Header Ads


Heller: sbaglia chi parla di fascismo in Ungheria

Agnes Heller durante l'intervista
con Agi Berta e Andrea Tarquini

(umt) Il blog Il simplicissimus ha pubblicato, una settimana fa, una (per me) bellissima intervista ad Agnes Heller, la teorica dei bisogni, scritta dalla mia amica Agi Berta, una compagna napolo-ungherese il cui talento narrativo è già stato apprezzato dai lettori di Fascinazione. Dal testo, abbastanza lungo e godevolissimo nonostante la complessità dei temi trattati, ho estrapolato quattro domande che sono di stretta pertinenza con la riflessione che ha attraversato il blog nelle scorse settimane, a partire dal massacro di Oslo, sui caratteri della nuova ondata di destra in Europa
La triste Ungheria di Agnes Heller di Agi Berta
- E' pragmatica anche sull'antisemitismo imperante 
Il problema non è l’antisemitismo che è sempre esistito in Ungheria. Il problema è che l’antisemitismo è pubblico. Chiunque può fare dichiarazioni antisemite pubblicamente, senza nessuna conseguenza giuridica, cosa inimmaginabile in altre parti d’Europa. (come è successo al Magyar festival, versione opposta al progressista Sziget festival dove un relatore aveva dichiarato tra altro: bisogna sparare ai pidocchiosi ebrei che corrompono l’economia”. A.B.) Il problema però ha radici antiche. L’antisemitismo, Auschwitz, cosi come le conseguenza del trattato di Trianon (trattato che dopo la prima guerra mondiale priva l’Ungheria del 52% del suo territorio e con esso milioni di ungheresi diventano minoranze etniche nei paesi circostanti.) non sono mai stati affrontati in un dibattito pubblico, leale e liberale, ma nascosti come la polvere “sotto il tappeto”. E si sa, troppa sporcizia nascosta alla fine diventa veleno.

- Bevo le sue parole. Andrea passa oltre, e le chiede cosa ne pensa sul fascismo che sembra impregnare la società ungherese con il suo autoritarismo razzista espresso anche nella nuova costituzione.
Non parlerei di fascismo, come non parlerei nemmeno di comunismo o di socialismo. Preferisco definire il potere con bonapartismo. In Ungheria non esistono partiti politici classici come in Germania, Francia o in Polonia. Dove per esempio c’è un governo conservatore, che rispetta però le regole democratiche. Orban no. Orban cerca di concentrare il potere nelle proprie mani, non è un fascista né un populista. Crede nell’oligarchia, se ne sente parte, crede in se stesso e di conoscere il Giusto e ciò che è giusto per l’Ungheria. L’état c’est moi, la societé c’est moi. E con questa concentrazione limita il ruolo del parlamento, rende invisibile (legge bavaglio) l’influenza, pertanto modesta, delle opposizioni. La loro ideologia non è chiara è comunque non corrisponde all’ideologia dei partiti popolari europei. Al livello teorico impera un nazionalismo anacronistico che sul campo dell’economia tende verso un’improbabile autarchia.

- E non le pare una svolta dittatoriale?
No, ma non nemmeno uno Stato di diritto. La democrazia liberale è il concetto vero, e proprio le idee liberal sono sotto tiro, all’indice, oggi in quest’Ungheria. Dare a qualcuno del liberal significa definirlo nemico del popolo, nemico della nazione magiara, un alieno, uno straniero. I conservatori europei – Cameron, Angela Merkel – non possono essere paragonati a Orban. Loro non aboliscono il liberalismo, anzi governano insieme ai liberali. Qui c’è odio verso il liberalismo in generale. E l’identificazione del liberalismo, delle idee liberal, con gli ebrei e l’ebraismo, identificazione che è cupamente tipica del passato. Cioè assistiamo alla rinascita di pericoli che furono creati dai totalitarismi che hanno sempre visto le idee liberal come primo nemico, definendole tra l’altro come cosmopolitismo. La Fidesz non ha idee ma mobilizza con ideologie. Primo, col nazionalismo. Poi con slogan molto tradizionali: la nazione, la famiglia, la religione.

