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Elezioni a Milano, riparte la campagna contro Clemente

(umt) Oggi "La Repubblica" dedica un'intera pagina sugli "impresentabili" del centrodestra a Napoli. E ce ne sono, al di là della ormai notissima vicenda di Tarantino (su cui mi tocca fare una piccolissima ammenda: mi hanno fatto notare che il caso che l'ha reso famoso, prima della rissa di Lettere, è identico a quello che ha portato Francesco Bianco alla sospensione dal servizio all'Atac, gli auguri per il compleanno di Hitler non li aveva scritti lui ma era stato taggato):
figlie di boss, figlie di fiancheggiatori della frazione stragista dei casalesi, esponenti di spicco del clan Polverino. Sul tema qualche giorno fa ero stato contattato da un redattore di Radio popolare di Milano, che stava preparando, appunto, uno speciale sugli "impresentabili". Gli ho segnalato il pezzo scritto sul blog da Giuseppe Parente, gli ho chiesto invece che cosa succedeva a Milano, visto la campagna in corso contro i candidati del Pdl, nell'ordine Lassini, Clemente, Capotosti. Mi ha trasmesso ieri questo ritratto di Marco Clemente, accusato di contatti con la criminalità calabrese per un'intercettazione che lo coglie in un'espressione che è pochissimo definire "assai infelice": E in cui lui stesso oggi non si riconosce. Tema di stretta attualità, visto l'attenzione che gli ha dedicato "Il fatto quotidiano".

Quella notte al Babylon di Dario Falcini

Sul suo sito Marco Clemente cita i suoi tre referenti politici: Gianni Alemanno, Paola Frassinetti e Angelo Giammario. Il primo lo ha conosciuto al tempo di una collaborazione al ministero delle Politiche Agricole. Poi si è avvicinato a casa, a Milano, dove ha lavorato con l'allora Assessore provinciale all'Istruzione Paola Frassinetti. Fin qui è fin troppo facile collocare Clemente nell'alveo della destra sociale e identitaria che faceva e fa riferimento alla rivista Area. Nulla di più normale per un giovane, 32 anni, che dopo un avvio in Forza Nuova vira verso ambienti più istituzionali. Diventa dirigente locale di An, poi sceglie la destra del Pdl. Una mano gliela dà l'ex moglie, Roberta Capotosti.
Ma nonostante per lui si siano aperte le porte dell'alta politica lombarda, non abbandona mai le frequentazioni meno ilustri.
Lo dimostra la sua campagna elettorale. Casa Pound lo vede di buon occhio, Roberto Jonghi Lavarini lo cita come uno dei suoi candidati di riferimento, dopo l'esclusione di Stefano Di Martino. Ma il caso più clamoroso, ripreso dalle cronache nazionali oltre che da questo blog, è il sostegno degli ultras juventini dei Viking. Il loro capo Loris Grancini, coinvolto in un'inchiesta per tentato omicidio nel 1998, è considerato troppo vicino al clan Rappocciolo di Cosa nostra [anche se oggi campa come professionista del Texas hold'em, ndb].
Qui emerge il secondo aspetto delle relazioni di Clemente, quelle più pericolose. Un indizio poteva darlo il nome del terzo referente politico: Angelo Giammario, prima Dc, poi Pdl passando da Forza Italia. Già consigliere comunale e regionale. L'anno scorso è finito in un'informativa dei carabinieri: soldi per la sua campagna elettorale sarebbero giunti dalla criminalità organizzata.
Il nome di Clemente compare sia nelle carte dell'inchiesta Infinito dello scorso luglio contro la 'ndrangheta in Brianza e poi in quella di marzo contro il boss della Comasina Pepè Flachi.
Oggi la deposizione agli atti di un'intercettazione ambientale, nell'ambito di questa seconda inchiesta. I fatti risalgono al 17 dicembre 2008. Clemente si trova al club Babylon di Milano e parla con Giuseppe Amato, poi arrestato per associazione mafiosa. Esperto di estorsioni al servizio del boss della Comasina Pepè Flachi. Nella conversazione con Amato Clemente dice: "Speriamo muoia come un cane". Si riferisce al titolare di un altro locale milanese, il Pulp. Reo, parrebbe, di non aver pagato il pizzo richiesto.
Clemente non è indagato e oggi ha detto "di non riconoscersi in quelle parole". Le opposizioni subito hanno chiesto la fine della sua campagna elettorale.
In ogni caso i suoi camerati non dovrebbero rinnegarlo: pochi giorni fa Destra per Milano di Jonghi Lavarini rispolverava i "Me ne frego" e i "Molti nemici molto onore" per Clemente contro la sinistra comunista e giacobina.

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