L'orfana di Ezra Pound e la disavventura giudiziaria del marito
Ha avuto abbondante e adeguato rilievo mediatico la decisione annunciata dalla figlia di Ezra Pound di perseguire giudiziariamente Gianluca Iannone e camerati per "appropriazione indebita" del nome del padre. Nella generale mercificazione dell'umano ritengo possibile che qualche tribunale le dia ragione, riconoscendo ai figli una sorta di diritto d'autore sul "brand" familiare. Questo concetto ovviamente non mi ha sfiorato qualche anno fa, quando il consiglio di istituto della scuola di cui era stato preside ha deciso di dedicare a mio padre l'Itis di Pozzuoli senza consultare noi figli. Nelle cronache giornalistiche veniva per altro segnalato come l'orfana sia sposata a uno studioso di fama internazionale, l'egittologo Boris de Rachewiltz, che il suo quarto d'ora di notorietà giudiziaria se l'è guadagnato per meno nobili motivi. La storia l'ho raccontata così nella prima edizione di Fascisteria (Castelvecchi, 2001):
Vinciguerra e quei sette stronzi del raggio verde
E così [Vincenzo Vinciguerra] racconta una vicenda esemplare dell'intreccio tra nazismo magico e traffico d'armi: “Con simile “camerata” la convivenza [in carcere] fu breve, come logico che fosse: si vantava di aver fatto dei favori, nei tempi andati, ai servizi di sicurezza (...) Una sera, levando ispirato gli occhi al cielo, dopo il consueto invito a dimenticare e un perentorio “qui lo dico e qui lo nego” mi mise a parte di aver fondato anni prima, insieme ad altri sconosciuti, un gruppo che doveva impartire alla plebe direttive in ordine a problemi di “megapolitica” e di “megastoria”: si chiamava “il raggio verde”. Nascondendo sotto una violenta tosse l'irrefrenabile risata che mi scuoteva, ricordai come ai primi degli anni Settanta, mi avevano detto che a Roma “sette stronzi” avevano fondato un gruppo che si autodefiniva “del raggio verde”[i]. Ora uno dei sette stava davanti a me”[ii]. Il detenuto così impietosamente descritto dall'ergastolano è Boris de Rachewiltz degli Arodji, “incarcerato per una volgare truffa compiuta, seconda l'accusa, in compagnia di alcuni “balordi” veneto-friulani”[iii]. Principe, duca di Baviera, Toscana e Lorena, gran maestro dell'Ordine di Canossa e dell'Ordine della Corona di ferro[iv], docente universitario[v]. Il nobile ha ospitato per anni nel suo castello di Merano il suocero Ezra Pound, sommo talento poetico del XX secolo, condannato per collaborazionismo per le trasmissioni radiofoniche filonaziste durante la seconda guerra mondiale e chiuso in manicomio. Egittologo di fama mondiale, de Rachewiltz ha la residenza in Senegal. È perciò arruolato - con compiti di ambasciatore plenipotenziario – in una banda di trafficanti internazionali di armi guidata da Antonio Moccia, un camorrista trapiantato a Milano e già condannato per il sostegno logistico offerto ai Nar di Fioravanti eCavallini. (...) Della banda faceva parte anche un ex carabiniere, Adriano Paschetto che è tornato alla ribalta dieci anni dopo a proposito di traffici di armi e ai rapporti della ’ndrangheta con i servizi segreti[vi]. L'organizzazione “profana” di Moccia per spillare quattrini è giunta a pubblicare annunci sul Corriere della Sera per il reclutamento di mercenari (ma era solo una truffa)...
