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Valerio Fioravanti e quell'anno vissuto pericolosamente - 3



Sia gli autori (Tuti, Zani, Murelli) sia gli attori (Fioravanti, Mambro) del progetto dello spontaneismo armato (di destra) sono d’accordo: i secondi non leggevano quello che i primi avevano scritto (la rivista Quex, il documento Posizione teorica per un’azione legionaria). C’è un unico soggetto che ha rappresentato il punto di contatto tra la realtà dei detenuti politici fascisti alla fine degli anni ’70 e il sogno di ribellione dei giovani “guerrieri” senza sonno. Ed è Gilberto Cavallini, che ha vissuto più di un anno a San Vittore, proprio mentre maturava il dibattito promosso da Zani, Murelli e altri detenuti sambabilini, ed è poi sbarcato a Roma, dopo un’evasione rocambolesca, in latitanza operativa nel circuito di “Costruiamo l’azione”.

Si conosce con Valerio Fioravanti agli inizi di dicembre 1979 e la fresca amicizia si cementa perché l’evaso dà ospitalità nella sua casa di Treviso a Valerio, in fuga da Roma, dopo la sciagurata azione organizzata da Calore e che ha portato Fioravanti a uccidere un passante che non ci azzeccava niente.
L’operatività di quella che è passata alle cronache come la banda Fioravanti si consuma giusto nell’arco di un anno, dal 6 febbraio 1980 al 5 febbraio 1981: in mezzo ci sono una dozzina di morti (anche se le sentenze giudiziarie parlano di un centinaio, accollando ai Nar anche la strage di Bologna: sentenza assolutamente discutibile ma è questa la verità giudiziaria, purtroppo).
Vediamo la sequenza delle principali azioni, che già in sé sostanzialmente contiene la risposta al quesito che ci siamo posti all’inizio di questa riflessione (fu vera lotta armata, animata da un progetto strategico quella dei Nar?)
6 febbraio 1980: un giovane poliziotto è ucciso da Fioravanti per rubargli l’arma lunga necessaria per l’evasione di Concutelli
30 marzo: fallisce l’assalto al distretto militare di Padova, sempre per procurarsi armi lunghe, attacco rivendicato con una sigla di sinistra per confondere le acque
28 maggio: Fioravanti uccide un poliziotto nel cortile del liceo Giulio Cesare, santuario di Terza posizione, in quello che era progettato come uno spettacolare processo alla militarizzazione del territorio
23 giugno: Cavallini uccide il pm Amato, che in disperata solitudine conduceva tutte le indagini sul terrorismo nero. Il volantino, scritto in gran parte da Cavallini e rivisto dalla Mambro, dichiara chiusa la fase politica dei Nar e proclama la vendetta unica possibilità operativa per ristretti nuclei di camerati fidati (con un evidente calco delle teorie dei “carcerati”).
2 agosto: strage di Bologna (che io continuo a pensare non sia stata opera loro ma tre dei sette quadri militari della banda sono stati condannati definitivamente)
5 agosto: rapina a un’armeria romana per ribadire che i Nar fanno la lotta armata e non le stragi
9 settembre: i fratelli Fioravanti uccidono il leader di Terza posizione Mangiameli, loro complice nella progettata evasione di Concutelli. Perché era spendaccione o inaffidabile o inconcludente o sprezzante nei confronti di Vale (che era “mulatto”): non si è mai capito bene il motivo. Comunque, un delitto “da paranoici”, come ammette Francesca Mambro nel processo d’appello.
30 ottobre: Mauro Addis, uomo della banda Vallanzasca e referente di Concutelli per l’evasione, uccide un basista della mala milanese e la sua compagna per un regolamento di conti. Fioravanti tenta di accollarsela ma non è neanche sicuro che si tratti propriamente di un (duplice) delitto dei Nar.
18 novembre: Pasquale Belsito uccide un guardione durante una rapina in banca a Milano
26 novembre: Cavallini e Stefano Soderini uccidono un carabiniere in una carrozzeria di Lambrate per sottrarsi a un controllo
6 gennaio: Belsito, in solitaria, ammazza Luca Perucci, ex capocuib di Terza posizione, “colpevole” di aver collaborato all’inchiesta giudiziaria contro il movimento
5 febbraio: I fratelli Fioravanti, impegnati nel recupero di armi gettate in un canale dal basista di una rapina, uccidono due carabinieri. Valerio, ferito, chiede di essere abbandonato per aver salva la vita.
A metterci dentro tutto sono nove omicidi, di cui due duplici. Uno solo, quello contro Amato, qualificabile rigorosamente come attentato terroristico, a prendere per buoni gli enunciati degli autori. Un po’ poco, decisamente, per parlare di un progetto politico guerrigliero … (3-comtinua)
Qui puoi leggere la prima e la seconda parte.

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