Parte dai funerali di Dimitri il grande affresco della Parentopoli romana
da noreporter.org
Tra inchiesta e fiction la parentopoli in nero (sbiadito) di Daniele Autieri
Tra inchiesta e fiction la parentopoli in nero (sbiadito) di Daniele Autieri
"AleMagno, Imperatore di Roma", il libro-inchiesta scritto dal giornalista di "Repubblica" Daniele Autieri ed edito da Aliberti, da domani in libreria [in realtà il libro è uscito nello scorso mese di giugno con una notevole massa di informazioni sulle diverse reti di potere costruite intorno all'hub del Campidoglio, ma è comprensibile il rilancio in questi giorni di scontro frontale tra CasaPound e il sindaco di Roma, ndb], racconta i retroscena della più grande assunzione di massa degli ultimi anni. Oltre tremila persone, tutti parenti e amici di politici, affaristi ed ex-fascisti hanno trovato posto nelle società del Comune di Roma. A tirare le fila di questo esercito variegato, un ristretto gruppo di fedelissimi, stretti a Gianni Alemanno da un legame di rispetto e fede politica, che il sindaco ha ricompensato offrendogli la testa della città.
Un sistema di potere raccontato attraverso un'inchiesta basata sui libri contabili, sugli organigrammi e sulle rivelazioni di dipendenti, dirigenti, membri dei consigli di amministrazione e personaggi di primo piano del panorama politico, economico e culturale romano. Il risultato è un faro acceso sulla gestione del Campidoglio, sugli appalti, i grandi eventi, e su tutti quei capitoli oscuri che ancora cercano una spiegazione.
Ecco in anteprima uno stralcio del libro tratto dal primo capitolo dal titolo "Romanera".
«Prego il ministro Alemanno di avvicinarsi al microfono». La voce del prete rimbomba nella navata della chiesa di Santa Maria della Consolazione, ai piedi del Campidoglio. Sono le 15,20 di sabato 1° aprile 2006 e il futuro sindaco di Roma, allora ministro dell'Agricoltura, è chiamato a dare un saluto all'amico, consigliere e guida spirituale: Peppe Dimitri.
Sedute sui banchi della chiesa ci sono tutte le anime della destra: i giovani di Alleanza Nazionale, quelli del Fronte Nazionale, di Forza Nuova e CasaPound; al loro fianco, in un puzzle storico messo su dal caso, hanno preso posto i reduci di Terza Posizione, ormai quarantenni e quelli di Avanguardia Nazionale, ancora più anziani. Osservando bene si riconosce qualche vecchio combattente della Repubblica di Salò, ma quello che conta è che a salutare il "comandante Dimitri" ci siano anche gli uomini che ormai indossano abiti scuri e popolano le stanze del potere.
Gianni Alemanno è uno di loro e sa che gli sguardi e le orecchie della base, della destra più radicale, sono tutti per lui, per l'uomo che ha chiuso il colletto della camicia a coprire il tatuaggio della celtica.
«Ho conosciuto tardi Peppe - esordisce - ci siamo intravisti a Rebibbia, quando entrambi eravamo detenuti, ma non ci eravamo praticamente parlati (...). Tutti noi siamo sempre rimasti legati a Peppe. E se siamo qui, ciò significa che ci è venuti a cercare uno a uno. Per parlarci, convincerci. Come sapeva fare lui. E ci è riuscito. Di tutto questo, di questo insegnamento, di questo esempio, gli saremo sempre grati».
La folla lo applaude. I più giovani provano un certo rispetto per il Principe, il duro del Fronte della Gioventù che ha portato in Parlamento la destra sociale; anche i suoi amici storici lo guardano soddisfatti. Sanno che Gianni Alemanno è il loro futuro.
Pochi minuti dopo, intorno alla bara di Peppe Dimitri, il destino compie un piccolo miracolo e anticipa il futuro. Il prossimo sindaco di Roma prende sulle spalle il feretro; Enzo Piso, oggi coordinatore del Pdl nel Lazio e ispiratore delle nomine in Atac, impugna il microfono e richiama l'attenzione dei camerati per il saluto finale. Francesco Bianco, uno dei neo-assunti nell'azienda romana dei trasporti, è al vertice della punta di freccia che forma il picchetto d'onore. E infine Riccardo Mancini, l'uomo voluto da Alemanno sulla poltrona di Eur spa, organizza e coordina il corteo [La narrazione è ripresa da Nicola Rao ma è omesso il ruolo di protagonisti di altri camerati di Dimitri, da Adinolfi a Liotta, estranei alla parentopoli e quindi non funzionali alla tesi dell'autore, ndb].
