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Letture d'occasione/4 - Valle: l'unità d'Italia si è fatta sui campi di battaglia

(umt) E' andato in libreria in questi giorni "150 anni di Unità nazionale. Un sogno, un progetto, una realtà", una guida storico-artistica, nata in collaborazione tra Forze Armate - in particolare la Commissione Italiana di Storia Militare (CISM) - e il Touring Club Italiano, dedicata ai primi 150 anni d'Unità a cura di Marco Valle. In coerenza con le più moderne tendenze storiografiche, la guida presenta l'identità italiana attraverso le testimonianze del Risorgimento e della Prima Guerra Mondiale che completò l'Unità con Trento e Trieste. Uno dei pregi di quest'opera, pur nel suo intento celebrativo dei fasti unitari, è di ricordare anche personaggi, monumenti, palazzi legati alla memoria degli Stati preunitari. I tempi dell'editoria non sono certo quelli della cronaca ma è certamente bizzarra la coincidenza tra il varo del volume, che rientra nel grande calderone delle iniziative per le celebrazioni unitarie, e l'insediamento di un governo che è sicuramente il meno "nazionale" della storia d'Italia. C'è comunque, anche, perché negarlo, un pizzico di Ottocento, in tutto questo: bisogna infatti risalire a Pelloux, credo, per trovare un Prefetto insediato al Viminale e un Generale alla Difesa. Ho chiesto a Marco Valle, che è attento e assiduo lettore di Fascinazione, di raccontarci il senso dell'impresa editoriale

di Marco Valle
La pubblicazione di “150 anni di Unità nazionale” è il risultato di un’articolata convenzione stipulata nell’ottobre del 2010 tra il Touring Club Italiano e il Ministero della Difesa in previsione delle celebrazioni unitarie. Nel segno del “turismo patriottico”, il progetto prevedeva, oltre alla pubblicazione dell’opera ora in libreria, una serie di iniziative per i soci TCI: conferenze, manifestazioni, visite di caserme e siti militari.
Per l’occasione, Ignazio La Russa mi ha incaricato — ricordandosi i lunghi anni in cui ho diretto “Qui Touring”, il mensile del TCI — di seguire il progetto redazionale ed editoriale. Lo scopo era fornire uno strumento utile per capire eventi lontani, offrire chiavi di lettura attuali e obiettive del processo unitario. Ma non solo. In sinergia con la Commissione di Storia Militare e l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore Difesa abbiamo cercato di raccontare, senza retorica né passatismi, la straordinaria e spesso misconosciuta ventura risorgimentale agli italiani, soprattutto ai più giovani.
Convinti che la storia del mondo militare è la storia stessa del nostro Paese, abbiamo voluto ricordare che l’Unità si decise soprattutto sui campi di battaglia delle guerre d’Indipendenza, da Goito a Curtatone, da Calatafimi a Bezzecca. Prove durissime in cui il piccolo esercito sardo piemontese e i tanti volontari affluiti d’ogni parte d’Italia, reparti regi e “corpi franchi” — bersaglieri, cavalieri e universitari toscani, carabinieri, granatieri e garibaldini —, combatterono fianco a fianco in nome di un ideale, di una speranza: un’Italia libera e moderna.
Al tempo stesso ho tentato — spero con qualche risultato — d’evidenziare nel lungo saggio introduttivo altri aspetti meno indagati come i dati economici (per esempio, il conflitto commerciale austro-piemontese nel periodo albertino e nel “decennio di preparazione”), la contrapposizione tra il piano trasportistico trans adriatico asburgico (imperniato su Trieste) e il progetto cavouriano trans tirrenico (basato sul rilancio di Genova), la dimensione internazionale (le ambiguità britanniche e l’attivismo neo napoleonico). E ancora, accanto al ricordo dei patrioti caduti sul fronte o sulle barricate, nelle carceri o sulle forche, ho ritenuto giusto — in piena sintonia con la Commissione di Storia Militare — rammentare personaggi, monumenti, eventi legati alla memoria degli Stati preunitari, dei “vinti” del Risorgimento. Un piccolo contributo per una storia nazionale il più possibile condivisa.

4 commenti:

  1. Marco Valle, il nazionalrivoluzionario col salvagente gonfiabile in tasca, per la cronaca il salvagente è stato Ignazio La Russa! Per la serie devo campà....e possibilmente anche bene!!!

