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Il dibattito sul Che/3: gli altri interventi

dal Corriere del Mezzogiorno.it
SALERNO — Tanti militanti ma poche facce note al convegno di CasaPound Salerno sulla figura di Ernesto Che Guevara, tenutosi sabato sera presso il Centro studi Marconi di Torrione. Molti i semplici cittadini che hanno fatto capolino in una sala gremitissima, ma l'argomento - alquanto innovativo e rivoluzionario per chi respira «aria di destra» - non è stato capace di scardinare un certo tabú della intellighenzia di sinistra, totalmente assente all'evento.
Nessuno di quanti sono stati protagonisti delle polemiche sul convegno vi ha preso parte. Al contrario, alcuni esponenti della destra politically correct non hanno voluto far mancare la propria presenza, a cominciare dall'ex deputato del Pdl Guido Milanese, dal responsabile regionale di Italia Protagonista Salvo Iavarone e da consigliere provinciale Massimo De Fazio. L'evento di CasaPound Salerno era iniziato ben due ore prima del suo avvio ufficiale.
Già dalle 16, infatti, gli uomini della Digos, insieme a due pattuglie della polizia, una dei carabinieri e ad una squadra di agenti in assetto anti sommossa, hanno iniziato a presidiare l'intera area attorno al circolo Marconi, per prevenire qualsiasi problema.Un servizio d'ordine forse eccessivo per gli organizzatori ma motivato dal fatto che sul web, all'indomani della pubblicazione della data del convegno sul Che, si era scatenata una guerriglia virtuale che poteva far presagire l'arrivo di antagonisti e di militanti della sinistra. Per fortuna nulla è accaduto e tutto si è concentrato sul dibattito storico-culturale. Dopo l'introduzione affidata al giornalista Mario De Fazio, è stata la volta di Luca Lezzi, responsabile culturale di CasaPound. «Il finto antifascismo a Salerno è una malattia che abbiamo debellato da tempo - ha esordito - vorrei ricordare a tutti che l'azione di Guevara arrivò in un momento in cui in Italia la sinistra lo snobbava assolutamente. Anzi in quegli anni, e parliamo degli anni '60, Guevara fu preso come modello proprio dai reduci di Saló e i primi a dedicargli una canzone furono quelli del Bagaglino di Roma. Che Guevara ci piace perché combatteva la destra capitalista e liberista e noi il 26 novembre saremo a Napoli per un corteo contro la crisi scaturita proprio da questo modello di società, a differenza di chi oggi si dichiara pacifista e di sinistra e compra le magliette con la faccia del Che, uccidendo nuovamente la sua figura, ormai icona pop del capitalismo».
Umberto Adinolfi

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