Vinciguerra e quei sette stronzi del raggio verde
E così [Vincenzo Vinciguerra] racconta una vicenda esemplare dell'intreccio tra nazismo magico e traffico d'armi: “Con simile “camerata” la convivenza [in carcere] fu breve, come logico che fosse: si vantava di aver fatto dei favori, nei tempi andati, ai servizi di sicurezza (...) Una sera, levando ispirato gli occhi al cielo, dopo il consueto invito a dimenticare e un perentorio “qui lo dico e qui lo nego” mi mise a parte di aver fondato anni prima, insieme ad altri sconosciuti, un gruppo che doveva impartire alla plebe direttive in ordine a problemi di “megapolitica” e di “megastoria”: si chiamava “il raggio verde”. Nascondendo sotto una violenta tosse l'irrefrenabile risata che mi scuoteva, ricordai come ai primi degli anni Settanta, mi avevano detto che a Roma “sette stronzi” avevano fondato un gruppo che si autodefiniva “del raggio verde”[i]. Ora uno dei sette stava davanti a me”[ii]. Il detenuto così impietosamente descritto dall'ergastolano è Boris de Rachewiltz degli Arodji, “incarcerato per una volgare truffa compiuta, seconda l'accusa, in compagnia di alcuni “balordi” veneto-friulani”[iii]. Principe, duca di Baviera, Toscana e Lorena, gran maestro dell'Ordine di Canossa e dell'Ordine della Corona di ferro[iv], docente universitario[v]. Il nobile ha ospitato per anni nel suo castello di Merano il suocero Ezra Pound, sommo talento poetico del XX secolo, condannato per collaborazionismo per le trasmissioni radiofoniche filonaziste durante la seconda guerra mondiale e chiuso in manicomio. Egittologo di fama mondiale, de Rachewiltz ha la residenza in Senegal. È perciò arruolato - con compiti di ambasciatore plenipotenziario – in una banda di trafficanti internazionali di armi guidata da Antonio Moccia, un camorrista trapiantato a Milano e già condannato per il sostegno logistico offerto ai Nar di Fioravanti eCavallini. (...) Della banda faceva parte anche un ex carabiniere, Adriano Paschetto che è tornato alla ribalta dieci anni dopo a proposito di traffici di armi e ai rapporti della ’ndrangheta con i servizi segreti[vi]. L'organizzazione “profana” di Moccia per spillare quattrini è giunta a pubblicare annunci sul Corriere della Sera per il reclutamento di mercenari (ma era solo una truffa)...
[i] Per la Società Teosofica, il movimento magico-esoterico di tendenza orientaleggiante che grande influenza ha avuto nella sfera della nuova religiosità contemporanea, i “sette raggi” rappresentano le linee di attività che emanano dal centro del mondo per guidare tutti gli aspetti della vita sulla terra, cfr. Massimo Introvigne Le nuove religioni, Sugarco, Milano, 1989, p. 275.
[iv] L’Ordine della Corona di Ferro è costituito da discepoli di Evola che chiedono al Maestro di stendere la Regola, pubblicata sulla rivista di studi tradizionali Arktos ( gennaio-aprile 1973), prevedendo tra l’altro la presenza di “terziarie” disponibili, mediante opportune misure per prevenire la fecondazione, a un “uso comunitario e non possessivo” da parte dei membri del sodalizio, “ispirato a una spiritualità sacrale e gerarchica”. cfr. Massimo Introvigne, Il cappello cit., p.346.
[v] L’incidente giudiziario non pregiudica il prestigio del principe de Rachewiltz nell’ambiente dei cultori della Tradizione. Così è a lui che si rivolge Corallo Reginelli, ultimo sopravvissuto dell’evoliano “Gruppo di Ur”, per farsi scrivere la prefazione al volume Il lanciafiamme con amore. Il sacrale e le illusioni (pubblicato con lo pseudonimo di C.R. Alone cioè Corallo Reginello solo), dove “il lanciafiamme è ciò che dissolvendo tutto il profano lascia finalmente scorrere l’energia del sacro”. Il volume è pubblicato nel 1988 dalle Edizioni Nuove Impronte di Roma. Nel 1995 con questo nome si formerà un’aggregazione militante all’interno di Alleanza nazionale, presente nella periferia sudorientale di Roma, la cui prima uscita pubblica è la diffusione di un manifesto murale con il ritratto di Mishima e la promessa di un ritorno all’impegno politico in toni apollinei-esistenziali.
