Gli attacchi alla Norvegia, i retroscena/3: ma in fondo la colpa è della società
(umt) Negli ultimi anni ha avuto grande fortuna un filone editoriale che si è impegnato a raccontare ai lettori "tutto quello che non vi dicono...". Ma non c'è solo il paradigma cospirativo a elevare uno schermo ideologico che deforma la realtà nel momento stesso in cui si avanza la pretesa di disvelarne l'arcano, le verità occultata. Nella giornata di ieri la pubblicazione in questo blog di una nota dedicata all'analisi che il controverso leader politico americano Lyndsay LaRouche ha dedicato all'attacco alla Norvegia ("un nuovo 11 settembre per varare un golpe planetario") ha accesso un appassionato dibattito in cui intellettuali di destra ed ex di sinistra hanno rivendicato la potenza euristica di questo approccio. Io, che pure sono cresciuto a una particolare variante di scuola misteriosofica, quella che pretendeva di ridurre tutto lo scherzo del mondo al conflitto tra capitale e lavoro, anzi, a voler essere precisi ai movimenti della "classe" prima che del capitale, sono perplesso rispetto a questa titanica velleità di risposta complessiva. Ho accettato però la sfida di Gabriele Adinolfi e stiamo lavorando a un'intervista che uscirà nei prossimi giorni su questi temi. Intanto, però, se a destra si rafforza la scuola complottista, c'è chi resiste a sinistra con la sana, semplice, rassicurante idea che la colpa è della società. Ce ne offre un saggio interessante un antico amico e sodale, Vincenzo Sparagna, con l'editoriale del suo glorioso mensile, Frigidaire, andato in edicola in questi giorni
Una strage cristiana di Vincenzo SparagnaL’orribile strage compiuta a Oslo dal giovane cristiano integralista con simpatie naziste è molto più di un monito per le società occidentali e per tutto il mondo. Si tratta del punto di arrivo di un mondo imbarbarito dalle ideologie religiose e dalla contemporanea esplosione di un capitalismo insensato e distruttivo. E come ogni punto di arrivo è anche purtroppo un punto di partenza, l’inizio dell’ultima lotta tra la civiltà umana e la sua grottesca caricatura mercantile contemporanea. In un certo senso, dieci anni dopo, ci troviamo di fronte a un altro 11 settembre. Ma questa volta non si tratta di una strage del fanatismo islamico jihadista che, in nome di valori medioevali resi ridicoli dalla modernità, vorrebbe cancellare dalla faccia della terra gli infedeli. Si tratta della nascita nel cuore stesso dell’occidente cristiano di un altro tipo di fanatismo, autofago e cannibale.
Del sangue innocente dei giovani norvegesi sterminati senza pietà non sono macchiate solo le mani del solitario terrorista biondo, ma di tutti coloro che in occidente come in oriente, a nord come a sud del mondo, hanno fatto del culto dell’io una religione insopportabile e mortifera. Perché questo evento nasce dalla sintesi paradossale tra i due grandi mali del mondo di oggi. Da un lato l’egoismo assoluto, l’individualismo insensato predicato ogni giorno dall’ideologia capitalista e dall’altro il suo contrario oscuro, l’integralismo assoluto, disumano fino allo sterminio, proprio di coloro che pensano di sacrificare l’Io a Dio e così facendo cancellano entrambi, poiché li fanno coincidere in una mostruosa figura unica senza più alcuna traccia né dell’uomo, né di Dio. E’ in un certo senso l’Io che diventa Dio annullandosi in lui. Il fanatico norvegese, nel suo delirio da giustiziere di Dio, uccide per diventare egli stesso un Dio giustiziere. Gli altri non sono che oggetti da eliminare, démoni travestiti da fanciulli, nemici travestiti da amici.Sarebbe folle considerare tutto ciò semplicemente il frutto di una follia individuale estranea alla nostra civiltà. Così come non si può ridurre il nazismo alla malvagità di Hitler, non si può ridurre l'assassino di Oslo a un fenomeno manicomiale marginale. Di quelle morti la società intera è responsabile.
