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Chi ha ammazzato più fascisti?

(umt) Chi ha ammazzato più fascisti in Italia negli anni ‘70? Per la pubblicistica coeva – come nel paradosso della polemica antistalinista sui comunisti morti – la risposta era ovvia: i fascisti.
A Primavalle il rogo se l’erano appiccati da soli, il ragazzino dissanguato da una fucilata davanti alla sezione era stato vittima dei biscazzieri ‘amici’, un altro era stato punito per una “cantata” in carcere. Ci sono voluti parecchi anni, magistrati (spesso di sinistra) tignosi e le confessioni di qualche “pentito” per stabilire che molti “camerati” in Italia erano caduti vittime della violenza dei servizi d’ordine e dei nuclei combattenti dell’estrema sinistra, che spesso praticavano l’antifascismo militante come ginnastica rivoluzionaria, come preparazione o addirittura diretta candidatura all’arruolamento nei ranghi della lotta armata.
Anche oggi, però, che la verità storica è stata in gran parte ristabilita, e quei morti hanno trovato un senso e una collocazione nel più ampio quadro della guerra civile a bassa intensità che ha insanguinato l’Italia negli anni ’70, lungo la linea di fraglia segnata a Yalta, i conti comunque non tornano. A confondere le acque, infatti, concorre un aspetto originale dello scenario italiano. Perché a un certo punto, mentre in Europa si attraversa una fase di distensione e il Pci è giunto all’anticamera dei bottoni, una frangia significativa di militanti dell’estrema destra, per lo più giovanissimi, dichiarano guerra allo Stato e al sistema, per spirito emulativo dei coetanei di sinistra – che alla critica delle armi erano giunti sull’onda lunga di una formidabile insorgenza operaia, nani sulle spalle di un gigante – e non più come “guardia bianca” a difesa del capitale e truppe d’assalto del “partito armato del golpe” le cui attività stragiste insanguinano il Paese da Piazza Fontana alla galleria di San Benedetto Val di Sambro. E così ammazzano qualche magistrato, qualche poliziotto. Certo, con i compagni la guerra continua, ma almeno ci provano a sostenere che quella raffica nelle gambe di un gruppo di donne impegnate in una trasmissione autogestita in una “radio di Movimento” è il modo provocatorio di “proporre una tregua”, una strizzata d’occhio malandrina: avremmo potuto alzare il tiro... E’ ben presto evidente che i “guerriglieri neri” non hanno un progetto politico ma seguono il loro karma, trent’anni dopo i padri maledetti di Salò, a “cercare la bella morte”.
Anche scremando, però, il figlio del giudice che da solo, faccia al sole, va all’assalto di una volante e il detenuto che cade dal treno per scappare, il rapinatore che muore dissanguato dopo una sparatoria per non tornare in carcere e lo studente sorpreso ad addestrarsi al tiro, il leader di movimento massacrato di botte in Questura e trovato impiccato in cella e il combattente che si è suicidato sparandosi in testa ma nelle mani non ha tracce di polvere da sparo, beh, i conti non tornano.
Perché, alla fine, è ancora vero l’enunciato iniziale: a uccidere molti fascisti sono stati i loro camerati stessi. A volte per motivi seri, nella logica di un’organizzazione rivoluzionaria o di una banda criminale, a volte per ragioni apparentemente futili: e così le sentenze di morte parlano di un “confidente dei carabinieri e pederasta”, di una “soffiata che ha provocato la morte (o l’arresto) di un combattente” (sono almeno tre i casi), di una “sola” da 50 milioni, di informazioni poco precise per le rapine (e qui ci rimane anche la donna del basista ucciso), di uno “stile di lavoro poco corretto”. E’ una cosa importante, per loro, al punto che i Nar, principale gruppo armato della destra radicale, ci costruirà sopra una “campagna” rivendicando con un unico volantino l’uccisione del capo della Digos (con il suo autista) ma anche di traditori e “profittatori”. Non sono solo le donne – come recita la bella canzone di Mario Castellacci – ma sono loro stessi a non volersi più bene e a farsi tanto male da soli.
PS: dimenticavo i nomi. Nell’ordine i fratelli Mattei (figli del segretario della sezione missina) vittime di fuoriusciti di Potere operaio, “Cremino” Zicchieri (davanti al Msi Prenestino) colpito dalle Formazioni comuniste armate, Angelo Pistolesi, “giustiziato” dai Nuovi partigiani per aver partecipato a un raid omicida a Sezze Romano. E poi Alessandro Alibrandi, Riccardo Manfredi (un sambabilino che “faceva l’elastico” col carcere per reati comuni), Salvatore Vivirito (un avanguardista arruolato nelle bande armate golpiste), Lucio Gasparella (torinese), Nanni De Angelis (dirigente di Terza posizione), Giorgio Vale (Nar). Per finire con Ermanno Buzzi (condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di Brescia), Mauro Mennucci Carmelo Palladino e Marco Pizzari (accusati per l’arresto di Mario Tuti, Vale e De Angelis), Pino De Luca (i “truffati” erano Alibrandi e Valerio Fioravanti), Cosimo Todaro e Maria Paxou, Francesco Mangiameli (un altro leader di Terza posizione ucciso a tradimento dai Nar). E ce ne sono ancora parecchi…
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(ndb) E' un mio vecchio articolo, pubblicato in Anni70, il catalogo della mostra della Triennale di Milano per il trentennale del '77, volume curato da Marco Belpoliti. Praticamente un inedito, di stretta pertinenza con il tema del giorno, il trentennale dell'esecuzione di Buzzi.

