Speciale 7 gennaio/1 - Perina e Terranova: no alla trappola identitaria
(umt) Grande sdegno ha suscitato nella destra identitaria e più militante l'intervento di Flavia Perina sul "Fatto Quotidiano" a proposito della scadenza del 7 gennaio. La deputata futurista, "proprio perchè in quegli anni c'era" (ed è finita pure in galera, arrestata dopo gli scontri conclusi con l'omicidio di Walter Rossi da parte di Cristiano Fioravanti) si chiama fuori dalla “trappola identitaria” scattata intorno al corteo per l'anniversario della strage ma anche alla proposta di intitolare una strada ad Almirante. Proprio dalla sua presa di posizione, e dall'analoga ragionamento sviluppato dalla sua sodale Annalisa Terranova, mi sembra interessante far partire questo speciale che ho deciso di dedicare all'anniversario della strage di Acca Larentia
L'ex ragazza del '77 sviluppa una riflessione e una proposta interessante su un nodo centrale della questione: il copyright della memoria. La Perina parte da una giusta constatazione storica, neanche originale (io l'ho letta qualche anno fa in Veneziani) per arrivare al riconoscimento politico della rottura di un'unità e di un'identità politica:
La catena delle reazioni indignate è la solita (il via lo ha dato l'Associazione partigiani), accentuata dalla oggettiva escalation negli ultimi mesi di episodi di violenza attribuiti all'estremismo di destra. (...) Siamo ben consapevoli dell'ipocrisia di chi oggi, “nel nome dei morti” e di una antica storia comune, sostiene che possa e debba essere ritrovato un minimo comune denominatore della destra politica italiana. A trent'anni dai fatti possiamo obiettivamente riconoscere che le contrapposizioni degli anni di piombo portarono a unirsi, sul versante della destra, personalità, idee e sensibilità politiche che poco avevano a che spartire tra di loro: le teneva insieme solo l'anticomunismo e l'oggettiva necessità di “autodifesa” anche fisica. Finito il comunismo, caduto il Muro, venute meno le necessità minimali di tutelare se stessi e le proprie sedi, quella storia resta consegnata alla memoria e alle relazioni personali ma non ha più, e non potrà mai più avere, il senso di un'avventura collettiva. Non esiste, oggi, un'identità comune più di quanto non sia esistita negli anni '70 e '80: sparito il pragmatico collante del “pericolo rosso” dovremmo avere il coraggio di ammetterlo tutti".
Da questa constatazione Flavia Perina, preso atto delle righe già rotte e al tempo stesso dell'impossibilità di avviare "una onesta riflessione su tutti i morti troppo giovani e alla logica criminogena degli opposti estremismi che travolse due generazioni" affonda il colpo sui danni prodotti dalla 'trappola identitaria'
"la zuffa per la titolarietà della memoria: chi ha il diritto di partecipare al corteo e chi no, chi sfilerà e chi no, chi può organizzare e chi no, chi deve parlare e chi no. Se la spiccino tra loro".
Un dispositivo che ha avuto un'espressione abbastanza grottesca nella gestione dei funerali di Mirko Tremaglia, il ragazzo di Salò morto da parlamentare di "Futuro e libertà" ma sepolto in una cerimonia trasformata in una sorta di meeting del Pdl perché è stata gestita dal figlio rimasto nel partito berlusconiano a cui il padre non aveva mai aderito. Contro i rischi di appropriazione più o meno debita, l'ex direttrice del 'Secolo' lancia la proposta di dar vita a un altro giorno della memoria condivisa:
Oltre lo schema delle memorie di parte, trasformiamo il 7 gennaio – il giorno in cui finì la vita di due diciottenni (Recchioni e Bigonzetti) e di un diciassettenne (Ciavatta) – nella “giornata dei ragazzi che non dovevano morire”: da Franco Serantini a Stefano Cucchi, da Stefano Recchioni a Walter Rossi, da Gabriele Sandri a Carlo Giuliani, da Alberto Giaquinto a Peppino Impastato. Sarebbe un buon modo, oltretutto, per dire sinceramente: «mai più».