Questo è il nucleo di una famiglia unita da un legame di sangue più forte della parentela stessa. È l'embrione di Parentopoli, il germe di un sistema che nasce dalla militanza politica, dall'intreccio di passioni e di esperienze condivise. Un'affiliazione che vale più di qualsiasi Dna, perché si nutre di ideali e battaglie comuni (...).
Il passato e il futuro politico del sindaco di Roma si formano nella Capitale, in via Sommacampagna, una piccola strada tra piazza Indipendenza e via Nazionale. È qui che l'allora segretario del Fronte della Gioventù e oggi assessore della Regione Lazio, Teodoro Buontempo, decide di aprire una sede riservata esclusivamente ai giovani. Il '68 è alle spalle da pochi mesi e il partito ha bisogno di riorganizzarsi. Il segretario Buontempo spiega così la sua scelta: «Dopo la nascita del Fronte della Gioventù comincio a capire che è necessario dare più autonomia ai giovani. Così propongo di dar vita a una sede autonoma della segreteria provinciale del Fronte, una sede soltanto per i giovani».
Il partito non è d'accordo ma il progetto va avanti. Sommacampagna diventerà così la scuola politica della futura classe dirigente della destra italiana, da Gianfranco Fini a Maurizio Gasparri fino a Gianni Alemanno.
Il giovane militante entra nel circolo a soli 14 anni, nel 1971, e per 20 anni si impegna come attivista, scalando le gerarchie interne del partito. Diviene prima segretario provinciale e poi nazionale del Fronte della Gioventù fino alla nomina al ministero delle Politiche Agricole e poi al Campidoglio.
Nel gennaio del 1995, con la nascita di Alleanza Nazionale, Alemanno sceglie di abbandonare Pino Rauti e seguire Gianfranco Fini sulla via riformista. È qui che al Principe, l'unico a vantare solidi legami con la destra radicale, viene affidato un compito delicatissimo: evitare che la base missina si perda per strada e segua la linea oltranzista di Rauti. Nasce così la corrente della "Destra sociale", interna ad An, e guidata dallo stesso Alemanno e da Francesco Storace.
Il movimento ha un suo megafono editoriale nella rivista "Area" la cui direzione viene affidata a Marcello De Angelis. Anche De Angelis viene da Terza Posizione di cui, alla fine degli anni '70, era uno dei dirigenti insieme al fratello Nanni. La sua è una parabola da ricordare perché dopo la militanza in Tp e cinque anni di prigione per banda armata [in realtà la condanna era a 5 anni e 6 mesi, la pena scontata circa 3 anni per una sopraggiunta amnistia, ndb], ha riscattato il suo passato e intrapreso la carriera politica fino a diventare senatore del Pdl. In questi anni De Angelis è sempre rimasto legato ad Alemanno, di cui è stato anche consulente ai tempi del ministero dell'Agricoltura.
Così la "Destra sociale" del futuro sindaco raccoglie consensi tra la base, e soprattutto tra i reduci delle lotte degli anni '70. A presiedere il circolo "Civiltà romana" viene chiamato proprio lui, Peppe Dimitri, che esercita un fascino indiscusso tra i giovani neofascisti.
Tutti lo ricordano come la guida della "Legione", la fazione interna a Terza Posizione. Alla guida della "Legione" Dimitri viene poi sostituito da un altro personaggio chiave di questa Parentopoli romana, Vincenzo Piso, anch'egli con un passato in carcere per banda armata [e un'assoluzione con formula piena dopo quattro anni e mezzo di carcerazione preventiva, ndb] e oggi coordinatore regionale del Pdl.
Ma per capire dove il sindaco di Roma ha attinto per occupare le posizioni di potere nelle aziende capitoline, bisogna andare al 2 dicembre del 1995. Quel giorno la destra porta in piazza a Roma 100mila persone per chiedere elezioni subito. Nella massa dei manifestanti si distingue un corteo compatto di circa 5mila persone, unite dietro uno striscione che recita: Oltrelinea.
È la prima volta che questa aggregazione di giovani "camerati" si mostra in tutta la sua influenza politica. A guidarla ci sono sempre loro: Marcello De Angelis, Enzo Piso, ma l'anima nascosta e vero leader del movimento è ancora una volta Peppe Dimitri.
