Il fez e la kippah. Anna Foa contro Rinascita: è neonazista 2a edizione
Dal sito web della comunità ebraica milanese, Mosaico cem.
Dalle colonne di Rinascita, l'inutile difesa di Andrea Giacobazzi
13/03/2012
Proprio ieri, 12 marzo, la storica Anna Foa, interveniva su l’Unione Informa per “rivelare” il suo sconcerto di fronte alla scoperta dell’esistenza in Italia di un giornale non solo negazionista ma, nè più, nè meno, neonazista. ”Ho scoperto l’esistenza di un quotidiano neonazista in Italia da alcuni suoi articoli ripresi sulla Rassegna dell’UCEI”, anzi inizialmente il fatto che si chiamasse Rinascita, la vecchia testata del PCI, mi aveva messo fuori strada. Rinascita è più che negazionista, anche se naturalmente ospita molti negazionisti sulle sue colonne. È proprio neonazista.”
A suggello di questa “scoperta” arriva oggi, proprio su “Rinascita” un articolo di Ernesto Ferrante che riprende la polemica della scorsa settimana sui manifesti antisemiti esposti all’università Cattolica di Milano. I manifesti contenevano, fra le altre cose, l’invito alla presentazione del libro di Andrea Giacobazzi “Il fez e la Kippah”.
Chi legge Mosaico ricorderà le dichiarazioni del vicepresidente della Comunità di Milano, Daniele Nahum: “Chiediamo all’Università e al Rettore che quei manifesti vengano tolti, perché ci offendono in quanto cittadini di religione ebraica”. Nei giorni successivi sulla questione è intervenuto anche il parlamentare del PD Emanuele Fiano, che ha chiesto l’applicazione della Legge Mancino agli studenti della Comunità Antagonista Padana, movimento fuoriuscito dal MUP (Movimento Universitario Padano), vicino alla Lega.
L’articolo di “Rinascita” di oggi, riprende l’intera questione, riprende le dichiarazioni di Nahum e di Fiano e, infine, grida alla “censura preventiva” andata ad abbattersi contro Andrea Giacobazzi.
A suggello di questa “scoperta” arriva oggi, proprio su “Rinascita” un articolo di Ernesto Ferrante che riprende la polemica della scorsa settimana sui manifesti antisemiti esposti all’università Cattolica di Milano. I manifesti contenevano, fra le altre cose, l’invito alla presentazione del libro di Andrea Giacobazzi “Il fez e la Kippah”.
Chi legge Mosaico ricorderà le dichiarazioni del vicepresidente della Comunità di Milano, Daniele Nahum: “Chiediamo all’Università e al Rettore che quei manifesti vengano tolti, perché ci offendono in quanto cittadini di religione ebraica”. Nei giorni successivi sulla questione è intervenuto anche il parlamentare del PD Emanuele Fiano, che ha chiesto l’applicazione della Legge Mancino agli studenti della Comunità Antagonista Padana, movimento fuoriuscito dal MUP (Movimento Universitario Padano), vicino alla Lega.
L’articolo di “Rinascita” di oggi, riprende l’intera questione, riprende le dichiarazioni di Nahum e di Fiano e, infine, grida alla “censura preventiva” andata ad abbattersi contro Andrea Giacobazzi.
“I perennemente offesi – scrive Ernesto Ferrante – hanno ritenuto oltraggiosa la presenza nell’atrio dell’Università Cattolica, a Milano, negli spazi del gruppo studentesco della Comunità antagonista padana (cellula che si è staccata dal Mup, il movimento universitario padano vicino alla Lega Nord), di due manifesti con la copertina del suo secondo libro, sulla quale campeggia una vignetta degli anni ’30, già riprodotta da Renzo De Felice nella sua “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo”, raffigurante un ebreo che pare sussurrare qualcosa in un orecchio a Mussolini”.
Giacobazzi a sua volta utilizza le colonne di Rinascita per la sua autodifesa: “Ritengo la polemica sull’immagine di copertina totalmente strumentale: stiamo parlando di un documento storico. Se veramente si credesse alla tesi dell’immagine pericolosa, si dovrebbero ritirare dalla circolazione tutte le copie del libro del grande storico Renzo De Felice “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo”. E’ riportata anche lì”.
Il fatto è che come per tutti i documenti storici, anche per le immagini vale l’interpretazione e il contesto in cui esse vengono presentate. Giacobazzi, da storico e ricercatore serio quale è secondo Ferrante, dovrebbe sapere bene che l’interpretazione di un documento è ciò che fa la differenza – se così non fosse non esisterebbero gli storici e intere biblioteche di saggi!
