Il golpe Borghese tra storia e leggenda: 1.dalla nascita del Fronte al 12 dicembre
Tanto si è scritto e tanto si è detto che, nella coscienza collettiva, il tentativo di colpo di stato noto come Golpe Borghese è diventato sinonimo di un maldestro tentativo di rivolta istituzionale messo in atto da un gruppo di sgangherati nostalgici. Niente di più che una buffonata. E invece non è così. L'insurrezione armata che si verifica nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 (la notte dell'Immacolata) è ancora oggi un altro dei tanti punti oscuri della storia repubblicana. Non è chiaro perché fu messo in atto, a cosa realmente mirasse e soprattutto perché fallì e chi lo fece fallire. (Sandro Provvisionato)
(umt) Il golpe Borghese è un tema che ho più volte affrontato nella mia produzione saggistica, inserendolo sempre in un contesto più ampio, delle manovre del cosiddetto "partito americano". Il recente volume sul "Golpe inglese", di cui abbiamo cominciato a occuparci nei giorni scorsi, confuta sostanzialmente questa vulgata, che è anche la "narrazione" che ha ispirato l'ultima tornata di inchieste giudiziarie sulle stragi del quinquennio nero (1969-74). In attesa di entrare nel merito delle questioni sollevate da Fasanella e Cereghino, vi ripropongo, in tre parti, il capitolo sul Fronte nazionale e il golpe Borghese pubblicato nel mio libro "Naufraghi. Da Mussolini alla Mussolini. 60 anni di storia della destra radicale" (Immaginapoli, 2005). Qui potete leggere la seconda parte. Qui la terza.
Dopo la conquista del potere da parte dei militari in Grecia, nell’aprile 1967, e l’esplodere della rivolta studentesca in Italia sembrano mature le condizioni per una decisa svolta reazionaria: Junio Valerio Borghese – uscito dal MSI in polemica con la sinistra populista di Almirante – mette a disposizione il suo prestigio militare per coagulare i disparati e frantumati ambienti golpisti, al di là degli steccati neofascisti, in un FRONTE NAZIONALE che è fondato il 13 settembre 1968. Il “principe nero” non è soltanto un’icona dell’estrema destra ma è ben inserito nel “partito americano”: nel dopoguerra era stato salvato dal colonnello Angleton, responsabile dei servizi segreti militari USA, con cui era poi rimasto in ottimi rapporti. Da anni il “Comandante” è il naturale riferimento dell’interventismo neofascista e ricopre un ruolo di cerniera.
Nell’autunno 1966 Michelini gli affida l’incarico di favorire il rientro degli extraparlamentari. Rauti, però, pretende «una pubblica presa di posizione dell’esecutivo nazionale del MSI». Non se ne fa niente ma il rapporto di Borghese con ORDINE NUOVO resta ottimo: insieme alla FEDERAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI della RSI promuovono l’astensione alle elezioni politiche del maggio 1968 e, dopo il rientro del CENTRO STUDI nel MSI (novembre 1969), Giulio Maceratini e Rutilio Sermonti sono inseriti nel direttivo nazionale del FRONTE. Il sodalizio s’interromperà solo nell’autunno 1970, per contrasti sulla spartizione dei fondi anche se trent’anni dopo Rauti tenterà di retrodatare la presa di distanze annettendo la posizione diffidente assunta da Graziani quando già si era consumata la scissione ordinovista. Nello stesso autunno 1968 in Portogallo la centrale internazionale di Guerin Serac, l’ex militare dell’OAS che ha costruito un’agenzia di servizio affiliata alla CIA e specializzata nella guerra rivoluzionaria (dalla disinformazione all’infiltrazione, dal terrorismo all’antiguerriglia) elabora un programma golpista ispirato alla dottrina atlantista della “parata e risposta” e alla prassi dei “colonnelli” ad Atene che sarà puntualmente attuato in Italia, tra infiltrazioni e attentati realizzati con modalità e obiettivi tali da essere attribuiti
alla sinistra, per suscitare una domanda d’ordine e provocare la reazione antidemocratica delle Forze armate.