[vi] Fonte delle rivelazioni un pentito, Fabio Nistri, trentasei anni, figura di spicco della ’ndrina dei Di Giovine, trapiantata a Milano. Secondo Fabio Nistri un affiliato della ’ndrangheta, Massimo De Nuzzo avrebbe avuto contatti con i servizi segreti, con l’eversione di destra e sarebbe stato protagonista di traffici di missili con i Lupi grigi, la banda neofascista turca di Alì Agcà - l’autore dell’attentato al Papa - e di fucili mitragliatori con un paese africano. De Nuzzo - a detta di Nistri - avrebbe sostenuto di essere figlio di un dirigente dei servizi segreti, mentre il marito della madre gli aveva dato il cognome, rivendicando una vecchia militanza nell’estrema destra milanese. L’ex terrorista nero avrebbe raccontato a Nistri di assalti alle sezioni del Pci ma anche di rapporti con mercenari protagonisti di varie vicende belliche e con “un ex carabiniere di Pordenone, tale Paschetto (...) coinvolto in una vicenda di intermediazione nel commercio di quindicimila fucili mitragliatori destinati a un paese centroafricano”.
Ci sono persone che appartengono a chi li ama, a prescindere dall'albero genialogico o di un legame di sangue, non è bello quello che dice la Figlia, anzi, se il padre ha resistito all'oblio probabilmente è perchè una parte non si è rassegnata a considerarlo pazzo, mai rassegnata: Le affinità elettive di Pound con un mondo esulano da ogni altra cosa, e c'è un mondo che ne è custode e erede naturale per comunità di intenti e condivisione del pensiero.
RispondiEliminaIl fatto di essere la figlia di Pound non gli da il diritto di rivendiarne la proprietà, questi personaggi sono patrimonio dell'umanità, non della famiglia, sono come le vittime di mafia o del terrorismo.
Ezra Pound lo amano alcuni tipi umani e sono gli stessi tipi umani che comprano i libri di Pound da sempre, i cui diritti vanno alla signora, almeno il rispetto per chi il padre non l'ha mai considerato un pazzo dovrebbe averlo;
ho letto l'articolo a pagina 43 de La Stampa e forse avrebbe fatto meglio a tacere la signora, peccato.
c'è sempre la possibilità di stendere un velo pietoso sulle miserie umane. La signora sale ogni tanto alla ribalta per i suoi strali contro "quei fascisti" che si sono appropriati del nome di suo padre (notoriamente avverso all'Italia mussoliniana, ovviamente), ma al solito è seppellita dalla più classica delle risate.
RispondiEliminaPoche chiacchiere: Pound ci ha lasciato (a noi nel senso di umanità, non a lei nel senso di figlia ed erede, purtroppo) un'eredità di altissimo lignaggio poetico e una critica analitica lucidissima e potentissima dell'usurocrazia, oltre che le sue altrettanto alte teorie economiche.
Sono i ragazzi della Tartaruga degni di raccogliere questo testimone? Questa è l'unica domanda che conta, e la risposta è demandata a noi ed ai fatti, non certo alla Mary.
I fatti, a mio modesto avviso, dicono di sì: CasaPound porta degnissimamente il nome del Poeta.
Liberi altri di dissentire.
Nietzsche ha ragione nel sostenere che i figli devono *uccidere* il padre. Forse avrebbe dovuto dedicare una paginetta al diritto dei padri di *uccidere* i figli. La signora in questione, poi, è una che si è convinta ch e il padre fosse solo cervello e niente cuore, mentre di CPI sa quel che gli hanno raccontato i media. Se comunque passa il principio legale dell'appropriazione indebita ne vedremo delle belle in Italia.
RispondiEliminapenso faccia poco..non si chiama casa EZRA POUND ma casa POUND un cognome non unico
RispondiEliminaVolere volare il nome di Pound e di chiunque deve essere usato nel rispetto dei sentimenti della famiglia... se non vogliono Casa Pound deve cambiare nome perchè è offensivo verso lo stesso abbusare della pazienza degli eredi.
RispondiEliminaSOLIDERIETA' ALLA FIGLIA DI EZRA!
i soliti fascisti..appena uno fa una cosa che non gli garba partono con gli insulti e il letame tirando in ballo mariti prozii e quant'altro
RispondiEliminainalfabeta
RispondiEliminaLondra (Regno Unito), 24 dic. (LaPresse) - La figlia del poeta Ezra Pound, Mary de Rachewiltz, ha intentato una azione legale contro il movimento CasaPound perché cambi nome. Secondo la donna, infatti, l'uso del cognome del padre ne scredita la reputazione. Lo riferisce il quotidiano britannico The Guardian sul proprio sito web. "Un'organizzazione politica compromessa come questa - ha dichiarato la donna - non ha nulla a che fare con il nome Pound". Suo padre aveva notoriamente simpatie fasciste e antisemite. L'idea di avviare il procedimento legale contro il movimento, spiega la 86enne de Rachewiltz, è nata due anni fa "quando ho capito che CasaPound si era allargata fuori da Roma".
