A Brescia a discutere di stragi, terrorismo e sovversione
Sono in partenza per Brescia. Domani parteciperò al convegno sullo stato della ricerca su stragi e terrorismo organizzato da Fondazione Micheletti e Casa della Memoria. Il mio contributo sarà estremamente parziale e riguarderà l'inutilizzabilità delle testimonianze dei protagonisti per una storia evenementielle (ci sono un paio di accenti sulle e ma mi scordo sempre di controllare su google.fr) del terrorismo nero (anche se mi sembra che il termine condiviso dalla comunità scientifica sia sovversivismo di destra e comincerò ad adottarlo anch'io).
E' una piccola cosa, ma con grandi implicazioni soggettive: ovviamente si tratta di una radicale messa in discussione del mio percorso. Io ero partito più di vent'anni fa da un'idea rozza e positivistica: dall'accumulo dei dati sarebbe arrivata la conoscenza.
Poi, a prescindere dalla sindrome del cartografo dell'impero cinese raccontata superbamente da Borges, ho maturato un crescente distacco dai dati di cronaca: anche perché sono convinto che talune verità sono inattingibili, sulla base di quel patto di indicibilità di cui parlava Curcio a proposito della morte di Rostagno e che ha visto accordarsi non so quanto implicitamente poteri e contropoteri. La definitiva disperazione me l'ha suscitato lo straordinario lavoro di Rao, in particolare l'ultimo volume, in cui fa parlare (quasi) tutti i protagonisti degli anni di piombo, coté noir. Eppure né io né altri siamo meglio in grado di rispondere a domande semplicissime, del tipo: perché decine di giovanotti di ottima famiglia, ai quali nulla mancava, decidono di "giocarsi libertà strada per strada"?
Questo dubbio ha molto a che fare con le discussioni aperte in questo blog e sulle direzioni di marcia della mia ricerca. Da tempo vado indirizzando la mia attenzione sul fronte antropologico e trovo assai potente la chiave di lettura (la "setta virale") proposta da Miguel Martinez, a proposito dei dispositivi di reciproca legittimazione e fondazione della dialettica antifa-fascisti. Così come trovo molto interessanti i meccanismi di profezia che si autoavvera nella polemica tra forzanovisti e nemici di Fiore, nell'analisi del voto ma più in generale sulla storia e il destino del più anziano gruppo extraparlamentare di destra nella storia d'Italia. Intanto chi può domani venga a Brescia.
E' una piccola cosa, ma con grandi implicazioni soggettive: ovviamente si tratta di una radicale messa in discussione del mio percorso. Io ero partito più di vent'anni fa da un'idea rozza e positivistica: dall'accumulo dei dati sarebbe arrivata la conoscenza.
Poi, a prescindere dalla sindrome del cartografo dell'impero cinese raccontata superbamente da Borges, ho maturato un crescente distacco dai dati di cronaca: anche perché sono convinto che talune verità sono inattingibili, sulla base di quel patto di indicibilità di cui parlava Curcio a proposito della morte di Rostagno e che ha visto accordarsi non so quanto implicitamente poteri e contropoteri. La definitiva disperazione me l'ha suscitato lo straordinario lavoro di Rao, in particolare l'ultimo volume, in cui fa parlare (quasi) tutti i protagonisti degli anni di piombo, coté noir. Eppure né io né altri siamo meglio in grado di rispondere a domande semplicissime, del tipo: perché decine di giovanotti di ottima famiglia, ai quali nulla mancava, decidono di "giocarsi libertà strada per strada"?
Questo dubbio ha molto a che fare con le discussioni aperte in questo blog e sulle direzioni di marcia della mia ricerca. Da tempo vado indirizzando la mia attenzione sul fronte antropologico e trovo assai potente la chiave di lettura (la "setta virale") proposta da Miguel Martinez, a proposito dei dispositivi di reciproca legittimazione e fondazione della dialettica antifa-fascisti. Così come trovo molto interessanti i meccanismi di profezia che si autoavvera nella polemica tra forzanovisti e nemici di Fiore, nell'analisi del voto ma più in generale sulla storia e il destino del più anziano gruppo extraparlamentare di destra nella storia d'Italia. Intanto chi può domani venga a Brescia.
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