Nella stessa direzione di marcia vanno le riflessioni di qualche giorno fa di Annalisa Terranova, sull'inutilità dell'evocazione dei morti per riesumare un'identità liquefatta:
Mi addentro in un territorio scivoloso, per parlare del 7 gennaio. Argomento che sarebbe saggio evitare (le polemiche sono sempre in agguato su certi argomenti) ma sul quale vanno pur dette alcune cose, con pacatezza ma anche con fermezza. È curioso, ma anche sintomatico, il gran lavorìo che si va facendo da un po’ di tempo dalle parti di Acca Larenzia, come se la destra radicale volesse, in tempi di destra “liquida” e vicina alla dissoluzione, tenersi in piedi tra le rovine di una memoria malandata e a fasi alterne strumentalizzata. Così, mentre Giorgia Meloni pensa ai morti delle foibe, altri pensano al presente per i camerati uccisi il 7 gennaio del 1978, cambiano le targhe, convocano presidi unitari che poi unitari non saranno. In pratica serrano i ranghi per guerre immaginarie e si prendono i morti dove le tombe sono sguarnite o perché la storia è andata troppo avanti o perché la famiglia politica che avrebbe dovuto curarle, quelle tombe, è caduta sotto i colpi scientificamente inferti da Berlusconi e dalla Lega, che hanno trattato la destra come riserva elettorale contribuendo all’implosione finale. Il fatto è che però i morti servono quando un’identità si va costruendo, o quando c’è da tutelarla, ma quando l’identità è ormai liquefatta è in agguato il rischio di una narrazione distorta. Il fatto è, anche, che il 7 gennaio è una data ambigua e scomoda, perché oltre al lutto parla di fallimenti.
Salvo poi pentirsi di non aver saputo attenersi alla saggezza invocata (classico dispositivo di profezia che si autoavvera) e di fronte al vespaio suscitato, arrendersi. Il suo saluto di buonanotte su Facebook, mezz'ora fa, infatti è:
Ho sbagliato a sollevare questioni che non andavano sollevate. Ci sono persone, e sono tante, per cui gli anni Settanta non sono mai finiti. Ho sbagliato. I morti vanno lasciati in pace. Se no si squarcia il velo e si vedono squallore e tristezza. Mi ritiro da ogni polemica, da ogni riflessione su Acca Larenzia. Buonanotte(1 - continua)
Non capisco l'utilità dell'articolo. Vuole dire che la destra radicale si tiene in piedi più che sulle rovine, grazie alle rovine? Questo è abbastanza evidente. La Perina che predica il superamento delle ideologie (questa volta sotto forma di nostalgie) dovrebbe stupire? Lo fa anche Fini da anni, lo fanno anche tutti i liberali da anni. Eliminare lo steccato ideologico è il mantra politico più diffuso tra medio progressiti, liberali libertini etc...ma cosa mettere al posto delle comode nostalgie? Questo è un problema della sola destra radicale perchè la Perina lo sa cosa metterci. la destra radicale invece vaga senza sapere dove andare.
RispondiEliminaIl Conte
*Finito il comunismo, caduto il Muro, venute meno le necessità minimali di tutelare se stessi e le proprie sedi, quella storia resta consegnata alla memoria e alle relazioni personali ma non ha più, e non potrà mai più avere, il senso di un'avventura collettiva. Non esiste, oggi, un'identità comune più di quanto non sia esistita negli anni '70 e '80: sparito il pragmatico collante del “pericolo rosso” dovremmo avere il coraggio di ammetterlo tutti".*
RispondiEliminaPerina, Perina, Perina.... Ma il comunismo era un abbaglio! O meglio, un nemicuncolo a fronte del vero nemico principale, cioè il sistema occidentale a finaco del quale ti sei schierata, per cui militi e lavori. Lasciamo perdere le rali condizioni in cui versa la Destra Radicale (che non è la stessa cosa dell'estrema destra), ma di certo se negli anni '70 aveva una ragione per fare fronte comune, ora ne ha cento. La vera guerra comincia ora.
Quanto ad Annalisa Terranova forse è il caso che si occupi d'altro. Non si può entrare in questia rgomenti in stato confusionale. Un certo Gianfranco Fini ha usato il sangue dei morti, ha fatto dei caduti della RSI prima e dei giovani missini poi, lo sgabello per la sua sporca carriera di manutengolo degli occupanti americani e dell'Alta Finaza non può certamente capire e neppure parlare attraverso le sue teste d'uovo (o le sue galline) dei Testimoni il cui sangue versato alimenta la memoria e lo spirito di una comunità che non si è arresa mai. Non rompete i coglioni e tenetevi fuori da questi temi.
@murelli Ontologicamente parlando mi sfugge la differenza tra destra radicale ed estrema destra.
RispondiEliminaIl Conte
Sento slogan ma qualcuno mi sa dire dove andiamo?
RispondiEliminaIl Conte
La Destra Radicale (per semplificare al massimo) evolve dalla base fornita da *Cavalcare la Tigre*, quindi implica una scala valori, principi e intendimenti etici che non sono quelli di una destra che è extraparlamentare solo perché non ha i numeri di essere parlamentare e che è assettata sui valori del demoliberismo occidentale. La Destra Radicale ha radici (in questo senso è radicale)che affondano nella Tradizione e non si fermano allo strato di terriccio fornito dalla Rivoluzione Francese con annessi e connessi.