RispondiEliminaMa la decisione finale è maturata dopo che un simpatizzante del gruppo ha sparato, il 13 dicembre a Firenze, uccidendo due senegalesi e ferendone altri tre, prima di uccidersi. "Questo mi ha colpito terribilmente. E' stata l'ultima goccia - ha spiegato la figlia del poeta al Guardian - anche perché ho studiato a Firenze e ciò mi ha reso i fatti ancora più dolorosi".
Anonimo delle 16: fascista a chi?
RispondiEliminaQuali insulti?
Rigorosa pertinenza: atteso che la figlia si preoccupi del buon nome del padre improvvidamente accostato ai fascisti del terzo millennio, mentre lui nel secondo millennio era un intellettuale di provata fede antifascista (o sbaglio?) non pensi che sia giusto ricordare che quando è stato la scorretta condotta del marito miss Mary non si sia preoccupato tanto degli schizzi di merda che rimbalzavano sul buon nome paterno?
Assolutamente ridicola la pretesa della figlia, purtroppo la demonizzazione del fenomeno "nazifascista" in generale, avvenuto nel dopoguerra, con le teorie cattivistiche che per intenderci non vengono applicate ai massacratori di Hiroshima e Nagasaki, hanno intimorito e colpevolizzato tanta gente che era all'oscuro nel tempo della guerra di tante supposte e dimostrande nefandezze. Dopo la guerra solo degli eroi e dei profanatori della pseudoverità storica assoluta hanno preso il testimone di una battaglia poundiana contro il mondo consumistico-usuraio. Ora Pound è un simbolo di liberazione come lo può essere Ghandi o Luther King, come anche laicamente Cristo. Ed io sono cattolico, beninteso. Ma esiste un copyright che mi preclude il collegare associazioni culturali e politiche ad alcunchè storicamente vicino o lontano, essendo questi esempi patrimonio dell'umanità tutta? Mi vien da chiedermi dove sono gli eredi di Che Guevara quando viene commercializzato in ogni modo...ho paura che ciò possa succedere tra l'altro anche ad Ezra, che un giorno qualcuno se ne esca con una nuova linea d'abbigliamento,un trench o una marca di the...ma cosa importerebbe, questo è il mondo ragazzi...o si cambia il mondo o è questo lo scenario...non è ammissibile un diritto di veto ad utilizzare nomi che rappresentano un faro, un percorso virtuoso, che possono col loro esempio dignificare l'umanità e contribuire a liberarla dagli attuali oppositori della Civiltà.
RispondiElimina“L’enorme tragedia del sogno sulle spalle curve
RispondiEliminadel contadino
Manes! Manes fu conciato e impagliato
Così Ben e Claretta a Milano
per i calcagni a Milano
Che i vermi mangiassero il torello morto
DIGONOS, digonos
ma il due volte crocifisso
dove lo troverai nella storia?
ma ditelo al Possum: uno schianto, non una lagna
con uno schianto senza una lagna,
Per costruire la città di Dioce che ha terrazze color
[delle stelle.”
