Quando lo stato uccide: annullate due presentazioni
di Tommaso Della Longa e Alessia Lai
Nunzio Albanese, Mario Castellano, Carlo Giuliani, Michele Ditrani, Gregorio Fichera, Mohamed Khaira Cisse, Stefano Cabiddu, Diego Signorelli, Domenico Palumbo, Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Susanna Venturini, Gabriele Sandri, Pasquale Guadagno, Giovanni Grasso, Giuseppe Uva, Marco Di Prisco, Stefano Cucchi. Avremmo parlato di loro, soprattutto dei nomi meno conosciuti. Rimasti nei trafiletti dei giornali locali, serbati da famiglie che non hanno quasi mai avuto giustizia. L’8 luglio a Roma e il 9 a Bologna le loro storie dovevano essere protagoniste. Non noi. Non Alessia Lai, non Tommaso Della Longa. Ma loro, le vittime degli abusi in divisa.
Non succederà: dopo l’annullamento della presentazione del nostro libro “Quando lo stato uccide” alla DinamoFest di Roma è arrivato, a ruota, quello dell’incontro che era in programma, sabato 9 luglio ai Mondiali Antirazzisti. Siamo rammaricati, ma non certo per una mancata passerella personale. Quello che ci intristisce è vedere venir meno degli spazi nei quali poter ricordare e dibattere, facendo così un favore a chi vorrebbe far calare il silenzio sulle violenze di Stato. Questo libro lo abbiamo scritto per non dimenticare quei nomi, persone uccise a prescindere dalle loro idee, dalla loro storia personale. Sarebbe inutile entrare nel merito del diktat che ha imposto l’annullamento delle date programmate già da tempo, visto che si basa sulla valutazione – pregiudiziale - delle nostre vite personali e non sul contenuto del nostro libro. Ma è importante sottolineare un atteggiamento che nulla ha a che fare con la libertà, i diritti, l’antirazzismo e che, al contrario, li calpesta senza diritto di replica. Nunzio Albanese, Mario Castellano, Carlo Giuliani, Michele Ditrani, Gregorio Fichera, Mohamed Khaira Cisse, Stefano Cabiddu, Diego Signorelli, Domenico Palumbo, Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Susanna Venturini, Gabriele Sandri, Pasquale Guadagno, Giovanni Grasso, Giuseppe Uva, Marco Di Prisco, Stefano Cucchi. Avremmo parlato di loro, soprattutto dei nomi meno conosciuti. Rimasti nei trafiletti dei giornali locali, serbati da famiglie che non hanno quasi mai avuto giustizia. L’8 luglio a Roma e il 9 a Bologna le loro storie dovevano essere protagoniste. Non noi. Non Alessia Lai, non Tommaso Della Longa. Ma loro, le vittime degli abusi in divisa.
“Data cancellata”. Questa la comunicazione fatta dagli organizzatori della “Dinamo Fest” alla Città dell’AltraEconomia a Roma a chi aveva organizzato la presentazione del nostro libro, ovvero il Circolo Lettori Fortebraccio. E poi ovviamente una serie di motivazioni di etichetta ideologico/politica a dir poco grottesche. Non vogliamo entrare nel merito della polemica, perché riteniamo patetico e strumentale nel 2011 non accettare dialogo, dibattito e la mera presentazione di un libro-inchiesta solo per presunte differenze politiche. Vogliamo solo dire ai nostri lettori e a quanti, a sinistra, a destra, al centro, agli estremi, continuano a sostenerci che “Quando lo Stato uccide” è un libro che vuole dare voce a chi voce non ha avuto. Non si schiera. Mai in nessuna sua parte. Fino a quando ci saranno divisioni pregiudiziali, soprattutto su temi come i soprusi delle forze dell’ordine, il messaggio di risposta sarà depotenziato, settario, di mero dossieraggio. E null’altro. Non ci vedrete alla Dinamo Fest di Roma. Evidentemente questa festa non è uno spazio libero, checché ne dicano gli organizzatori. La libertà è a 360 gradi, quando guarda da una sola parte è solo una farsa. Ma poco importa. Ci vedrete in tanti altri spazi, da sinistra a destra, senza alcun problema. Disponibili al dialogo e al confronto su tematiche che sono ben più importanti di queste polemiche sterili.Un grazie a chi sarebbe venuto venerdì ad ascoltarci, un grazie al Circolo Lettori Fortebraccio che aveva organizzato l’incontro e un grazie a Lorenzo Sturiale che avrebbe moderato il dibattito. Per fortuna esistono ancora persone che sono disponibili al confronto e all’approfondimento culturale (quello vero).
caso rasman , non si uccide per niente si uccide per odio , razzismo , interessi. http://www.youtube.com/watch?v=RTfdxdog_xA
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