Il FRONTE rappresenta la principale articolazione operativa del “partito del golpe” a cui afferiscono numerose cellule autonome e finisce per costituire la camera di compensazione tra ambienti di Palazzo e militanti extraparlamentari. Mentre piccoli gruppi fanno direttamente riferimento a Borghese, Delle Chiaie è designato come delfino. Il “Comandante”, ammirandone la rigida ortodossia, la spregiudicata spavalderia, l’audacia delle imprese costituisce intorno ai suoi quadri l’ossatura dei GRUPPI B, l’apparato operativo. Il costruttore Benito Guadagni offre la sede, i primi soldi e la soluzione dei problemi personali del Principe. Sono aperte in pochi mesi decine di sedi in tutt’Italia, reclutando molti reduci di Salò ed ex militari, raccogliendo cospicui finanziamenti dagli industriali per un progetto rozzo eppure non ingabbiato negli steccati ideologici neofascisti. Una significativa accelerazione è determinata dalla conquista repubblicana della Casa Bianca.
Nell’incontro romano del febbraio 1969, svolto in una Capitale in stato d’assedio per la violenta protesta del movimento studentesco, il presidente Giuseppe Saragat ottiene l’avallo dal collega americano, Richard Nixon, a un articolato programma reazionario che prevede la scissione del PSU, le elezioni anticipate, una decisa svolta a destra, favorita da una domanda d’ordine a cui dovrebbe concorrere non solo la contestazione giovanile ma anche un preciso piano di attentati che ricalca le modalità dell’escalation terroristica propedeutica al golpe in Grecia. Il sostegno americano alla svolta reazionaria è garantito dal nuovo ambasciatore, Graham Martin, uomo di estrema destra. Gli ambienti finanziari britannici che trovano espressione nell’Economist puntano invece decisamente su “equilibri più avanzati” e in pieno autunno caldo non esitano a riconoscere il ruolo responsabile di sindacati e PCI rispetto all’ondata crescente della conflittualità operaia. Così, dopo aver denunciato il ruolo del regime dei “colonnelli” negli attentati terroristici, sarà l’Observer a indicare nel presidente Saragat l’ispiratore della “strategia della tensione”.
Gli Orientamenti programmatici del 1969 invocano un ordine politico che ripudi materialismo, massificazione e lotta di classe, uno “Stato forte”, autorevole e efficiente, che riconosca un ruolo primario delle Forze Armate e sopprima gli odiati partiti e il Parlamento. Nell’aprile 1969 in un incontro con gli armatori genovesi si decide di costituire «gruppi di salute pubblica [per] contrastare – anche con l’uso delle armi – l’ascesa al potere del PCI». La scadenza golpista è fissata tra giugno e settembre. Nello stesso periodo c’è il primo contatto tra il generale Miceli, comandante del SIOS Esercito, e il costruttore Remo Orlandini, numero 2 del FRONTE NAZIONALE, che poi incontrerà almeno quattro volte il colonnello Pace per scambi informativi. Delle manovre in atto si rende conto anche uno dei “quadri” più prestigiosi della sinistra “fuochista”, l’editore “rosso” che dal pericolo del golpe imminente sarà spinto ad anticipare il passaggio in clandestinità. In un fortunato pamphlet, scritto e pubblicato in tempo reale lo scenario è descritto con notevole precisione e felice intuizione:
La crisi politica che stiamo vivendo in Italia con l’attuale vuoto di potere; le prospettive delle agitazioni sindacali per il rinnovo dei contratti, per lo sganciamento dei salari dalla produttività e per assicurare migliori condizioni di vita, un maggiore e più diretto potere politico ed economico alle classi lavoratrici che, nella prassi, si identificano sempre meno con i vertici dei partiti e dei sindacati; infine sul piano internazionale l’addensarsi di serie difficoltà per l’economia americana, hanno indotto a nostro avviso, già da alcuni mesi, certe forze di destra a predisporre e attuare un piano politico e militare preciso, volto a imporre al paese una radicale e autoritaria svolta a destra, un colpo di Stato all’italiana.
