiEliminaParadisi, scusa comunque la bruschezza della replica, ma c'è già abbastanza carne a cuocere sulla pista palestinese che non voglio semplicemente ritirare in mezzo i Nar. Si farebbe solo casino.
@Paradisi: veramente è lei che cucina intrugli immangiabili. da far venire la nausea. passo e chiudo.
RispondiElimina@Tassinari: acuta osservazione quella sulla condanna definitiva! ;-)
RispondiEliminaCarancini, a me invece la nausea la provoca chi non porta argomenti ma solo spocchia insultante. Atteggiamento che non può ovviamente che portare, quando si è redde rationem, alla ritirata strategica preceduta da alcuni passaggi classici: le miserevole insinuazioni sui presunti tornaconti di chi scopre cose scomode, la pernacchia finale e il "passo e chiudo" alla Rambo.
RispondiElimina