Arrestati cinque ragazzini di provincia per gli scontri di Roma
(umt) Ragazzini di buona famiglia abitanti nei paesi della cintura metropolitana di Roma. Non c'è solo rabbia sociale o progetto politico organizzato dietro la violenza di piazza nel giorno degli indignati ma anche "il tedio a morte del vivere in provincia". Ieri mattina, infatti, cinque sedicenni della provincia di Roma, fermati negli scontri a San Giovanni del 15 ottobre, sono stati arrestati dalla polizia: il gip Adele Simoncelli ha ordinato gli arresti domiciliari, con l'accusa di «resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento seguito da incendio. Due risiedono a Guidonia, due a San Paolo, uno ad Ardea. Nelle abitazioni di questi studenti incensurati di famiglie medio-borghesi, che non sono collegati con i centri sociali, sono stati sequestrati una maschera antigas, manici di piccone con il nastro adesivo usato come impugnatura, e volantini inneggianti alla rivoluzione: «Liberiamo il 15 ottobre. Comunisti per l'organizzazione di classe». Secondo il rapporto di polizia, i cinque «dopo aver lanciato sassi, bottiglie e ordigni artigianali in direzione dei contingenti delle forze dell'ordine e dopo aver dato alle fiamme alcuni cassonetti della spazzatura per impedirne l'intervento (e forse per assicurarsi la fuga), venivano bloccati dagli operatori di polizia in via Merulana».
Il tedio a morte del vivere in provincia non lo capisco, se è l'adrenalina che manca ci sono mille maniere per procurarsela senza disfare la città. Basta solo avere voglia ed essere dotati d'adeguata volontà
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