Trent'anni dopo, Alibrandi nel ricordo di Fioravanti e di Claudia Serpieri
Trent'anni fa, alle porte di Roma, trovava la morte a ventun anni, in un conflitto a fuoco da lui scatenato, Alessandro Alibrandi, uno dei protagonisti della "lotta armata in nero"
Ecco due testimonianze dell'epoca di suoi camerati dei Nar, da me riportate nella prima edizione di Fascisteria.
Valerio Fioravanti – che dopo l’arresto offre ai giudici una mappa ragionata dell’arcipelago nero – si ispira ad “Alì” per descrivere il tipo umano del “mercenario”, i camerati “paghi dell’azione che ritenevano rivoluzionaria in sé, a prescindere dall’utilizzazione dei proventi che venivano destinati al miglioramento del proprio tenore di vita (acquisto di case, auto, brillanti, vita dispendiosa ed elegante). Il giudizio morale di Fioravanti, che si è riservato il ruolo di “duro e puro”, incurante dei sospetti dei camerati su alcune sue “zozzerie” è sprezzante: “Pur facendo vita per conto suo e non rientrando nei gruppi, Alibrandi è il tipico ragazzo che cerca la vita brillante (discoteche, Bmw) ma vuota, al solo fine di diventare un simbolo e raggiungere un certo livello.
Mio fratello Cristiano ed Alessandro erano molto amici perché frequentavano la stessa sezione, poi un paio di anni fa [nel 1979] è subentrata una certa freddezza in quanto Alessandro ha cominciato a fare racconto dei suoi successi in campo sentimentale o simili. Tecnicamente è un coraggioso, ha idee corrette. Si è fatto una preparazione tecnica, ha studiato trattati di terrorismo internazionale e studi di carattere militare, ama la guerra e il rischio e quindi è un combattente perfetto, indipendentemente dal campo in cui militava”. Completamente diverso il ritratto che ne offre “Camilla", militante del FUAN e dei Nar, che ricostruì la sua vicenda di donna di destra nella lotta armata in una lunga conversazione con la scrittrice Barbara Alberti. “Finché ho conosciuto un ragazzo – racconta “Camilla” – che poi è morto in uno scontro a fuoco, e ci siamo messi insieme. Per lui esisteva solo la lotta e cominciai a vedere le pistole, a giustificare anche alcune azioni. Mi accendeva l’idea di una scelta non equivoca, quest’idea di rivolta dalle radici, mi entusiasmava il cambiamento effettivo che si poteva ottenere subito con l’azione. Avevo sedici anni e finalmente avevo trovato la mia famiglia: lui e i suoi amici, la sua “banda” erano come fratelli. Con loro rischiavo la vita tutti i giorni. Il mio ragazzo, che aveva due anni più di me, tutti lo vedevano come il fascista cattivo assassino ma io penso che era una persona che non ha mai tradito nessuno, ha dato la vita per quello in cui credeva. Lui non voleva che prendessi parte attiva. Dovevo sostenere il nucleo con la partecipazione ai piani. Ero solo la confidente, dovevo “guardarli” e basta. Rapporto col mondo, niente. Abbiamo vissuto in un microcosmo. Non abbiamo mai fatto l’amore. Non mi sentivo pronta. Una volta, uno accanto all’altra, stava per succedere ma io ho detto di no e lui si è fermato. Era un timido incredibile. Finché mi ha lasciata perché ha cominciato a sentire il legame con me come un freno a ciò che voleva fare. Citò Necaev: “Il rivoluzionario deve essere solo”. E ognuno per la sua strada. Non ha avuto il coraggio di farmi combattere con lui”.PS: Nel corso degli anni Valerio Fioravanti rivedrà radicalmente il giudizio umano. "Camilla" è Claudia Serpieri.
Fioravanti entrambi infami. Carta parla. Valerio poi... politicamente filosionista...filomortifero(partito radicale).
RispondiElimina"Nel luglio del 1981, si rifugiò in Libano arruolandosi nella Falange Maronita combattendo contro i musulmani".
RispondiEliminahttp://alessandroalibrandi.blogspot.com/
E' così?
Interessante...
Grossolano, clamoroso errore. Alibrandi parte per il Libano dopo la strage di Bologna (2 agosto 1980) e rientra in Italia all'inizio dell'estate 1981. Il 31 luglio è a Roma, a uccidere Pino De Luca, un camerata che gli aveva solato 50 milioni
RispondiEliminaTOGLIETEVI IL CAPPELLO DAVANTI A CAMERATI COME ALIBRANDI
RispondiElimina"Nel corso degli anni Valerio Fioravanti rivedrà radicalmente il giudizio umano".
RispondiEliminaUgo, potresti proporcelo?
Per quanto riguarda il "clamoroso errore", si tratta di un sito più che amico... apologetico.