È lui l'ufficiale di collegamento che risucchia i reduci extraparlamentari degli anni Settanta e li porta alla corte politica del Principe. Una corte di fedelissimi, stretti ad Alemanno da un legame di sangue e di rispetto, che il sindaco ricompensa offrendogli la testa della città.
intervengo giusto per precisare che Lucarelli ha lasciato FN più di 8 anni fa e che Katanga non mi risulta ci sia mai stato, ma forse sbaglio io.
RispondiEliminaAnche Bianco ha lasciato Forza nuova una decina d'anni fa, ma ovviamente nel suo caso si preferiscono enfatizzare più antichi trascorsi.
RispondiEliminaAnch'io escluderei un ruolo di Vattani in Forza nuova, ma credo che l'equivoco sia comprensibile: essendo stato il suo alter ego negli Intolleranza uno dei più stretti collaboratori londinesi di Massimo Morsello.
Gianguido non ti sbagli, Vattani non è mai stato in FN, come del resto Alemanno non ha nessuna celtica tatuata da nascondere (mamma mia che cazzate) come tante altre cose anche più significative.
RispondiElimina....in confronto il clientelismo della vecchia DC era roba da ragazzi! complimenti! il libro sarà di sicuro interesse!
RispondiEliminaPure qui, come molte altre volte, caro UMT, si gioca un pò sulla "suggestione", sull'aspetto emotivo di un funerale certo storicamente molto significativo e simbolico per la fascisteria romana.
RispondiEliminaMa, in verità, tutto comincia un pò prima, con l'avvento di Alemanno al Ministero dell'Agricoltura.
E con l'entrata, nella sua segreteria ristretta, dello stesso Dimitri, di Marcello De Angelis e di altri elementi ex Terza Posizione o comunque riconducibili al neo-fascismo movimentista ( ed in molti casi anche lottarmatista) degli anni settanta ed ottanta.
Il resto è solo logica conseguenza, anche perchè , oggettivamente, tra i quadri ex missini romani ce n'erano ben pochi con capacità amministrative di una qualche intelligenza ed efficienza.
E quei pochi - con pessimi risultati, peraltro - se li era già tutti "cuccati" Storace alla Regione Lazio.
E quindi Alemanno, con una certa furbizia ed intelligenza politica, è andato a pescare subito nella vecchia destra extraparlamentare ...
Adastra, non cavillare. La storia di Alemanno e della celtica è nota: un ricordo di un suo camerata ucciso, che lui porta al collo con la catenina d'oro e su cui fu vittima di un'imboscata dalla Bignardi.
RispondiEliminanessun cavillo, ma differenze significative che fanno capire la qualità dell'articolo. La vicenda della celtica ce fu di Di Nella è arcinota, farne un tatuaggio è una alterazione significativa. O se la celtica era un branding era la stessa cosa?
RispondiEliminaLa storia delle celtiche dorate al collo di certa destra "sociale" romana, anche se il simbolo si era già visto - in polemica con quello ufficiale della fiamma - in alcune manifestazioni dei settanta e nei "campi hobbit", nasce da Tony Augello, lo scomparso ex consigliere comunale ( fratello del senatore Andrea ), tra l'altro mio ex compagno di classe e poi pure collega di lavoro.
RispondiEliminaE il tutto avvenne dopo la morte di Paolo Di Nella.
Tony Augello ordinò lui la fabbricazione da un orefice di un certo numero di celtiche che fu distribuito nell'area, allora rautiana, dei camerati romani del Msi/Fronte della Gioventù.
Quella che da allora porta al collo Alemanno, che credo fosse già allora il genero di Rauti ma anche grande amico di Di Nella e di Augello, è proveniente da quello stock.
Adrasta, hai ragione ma torto: è un particolare sbagliato. Ma al di là del pretesto narrativo - come sottolinea anche Keoma - la sostanza c'è tutta. E cioè che uno spezzone significativo del movimentismo neofascista degli anni 70 costituisce il corpo dei pretoriani di Alemanno. Chi avrà la pazienza di leggersi l'intero libro scoprirà che c'è molto, molto di più.
RispondiEliminaKeoma, la so talmente bene la storia che posso affermare senza tema di smentite che la storia di Oltrelinea Autieri la riprende da Fascisteria, 1a edizione. Dove ai tre nomi dei leader di Tp se ne aggiungeva un quarto, all'epoca illustre sconosciuto alle cronache politiche ma poi proiettato al vertice del marketing agroalimentare italiano: Fabrizio Mottironi...
RispondiEliminaEmbè ? Meglio i nostri che i "loro".
RispondiEliminaLa storia comunque è un pò più complicata.