7 commenti:

  1. UMT però la tua analisi, manca a mio giudizio,del brodo di cottura, in cui l'antifascismo militante, ha operato i propri crimini. Voglio dire che in quegli anni, gravava sulla penisola intera un clima di odio, ma soprattutto di vera e propria caccia grossa al neofascista,tollerata, incoraggiata, incentivata dal sistema.Indico i responsabili in ordine decrescente: i politici di rango, politici del calibro di Riccardo Lombardi boss socialista, difensore strenuo degli oltranzisti di sinistra, la cui pratica di violenza era definita da lui come ginnastica pre rivoluzionaria;Umberto Terracini,boss comunista, firmatario dell'attuale Costituzione, sempre in prima fila nella difesa delle bestie rosse assassine, seguendo la vulgata in vigore, per cui "uccidere un fascista non è reato".Toghe rosse che conducevano sempre e solo le loro indagini in una direzione,così orientando pure le forze dell'ordine in quella unica direzione;una intera generazione di insegnanti di scuola, con il fiore all'occhiello dei docenti universitari. Infine le puttane del giornalismo della carta stampata e televisiva. Spero di non aver trascurato nessuno.Azzardo un parallelo storico i militanti neofascisti,vivevano in quella epoca un clima di odio costruito e voluto dal potere (Legge Scelba,Legge Reale, decreto Mancino, disposizione transitoria che vietava la ricostituzione del partito fascista) come gli ebrei durante il Terzo Reich! T.V.

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  2. Mangiameli o Palladino non sono vittime dell'odio antifascista

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  3. certo le toghe rosse della procura di roma, tipo il padre di alibrandi! quei pochi che, in mezzo a mille ostacoli, hanno indagato i neofascisti sono stati lasciati soli e ammazzati come cani, vedi occorsio e amato

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  4. Lasciati soli non erano le toghe rosse, ma quelle nere, tipo il padre di Alessandro Alibrandi, che ebbe il coraggio raro in quegli anni, di partecipare come magistrato, ad un comizio televisivo a favore del MSI, con introduzione del compianto Giorgio Almirante.Le oche capitoline, la suburra romana, i ragazzi di vita di pasoliniana memoria, con tutto l'arco costituzionale al seguito, gli ex partigiani, gli ex deportati nei lager, la comunità ebraica, gli intellettuali organici al PCI, i registi, gli attori, le meretrici, la stampa e la televisione,la triplice sindacale,i cattolici di sinistra, le femministe, urlarono ai quattro venti, il loro sdegno, inutilmente aggiungo io. I ragli d'asino non salgono al cielo!
    Post Scriptum. Il magistrato Vittorio Occorsio, fu letteralmente fatto a pezzi, dai giornalisti di sinistra, per aver indagato sugli anarchici e su Pietro Valpreda in relazione alla strage di Piazza Fontana.Certo poi il piombo mortale provenne dall'estrema destra; ma non dimentichiamo la porzione di piombo dei quotidiani, somministrata al coraggioso magistrato, dai giornali di sinistra. T.V.

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  5. certo, occorsio poi fu ammazzato dai fascisti, però è una cosa veniale rispetto alle critiche dei giornali di sinistra. e il padre di alibrandi, ma potrei sbagliarmi, dimmi tu, non mi pare fu ucciso dai ragli d'asino delle 3000 categorie di persone che hai nominato

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  6. Chi ha ammazzato più fascisti? "

    boh? troviamolo e diamogli una medaglia

    micio che canta,

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  7. Premetto che sono di sinistra. E' vero che bisognerebbe fare chiarezza definitivamente su quello che è accaduto in quegli anni, ma penso che questo sia ormai impossibile: prove inquinate, strumentalizzazioni politiche, rancori residui. Forse sarebbe meglio, da entrambe le parti, chiudere quel capitolo. Ci sono troppi morti da entrambi le parti, bravi ragazzi, esaltati e terroristi. E mi pare una gara un po' misera quella a chi ha subito più perdite. Forse tutti, con tutto il rispetto per chi non c'è più e se n'è andato a vent'anni e vent'anni fa, dovremmo smetterla di celebrare i Valerio Verbano e Paolo Di Nella. Scontriamoci, anche aspramente, da un punto di vista politico, ma basta invocare vendette e ritorsioni per quei poveri ragazzi che forse a quell'età neanche sapevano bene cosa facevano.

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