D'altronde, dal bel mezzo dell'estate 1980 all'inizio di quella successiva, in Libano che fa? In un Libano già preda alla guerra civile, non certo più la "Svizzera del Medio Oriente" degli anni Cinquanta! E' interessante notare come la fascisteria si divida costantemente - in Italia e in Europa - fra amici e nemici di Israele e, di conseguenza, dei palestinesi e del nazionalismo arabo; fino a Breivick, il massacratore "pazzo" di 77 giovani laburisti a Utoya, Norvegia, l'estate scorsa.
Dispiace che la persona più significativa intellettualmente della fascisteria - Gabriele Adinolfi - faccia "obituary" che sono delle chiamate a raccolta, inviti Davutoglu a ridosso del tradimento turco nei confroti della Siria, commemori la carneficina franchista... c'è proprio da stare allegri!
ma oltre a glorificare assassini che sapete fare?
RispondiEliminaValerio non è infame! carta parla? appunto: storia lineare.
RispondiEliminapoi lavorare per "nessuno tocchi caino" (associazione contro la pena di morte) non vuol dire sposare in toto il partito radicale, che comunque è sempre meglio di tante altre espressioni partitiche italiane.
Alessandro tornò dal libano anche per aiutare Francesca e i suoi camerati dei NAR orfani proprio di Valerio (arrestato pochi mesi prima) continuandone il percorso (vendette contro traditori, infami e guardie).
ALIBRANDI PRESENTE!
Massimo.
@ Andrea.
RispondiEliminaFioravanti è stato oggetto di 3 lavori biografici (Bianconi 1991, Corsini 2000, Colombo 2007) uno dei quali (Corsini) oggetto di una sostanziale riscrittura (2a ed. 2007 o 2008). Bene. I giudizi che Fioravanti dà di Alibrandi e Cavallini si invertono nell'arco del tempo. Ne ho parlato nei due convegni di Brescia e di Roma sulla memoria degli anni di piombo. Dovrò presto decidermi a produrre un testo organico sull'argomento
@ anonimo
RispondiEliminadare spazio alla frustrazione risentita di tanti "leoni da tastiera"
>Tra essere "assassini " e soldati politici corre un abisso .Facciamo tante cose che neanche immagini.ma mai le diremmo ad uno come te anonimo !Camerata Alibrandi presente !
RispondiEliminaGli posso rimproverare di aver avuto rapporti con la Banda della Magliana e di essersi arruolato nella falange dei maroniti ( e quindi contro i Palestinesi ). Per il resto Alessandro è un eroe che ha voluto morire perchè se vai contro una pattuglia della polizia stradale con soli tre colpi in canna , forse desideri davvero di farla finita.
RispondiEliminaAlibrandi adesso è un EROE?!Sergio, vallo a dire ai figli, alle mogli, ai genitori della gente che ha ucciso...ti prego, non diciamo eresie!
RispondiEliminaPoteva consegnarsi, invece no, da vero "eroe" è andato contro una pattuglia della polizia con tre colpi in canna....DIO MIO, PRESTO, FACCIAMOGLI UNA STATUA GIGANTE A QUESTO EROE!
eh si, presto santo subito!
RispondiEliminaspero solo che chi lo considera un eroe non si attrezzi per imitarlo.
non si sa mai, quando si hanno certi idoli...
Non l'ho mai conosciuto personalmente, se non attraverso il racconto delle persone che hanno percorso con lui alcuni passi della sua breve ma intensa esistenza. Era un Camerata ed è morto in azione. Riposa in pace, Alessandro!
RispondiEliminaNel percorso umano di Alibrandi c'è quasi la sintesi dell'estremismo di destra romano di quegli anni.
RispondiEliminaRagazzi per lo più borghesi che si contrappongono senza fondati motivi ideologici, ma per anticonformismo o solo per caso, ai coetanei di sinistra, in gran parte conformisti ma più solidi culturalmente.
Alla fine sono rimasti intrappolati in questa logica poco assurda di violenza quotidiana (auspicata dal sistema e spesso incoraggiata) che li ha ridotti più che altro a livello delinquenti abituali e che alla fine li ha portati ad uccidere più che altro altri camerati, spesso frettolosamente puniti per infamità (all'epoca non si pensava alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche).
Tutte queste azioni "eroiche" hanno portato altra linfa vitale al sistema. Lo stesso Carminati (altro prototipo sopravvissuto per miracolo) nelle intercettazioni ha affermato che i bersagli erano stati sbagliati e solo se i veri burattinai fossero stati colpiti forse la gente avrebbe approvato anche la violenza pur di avere giustizia.
Leggo a distanza di anni e non mi pronuncio! Resta,dopo tutto questo tempo il bel ricordo di Ali e tuttala mia stima! Lo ricordo una persona corretta , generosa,e disponibile x i suoi amici..questo e il mio ricordo e non posso che pensare fosse un grande! Sempre nel mio cuore
RispondiEliminaSempre un grande Alessandro Alibrandi. Anni significativi e indimenticabili.
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