    Filippo

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  2. Caro UMT,
    ….“Convinti che la storia del mondo militare è la storia stessa del nostro Paese, abbiamo voluto ricordare che l’Unità si decise soprattutto sui campi di battaglia delle guerre d’Indipendenza, da Goito a Curtatone, da Calatafimi a Bezzecca. Prove durissime in cui il piccolo esercito sardo piemontese e i tanti volontari affluiti d’ogni parte d’Italia, reparti regi e “corpi franchi” — bersaglieri, cavalieri e universitari toscani, carabinieri, granatieri e garibaldini —, combatterono fianco a fianco in nome di un ideale, di una speranza: un’Italia libera e moderna.”….

    Mah...ho sempre pensato, con Dante, che esistesse sotto traccia una koiné italica che ha finito col tempo inevitabilmente a condurre all’unificazione anche politica. Il processo ebbe alcuni catalizzatori: il Sud si è unito al Nord grazie allo sforzo di mille camicie rosse al seguito di Giuseppe Garibaldi, appoggiati dalla flotta inglese. In realtà i Mille erano 1.089 compresa una donna. Se non ho fatto male i conti ne morirono in combattimento 88, principalmente a Calatafimi e Palermo, quindi alla fine della guerra rimasero giusto in mille. Non fu certo una passeggiata ma nemmeno una straordinaria epopea eroica. In seguito, secondo Paolo Brogi, 24 reduci morirono in manicomio, 16 si suicidarono e altri ancora si persero per le strade del mondo. Le tre battaglie decisive per l’unificazione del Nord, non furono certo quelle di Goito , di Curtatone e tantomeno quella di Bezzecca-obbedisco. Quelle vere furono combattute tra eserciti stranieri e cominciano tutte con la lettera esse: Solferino (che come effetto collaterale generò la Croce Rossa), Sadowa e Sedan. Per il completamento dell' Italia il costo fu spaventoso, solo per Trento, Trieste, Gorizia e il confine al Brennero (il cui mantenimento probabilmente fu una delle principali cause della disastrosa alleanza con la Germania) morirono in 600.000 e un milione rimasero mutilati. Anche la Vittoria fu fu detta mutilata e l'Italia affidata a un bravo giornalista romagnolo con l'intento di risanarla. Fu una pessima idea, come lo fu quella di riaffidarla in seguito a un altro uomo della Provvidenza, magnate del mattone e poi delle televisioni. Vediamo come si comporterà l’attuale deus ex machina voluto fortemente dal tuo concittadino che, come direbbe il compianto Eugenio Berselli, pare trasudare bontà dagli artigli.
    alessandro smerilli

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  3. Caro Ugo,

    Smerilli ha ragione, ma ha dimenticato Magenta (espugnata dagli zuavi e dai legionari francesi) e Melegnano. E poi l'occupazione di Lussino e altre piccole ma importanti vittorie della campagna del 1859 che dobbiamo alle armi di Napoleone III.
    Ma, al tempo stesso, vale la pena di ricordare l'insurrezione di Milano (la rivolta di un'intera città), la difesa di Roma e Brescia, i fatti di Osoppo e l'assedio di Venezia nel '49 e poi Pisacane, i Bandiera, le insurrezioni romagnole etc. Segmenti importanti di popolo (prevalentemente urbano) che si ribellava, combatteva. Dopo secoli di rassegnazione.
    E poi lo sforzo del piccolo esercito sardo piemontese contro le armate di una potenza continentale. Piccole battaglie, certo. Ma per la prima volta uno stato regionale osava sfidare il potere egemone. Tutto inutile, tutto vano? Tutto pittoresco o buffonesco. Non credo.
    Certo vi è la questione del Sud. Una pagina amara e controversa. Ho il massimo rispetto (e lo ho scritto) per l'epopea di Gaeta e Civitella, ma dov'erano i quadri militari e politici borbonici quando Garibaldi sbarcò a Marsala? Perchè tradirono, perchè fuggirono, perchè si vendettero agli agenti di Persano e La Farina? Perchè un regno crollò in pochi mesi? Solo colpa degli inglesi e dei massoni? Non credo.
    Spero che Smerilli abbia la pazienza di leggere il libro che ho curato o il prossimo (esce a dicembre) incentrato sulle implicazioni socio economiche del movimento unitario. Vi è materiale per discutere.

    Marco Valle

    P.S. A Filippo: grazie a Dio, da sempre vivo benissimo e nuoto ottimamente ( anche senza salvagente...).

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  4. Allora bisogna ricordare anche Valle Giulia

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