- Dunque si tratta di un totalitarismo?
Non esattamente, perché il totalitarismo vieta ogni pluralismo. L’autocrazia di qui marginalizza, non vieta. Hanno epurato in massa radio e tv proprio per marginalizzare il pluralismo e chiunque che non pensa come loro. Ma nel parlamento siedono anche altri partiti, socialisti, verdi-liberali ma la strategia della Fidesz è comportarsi come se l’opposizione non esistesse o di criminalizzarla come nemici della concordia nazionale. 

6 commenti:

  1. ma, non mi dica, Tassinari...sarà mica diventato anche lei un liberale???

    Un forzanovista

    RispondiElimina
  2. Questa è la famosa Anges HELLER?
    certo che, è poco cavalleresco, ciò che sto per scrivere, ma si vede che il tempo, con la Agnes è stato inclemente. Sia dal punto di vista estetico (Veltroni ha detto ben di peggio su Brigitte Bardot), sia da quello idelogico. Certo che, tutto avrei sognato, tranne che un giorno dover leggere la teorica del marxismo più radiale/radicale, che tesse le lodi del liberalismo. A proposito, ma questa possibile linea guida per la IV Rivoluzione, la teoria dei bisogni, in definitva, ma cosa veramente affermava? Per caso, come credevo di aver capito io, che l'ultimo ruolo progressivo rimasto al capitalismo, era quello di aumentare i bisogni popolari? Esempio:non solo "il pane e le rose", ma anche i pannolini ed i pannoloni, il SOLOPACA bianco, la soppressata calabrese, i biglietti di Juve-Napoli, il basco, il telefonino, il collegamento ad internet, le serate di lap-dens, etc.?
    E/o, come credeva di aver capito un compagno, che, tale teoria, rivalutava i bisogni spirituali? In quest'ultimo caso, la Heller, avrebbe copiato dagli Empiro-criticisti degli anni tra il 1890 ed il 1930.
    Infine: la companga italo-ungherese, è la stessa che scrive sul blog bordighiano "Napolioltre"?
    Comunque:
    W ORBAN!

    RispondiElimina
  3. Ma guardate che non c'è nessuna esaltazione del liberalismo. La Heller si limita a descrivere qual è l'orizzonte politico e culturale di questa destra nuova in Ungheria. Poi ognuno ha le sue priorità (e mal di denti). Io avrei parlato di odio verso la società aperta (come nella Lega) ma nella sostanza stiamo là.

    RispondiElimina
  4. "avrei parlato di odio verso la società aperta (come nella Lega) ma nella sostanza stiamo là".
    Ma poi, cosa ha fatto, per farsi amare, la società "aperta"?
    A prescindere, ma la teoria dei bisogni è più vicina (o meno lontana) a ciò che avevo capito io, o a ciò che aveva capito il mio contradditore? E, in entrambi i casi, cosa c'era, poi, di talmente sovversivo, da essere una possibile ideologia base per la c.d. "IV Rivoluzione"?!? O semplicemente, a me ed all'altro era sfuggito qualche particolare?
    o, forse, la miglior definizione della "Teoria dei bisogni" è quella data da una barzelletta. Un compagno, con la mania (che è anche la mia) di leggere in bagno, sente lo stimolo defecatorio. Lunga la strada per il bagno, vede "Lotta Continua". Poi, lo posa, per Topolino. Quindi, posa pure questo, per il dizionario. Poi, posa anche quest'ultilmo per un libro della Heller. Per quando giunge alla porta del bagno, vi lascio immaginare cosa è accaduto!

    RispondiElimina
  5. Apprezzo lo stile impersonale ma la puoi raccontare tutta la barzelletta: la facilità con cui il compagno risolve il suo bisogno nonostante fosse grande e il sollievo con cui si solleva, guarda in basso e ti sorride: Ue' Serafino ...

    RispondiElimina

Powered by Blogger.