De Magistris, l'ironia della storia e la chiusura di un ciclo
(umt) C'è più di un aspetto ironico nella "rivoluzione napoletana". Come le bandiere al vento dei Carc che esultano per la vittoria di un ex pm. Ma a me sembra più interessante la perfetta circolarità della chiusura del ciclo bassoliniano. Ieri sera mi è capitato di discutere, ai margini della festa, con antichi amici e compagni (non c'era il popolo: era una manifestazione di militanti, molti dismessi da tanto tempo): e spesso è ritornato il riferimento alla prima stagione del bassolinismo. quel clima entusiasta di movimento nascente che si è ben presto spento nelle logiche di gestione e di cooptazione.
Nessuno ha ricordato però che anche Bassolino aveva vinto sulle macerie del regime, smantellato a colpi di mandati di cattura e di ordini di comparizione. Da grigio funzionario del Pci-Pds aveva colto subito (e vi si era infilato) la finestra di opportunità che gli era stata aperta dalla poderosa opera demolitoria dei pm. E ora tocca a un loro epigono ripulire i suoi cocci (e le tonnellate di munnezza...).
D'altro canto trovo pienamente condivisibile quanto scrive oggi sulla "Stampa" un giornalista napoletano, Federico Geremicca. Parla il figlio di uno degli avversari storici di Bassolino nel Pci napoletano, Andrea, scomparso poche settimane fa ma che ha fatto in tempo a battersi nelle primarie del Pd per Umberto Ranieri, il leader riformista che per primo ha puntato con lucidità e determinazione su "Giggino 'o talebano".
di Federico Geremicca
(...) Sono dunque diversi - e probabilmente da studiare - gli elementi che hanno permesso a Luigi De Magistris di trionfare a Napoli: una città per la quale - dopo 18 anni di ininterrotto governo di una sinistra malata, e con l’ultima fase a encefalogramma piatto - qualunque studioso di filosofia politica avrebbe pronosticato un’alternanza al governo e la vittoria della destra. Il primo elemento è una candidatura «radicale» (come quella di Pisapia a Milano), dura e fuori da ogni tradizione; la seconda è la fase declinante e crepuscolare del berlusconismo; la terza è il discredito, il distacco e l’incomunicabilità (causa sfiducia radicata) tra i cittadini e i loro rappresentanti nei partiti. Si tratta di elementi che hanno certo pesato a Napoli, ma che non sono affatto estranei ormai ad aree e fasce di elettori sempre più ampie nel Paese.
Ci sarebbe da preoccuparsi. E a riflettere e a preoccuparsi - non foss’altro che per concreti affari di bottega - dovrebbe forse essere, paradossalmente, più chi è nel campo dei vincitori che in quello dei vinti, dove la sconfitta è tanto chiara da non ammettere divagazioni. Giuliano Pisapia (sponsor Vendola) che vince a Milano dopo aver battuto alle primarie il candidato del Pd; Luigi De Magistris (sponsor Di Pietro) che vince a Napoli, una città data per persa e che Berlusconi considerava già virtualmente sua. E’ un po’ il capovolgimento della linea strategica del Pd, per dire: candidature rassicuranti e patto con i moderati del centro e del terzo polo.
Milano e Napoli (ma anche Cagliari, e non solo) sembrano indicare un’altra via di marcia. Radicalismo contro radicalismo, e tutto il resto alla malora. E’ una direttrice di marcia insidiosa per Bersani e il suo gruppo dirigente. Ed è una direttrice che da ieri può gettare sul piatto della bilancia non solo affabulazioni, narrazioni e astrazioni. Ora può dire di aver prodotto anche altro. Vittorie e sindaci, per esempio. E, forse, una nuova star...
fonte: La Stampa
Nessuno ha ricordato però che anche Bassolino aveva vinto sulle macerie del regime, smantellato a colpi di mandati di cattura e di ordini di comparizione. Da grigio funzionario del Pci-Pds aveva colto subito (e vi si era infilato) la finestra di opportunità che gli era stata aperta dalla poderosa opera demolitoria dei pm. E ora tocca a un loro epigono ripulire i suoi cocci (e le tonnellate di munnezza...).
