Speciale 7 gennaio/2: Acca Larentia, chi c'è, chi non c'è, chi è altrove
(umt) Alla fine è giunto il 7 gennaio. Un anniversario che si è caricato di molte tensioni e su cui troppi hanno calato istanze divergenti, piuttosto segnate dalla contingenza politica. E non solo tra quelli che negli anni 70 si sarebbero chiamati i "gruppettari". Nella "battaglia identitaria" si è lanciato pure il "Secolo d'Italia", diretto da Marcello de Angelis (uno che quei morti li ha cantati con amore) dedicando ad Acca Larentia la prima e altre due pagine. Nella gran confusione che regna nel Pdl aggrapparsi alla storia è operazione intelligente. Peccato poi che arrivino le pagine di cronaca con la Santanché che difende gli evasori di Cortina. Un fatto banalissimo ma, che a ben vedere, è proprio agli antipodi della vicenda umana e politica dei giovani missini di Roma sud, che tanta ostilità suscitarono proprio perché incarnavano un fascismo sociale e popolare.
Molti gli appuntamenti per il Presente che continuano a rimbalzare in Rete: alle 17 a piazza Asti, alle 17.30 a via Napoleone III, alle 18 a piazza Maria Ausiliatrice, alle 19 davanti alla sezione. C'è chi ad Acca Larentia ci andrà in gruppo, come la "vecchia guardia", che si anticipa alle 16, per poi restare a presidiare il quartiere. C'è chi ci va da sola, come Flavia Perina, che, tirata per i capelli nella discussione suscitata dal mio precedente post, dedicato alla sua proposta per una memoria condivisa dei "ragazzi che non dovevano morire", rompe il riserbo e racconta:
Ad Acca Larenzia andrò da sola, tra un po', come ho sempre fatto. I miei sentimenti in questa giornata sono molto forti e personali. Ero a un metro da Recchioni, quando gli hanno sparato. Ed è stato mio padre tra i primi a soccorrerlo. Non voglio ritrovarmi in mezzo a gente che non sa di cosa parla. Io arrivai subito dopo l'agguato, con mio padre e mio fratello. Non riesco nemmeno a ricordare come ci avvertirono in epoca pre-cellulare. Però eravamo tutti lì, proprio tutti.
C'è chi, invece, ha deciso tormentatamente di non andarci e l'ha spiegata così:
avevo confermato, a voce e per iscritto, la mia decisione a prendere parte al corteo del 7 gennaio. comprendevo, altresì, e in parte condividevo l'invito ad evitare possibili provocazioni in questo clima (oggettivo) di stato d'assedio. non era mia intenzione scaldare i muscoli, come qualcuno scrive, anche perchè sarebbe ridicolo con l'anagrafe impietosa che mi richiama sempre più all'ordine... volevo esserci perchè, ad esempio, mi sono sempre piaciuti i versi di majakovskij 'battete in piazza il calpestio della rivolta' o, se si vuole con un po' di (sana) retorica, essere fedele al proprio destino (affermava il filosofo heidegger: 'il destino non nasce dallo scontro delle circostanze e dei fatti. anche l'indeciso è colpito da essi e talvolta più di colui che ha scelto: tuttavia egli non può avere un destino')... e poi franco francesco e stefano erano lì e non per caso. non potevano certo immaginare che l'attendeva un infame agguato quella sera, ma avevano scelto per non essere scelti. guardavano il mondo e volevano cambiarlo, magari illusi, ma pieni di speranza verso il futuro. quel futuro che è anche questo 7 gennaio 2012 e che noi viviamo senza la loro speranza e negando idealmente quel loro (brutalmente) spezzato futuro... la questura ha ritirato l'autorizzazione con taglio a chi vi avrebbe partecipato, chi no, chi ora si lagna e chi si frega le mani. io non andrò al presente e mi duole non farlo e, a maggior ragione, affermarlo in questo spazio che è, di fatto, pubblica platea. non faccio il 'professore' che assegna voti ai bravi e a coloro che risultano impreparati. non vado perchè... qualcuno - e certo con animo generoso - invita a sostituire il corteo mancato e la sua già mancata unitarietà con un lumino ed affidarlo allo scorrere delle acque (torbide) del tevere. come lungo le rive del gange ove scivolano i cadaveri verso quanto il proprio karma ha stabilito in future reincarnazioni. nobile l'intento e sincera l'emozione che lo genera. io ho questa vita e al tramonto, non posso nè voglio cullarmi in aurore a venire e, in questa vita, ancora una volta con (insana) retorica, voglio essere marinaio che resta sulla nave, anche se subisce l'urto delle onde e sembra voler sprofondare nei vortici, e non topo in fuga..