Stiamo lasciando che la fame di accumulazione e di guadagno invada la mente di ciascuno e di tutti e questo produce una disperazione che può prendere la forma di un desiderio di vendetta contro tutto e tutti, in nome di una religione vissuta come legge tradita, con l’ingenuità fanatica del debole che per sentirsi forte ha bisogno di orrore. Quante volte sentiamo dire “li ammazzerei tutti”? Che ci si riferisca ai politici che ingrassano sulle spalle della povera gente, agli omosessuali, ai drogati, agli islamici, ai cristiani, agli ebrei, ai neri o dei cinesi, è in fondo lo stesso. La cultura del dominio, il sorriso di plastica dei pescecani che governano la terra, diventa nel suo versante buio il desiderio di dominio degli individui frustrati nel loro individualismo forsennato, bisognosi per rivalsa estrema di sentirsi agenti segreti dell’Altissimo in missione per conto suo. E così i kamikaze jihadisti non esitano a farsi esplodere tra donne e bambini, mentre i giustizieri cristiani ammazzano i medici abortisti, i barboni o gli extracomunitari per la loro semplice diversità culturale e infine anche i giovani norvegesi odiati proprio per la loro civile tolleranza e la loro gentilezza.La follia dei fanatismi contemporanei è il sintomo di una malattia che non può essere curata con dei semplici sedativi. Il dolore non deve essere nascosto, deve funzionare da spia del virus che ci attacca e vuole demolirci. La conservazione del potere del capitale, la difesa delle leggi del mercato che impongono (in Grecia come in Italia o negli Usa) ai poveri di essere più poveri e ai ricchi di essere più ricchi è la sponda sociale del potere dei dogmi religiosi cristiani, islamici, ebrei, induisti.La religione “oppio dei popoli”, che forse ai tempi di Carlo Marx, era ancora lenitiva del dolore di vivere, si è trasformata in stordimento disperato di un’umanità alle prese con la sua agonia, determinata dall’incommensurabile potere cieco di un capitalismo omicida, produttore di armi e veleni, drogato dalla insensata guerra alle droghe, uguale nella sua cieca disumanità a Riad come a New York, a Pechino come a Istambul, a Johannesburg come a Rio, a Oslo come a Mexico City.
Ugo, non sono complottista e non sono di destra, ma la sinistra che evoca "la colpa della società" è lontana anni luce da una verità storica. La società non è una struttura, ma una cultura di massa. Un insieme composito di sentimenti, reazioni, valori e nevrosi. Tutto si mischia: globale, vecchie ideologie, statalismi e neo - capitalismi. Ma la Norvegia è debole perchè è troppo essenziale nel suo civismo, troppo educata nella sua sobrietà. Non è capace di reazioni perchè non ha quasi mai subito azioni. altra cosa siamo noi, altra ancora gli americani. non, nulla è semplice come appare e non è colpa della società.
RispondiEliminaGianfranco, mi sembrava evidente un tocco di ironia ...
RispondiEliminaSparagna con il definire lo stragista di Oslo, come un neonazista, dimostra una ignoranza piramidale, una deformazione mentale, che gli ha impedito e gli impedirà di capire le dinamiche vere che sottendo alla strage avvenuta nel nord Europa. Repetita iuvant! Bevirik è un aborto spontaneo di Oriana Fallaci e del suo becero occidentalismo,degli atei devoti,degli apostati, dei nuovi crociati che vogliono sconfiggere la religione islamica, brandendo non la svastica ma il crocefisso.E' inutile ricordare che nelle Waffen SS vi erano decine di migliaia di combattenti islamici, che durante il secondo conflitto mondiale gli arabi erano favorevoli al Terzo Reich. Bevirik ha scritto parole di condanna di Hitler e del nazismo, ma anche, ciliegina sulla torta, del negazionismo dell'olocausto!Prima di scrivere di stragi neonaziste bisogna documentarsi.UMT spero che non smetterai di portare avanti un dibattito intelligente, come hai fatto finora, certo che se dai spazio a tesi squalificanti,è tempo perso! TV
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