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Brescia, in tre alla sbarra per le molotov al Magazzino 47

(umt) Ci sono voluti cinque anni per vedere alla sbarra i tre neofascisti bresciani, all'epoca militanti di Forza nuova, accusati di un attentato incendiario contro il centro sociale cittadino, il Magazzino 47 (nella foto). Ad accusarli un complice già condannato con il rito abbreviato. E' uscito dal processo un quinto indagato, fratello di uno degli accusati. Per sua fortuna era in gita scolastica a qualche centinaio di chilometri anche se il collaborante lo aveva collocato sul luogo del crimine. Ecco la notizia pubblicata da Quibrescia.

Sono comparsi in aula i tre accusati a vario titolo di fabbricazione, detenzione, trasporto e utilizzo di esplosivo, nell'assalto al Magazzino 47, avvenuto la notte tra il 3 e il 4 marzo del 2006 e contestato ai tre giovani all'epoca militanti di Forza Nuova.
Il perito chiamato come consulente dalla difesa, Oscar Ghizzoni, ha spiegato come le tre bottiglie di birra riempite di benzina e lanciate contro l'edificio di via Industriale a Brescia non potessero essere considerate molotov e non
avessero una carica che le potesse far rientrare nel novero delle “armi micidiali”
Nel corso dell'udienza di ieri è stato sentito anche l'accusatore dei tre ‘amici’, già condannato definitivamente dopo il processo in abbreviato a 2 anni e 8 mesi per gli stessi reati. Tutti e quattro, infatti, erano anche stati indagati per terrorismo, a seguito di una serie di intercettazioni nelle quali erano state colte dagli investigatori frasi di minaccia riferite all'allora sindaco di Brescia Paolo Corsini. A seguito di tali indagini l’ex primo cittadino venne messo sotto scorta.
Decaduta poi questa imputazione erano rimaste quelle di detenzione di esplosivo per l'attentato al Magazzino 47.
Il fratello di uno degli imputati, chiamato in correità, aveva dimostrato che la notte delle molotov si trovava in gita scolastica a Roma e, di conseguenza, non poteva trovarsi in via Industriale. L'accusatore ha quindi ricostruito i fatti di cinque anni fa, spiegando che lui stesso, e due degli imputati confezionarono le bombe in casa sua e quindi, dopo avere prelevato il terzo uomo dalla sua abitazione, si recarono davanti al Magazzino 47 dove vennero lanciate. Il reo confesso ha accusato se stesso, come autore effettivo del lancio delle tre bottigliette, e altri due imputati, mentre ha affermato che il terzo rimase in auto.

PS: Piccole istruzioni a uso del perito difensivo: perché sia considerata bottiglia molotov (e quindi arma da guerra, se è ancora vigente la vecchia normativa introdotta dalla buonanima di Cossiga) è sufficiente lo straccio imbevuto di benzina. Se poi c'è l'innesto chimico diventano "ordigni micidiali".  

PS": Testo anonimizzato su istanza di diritto all'oblio di uno dei condannati

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