Mario Michele Merlino si riferisce alla proposta di Junio Guariento, uno dei fondatori della "Compagnia dell'Anello", lanciata in una bella intervista a Roberto Alfatti Appetiti per FareItalia magazine :
«Il 7 gennaio, alle 21,30, tutti quelli che possono vadano a Ponte Milvio con un lumino a fondo arrotondato da lasciare nel Tevere per Acca Larentia. Illuminiamo il Tevere per Stefano, Franco, Francesco e tutti gli altri che non ci sono più. L’invito è rivolto a singoli e gruppi, senza esclusioni e soprattutto senza rancori né bandiere da sventolare! L’idea mi è venuta non appena ho letto che il corteo non era stato autorizzato. Non è più tempo di mostrare i muscoli senza pensare alle conseguenze. Un gesto di forza diventerebbe un boomerang, una miccia che, una volta accesa, non si sa dove potrebbe far scoppiare “l’esplosivo”. Un gesto simbolico, invece, per quanto silenzioso, può risultare deflagrante più di mille urla. Accendere un lumino sull’acqua credo possa cogliere diversi obiettivi: far riflettere sul gesto in sé, rendere omaggio e onorare con compostezza, unire nella sincronia del gesto amplificandolo esponenzialmente. Personalmente ho sempre preferito, in occasioni del genere, il silenzio agli slogan. Inoltre, credo che anche chi è estraneo a tutto questo, forse si porrà finalmente qualche domanda».
C'è chi, infine, ad Acca Larentia non ci andrà, e il rito del Presente lo celebrerà da un'altra parte, a Villa Glori, come fa da anni, per scongiurare turbative. Parlo del sindaco di Roma e dei suoi camerati. E Alemanno, come ricorda qualche suo fedelissimo, è uno che da ministro o da primo cittadino dell'Urbe, le nottate sane per Di Nella e Cecchin se le continua a fare.
(2-continua)
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"troppi hanno calato istanze divergenti, piuttosto segnate dalla contingenza politica"
RispondiEliminaEsatto.
Un solo appunto: eviterei l'accostamento tra Marcello de Angelis e la Santanché, che hanno in comune solo l'appartenenza allo stesso gruppo parlamentare.
Max Bene
Essere ad Acca Larentia significa continuare le lotte contro un sistema finanziario che vuole tutta l'umanità, fuori da quel giro, schiava.
RispondiEliminaSignifica lottare per l'indipendenza nazionale e la continuità di un destino che vuole la nostra Nazione viva ed esemplare per il mondo, esempio di Cultura Umanità e Civiltà, nel momento in cui l'Impero, L'Impero del male, e cioè tutto quel potere anticristiano che vuole con l'aiuto della mediocrazia accelerare processi di asservimento, spersonalizzazione, antitradizione.
Max, la Santanché non è parlamentare (era la candidata presidente di La Destra-Fiamma) ma era stata promossa sottosegretaria al ritorno all'ovile.
RispondiEliminaL'accostamento l'ha prodotto lo stesso De Angelis nel momento in cui proprio oggi pubblica un'intervista alla Santanché che rivendica il diritto dei ricchi ad evadere le tasse.
il Foro 753 e l'ass. 2punto11 ci saranno, con una propria delegazione.
RispondiEliminaA propisito della Santanche': davvero dei BEI complimenti a chi fiamista o destrista l'ha votata senza nemmeno rendersi conto che poi la nostra Lady billionaire avrebbe utilizzato i voti della Destra radicale unicamente come manovalanza per i suoi bassissimi motivi di tornaconto personale. Certi gonzi se ne accorgono solo adesso. Visto certi soggeti presenti nella loro lista ( da Salierno a Giometto) fino alla proposta di candidare come capolista Flavio Briatore (stoppata solo all'ultimo momento), ma io dico..........ci voleva poi cosi' tanto a capirlo prima???
RispondiEliminaAgo
Tutti a ponte Milvio, sulle tracce di Muccino...
RispondiEliminaCerto che quando si vuole giustificare il proprio ingresso nel paludato mondo della moderazione gli argomenti letterari e le belle parole condite con suggestioni e tanta apparente saggezza non mancano mai. Si potrebbescrivere un poema del perché si devono subire interdizioni, proibizioni; del perché andare a commemorare i propri caduti a Santa Marinella piuttosto che nel luogo preposto. E poi tutti siamo stati giovani e quasi tutti abbiamo nello zaino una giornata o anche tre vissuta da leoni per esibirla quando oggi viene contestata la nostra *saggia* moderazione.