RispondiEliminaConsapevole di non essere affatto esaustivo, né ho la pretesa di esserlo in questo contesto, la chiudo qui, anche perché una risposta ad una anonimo è cortesia... oltre non si può pretendere.
Il Marchese Antonio De Curtis in arte "Toto'" sosteneva in un sublime poema.:"La morte e' come una livella." Purtroppo non tutte le morti sono uguali. Da tempo sono infastidito nell'essere assimilato alle Destre, con tutte le allegoriche sfacettature. Dopo il trambusto osceno suscitato dalla commemorazione della tragedia di Acca Larentia, prendo le distanze da questa Area. I caduti sono esclusivamente.:Vittime del sistema della partitocrazia. La pietas dovrebbe imporre rispetto e partecipazione senza clamori di capetti del nulla. Noto con rammarico la non menzione dei caduti combattenti Nazional Rivoluzionari, assassinati dal sistema. Riflettendo, deduco. Essere ignorati e dimenticati dai cacciatori di consenso elettorale, e' un ONORE. La loro memoria non e' sporcata da cialtroni sodali con il mondialismo e la DANEISTOCRAZIA.
RispondiEliminaIo ero nel MSI non vedo nulla di strano nel ricordare degli amici uccisi, senza retoriche o strumentalizzazioni, uno dei ragazzi uccisi a acca larenzia lo avevo incontrato poco prima.
RispondiEliminaEra un ragazzo normale come me.
Si il tempo è passato, non ci sono più quelle istanze o esagerazioni, ma rimane il fatto che il volto di chi è morto (poi per motivi futili. la mano armata di un idiota) ci è rimasto nell'affetto.
Concordo con Maurizio Murelli :non rompete i coglioni e tenetevi fuori da questi temi.Perina & Co
RispondiEliminaaderendo al carrozzone berlusconiano è come se avesse buttato nel cesso gli anni di battaglia trascorsi. E come lei tanti altri. L'elenco è lungo
Rinaldo
@ murelli: si ma facci degli esempi
RispondiEliminaLa Perina è solo una gallina.
RispondiEliminauna fiamma nella notte... per ricordare tre fratelli con cui "sono cresciuto" dal 7 gennaio 1978.......////.......
RispondiEliminaè anche "cosa intima"
aggiungo che condivido Murelli.
Ferdinando Parisella 55 anni
Quanto a coerenza i politicanti e le politicantesse che stanno con Fli farebbero molto bene a stersene zitti. Ora accantonando per un attimo Fiuggi, la Rsi, il "valore storico" dell'antifascismo(??) mi ricordo molto bene quando fino a cinque- sei anni fa ( si era nel 2005-2006) il Nostro tuonava contro il pericolo di un nuovo centro neodemocristiano, molto peggiore del centro-sinistra e addirittura dell'estrema sinistra. Detto fatto. Adesso si e' puntulmente coalizzato coi peggiori rottami della Dc, della Margherita, di certi repubblicani legati alla massoneria , ovvero gli amici piu' naturali del mondialismo e dell'alta finanza.
RispondiEliminaFa piacere che comincino ad accorgersene personalita' anche rispettabili che vi hanno aderito come Miro Renzaglia. Quando poi il patetico damerino di Bologna appoggiera', come puntualmente sara' , le operazioni guerrrafondaie atlantiste , ne vedremo delle belle. E a questo punto anche Staiti e Cardini non potrammo piu' avere alcun tipo di giustificazione per restarse dove sono.
Ago
Prendere in considerazione quanto scritto da Terranova e Perina è un autoinganno in quanto le due signore da tempo hanno rinunciato a qualsiasi identità, semami l'abbiano mai avuta, e vedono con fastidio chi l'identità ce l'ha e la conserva con orgoglio. Se l'hanno mai avuta è un interrogativo legittimo e doveroso dato che, avendole conosciute personalmente, non mi mancano gli argomenti per sostenere che negli ani '70 capitarono tra noi, nelle nostre sezioni, solo in quanto figlie di...fascisti. I loro genitori. Non loro. Mai. Flavia Perina forse conosce i nomi degli inquieti scrittori collaborazionisti del romanticismo fascista, ma solo per aver letto i loro nomi sui libri esposti nella libreria Europa, ugualmente quelo di Julius Evola. Annalisa Terranova, certamente ha letto di più ma dubito che abbia mai approfondito realmente le idee della mistica fascista o figure come quella di Fernando Mezzasoma e Alessandro Pavolini. E nel 1995, al congreso di Fiuggi Terranova e Perina fecero una scelta di campo che economicamente sembra decisamente aver loro fruttato bene... Oggi, dunque vorrebbero darci dei suggerimenti ed essere addirittura parte in causa, dopo diciassette anni di servizio per Fini, Berlusconi ed adesso di nuovo Fini e Monti...bah... non so se ridere o piangere.