D'altro canto trovo pienamente condivisibile quanto scrive oggi sulla "Stampa" un giornalista napoletano, Federico Geremicca. Parla il figlio di uno degli avversari storici di Bassolino nel Pci napoletano, Andrea, scomparso poche settimane fa ma che ha fatto in tempo a battersi nelle primarie del Pd per Umberto Ranieri, il leader riformista che per primo ha puntato con lucidità e determinazione su "Giggino 'o talebano".
di Federico Geremicca
(...) Sono dunque diversi - e probabilmente da studiare - gli elementi che hanno permesso a Luigi De Magistris di trionfare a Napoli: una città per la quale - dopo 18 anni di ininterrotto governo di una sinistra malata, e con l’ultima fase a encefalogramma piatto - qualunque studioso di filosofia politica avrebbe pronosticato un’alternanza al governo e la vittoria della destra. Il primo elemento è una candidatura «radicale» (come quella di Pisapia a Milano), dura e fuori da ogni tradizione; la seconda è la fase declinante e crepuscolare del berlusconismo; la terza è il discredito, il distacco e l’incomunicabilità (causa sfiducia radicata) tra i cittadini e i loro rappresentanti nei partiti. Si tratta di elementi che hanno certo pesato a Napoli, ma che non sono affatto estranei ormai ad aree e fasce di elettori sempre più ampie nel Paese.
Ci sarebbe da preoccuparsi. E a riflettere e a preoccuparsi - non foss’altro che per concreti affari di bottega - dovrebbe forse essere, paradossalmente, più chi è nel campo dei vincitori che in quello dei vinti, dove la sconfitta è tanto chiara da non ammettere divagazioni. Giuliano Pisapia (sponsor Vendola) che vince a Milano dopo aver battuto alle primarie il candidato del Pd; Luigi De Magistris (sponsor Di Pietro) che vince a Napoli, una città data per persa e che Berlusconi considerava già virtualmente sua. E’ un po’ il capovolgimento della linea strategica del Pd, per dire: candidature rassicuranti e patto con i moderati del centro e del terzo polo.
Milano e Napoli (ma anche Cagliari, e non solo) sembrano indicare un’altra via di marcia. Radicalismo contro radicalismo, e tutto il resto alla malora. E’ una direttrice di marcia insidiosa per Bersani e il suo gruppo dirigente. Ed è una direttrice che da ieri può gettare sul piatto della bilancia non solo affabulazioni, narrazioni e astrazioni. Ora può dire di aver prodotto anche altro. Vittorie e sindaci, per esempio. E, forse, una nuova star...
fonte: La Stampa
da sottolineare la frase
RispondiElimina"Come le bandiere al vento dei Carc che esultano per la vittoria di un ex pm. " che fa da termometro al sostanziale impazzimento dell'estrema sinistra che si va entusiasmando(vedi anche Milano) in un delirio crescente per il regno dei manettari prossimo venturo...
Indubbiamente De Magistris rispetto al candidato dei potentati economici, di Confidustria e amico dei collusi con la Camorra come era Lettieri, rappresenta un'assoluta novita'. quindi in quanto a LEGALITA' mille volte meglio De Magistris che Lettieri
RispondiEliminauna constatazione pero' e' assolutamente d'obbligo farla.
DE magistris se vuole fare il sindaco di Napoli e dimostrare di avere cuore il destino dei napoletani deve farlo A TEMPO PIENO. Mi risulta invece sia europarlamentare e percepica gia' 25 mila euro mensili. Bene, dimostri con sincerita' di rappresentare la pulizia, l'onesta e anche il TOTALE impegno per Napoli. e lasci l'incarico di europarlamentare. Ne guadegera' sicuramente in stima e considerazione.
Ma in regime di liberaldemocrazie e in mancanza di Stato etico io piu' di tanto non mi fiderei lo faccia.......
Ago