Massimo Bacigalupo interpretando quel brano ha colto il gioco di parole allusivo tra Dioce e Duce: la città di Dioceo Deioce, altro nome della scomparsa Ecbatana, capitale della Media saccheggiata nel 550 a.C. dal persiano Ciro, è ricordata da Erodoto. Qui a Pound serve per echeggiare il pacifico, costruttivo sogno fascista dei fanti contadini impegnati nelle bonifiche da cui sorsero le città nuove del Duce. Bacigalupo prosegue l’interpretazione:«L’avvicinamento della cruenta fine di Mani (276 d.C.) alla recente macabra istantanea di Mussolini e della Petacci appesi per i calcagni significa subito non solo che il dittatore era un capo religioso ma, a livello di senhal (“And they called us the Manicheans”, c. 23), l’allinearsi dell’Italia fascista ad altre civiltà del ‘sogno’ distrutte, soprattutto quella provenzale-albigese: è questa per Pound la tragedia del contadino che si ripete nella storia in quanto gli usurai, i crociati di turno, sopraffanno il mondo dell’economia naturale e della sua cultura per introdurvi lo sfruttamento. Quando il dittatore (il nome della cui compagna accenna già il tema della sposa mistica e della luce che è al centro del paradiso poundiano) viene paragonato ad un torello divorato dalle larve (la folla di Piazzale Loreto), Pound sta risalendo alle origini della tragedia, al sacrificio del capro, e accennando, come nei canti centrali, l’interpretazione di morte e resurrezione: e infatti subito appare Dioniso, “duevolte nato”, (anche perché ucciso e rinato), e, per via dell’allusione alla “doppia crocefissione” (di Mani o di Mussolini prima giustiziato e poi impiccato?), lo stesso Cristo»
Tratto da La morte dei fascisti, di Giano Accame. Lo incollo per dire che la figlia forse farebbe meglio ad accettare in maniera più serena le idee del padre, e conseguentemente che associazioni che si rifanno al fascismo lo abbiano a modello.
Toh, cercavo informazioni sui Canti Pisani quando mi sono imbattuto in un articolo del 1994 in cui c'è qualcosa di molto pertinente a questo argomento:http://archiviostorico.corriere.it/2004/agosto/30/Pound_canti_dolore_alle_soglie_co_9_040830063.shtml
RispondiElimina"Non leggerete invece la mia prefazione alla nostra edizione dei Cantos Pisani. Gli eredi del poeta americano, trincerati dietro le leggi del copyright, hanno censurato quel che ho scritto, minacciando di non concedere il permesso sui versi. Abbiamo preferito non privarvi della rauca bellezza dei Cantos Pisani, anticipando parte della prefazione sul giornale. Il libro, che vi raccomando di cuore, andrà in edicola, unico, senza prefazione. Che cosa ha irritato gli eredi Pound fino alla censura? L' antica diatriba arte-politica, che ha avvelenato il secolo passato e ancora inquina il giudizio critico su grandi dell' arte, Picasso, Brecht e Neruda a sinistra, Pound, Borges e Celine, a destra. Avevo scritto che il tempo, il più raffinato dei critici letterari, ripulisce dalle polemiche i capolavori, rendendoceli nella loro energia creativa. Brecht scrisse versi stalinisti, Pound elogiò Hitler e Mussolini. Questo non garba agli eredi Pound che, da anni, perseguono un' operazione di censura con la candeggina dell' ipocrisia, provando, invano, a smacchiare il nazifascismo di Pound. È questa la vera offesa alla memoria di Ezra Pound, perpetrata in suo nome da chi si illude di rappresentarlo. Offuscare la verità, offrendo un Pound «democratico» mai esistito, montandone una versione di cartapesta, domestica e bonaria, che avrebbe disgustato il dandy dei Cantos."
Sembra che la storia si ripeta...
Certo che e' paradossale vedere la sig.ra Mary come si sbraccia per salvaguardare il nome del padre , mentre la Goldman & Sachs ha preso tutta l'Europa in ostaggio con un golpe , per difendere i suoi sporchi traffici speculativi sul debito sovrano degli stati ( non piu' sovrani ) .... Forse il Padre avrebbe avuto in una fase come questa , ben altre attenzioni, piuttosto che difendere il copyright del proprio cognome ... Forse un Casseri qualsiasi e' molto piu' pericoloso di Usura ?
RispondiEliminaUsura. Questo il nemico delle genti. Abile nel nascondersi e nel lanciare inchiostro lungi da sè per sviarci dal prenderla e tagliarle i tentacoli asfissianti.
RispondiEliminaIl problema è che questa a 86 anni, ha qualcuno che da dietro spinge e monetizza....ma la storia e il destino di un nome, non sono proprietà di nessuno. Almeno la figlia anzichè sputtanarsi i beni del padre e darsi all'alcool, potrebbe trovare il coraggio di benedire chi nel nome del padre combatte le sue stesse battaglie, evidentemente lei del padre non si ricorda un cazzo.
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