In fondo tutti hanno sempre le loro ragioni. Le ha Giuda Iscariota, le ha Marco Giunio Bruto, le ha Badoglio... violete che non le abbiano chi volando molto più basso non ha saputo sopportare tensione e calore del radicalismo? Che non sono paragonabili a Giuda, Bruto o Badoglio, ma sono psicologicamente molto simili a quei prigionieri fascisti a cui fu offerta la possibilità di lavare la vergogna nell'azione. Gli fu chiesto: "Volete voi prendere le armi, aderire alla RSI e continuare a combattere mantenendo fede al vostro giuramento, oppure volete stare qui in prigione e attendere gli eventi?". Ecco. Tutti questi distinguo per non ottemperare ad un antico giuramento ricordano questa mentalità, questo carattere, questa psiche. E non è detto che coloro che rifiutarono di riprendere le armi - molti dei quali avevano ben chiaro che comunque la partita era persa, ma che se avessero perso con onore noi, i loro figli, i loro eredi, coloro che sarebbero venuti dopo in un mondo di rovine - non avessero prima, durante l'epoca d'oro compiuto azioni eroiche e tenuto comportamenti consoni.
Sì, tutti abbiamo avuto il nostro momento eroico e di gloria. Ma a non tutti appartiene la parola d'ordine *non mi arrendo* e non tutti sanno durare nel tempo, tener fede alla parola data e alla consegna assunta. Non c'è niente di male. Se ne abbia però netta la consapevolezza. E chi ha deciso di restare nel campo di prigionia abbia il buon gusto di tacere e non venire a dire come si deve comportare a chi rifiuta la resa, a chi ben sapendo di rischiare grosso e di giocarsi tutto in una sera, resta fedele a se stesso e alla primavera dei propori vent'anni. Non venga a proporre di commemorare i martiri in contesti scenografici dolciastri e melliflui da telenovela sudamericana.
Comunque in merito alla commemorazione di Acca Larenzia, mi schiero nettamente al fianco di Merlino. Ho espresso critiche per il raduno di Monte Livata e all'appoggio per cpi,ma ora sto decisamente con lui. Anche se non avro' modo di fare quanto da lui suggerito per motivi di lontananza geografica, mi sembra la maniera piu' semplice, genuina, autentica, Tradizionale per rendere onore a a Tutti i caduti di quel periodo. Il Tevere e' il fiume dei romani, di tutti i romani. Ma e' anche la Storia di Roma, il presente che non dimentichera' mai il suo passato, ed e' quindi un simbolo Immortale .
RispondiEliminaIl ricordo nel silenzio e' dunque a mio avviso il modo piu' autentico e vivo per non dimenticarli Mai
NOn ci saro' fisicamente, ma il cuore e l'anima sul Tevere con il lume acceso alle 18, 30 li metto senza remora alcuna.
Ago
In mezzo ai tanti, troppi che vogliono essere ancora oggi, i depositari della verità di quel momento storico, arrogandosi il vacuo momentaneo ricordo retorico nei confronti di chi perse la vita per un qualcosa che ancora oggi, incredibilmente e' momento di divisione, invece di essere tutt altro, vogliamo solo dire: LOro Vivono Loro Combattono, il resto è solo revisionismo generazionale Sezione Prati NR
RispondiEliminaIn mezzo ai tanti, troppi che vogliono essere ancora oggi, i depositari della verità di quel momento storico, arrogandosi il vacuo momentaneo ricordo retorico nei confronti di chi perse la vita per un qualcosa che ancora oggi, incredibilmente e' momento di divisione, invece di essere tutt altro, vogliamo solo dire: LOro Vivono Loro Combattono, il resto è solo revisionismo generazionale
RispondiEliminaChiedo scusa, questa frase pubblicata neòl post sopra è involuta: *molti dei quali avevano ben chiaro che comunque la partita era persa, ma che se avessero perso con onore noi, i loro figli, i loro eredi, coloro che sarebbero venuti dopo in un mondo di rovine*
RispondiEliminaVa completata così: *avremmo avuto dalla nostra proprio l'arma dell'onore difeso con il sacrificio*
Essere presenti ad Acca Larentia è sicuramente un momento importante. Ma lo è ancor di più sentire dentro di se i sentimenti legati alla commemorazione per la morte di tre camerati uccisi dall'odio comunista e dalla mano complice di uno stato sorto da un antifascismo feroce e sanguinario.