Un’immagine assume valori e significati diversi a seconda del contesto in cui viene collocata. La copertina scelta da Giacobazzi, riprodotta sul manifesto di un movimento dichiaratamente xenofobo, ha immediatamente il sapore della propaganda antisemita. la stessa immagine riprodotta sulla copertina di un’opera chiesta e voluta dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, quale fu quella di De Felice nel 1962, ha chiaramente tutt’altro significato.
Un’immagine assume valori e significati diversi a seconda del contesto in cui viene collocata. La copertina scelta da Giacobazzi, riprodotta sul manifesto di un movimento dichiaratamente xenofobo, ha immediatamente il sapore della propaganda antisemita. la stessa immagine riprodotta sulla copertina di un’opera chiesta e voluta dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, quale fu quella di De Felice nel 1962, ha chiaramente tutt’altro significato.
Per questo lo scudo “De Felice” innalzato da Giacobazzi risulta del tutto inefficace. Non solo, finisce per mettere in dubbio le qualità di ricercatore e storico tanto elogiate dal Ferrante.
Per quanto serio possa essere Andrea Giacobazzi, la cornice e gli “sponsors” che si è scelto per presentare la sua ultima fatica è equivoca e maliziosa. Dal nostro punto di vista, anche condannabile
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(umt) Così la comunità ebraica milanese. Ma, intanto, anche il Secolo d'Italia, con Adriano Scianca, un giornale stavolta dichiaratamente di destra, interviene a sostegno di Giacobazzi ...
Per quanto serio possa essere Andrea Giacobazzi, la cornice e gli “sponsors” che si è scelto per presentare la sua ultima fatica è equivoca e maliziosa. Dal nostro punto di vista, anche condannabile
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(umt) Così la comunità ebraica milanese. Ma, intanto, anche il Secolo d'Italia, con Adriano Scianca, un giornale stavolta dichiaratamente di destra, interviene a sostegno di Giacobazzi ...
Ma qui siamo veramente alla follia! A parte il fatto che comprendiamo bene che la Signora Anna Foa non fosse a conoscenza dell'esistenza del quotidiano Rinascita, infatti i suoi amici delle redazioni dei mass media (compresa Radio Radicale, vero Massimo Bordin?) hanno svolto bene il loro lavoro censurando e ignorando sistematicamente Rinascita in questi anni dalle rassegne stampa e dai dibattiti a cui vengono invitati giornalisti, a volte anche del gazzettino del monviso!!! E questo cara Signora Foa è anche indice della Vostra parodia di democrazia, che in realtà è l'unica che conoscete e imponete agli altri, cioè libertà e pluralismo ma solo per quelli che accettano e lodano il sistema, per gli altri il silenzio e l'indifferenza quando vabene, le persecuzioni giudiziarie e la galera quando va male!! Detto questo definire Rinascita un giornale neonazista è ridicolo, ma i sionisti d'altra parte conoscono solo la reductio ad hitlerum per quelli che li criticano!
RispondiEliminaFilippo
Alla cara s'ignora Foa, sionista, per calmarle l'isteria provocata dalla copertina del libro di cui non conosce il contenuto dedico uno stralcio dell’intervista fatta all’Ebreo Ginsburg Josef ,alias J. G. Burg, dal Canadese Eric Thomson nel 1988:
RispondiElimina- Thomson: “Lei ha detto prima che i sionisti e i nazisti collaborarono alla stesura delle cosiddette leggi razziali di Norimberga”
- Ginsburg: “Uno dei collaboratori Sionisti fu il Rabbino Leo Baeck, che ora vive a Londra, in Inghilterra”
- Thomson: “Cosa fece Leo Baeck?”
- Ginsburg: “Aiutò i nazisti a definire chi era un ebreo e chi era un tedesco e suggerì l’adozione della stella gialla a sei punte come simbolo della nazione ebraica”.
- Thomson: “Lei intende dire che questo simbolo in precedenza non era usato per rappresentare il giudaismo?”
- Ginsburg: “Oh, era un simbolo ebraico, allo stesso modo in cui era un simbolo babilonese. La stella a sei punte venne usata da molti popoli differenti. La legione tedesca Condor la usava come insegna di grado in Spagna durante la guerra fascista dal 1936 al 1939. La vostra polizia americana usa spesso la stella a sei punte. Ma ancora negli anni ’30, per simboleggiare la nazionalità ebraica veniva usato il Leone di Giuda”
nemo profeta