RispondiEliminaUn conto sono le scelte politiche di Alemanno, prima all'Agricoltura e poi in Campidoglio come composizione della propria segreteria in cui giustamente ha messo chi gli pare, anche se certe nomine hanno realisticamente fatto incazzare anche l'apparato di An e poi del PdL, sostanzialmente tagliato fuori.
Un conto sono gli "impicci" del concorso all'Ama, oggetto di inchiesta della magistratura, dove, d'accordo con l'Opus Dei ( che gestiva la selezione !) sono avvenute cose inenarrabili ai danni di migliaia di giovani romani che partecipavano alla selezione medesima ma che non avevano "santi" o "camerati" in paradiso.
Un altro conto, ancora più grave, sono state le assunzioni "a chiamata" che sono state fatte da Alemanno un pò in tutte le municipalizzate romane, con l'assunzione in ruoli di rilievo ( lasciamo perdere Bianco che all'Atac è un semplice impiegato) di personaggi incredibili, come Andrini o addirittura che non avevano i requisiti ( tra cui la fedina penale immacolata) tipo uno dei figli di Giannotta,nientemeno responsabile del "decoro urbano" della medesima AMA.
Che vuol dire "meglio i nostri che i loro" ?
In cosa ti differenzi dalla vecchia Democrazia Cristiana o dal vecchio Psi ?
Alla faccia della "destra ribelle" ...
quoto Keoma....cmq la componente della destra sociale credo di conoscerla molto bene per esserci transitato nel periodo 2004-2005. Allora Alemmanno era ancora propositivo, innovativo e in maniera intelligente (...allora..) si proponeva sotteraneamente quale vero unico candidato alternativo alla guida di An. Ad appoggiarlo erano persone che del movimentismo hanno sempre fatto la loro arma migliore e per questo sempre apprezzati, da Buontempo ( che in verita' non stava con nessuno detestando le diatribe correntizie che dilaniavano An e addirittura all'interno della singola componente la stessa destra sociale) , alla Roberta Angelilli, a Marcello Deangelis. Lasciai il partito a fine 2005 quando intui' che piu' che le battaglie ideali a questi signori interessasse invece ben altro. Cosa che puntualmente avvenne l'anno successivo con l'infornata di Destrociali nelle candidature del parlamento del 2006 ivi inclusi tantissimi Tieppini(uno tra tutti, guarda il caso Marcello Deangelis) ovviamente in cambio della piu' totale rinunzia alle idee e alle istanze rivoluzionarie. In concreto: non mettere in discussione la segreteria di Gianfranco Fini, non criticare la ciarlanteria bugiarda e retorica di Silvio berlusconi, TOTALE riposizionamento in politica estera in cambio di posti di potere , commissioni e ingressi in grande stile nel sottobosco pidiellino. Alle idee hanno invece supplito gli slogan per ingannare i militanti piu' ingenui: non piu' quindi socializzazione e idea partecipativa nella societa', Costituente di Popolo e sacralita' della vita dal concepimento alla morte naturale , ma nuovamente tornano in auge i vecchi slogan sul pericolo comunista, la magistratura sovversiva, l'islamofobia assurta a rischio imminente per assorbire i voti leghisti in fuga e pescare i soliti "temi" che colpiscono la pancia dell'elettorato conservatore beota e anche un po' ignorante, con tutto il rispetto.
RispondiEliminaE cosi' eccoci trovati la Frassinetti (gia' consigliere provinciale di Milano , ex candidata al consiglio regionale, avvocato di fama) l'ex tieppino , ex rivoluzionario, ex segretario provinciale An di Roma (insomma ex tutto!!) Vincenzo Piso nel Parlamento nazionale ovviamente con l'aggiunta dell'immarcescibile ex filo khomeinista ed ex peronista Marcello Deangelis ora ovviamente convertito alle piu' convenienti (per le sue tasche....)cause del liberismo e dell'appoggio alle operazioni belliche della Nato .
E lo stesso si ripete puntuale in regione Lazio con l'approvazione di una legge che lascia facolta' al consigliere regionale se accettare o no il cumulo di incarichi ( bella trovata.........Vuoi vedere che guarda il caso non ci rinuncera' nessuno??), le case assegnate a prezzi stracciati agli amici degli amici ( .....altro che Mutuo sociale!!), la sanita' in pasto ai privati, le poltroone e le commissioni triplicate rispetto alla giunta regionale precedente ( fallimentare pure quella, nessuno qui lo nega)
Insomma, come doveva essere nella logica delle cose, il nuovo slogan che andrebbe cucito per Voi e' questo: meno idee, piu' poltrone, cari (ex) Camerati..............
Ago