Giuliano e la Fenice: Misso e i suoi erano tutti iscritti al Msi
Dall'ordinanza di custodia a Totò Riina per la strage del rapido 904 ancora stralci degli interrogatori di Luigi Giuliano su Peppe Misso, l'organizzazione eversiva La Fenice e il clan della Sanità:
A D.R.: Conobbi Massimo ABBATANGELO tra il marzo e l’aprile del 1983, successivamente alla mia scarcerazione per motivi di salute dall’ospedale Cardarelli, ove ero piantonato, e prima della mia partenza per il soggiorno obbligato, partenza avvenuta il 15 aprile del 1983. Fui io a presentare in quello stesso periodo l’ABBATANGELO a Peppe MISSI, dopo che il predetto politico mi era stato presentato tramite tale Giovanni carta e’perucchio, in quanto l’ABBATANGELO voleva conoscermi per avere il mio appoggio elettorale. All’epoca il MISSI era già un attivista politico del Movimento Sociale, ed era già affiliato anche alla predetta organizzazione segreta, od almeno lui così mi diceva.
Domanda: cosa le disse precisamente il MISSI per quanto riguarda il tipo di attività svolta dall’organizzazione LA FENICE e le persone che ne facevano parte? Risposta: il MISSI non mi ha mai parlato in dettaglio delle attività della predetta organizzazione. Dalle sue parole però io capii che si trattava di una organizzazione potentissima, della quale facevano parte personalità molto influenti appartenenti anche alle istituzioni. Una volta il MISSI mi accennò anche al fatto che tra gli appartenenti alla predetta organizzazione vi erano personalità politiche, ed anche militari di grado elevato come generali e colonnelli. Il MISSI mi disse anche che il suo gruppo sovvenzionava le attività della FENICE con il 25–30 per cento dei proventi delle attività illecite, ed in particolare delle rapine, del bancolotto, e del totocalcio clandestino.
A D.R.: quanto agli appartenenti alla predetta organizzazione eversiva, devo fare una premessa. Agli inizi degli anni ’80 io decisi di “consegnare” la Sanità in mano al MISSI. Decisi ciò in quanto Gennaro LICCIARDI mi aveva proposto di “fare la banda nella banda”, ovvero di creare all’interno della mia organizzazione un sottogruppo, con l’intento, secondo me, di “accappottarmi”. Avuto sentore di ciò, decisi di giocare d’anticipo e misi il MISSI, che all’epoca era un mio fedelissimo, nella Sanità con il suo gruppo. Ovviamente tale decisione creò un contrasto con la cupola di Secondigliano, ovvero i MALLARDO, CONTINI e LICCIARDI-LORUSSO, i quali, per una sorta di contropartita, mi proposero di assegnare i quartieri Spagnoli alla famiglia MARIANO, proposta alla quale io risposi che non mi sembrava il caso di dare troppo autonomia a quest’ultimi in quanto avrebbero potuto approfittarsene, a differenza del MISSI che invece era persona molto più affidabile. A partire da quel momento i proventi del bancolotto e del totocalcio vennero divisi tra noi GIULIANO, Secondigliano e Quartieri Spagnoli, mentre il MISSI rimase “indipendente”, cosa che Secondigliano non ha mai digerito del tutto. A seguito di tali vicende il MISSI ed il suo gruppo si legarono ancora di più a me. In conseguenza di ciò, Peppe MISSO cominciò a propormi di entrare a far parte anche io della FENICE, cosa che non ho mai voluto accettare, pur non avendo mai opposto un vero e proprio rifiuto in termini espliciti, anche perché ciò avrebbe significato rompere i rapporti con il MISSO. Nell’ambito di tali proposte appresi dell’appartenenza alla predetta organizzazione eversiva non solo del MISSI, ma anche di altri soggetti facenti parte del suo gruppo, ovvero PISANELLI Vincenzo e Nino GALEOTA (preciso che PISANELLI è morto anni fa di morte naturale), oltre ad altri personaggi di origini siciliane, anche loro affiliati del MISSO, ovvero Vito LO MONACO, Gerlando ALBERTI junior, e tali ORESTE e CACCAMO. Preciso che di questi ultimi due, uno era un nipote di Tano BADALAMENTI. Delle predette persone sicuramente oltre al MISSI anche il GALEOTA ed il PISANELLI erano tesserati del Movimento Sociale. In ogni caso erano tutti fascisti.
A D.R.: l’appartenenza delle predette persone all’organizzazione LA FENICE costituisce per me un dato certo, anche in quanto se ne parlò più volte nel corso delle riunioni che organizzavamo ed alle quali, oltre al MISSI, partecipavano anche i predetti.
A D.R.: le proposte del MISSI cominciarono a diventare più insistenti all’epoca in cui ero al soggiorno obbligato a Bologna, epoca in cui stava per iniziare o era in corso la campagna elettorale per le elezioni politiche. Fu allora che il MISSI, nell’ambito di quelle che a suo dire erano le attività della predetta organizzazione eversiva, mi preannunciò il compimento di un fatto “molto eclatante”. Solo in un secondo momento capii che il MISSI intendeva riferirsi alla strage. Purtroppo non ebbi sul momento alcun sentore della gravità del fatto che il MISSI mi aveva preannunciato, altrimenti glielo avrei impedito. Nel contesto di tali discorsi, il MISSI insisteva per farmi entrare nella predetta organizzazione, dicendomi che se non avessi aderito, lui rischiava di essere ammazzato in quanto mi aveva raccontato troppe cose, fidando proprio sul fatto che non gli avrei detto di no. A fronte di tali insistenze io continuavo a prendere tempo, ma ad un certo punto il MISSI capì che io non avrei mai accettato di entrare a far parte della FENICE.
A D.R.: io rifiutai di aderire alle proposte del MISSI in quanto non volevo entrare nei fatti della politica, ed anche perché non ho mai voluto avere a che fare con i fascisti.
A D.R.: come ho detto, il MISSI mi confidò che una parte dei proventi delle attività illecite venivano versate alla FENICE a titolo di finanziamento. Il PISANELLI però in più occasioni mi disse che la percentuale versata non era del 25-30 per cento come mi diceva il MISSI, ma addirittura del 50 o 60 per cento…..”
(2-continua)
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