Modugno, i tradizionalisti cattolici e la "toga rossa"
Ndb: Questo post, inghiottito dal crac di blogger (la piattaforma di google che gestisce blospot) della scorsa settimana è ricomparso misteriosamente un'ora fa tra i post in bozza. Lo ripubblico così com'è:
(umt)Nelle elezioni amministrative, in cui fattori localistici possono pesare significativamente, ci possono stare accoppiamenti in prima apparenza innaturali. Così desta scalpore il sostegno di frange della sinistra antagonista napoletana, dai Carc ai Disobbedienti, alla candidatura a sindaco dell'ex pm e europarlamentare dipietrista Luigi De Magistris. Ma a ben vedere sono quasi vent'anni ormai che il senso di frustrazione per l'impotenza politica ha fatto tracimare stati d'animo giustizialisti e umori viscerali forcaioli, fino a rendere accettabile l'invocazione di scorciatoie giudiziarie.
Nel suo piccolo desta, a mio giudizio, maggior scalpore il convinto e appassionato sostegno che il movimento cattolico Azione Tradizione Due Sicilie sta dando a Modugno alla candidatura di Nicola Magrone, oggi tranquillo procuratore in Molise ma che ha cominciato la sua carriera a Bari, più di trent'anni fa, distinguendosi per la determinazione con cui condusse i processi per l'omicidio di Benedetto Petrone e contro l'Andrea Passaquindici, la sezione del Fronte della Gioventù accusata di aver ricostruito il partito fascista (finì poi con alcune condanne per attività fascista). Ma a sentire gli imputati era una autentica "toga rossa". Ecco come mi ha raccontato la storia Stefano di Cagno (dal volume Fascisteria, 1a edizione, 2001):
PS Che comunque ha raggiunto un buon risultato: oltre l'11%
(umt)Nelle elezioni amministrative, in cui fattori localistici possono pesare significativamente, ci possono stare accoppiamenti in prima apparenza innaturali. Così desta scalpore il sostegno di frange della sinistra antagonista napoletana, dai Carc ai Disobbedienti, alla candidatura a sindaco dell'ex pm e europarlamentare dipietrista Luigi De Magistris. Ma a ben vedere sono quasi vent'anni ormai che il senso di frustrazione per l'impotenza politica ha fatto tracimare stati d'animo giustizialisti e umori viscerali forcaioli, fino a rendere accettabile l'invocazione di scorciatoie giudiziarie.
Nel suo piccolo desta, a mio giudizio, maggior scalpore il convinto e appassionato sostegno che il movimento cattolico Azione Tradizione Due Sicilie sta dando a Modugno alla candidatura di Nicola Magrone, oggi tranquillo procuratore in Molise ma che ha cominciato la sua carriera a Bari, più di trent'anni fa, distinguendosi per la determinazione con cui condusse i processi per l'omicidio di Benedetto Petrone e contro l'Andrea Passaquindici, la sezione del Fronte della Gioventù accusata di aver ricostruito il partito fascista (finì poi con alcune condanne per attività fascista). Ma a sentire gli imputati era una autentica "toga rossa". Ecco come mi ha raccontato la storia Stefano di Cagno (dal volume Fascisteria, 1a edizione, 2001):
Poiché Piccolo e chi l’ha aiutato sono della zona centro, il pm Magrone, che sta indagando sulle attività dell’AP15, imbastisce un processo bis, politico, che mette assieme Piccolo (latitante), i coimputati, gli accusati di un attentato al partito radicale, tre dirigenti dell’ AP15. Le accuse vanno dalla ricostruzione del PNF a una dozzina di reati vari. Magrone mischia così due bande totalmente estranee e non può provare legami organici tali da tenere il processo dato che l’omicidio è oggetto di un procedimento specifico. Non si rende conto che l’establishment cittadino rifiuta questo tipo di processo. “Da noi – ironizza Di Cagno – non esiste il terrorismo, il banditismo politico, la rivolta giovanile violenta: sono piezz’ e core, sono figli di mammà che giocano e fanno danni”. Il processo per direttissima si risolve in una pagliacciata. Il pm lascia continuamente trasbordare la sua passione antifascista (nel 1994 è eletto deputato progressista). La mobilitazione permanente dei compagni che fanno casino in aula indispettisce il presidente, uno della vecchia guardia, convinto che pestaggi e blocchi stradali in corte d’assise stonano. Gli imputati, molti figli di papà, tre minorenni, vestono in giacca e cravatta. Finisce tutto a tarallucci e vino, con pene varianti tra un anno e otto mesi (per Modola e Crocitto) e un anno per i minorenni per “attività fascista” per sei imputati: i tre leader dell’AP15 (Modola, Di Cagno e Crocitto), un coimputato di Piccolo, Montrone, accusato dell’attentato al partito radicale e altri due giovani missini, Sergio Abbrescia (la madre, vedova a 50 anni di un sottufficiale dell’Esercito, si suicida durante la sua detenzione) e Tommaso Bottalico. Piccolo [l'omicida di Petrone, ndb] e i suoi complici sono assolti, come Luciano Boffoli, una brillante carriera da squadrista (50 denunce per aggressione), un piede nel Msi, un altro in AN. Il vago compromesso tirato fuori dal cilindro del codice è stroncato anni dopo in appello. Ma il processo ottiene il risultato di deviare l’attenzione di Magrone dal processo contro un gruppo di fasci che controllavano le bische clandestine. Un giro di affari superiore al miliardo giustifica il durissimo trattamento riservato a una banda di coatti di Bari vecchia che cerca di entrare nel lucroso mercato della protezione. Sono spazzati via in pochi mesi a colpi di sparatorie, arresti e una campagna di stampa assai incisiva.Azione Tradizione è invece l'espressione politica di un movimento comunitario integralista cattolico, cresciuto intorno alla carismatica figura di Pino Tosca, un tradizionalista evoliano, dirigente di Ordine nuovo e poi di Europa civiltà, ritornato alla fede cattolica e prematuramente scomparso una decina d'anni fa. E, per dirla con il magistrato e politico più famoso d'Italia, che ci azzecca con Magrone?
PS Che comunque ha raggiunto un buon risultato: oltre l'11%
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