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La fatwa di Forza nuova: ma chi è Paolo Pecoriello?

Paolo Pecoriello all'aeroporto di Firenze Peretola nel 1973
prima di un lancio col paracadute (dalla sua pagina Facebook)
Dicevamo ieri dell'interdetto scagliato dalla segreteria toscana di Forza nuova contro due personalità storiche della destra extraparlamentare: il livornese Paolo Pecoriello e il lucchese Marco Affatigato. Del secondo abbiamo parlato a profusione, per il suo ruolo  nelle vicende del Fronte nazionale rivoluzionario, per il coinvolgimento nei depistaggi su Ustica e Bologna, per la dichiarata collaborazione con i servizi segreti francesi e americani ma anche per il breve ritorno all'impegno politico nella destra radicale con la Nuova destra sociale (finito in una rapida espulsione). Il primo, invece, è meno noto, anche perché il suo protagonismo cessa a metà degli anni Settanta, quando un suo memoriale è utilizzato da Violante per costruire un processo contro Ordine nuovo in Piemonte azzeccandoci inconsistenti legami con il gruppo toscano di Tuti. Pecoriello, ex avanguardista, sarà usato dall'accusa anche nel procedimento contro Avannguardia nazionale per ricostruzione del partito fascista. Ma delle sua attività già parla diffusamente, attribuendogli compiti di provocatore,  "La strage di Stato" (1970).  

Paolo Pecoriello, 25 anni, nel 1964 partecipa al "Convegno romano della gioventu' nazionale" come delegato, assieme a Mario Merlino, della sezione del MSI Istria e Dalmazia. Diventa un militante dell' Avanguadia Nazionale di Stefano Delle Chiaie ed e' sempre in prima fila nelle piu' importanti azioni squadristiche.
Nel 1965 con i finanziamenti dei Comitati Civici, organizza una squadra che imbratta i muri delle chiese di Terni con falci e martello e scritte blasfeme. Partecipa nella primavera del 1968 al viaggio premio nella Grecia dei Colonnelli.
Nell'agosto 1968 si trasferisce da Roma, dove e' stato ospite del convento dei Padri Serviti di Santa Maria in via, a Reggio Emilia, dove e' di nuovo ospite dei Padri Serviti nel loro convento della Ghiara retto da Padre gabriele Rocca, noto perche' ogni anno celebra messe in suffragio di Mussolini e dei caduti della Repubblica di Salo'.
A Reggio Emilia Paolo Pecoriello e' ufficialmente impiegato negli uffici del commissariato della Gioventu' Italiana: in realta' ha il compito di "fare opera di agitazione politica", come dichiarera' lui stesso in un verbale di polizia.
Ai primi di settembre fonda una sezione di Avanguardia Nazionale. In tutta la citta' compaiono svastiche e rune, accompagnate da scritte "Viva l'esercito".
L'onorevole Franco Boiardi del PSIUP e il professor Corrado Corghi della sinistra cattolica vengono aggrediti e malmentati dai fascisti di Avanguardia Nazionale.
IL 14 novembre Pecoriello e Graziano Zanoni, dell'organizzazione clandestina fascista dei Figli del Sole, incendiano la libreria Rinascita di Reggio: la benzina 15 litri, e' stata loro consegnata da Padre Paolo Bagnacani, amministratore del convento della Ghiara. Arrestati e processati, i due sono condannati a quattro mesi con la condizionale. Allontanato dal convento Paolo Pecoriello viene ospitato nel pensionato Artigianelli in Via don Zefferino Jodi, di proprieta' delle ACLI reggiane. Licenziato dalla Gioventu' italiana, trova lavoro presso la ditta di lampadari Righi di Villa Rivalta.
Nel maggio '69 organizza la sezione reggiane del GAN (Via dell'Abbadessa) , i gruppi di Azione Nazionale promossi dal direttore del settimanale fascista " il Borghese", Mario Tedeschi, e dal senatore missino Gastone Nencioni.
Nel luglio e' tra gli organizzatori di un campeggio paramilitare sull' Appennino Reggiano. L'iniziativa e' stata decisa in una serie di riunioni che si sono svolte a Rimini agli inizi dell'estate. I fondi necessari, 3 milioni di lire, sono stati forniti da alcuni industriali zuccherieri di Ravenna. La federazione comunista di Rimini, venuta a conoscenza del fatto, provoca un'interpellanza alla Camera dei Deputati e i carabinieri intervengono per vietare il campeggio a soli quattro giorni dal suo inizio.
Gli abitanti del paese di Busana, vicino a Cervarezza, hanno sentito echeggiare colpi e raffiche di armi automatiche ma non risulta che i carabinieri ne abbiano sequestrate o abbiano svolto indagini.
Nell'autunno Paolo Pecoriello, assieme a un fascista di Reggio, Maurizio Faieti, fonda il Movimento Nazionalproletario Corridoni che diffonde davanti alle fabbriche volantini dal contenuto vagamente anarco-sindacalista. Nello stesso periodo Pecoriello cerca di prendere contatti con l'Unione dei Comunisti Italiani marxisti-leninilisti ma viene respinto.
In novembre, nella sede dei GAN in Via dell'Abbadessa, partecipa a un incontro tra fascisti locali e il presidente del Fronte Nazionale, Junio Valerio Borghese (un secondo incontro avverra' alla fine del gennaio 1970). Pecoriello si vanta in pubblico di avere ottimi rapporti con il Commissario Saviano della Questura di Reggio, al quale si rivolge dandogli del tu. Un giorno di fine gennaio '70, Pecoriello smarrisce in un bar di Reggio un opuscolo dal titolo "La giustizia e' come il timone: dove la si gira va." Firmato Fronte Nazionale Rivoluzionario.
L'opuscolo , diffuso clandestinamente in un migliaio di copie, e' stato pubblicato dall'editore-libraio di Treviso Gianni Ventura (autore anche della rivista nazista "Reazione", il frontespizio suonava cosi': "per una visione del Mondo ches'ispiri ai principi aristocratici dell'Autorita' dell'Onore della gerarchia della Fedelta': questi sono i termini della lotta reazionaria e nazionale-rivoluzionaria".) Nel febbraio 1970 l'editore Ventura e' stato denunciato da u suo amico come finanziatore assieme ad altre due persone, degli attentati dinamitardi avvenuti sui treni nel mese di agosto e per aver affermato che davanti alle bombe del 12 dicembre si e' "tirato indietro, preoccupato per la strage che avrebbero provocato".
Paolo Pecoriello e' partito da Reggio Emilia a bordo della sua "500" giovedi' 11 dicembre, il giorno precedente agli attentati, e ha fatto ritorno alle 8 di sera di sabato. Al direttore del pensionato ACLI ha detto di essersi recato a Roma per visitare certi parenti. Un mese dopo, alla redazione di un settimanale romano e' guinta una lettera anonima proveniente da Casine, un Comune della provincia di Reggio. La lettera diceva: " L'autore di uno degli attentati di Roma e' un fascista romano residente a Reggio Emilia."

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