Header Ads


Il blocco nero e gli scontri di sabato 15 tra scoop e realtà



(umt) Le parole e i fatti. Questa lunga autointervista di un esponente del "blocco nero" è presentata così da Il fatto quotidiano:
Questo documento arriva direttamente dal cuore del cosiddetto blocco nero. E' una bozza di manifesto politico che getta nuova luce sugli episodi di violenza di sabato scorso a Roma. Ilfattoquotidiano.it è riuscito ad entrare in contatto con alcuni di loro e, dopo una lunga trattativa, ha ottenuto il filmato. Nel video un esponente di questa area politica risponde ad alcune nostre domande che gli abbiamo recapitato via Skype. Ci sarebbe piaciuto controbattere e replicare a molte delle affermazioni fatte, ma non è stato possibile. Tuttavia, in virtù del suo valore documentale abbiamo comunque deciso di pubblicarlo.
Da quello che si sente, non avendo elementi per certificarne la veridicità, mi pare che si possa tranquillamente affermare l'assoluta verosimiglianza dei contenuti. I temi agitati, i riferimenti culturali e ideologici (lo stato d'emergenza permanente, il comunismo come movimento reale), persino alcuni tic psico-linguistici (il fascistello ma anche più in generale una certa ridondante prolissità) sono ampiamente diffusi in un'area dell'antagonismo sociale di matrice operaista piuttosto che anarco-insurrezionalista. 
Tutte le informazioni specifiche sugli scontri del 15 ottobre coincidono con quanto è dato sapere: l'intenzione di portare l'assalto ai Palazzi, la volontà di regolare i conti con altre frazioni del movimento (i disobbedienti e quanti altri dialogano con Vendola e De Magistris per bissare l'operazione Caruso alle prossime elezioni), il coinvolgimento nella seconda fase degli scontri di soggetti sociali assolutamente non organizzati.
Certo, poi leggi del Pelliccia, del pericoloso black bloc arrestato a Chieti perché da Ariano Irpino stava andando in val Susa ed è passato dal suo pusher (che giro, però!) e ti rendi conto che la situazione volge al peggio ma continua a non essere seria.  

6 commenti:

  1. l'operaismo è un parente di secondo grado, così come l'anarcoinsurrezionalismo. i riferimenti più espliciti e diretti, inclusa la lettura di un passaggio del libro, vanno al "comitato invisibile" autore dell'*insurrezione che viene*. il che conferma la veridicità della testimonianza (il libro ha una circolazione underground).

    RispondiElimina
  2. il ragionamento sullo stato d'emergenza permanente come modalità specifica della governabilità italiana affonda le radici nella lettura che di Schmitt fanno i teorici dell'Autonomia negli anni 70, da Critica del diritto a scendere ...

    RispondiElimina
  3. non stavo negando una qualche affinità teorica con l'autonomia. il punto è che gli eredi diretti dell'autonomia sono casarini e i disobbedienti, da una parte, e i settori più hard tipo askatasuna di torino e l'area dell'"autonomia di classe", dall'altra. questi altri - che conosco, frequento, e non disprezzo affatto, pur non identificandomi - provengono piuttosto dall'area che negli anni novanta faceva riferimento agli squat anarchici, che spesso si trovavano in radicale contrapposizione con i centri sociali postautonomi (un esempio della polemica di quegli anni: http://www.ecn.org/elpaso/distro/libri/elpaso_edizioni/legal.htm). ciò che nel loro discorso può sembrare di matrice operaista deriva in realtà da qui: http://www.porfidolibri.org/comitato-invisibile-l-insurrezione-che-viene-1 i cosiddetti "black bloc", perlomeno questi autointervistati sul «fatto», nulla hanno a che fare con tronti o toni negri, semmai hanno letto riccardo d'este (anche se, c'è da dire, scalzone si trova molto più a suo agio con questo ambiente, oggidì, che con gli ex autonomi)

    RispondiElimina
  4. ho conosciuto e frequentato il piccolo nucleo luddista-commontista napoletano e già a metà degli anni '70 le idee e le posizioni di D'Este avevano ampia circolazione e influenzavano in modo diversificato un'area ben più ampia del piccolo gruppo organizzato.
    quanto a Scalzone so bene che per molti esiti i suoi approdi sono piuttosto vicini a certa ultragauche francese anziché ai nipotini del Professore.
    Toglimi un'unica perplessità: i riferimenti al fascismo di stato mi sembrano ascendere a tutt'altri riferimenti di quelli così precisamente da te definiti ...
    Grazie comunque per la segnalazione dei due volumi che provvedo immediatamente a scaricare...

    RispondiElimina
  5. pardon un volume e un ipertesto.
    ps: quanto al volume, aprendo il pdf leggo l'ultima pagina e mi sembra di capire che l'indicazione fosse esattamente opposta a quella del progetto iniziale del 15 ottobre, dell'assalto al Palazzo ...

    RispondiElimina
  6. vere entrambe le obiezioni, cui rispondo pur ribadendo che non mi identifico totalmente col gruppo in questione e che sono piuttosto un fratello maggiore (e un fiancheggiatore, talvolta).
    i riferimenti al "fascismo di stato" più che da una cristallina presa di posizione teorica penso derivino da una certa vischiosità (o, se vogliamo, pigrizia) ideologica. il fascismo di stato è moneta corrente (e inflazionata) del discorso politico dell'estrema sinistra, ma è moneta facilmente spendibile anche verso il più ampio pubblico genericamente antifascista e di sinistra. può darsi che mi sbagli, ma per me quella parte del discorso è una goffaggine (a pensar bene) o una paraculata (a pensar male), più che una presa di posizione teorica.
    discorso simile per l'assalto ai palazzi del potere. in questo caso sono più ragionevolmente certo che si tratti di una furbizia tattica, che si aggrappa al sentire diffuso del que se vayan todos, ma che un po' stride con alcuni assunti di base di questa nuova "autonomia diffusa". peraltro questa furbizia tattica è strettamente connessa a una delle accuse più spesso rivolte al blocco nero, quella di parassitare manifestazioni più ampie, facendosi scudo dei manifestanti pacifici/inconsapevoli e approfittando dell'assenza di servizi d'ordine strutturati.
    jules bonnot

    RispondiElimina

Powered by Blogger.