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Trent'anni dopo - Fioravanti e la crisi dei gruppi extraparlamentari -2

(umt) - Il trentesimo anniversario della cattura di Fioravanti è il pretesto di occasione per una riflessione sui Nar e la lotta armata di destra, ovvero per una messa a punto di un'interpretazione che ho consolidato nel corso degli anni ma che non ho mai avuto occasione di strutturare come ipotesi definita. Qui la prima parte del discorso.
La narrazione corrente su come si costruisce il ruolo centrale di Fioravanti nella galassia dei Nar passa per il "dicembre nero" della fascisteria romana. E cioè la cattura, nell'arco di due settimane, tra il 5 e il 17 dicembre 1979, di Dario Pedretti, Peppe Dimitri (e Roberto Nistri) e Sergio Calore come fattore di implosione dell'ambiente e la sua capacità di intercettare le schegge centrifugate dalla crisi dei tre gruppi strutturati della militanza romana. E' una semplificazione e al tempo stesso una forzatura a cui ho concorso io stesso. Perché in realtà le crisi dei tre gruppi datano già da parecchio. Esaminiamole nel dettaglio:

Costruiamo l'azione - L'area ordinovista si è già spaccata in primavera con lo scontro frontale tra il vecchio (De Felice) e i giovani (Calore e Aleandri). Signorelli cerca di tenere insieme la rete allargando le maglie: da una parte promuove una rivista teorica con l'ex deputato proveniente dai ranghi di Imperium, dall'altra sostiene l'antico discepolo Calore nel tentativo di aprire un dialogo con l'Autonomia, sfasciata dal colpo di maglio del 7 aprile. E comunque, per non farsi mancare niente, propone a sua volta un percorsa di lunga durata, le Comunità organiche di popolo, che gli frutterà il beffardo soprannome di "bucolico", appioppatogli dal "metropolitano Fioravanti. Gli operativi si sganciano da qualsiasi riferimento politico e, con la sigla del Movimento rivoluzionario popolare, scatenano una campagna di pesantissimi attentati dimostrativi contro i simboli del potere, dimostrando di aver fatto tesoro della lezione del professor Dantini.Il blitz giudiziario di giugno, che manda in galera per qualche mese il Professore e l'allievo, accentua le dinamiche disgregative. Macchi e Iannilli stringono i rapporti con Egidio Giuliani, fino a fondere la logistica (che nelle bande spontaneistiche è il fattore principale di attività) .Aleandri, sequestrato dalla banda della Magliana per aver dissipato un suo borsone di armi, è dapprima riscattato, poi a sua volta "processato" e "condannato" all'esilio dagli ex commilitoni. Così quando Calore esce dal carcere si trova fuori dai giochi e per riprendere il controllo della situazione non può che fare una forzatura, sulla scorciatoia lottarmatista, organizzando (male) l'omicidio Arcangeli che, per altro, affida a un soggetto estraneo al gruppo: Fioravanti, appunto.
 Terza posizione - Il passaggio da Lotta studentesca a Terza posizione, consumato nel 1978, non ha mutato nella sostanza la struttura del gruppo, rimasto assolutamente romanocentrico. I poli attivistici provenienti da Cla, i veneti e i palermitani, sebbene dotati da elementi qualificati, da Ingravalle a Salvarani, da Mangiameli a Incardona, non incidono più di tanto nell'elaborazione politica del movimento. E così, a partire anche dall'occasione offerta dal servizio militare, Dimitri consuma il distacco dalla sua creatura. Se la partecipazione all'assalto all'Omnia sport, in qualche misura, poteva costituire una legittima testimonianza individuale, la batteria di rapinatori che Beppe mette su a settembre, coinvolgendo i suoi pupilli dell'Eur, da Alibrandi a Carminati, ma anche il suo capo nella Guardia Runica, Mimmo Magnetta, è un'esperienza di sostanziale rottura. Perché il salto del bancone è finalizzato a finanziare non l'organizzazione ma la personale voglia di liberarsi dalla necessità del lavoro e la latitanza dei camerati fuggiaschi (i suoi ex sodali di Avanguardia). Una scelta rigorosamente NON lottarmatista. Tant'è che dopo l'incidente che lo porta in galera insieme a Nistri, responsabile del Nucleo operativo di Tp, si affannerà subito a chiarire ai suoi "pischelli" che la "via più breve" è sbagliata e a incoraggiare i militanti a distaccarsi del gruppo per trovare comodo rifugio nella nicchia esoterica di Helios.
Fuan - Dopo lo straordinario successo organizzativo dell'assalto all'armeria in memoria di Franco Anselmi, il gruppo umano che ruota intorno a Dario Pedretti ha rafforzato il discorso di distacco dall'impegno politico diretto e la riflessione sulla dimensione comunitaria come progetto di lungo periodo. L'assalto all'Esquilino è una rappresaglia consumata a caldo, sull'onda emotiva della morte di Cecchin, e chiusa lì. Anche in questo caso il salto del bancone che manda in carcere Pedretti per l'infingardaggine del "palo" non è un "esproprio strategico" ma un'iniziativa finalizzata a finanziare il progetto comunitario.
Certo è che all'inizio del 1980 si respira un'atmosfera molto pesante e di forte sbandamento nell'ambiente romano.(2-continua)

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