RispondiEliminaMolti, come me, non potranno presenziare all'evento per eccellenza, ma pur non essendoci, sentiranno nel profondo del loro animo l'appartenenza ad un comune dolore e ad un comune desiderio di rivalsa in onore di chi, credendo nei nostri stessi ideale, ha immolato ciò che aveva di più prezioso, la propria vita.
Le diatribe sorte, come sempre, tra gruppi e persone che dovrebbero camminare unite e compatte contro il nemico comune, portando nei loro cuori i nomi di coloro che hanno sacrificato la propria esistenza perché noi potessimo continuare la lotta politica, non farà onore né ai caduti, nè a coloro che sotto le bandiere dell'arroganza e del disfattismo hanno, prima preso le distanze da un'area alla quale i tre nostri camerati appartenevano e ora si apprestano a presentarsi alla commemorazione come se niente fosse. Una contraddizione in termini davvero squallida e ipocrita che non lascia spazio ad altre immagini migliori.
Acca Larentia dovrebbe essere un luogo ed un momento sacro, dove ognuno di noi, almeno per quel giorno, dovrebbe comportarsi in maniera coerente con le proprie idee e con le proprie scelte.
Personalmente, pur non rinnegando per un solo istante la mia appartenenza politica e la strada intrapresa all'interno di un mondo politico nel quale i tre caduti -insieme a molti altri- sono divenuti l'icona dell'ideologia fascista, mi rimprovero di non aver fatto abbastanza, di non aver sacrificato molto più di quanto già non ho dato, di non essere stato all'altezza di portare avanti i nostri vessili come avrei voluto e come mi fu stato insegnato da chi mi ha preceduto.
Se chi sparge veleno e infamie gratuite avesse un decimo di sana umiltà, direbbe di se le stesse cose. Ma così non è, perché il mondo politico al quale appartenevano Stefano, Franco e Francesco non esiste più da tempo, sopraffatto da un bullismo verbale demenzialmente ottuso e da una superbia feroce e cieca riversata su chi dovrebbe essere sempre e comunque considerato fratello e camerata.
E' per questo che ogni anno i puri di spirito che sentono dentro se stessi la rabbia, l'angoscia il dolore e il desiderio di vendetta per i fatti di Acca Larentia (perché giustizia non può esserci dopo tanti anni trascorsi nel buio), sono sempre di meno, anche se visibilmente il numero dei presenti è consistente.
Ma se continueremo a camminare su questa strada,se continueremo a fingere o a sentirci fascisti per un solo giorno, ciò che ci aspetterà sarà solo l'estinzione, un pericolo che molti hanno percepito da tempo e per il quale già sanno chi dovranno ringraziare.
G. Martorana
...è proprio vero che "il bel tacer non è mai stato scritto". Acca nn è e nn deve essere occasione per giochi di forza e/o politici, dovrebbe essere un occasione per riflettere e ricordare per chi c'era. Chi non c'era può anche starsene a casa, nn sò che farmene di Forzinovisti e fascistame da stadio vario.
RispondiEliminaLa proposta di Mario che conosco e stimo è ottima, ma c'è un solo grosso difetto...Acca sì è sempre commemorata ad Acca. Che c'azzecca il Tevere?
Io, come sempre andrò solo, come sempre con tre soli fiori,son 34 anni che lo faccio.Niente tamburi, niente fiaccole, niente di niente, solo io , tre fiori e i miei ricordi.
Pardon, Ugo. Con "gruppo parlamentare" intendevo, ti cito, stesso "ovile" di riferimento. Ho evitato il termine "partito" appunto perché la Santanché non è stata eletta nel PDL.
RispondiEliminaMa non vorrei andare fuori tema.
(Max Bene - continua)
Il presente di Acca Larenzia deve essere rivolto alla memoria di tre ragazzi barbaramente assassinati nel fiore della loro gioventù. Un monito, inoltre, affinché non ci sia mai più una simile stagione di odio e di sangue. Quel sangue versato, è bene ricordarlo, non appartiene ad alcuna "fazione", "area", "corrente" o come la si voglia definire: era il loro sangue. Il sangue di tre vite lasciate su quei maricapiedi. Da onorare, da ricordare, ognuno a suo modo.
RispondiEliminaCerto, "10-100-1000 Acca Larentia" la dice lunga su quanto gli anti- abbiano imparato da quegli anni orribili. D'altronde il cervello non si compra. O si ha, o no.
Max Bene