Omicidio Verbano-2/ Quegli anni terribili a Roma Est
(umt)Nella sua ricostruzione del delitto Verbano, Carlo Bonini sottolinea l'altissimo tasso di violenza politica dispiegato in un'area territorialmente limitata di Roma, i quartieri Trieste, Africano, Talenti e Montesacro. Vediamo che cosa è successo in quegli anni.
"Vivo da quando sono nato nel quartiere Africano-Trieste, un quartiere decisamente nero, che purtroppo non ha nulla da invidiare alla difficile situazione nelle periferie.. Invito i compagni a venirci qualche volta, visto che questo sembra un quartiere dimenticato... Forza Nuova, Azione Giovani-Nucleo Trieste Salario, Raido, altre associazioni "culturali".. Tutte concentrate in un piccolo quartiere come il mio.. Non un muro pulito, non uno che non sia marchiato da celtiche o svastiche.. Se si riesce a cancellare qualche piccola celtica senza fare a botte, nel giro di una sola notte la riscrivono.. Sono troppi.. Il proselitismo aumenta.. Manifestazioni, commemorazioni, volantinaggi, ronde notturne, tutto si sussegue con una frequenza spaventosa, con il benestare delle autorità e delle forze dell'ordine.. A nulla è valsa qualche sporadica protesta di qualche abitante.. Anzi, recentemente Veltroni ha dato il nome del picchiatore fascista Di Nella a una via.. Tutto nel mio quartiere.. Che già dai nomi delle vie è costretto continuamente ad avere sotto gli occhi le più cruente conquiste coloniali di epoca mussoliniana.. L'estrema destra qui ha una presenza così capillare da mettere paura.. Vi dico solo che qualche tempo fa Alessandra Mussolini di Alternativa sociale, attraversava la strada con le buste della spesa senza neanche uno straccio di scorta.. La puttana dovrebbe abitare qui vicino..."
Questo è il grido di dolore di un giovane antifascista romano, lanciato qualche anno fa dal newswire di Indymedia. Con la conquista del Campidoglio da parte delle truppe alemannate la situazione non sembra essere molto cambiata. Trent'anni fa, invece, il Trieste-Africano era uno dei quartieri più contesi nella guerriglia quotidiana tra "rossi" e "neri" per il controllo del territorio per la sua particolare condizione di zona cuscinetto tra un quartiere fascista per antonomasia, i Parioli, e zone rosse come Montesacro con le contigue borgate di Tufello e Val Melania, santuari della sinistra extraparlamentare più dura.
Così l'intera area nord orientale di Roma compresa tra le consolari Nomentana e Salaria e il fiume Aniene sarà teatro di numerosi omicidi politici: i giudici Occorsio e Amato, il poliziotto Evangelisti, i militanti neofascisti Cecchin, Mancia e Di Nella, l'autonomo Verbano, l'ex militante di Terza posizione Perucci, ucciso da un suo camerata per aver collaborato all'inchiesta contro il movimento, lo studente Cecchetti, colpevole di frequentare un "bar di fasci" a Talenti. Era terribile la mentalità militante in quegli anni di guerra civile strisciante: e c'è gente che ha pagato prezzi altissimi per aver ignorato l'esistenza di queste linee immaginarie del fronte decise dai guerriglieri più oltranzisti.
Le risse a Corso Trieste davanti al Giulio Cesare, dove Nietzsche e Marx non si davano più la mano, sono ormai quotidiane a metà degli anni '70. Dopo Antonello Venditti sui banchi di quel liceo siederà (poco) Andrea Ghira: sfuggito alla galera dopo il massacro del Circeo ma destinato a una fine amara e precoce, stroncato da un'overdose mentre prestava servizio nel Tercio, la legione straniera spagnola.
Le sezioni del Msi e del Pci nel quartiere sono ospitate in due traverse parallele di via Tripolitana e distano in linea d'aria duecento metri. Le ragioni di attrito sono quindi quotidiane: e il primo carcere Insabato lo prova dopo l'assalto con sparatoria alla sede comunista di via Tigrè (a cui non partecipa ma si fa beccare “come un fringuello” perché era appena sceso dall'autobus). I locali missini di via Migiurtina sono ripetutamente devastati da attentati finché i neofascisti cedono e si trasferiscono a via Somalia, nella parte alta del quartiere. Non servirà.