A fine estate il SID già conosce questi progetti:
Borghese ha studiato un piano di “provocazione” con una serie di grossi attentati dinamitardi per fare in modo che l’intervento armato di destra possa verificarsi in un clima di riprovazione generale nei confronti dei criminali “rossi”. (1-continua)
Un ottimo modo per cominciare una discussione seria, Ugo.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'editore rosso (Feltrinelli) già nel luglio del 1969, costui anticipava l'ipotesi di una strage, incolpando i reazionari fin da subito.Forse godeva di virtù medianiche, le stesse di cui vedremo dotato suo cognato morganatico signor Melega,che seppe prevedere con anticipo la strage alla BNA di piazza Fontana, tenendo presente che Feltrinelli, non era soltanto l'amante della sorella del Melega, ma anche il teste che aveva fornito l'alibi, grazie al quale i coniugi Corradini, accusati dell'attentato di piazzale Giulio Cesare, all'ingresso della Fiera Campionaria di Milano,il 25 aprile 1969, furono rimessi in libertà.Concludo a proposito della pista inglese, ricordando che la campagna di intossicazione con il lancio della teoria della "strategia della tensione" in Italia, fu fatta dal giornalista britannico Neal Ascherson del quotidiano Observer,già corrispondente da Varsavia, giunto due giorni prima della strage della BNA in Italia. Neal Ascherson era in contatto con Feltrinelli conosciuto di persona a Berlino, tramite Rudi Deustcher. Fu lui che inventò la formula della "strategia della tensione" che ha tuttora uno straordinario successo, presa di mira magistralmente da Massimiliano Griner.Era ora.TV
RispondiEliminaA parte il fatto che Feltrinelli era sposato con Melega, visto che esalti tanto Griner, Tv, dovresti rispondere semplicemente a una domanda. Griner è convinto che non c'è stata "strategia della tensione" ma c'è stata manovalanza fascista nelle stragi. Tu che ne pensi? Basta un semplice sì o no. Invece continui a girarci attorno. Massimiliano è uomo di mondo: non si offende se un appassionato sostenitore è in dissenso su una sua convinzione ...
RispondiEliminaPS: Se si applica lo stesso criterio della previsione creativa, Fachini è colpevole della strage di Bologna ...
Si c'è stata manovalanza neofascista, ma solo per pochi eccidi; mentre la manovalanza per la strage della BNA, compresa quella della Questura di Milano fu di marca anarchica; per la BNA dall'anarchico Pietro Valpreda,per la seconda dall'anarchico Gianfranco Bertoli.La "strategia della tensione" fu inventata ed sponsorizzata in Inghilterra.In data 7 dicembre 1969 (attenzione alle date) il giornalista inglese Leslie Finer sempre su L'Observer, scrisse su alcune pretese rivelazioni, ricevute dalla "resistenza greca", circa un un imminente colpo di stato in Italia, organizzato da un certo "signor P" in combutta con i colonnelli greci.Il misterioso personaggio, prima fu indicato come Randolfo Pacciardi, poi fu indicato Pino Rauti.Il giorno dopo la strage della BNA sempre l'Observer,ne indicava i neofascisti come responsabili materiali, mentre il giornale, indicava come mandante politico, Giuseppe Saragat. Ecco l'origine della "strategia della tensione", raccolta e divulgata nella penisola, come pappagalli dalla sinistra, dai mass media, compresi gli storici di regime.Concludo io con una domanda; UMT ma tu all'alibi fornito da Feltrinelli, ai coniugi Corradini, per la bomba a piazzale Giulio Cesare nei pressi della Fiera Campionaria, ci credi? Mi basta un si o un no. TV
RispondiEliminaHo preso atto della sentenza di condanna per Freda e Ventura per le bombe del 25 aprile e quindi non ho perso tempo a verificare l'alibi ...
RispondiEliminaUMT la storia si ripete,ma gli uomini dalla stessa non imparano mai nulla! Guarda che per quanto riguarda, le varie piste inglesi di intossicazione e di depistaggio mass mediatico, messe in luce dal Fasanella, e in pratica nel 1969/7O, dal giornale britannico Observer, questo avvenne,sempre su regia inglese,anche nel 193O a proposito della strage del 12 aprile 1928 alla Fiera Campionaria di Milano (stesso obiettivo di cui furono accusati i coniugi Corradini il 25 aprile del 1969 scagionati da Feltrinelli, un nome una garanzia!) che ebbe diciotto morti e un centinaio di feriti. L'unica differenza fu data dal giornale che in quel caso era Il Manchester Guardian,gli arrestati tutti "liberogiustizieri" (alcuni ebrei, tutti massoni antifascisti) per quel eccidio, rischiavano il plotone di esecuzione, ma la campagna internazionale che ebbe eco in tutto l'occidente,salvò la pelle agli arrestati, consentendo a costoro di assurgere nel dopoguerra ai vertici della politica nazionale.Naturalmente il Manchster Guardian nel 193O,così come l'Observer nel 197O, accusarono i fascisti (sempre loro!) per entrambi le stragi. La storia è maestra di vita, ma gli uomini dalla medesima non imparano mai niente! TV
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