RispondiEliminaQuella del presente è una cerimonia insita nel nostro DNA, nella nostra tradizione di sempre. Perchè rinunciarci? Magari si può discutere sull'opprtunità di unificare tutte le commemorazioni in una sola annuale, grande e partecipata in cui venga fatto l'appello dei nostri caduti. Questo si, è pertinente. Come è pertinente la consapevolezza che dopo il presente, i camerati si continuano ad onorare proseguendo la buona battaglia, prendendo saldo in mano il testimone che ci hanno lasciato, con acume e intelligenza, maturando come agitatori politici e sociali, costruendo un movimento politico capace di incidere nella società civile, conquistando simpatie e consensi, liberandoci dagli stereotipi ben cari e utili all'antifascismo, imponendoci per la serietà dei nostri progetti e dei nostri intenti. Problematiche queste che riguardano noi, quelli che condividono la medesima fede alla quale, mi dispiace per loro, Annalisa Terranova e Flavia Perina sono estranee. Questa sera dunque, come anche quella sera di 34 anni fa, io sarò ad Acca Larenzia a ricordare i nostri giovani camerati caduti Bigonzetti, Ciavata, Recchioni e con loro tutti, dal primo all'ultimo e a testimoniare la grandezza del loro sacrificio.
Nicola Cospito
Se la Perina è una gallina, chi rivolge attacchi personali nascondendosi dietro l'anonimato non è neanche un leone da tastiera ma un piccolo, patetico, ridicolo coniglio
RispondiEliminaNon condivido e non capisco gli attacchi personali a Flavia e Annalisa, pur non condividendo alcuni dei loro ragionamenti.
RispondiEliminaAdriano
Guarda Adriano che per chi ha cuore e testa un attacco personale è sempre molto, ma molto doloroso. Ma le due persone hanno preso posizione. Avevano una via maestra: stare zitte. Si sono espresse e esposte con la propria faccia (e questo certamente le rendei più onorevoli di chi le contrattacca nell'anonimato). Ora devono giustamente sopportarne le conseguenze. Se tu poi se l'Adriano che credo, ben capisco che quando si ha una frequentazione personale le cose sono più difficili da vedere nelal giusta prospettiva. In ogni caso, le signore sono ancora vive, non sono state passate per le armi e hanno ancora la possibilità di tenere la penna in mano. Come dite voi a rome: si ripiglino e aggiustino il tiro. Anche i migliori guerrieri possono cadere. Tutto poi dipende da come si rialzano. E diciamocelo: sono cadute malamente.
RispondiEliminaForse non ho inteso io o forse, cosa che parrebbe maggiormente, non ho ricevuto una risposta chiara. Differenze tra destra radicale ed estrema destra non mi pare ci siano se non quelle di essere preferita come espressione. Questione di gusti quindi?
RispondiEliminaIl Conte
dopo 35 anni passati in questo ambiente politico ed umano riesce difficile non farsi trasportare dalla componente sentimentale...perchè ormai di questo si tratta,di sentimento!!
RispondiEliminadi politico,di ideologico,di rivoluzionario o di nazionalrivoluzionario c'è ben poco o nulla.
Le due signore almeno tentano un ragionamento,e lo dico con dispiacere visto che sono a tutti gli effetti avversarie della Rivoluzione con la R maiuscola.
concordo con il sig.Trentin nel dare l'addio a questa presupposta area,nella flebile speranza di non trovarvi tutti dall'altra parte della barricata quando scoccherà l'ora della scelta decisiva
Nicola
La ballata delle liquidita'
RispondiEliminaNon esiste piu' identita'
Non esiste nessun radicamento
Non esiste alcuna memoria storica da commemorare
Non esiste alcun Noi ne e' mai esistito ...
Non esistono riti collettivi
Non esistono verità
Siamo liquide ed assenti
Siamo liquide e contente
Siamo figlie ormai devote, alla dea liquidità ...
Tanto lo stipendio di giornaliste asservite non e' di certo liquido.
Le tombe non presidiate del vostro venduto cervelletto , venduto al sistema,
venduto per 30 denari ... Un cervelletto liquido liquido ....
Nulla da aggiungere a quanto scritto da Nicola Cospito..condivido punto per punto le sue parole LauraCaruso
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