Nel settembre 1978 Nanni De Angelis, capo del servizio d'ordine di Terza posizione, è accoltellato in piazza Annibaliano a un polmone, al termine di un violento scontro con un gruppo di militanti di sinistra, partiti per una spedizione punitiva dal Pratone di Villa Ada e capeggiati da un ragazzo soprannominato Jack lo squartatore per la sua abitudine a colpire fascisti col coltello durante la notte. Del gruppo fa parte anche Valerio Verbano, l'autonomo di Montesacro che sarà ammazzato in casa sotto gli occhi dei genitori nel febbraio 1980. I sospetti sul giovane neofascista saranno subito fugati grazie a un provvidenziale vis-a-vis tra De Angelis e il padre di Verbano. Confronto organizzato da un amico di infanzia della vittima, militante neofascista.
Nel marzo del 1979 all'attentato devastante contro la casa di Fabrizio Mottironi, il giovanissimo e brillante leader di Terza posizione nel quartiere segue la gambizzazione di un militante dell'Autonomia. Per una coincidenza significativa sono entrambi figli di giornalisti. E lo scontro continua colpo su colpo.
A un attentato incendiario dei primi di maggio del 1979 contro la nuova sede missina segue a fine mese l'aggressione al giovane militante del Fronte della Gioventù Francesco Cecchin, inseguito e pestato da avversari politici che lo sorprendono a piazza Vescovio. Morirà dopo quindici giorni di agonia. Quel giorno aveva litigato con un militante del Pci che lo aveva minacciato: “Vi chiuderemo la sede come per via Migiurtina”.
Fino alla deriva lottarmatista: a ridosso dell'anniversario del ferimento di Cecchin, Valerio Fioravanti e la sua banda dei Nar organizzano uno spettacolare disarmo della pattuglia in borghese in servizio davanti al Giulio Cesare. La sparatoria finisce in una carneficina: un morto e tre feriti.
Basta invece un solo proiettile a Pasquale Belsito, un altro militante di Terza posizione passato ai Nar, per ammazzare il “traditore” Luca Perucci. Lo aspetta sotto casa la sera dell'Epifania del 1981, gli chiede di parlare “un attimo” e appena girato l'angolo gli pianta una pallottola in fronte e se ne va.
E toccherà ancora al quartiere Trieste il record dell'ultimo morto romano della guerra “rossi-neri”, proprio al declinare degli anni di piombo. Nel febbraio 1983 Paolo Di Nella, amico del cuore di Gianni Alemanno, sta attacchinando manifesti ecologisti con un'altra militante del Fronte della Gioventù. Lo aggrediscono a sprangate in testa. Morirà in pochi giorni. La partecipazione al lutto del “presidente partigiano” Sandro Pertini e del segretario del Pci Enrico Berlinguer danno il segno che, finalmente, “the times they are a-changing”
quell'asticolo èvecchio di 5 anni...e viene abbastanza contestato dai commentatori dll'epoca....manifestazioni volantinaggi etc ogni giorno ve li sognate ormai voi 4 fasci residui anche belle zone "nere"...
RispondiEliminamicio che canta
Micio che canta come al solito spari cazzate. Quest'articolo è fresco di giornata. La citazione è vecchia di cinque anni come indicato nello stesso testo:
RispondiEliminaQuesto è il grido di dolore di un giovane antifascista romano, lanciato qualche anno fa dal newswire di Indymedia.
Ma proprio non ce la fai a non scrivere stronzate?
non hai messo link in cui l'articolo è smentito da gente del quartiere e non hai detto che è del gennaio 2006...tassinaro impara la correttezza porcone
RispondiEliminamicio
l'articolo l'ho scritto stamattina
RispondiEliminala citazione di indymedia è indicata correttamente come reperto storico
se indico la fonte non si capisce perché dovrei linkarla: per mandare lettori su indymedia? non me ne può fregare di meno ...
la gente del quartiere che cosa smentisce?
Sento che stà per nascere un'amore tra Micio e Ugo !!!
RispondiEliminasticazzi
RispondiEliminaA micio, ti sembrerà assurdo ma è possibile fare critiche senza insultare e senza offendere gli altri. Anzi, usando un minimo di rispetto e di civiltà ogni tanto potresti indurre gli altri a prendere in considerazione le tue critiche, magari a condividerle invece di rispedirtele subito al mittente.
RispondiEliminaIn quanto a essere 4 gatti residui i comunisti non scherzano: negli anni 70 eravate a un passo dalla rivoluzione, oggi vi ridicolizzano persino a San Remo, le vostre analisi politiche sono rimaste al 68 e ancora parlate di antifascismo quando noi l'anticomunismo l'abbiamo accantonato quando abbiamo sostituito la macchina da scrivere col PC, il blocco del socialismo reale è franato da solo e oggi i generali dell'Armata Rossa come Ivashov collaborano con FN e partecipano ai nostri convegni ... insomma fare qualche autocritica e una nuova analisi come hanno fatto i forzanovisti PRIMA di fondare FN forse vi farebbe bene. Se poi preferite restare dove siete ... MEGLIO PER NOI!
Un forzanovista