Omicidio Verbano: da dove è spuntato il dossier?
Aumenta il polverone mediatico sulle nuove indagini per l'omicidio Verbano, i soliti noti evidentemente si sono messi al lavoro per confondere le acque. E così, dopo lo scoop di La Repubblica sulla nuova inchiesta contro due insospettabili, emergono tracce di una precedente indagine, innescata da un confidente dei servizi segreti, su due personaggi noti della fascio-criminalità romana: Gianluigi Esposito e Giovanni Marion. Così anche per quanto riguarda il famoso "dossier Verbano", le centinaia di pagine di schedature di neofascisti sequestrate al giovane autonomo all'atto dell'arresto e scomparse dopo essere state utilizzate dal pm Amato per costruire il suo teorema sull'unicità della direzione strategica dell'eversione nera. Questo dossier è ora misteriosamente ricomparso ma lo storico Marco Capoccetti Boccia, autore di un recente libro sull'omicidio, intervistato da Marco Santopadre di Radio Città aperta, fa notare una curiosa incongruenza.
Oggi intanto è uscito un nuovo, lungo articolo a firma Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera in cui l’articolista annuncia il ritrovamento del Dossier realizzato all’epoca da Valerio Verbano e da altri militanti del collettivo vicino all’Autonomia Operaia. Un dossier che era il frutto di un’attenta controinchiesta sui neofascisti della zona e sui legami tra questi e la criminalità organizzata e alcuni esponenti della destra che allora veniva chiamata ‘in doppiopetto’, cioè quella presente nelle istituzioni e che teoricamente prendeva le distanze dalle violenze contro militanti e organizzazioni di sinistra che invece vedeva protagonisti gli attivisti della galassia dell’estrema destra eversiva. L'originale del dossier l'aveva sequestrato la polizia a casa di Valerio Verbano, subito dopo il suo arresto nel 1979. Ma poi “quel dossier era stato smarrito e poi era stato addirittura distrutto dall’Ufficio Corpi del Reato del Tribunale di Roma ormai 30 anni fa” ricorda ai microfoni di Radio Città Aperta lo storico Marco Capoccetti Boccia (autore del libro ‘Valerio Verbano, una ferita ancora aperta’). Nell’articolo uscito oggi sul Corriere Bianconi afferma due cose inesatte: “Scrive che una copia del dossier venne consegnata ai legali della famiglia Verbano nel 1980, ma dagli atti giudiziari non risulta e anche in una intervista da me realizzata all’allora avvocata Giovanna Lombardi questa ipotesi – che già circolava – venne seccamente smentita. Inoltre – aggiunge Capoccetti Boccia – Bianconi non spiega dove è stato esattamente ritrovato questo dossier limitandosi a dire che è uscito dagli archivi dei Carabinieri. Strana circostanza visto che fu la Digos della Polizia a sequestrarlo e ad occuparsi dell’istruttoria; dopo anni di oblio non si capisce da dove proviene questa copia che andrà accuratamente verificata nella sua autenticità”. Tanti rimangono quindi i dubbi e le domande sulla riapertura del caso Verbano, annunciata pochi giorni fa proprio in occasione dell’anniversario del suo assassinio.
fonte: sito web Radio città aperta
Oggi intanto è uscito un nuovo, lungo articolo a firma Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera in cui l’articolista annuncia il ritrovamento del Dossier realizzato all’epoca da Valerio Verbano e da altri militanti del collettivo vicino all’Autonomia Operaia. Un dossier che era il frutto di un’attenta controinchiesta sui neofascisti della zona e sui legami tra questi e la criminalità organizzata e alcuni esponenti della destra che allora veniva chiamata ‘in doppiopetto’, cioè quella presente nelle istituzioni e che teoricamente prendeva le distanze dalle violenze contro militanti e organizzazioni di sinistra che invece vedeva protagonisti gli attivisti della galassia dell’estrema destra eversiva. L'originale del dossier l'aveva sequestrato la polizia a casa di Valerio Verbano, subito dopo il suo arresto nel 1979. Ma poi “quel dossier era stato smarrito e poi era stato addirittura distrutto dall’Ufficio Corpi del Reato del Tribunale di Roma ormai 30 anni fa” ricorda ai microfoni di Radio Città Aperta lo storico Marco Capoccetti Boccia (autore del libro ‘Valerio Verbano, una ferita ancora aperta’). Nell’articolo uscito oggi sul Corriere Bianconi afferma due cose inesatte: “Scrive che una copia del dossier venne consegnata ai legali della famiglia Verbano nel 1980, ma dagli atti giudiziari non risulta e anche in una intervista da me realizzata all’allora avvocata Giovanna Lombardi questa ipotesi – che già circolava – venne seccamente smentita. Inoltre – aggiunge Capoccetti Boccia – Bianconi non spiega dove è stato esattamente ritrovato questo dossier limitandosi a dire che è uscito dagli archivi dei Carabinieri. Strana circostanza visto che fu la Digos della Polizia a sequestrarlo e ad occuparsi dell’istruttoria; dopo anni di oblio non si capisce da dove proviene questa copia che andrà accuratamente verificata nella sua autenticità”. Tanti rimangono quindi i dubbi e le domande sulla riapertura del caso Verbano, annunciata pochi giorni fa proprio in occasione dell’anniversario del suo assassinio.
fonte: sito web Radio città aperta
Il Corriere della Sera è, almeno dagli anni '60 (dalla campagna diffamatoria di Indro Montanelli contro Mattei)uno degli organi del Doppio Stato e dei suoi intorbidamenti.
RispondiEliminaparlare di Doppio Stato sul Corriere della sera è come nominare la corda in casa dell'impiccato:
RispondiEliminahttp://www.aldogiannuli.it/2009/05/pinelli-calabresi-e-napolitano-una-polemica-imprevista/
http://lombardia.indymedia.org/node/36579
RispondiEliminaGiovanni Marion riuscì - pur essendo ormai l’"affermato professionista" che dicono i giornali - anche a farsi arrestare precisamente un anno fa ( il 26 Febbraio 2010) per una rissa sugli spalti dello Stadio Flaminio a Roma in occasione della partita di rugby Italia - Scozia.
Comunque l’altro indagato per Verbano non è ovviamente il defunto Esposito ( difficile pure che fosse il terzo del commando, troppo già adulto nel 1980 e la mamma di Verbano ha sempre parlato di assassini molto giovani) ma Tommaso Laganà, già di Avanguardia Nazionale e poi finito nello stesso giro di fascio/criminali ( la cosiddetta banda dell’ "uovo del drago") cui appartenevano Ghira, Marion e Gianluigi Esposito.
Tommaso Laganà è pure fratello di un esponente minore dei Nar di Fioravanti.
antifa
Non so su quali basi venga indicato, in questo ed altri interventi anonimi sul web, il nome di Tommaso Laganà che effettivamente viene indicato, come dicevano le prime indiscrezioni sulla stampa, come uno "da tempo residente all'estero".
RispondiEliminaViene da pensare che il nome ( storpiato) di Gianluigi Esposito sia stato sparato apposta per "confondere le acque".
Così come, sempre per "confondere le acque" sia stato indicato il parallelo con l'attentato al compagno Roberto Ugolini di pochi mesi prima, universalmente considerato opera di esponenti locali di Terza Posizione come rappresaglia per la bomba a casa Mottironi.
Giro, quello di TP, certamente diverso da quello di Marion e c.
Anche se poi Marion sarà successivamente tra i soci fondatori a Londra della Eaisy London, insieme a Roberto Fiore, ex leader di TP ed ora di Forza Nuova.
Ma questa è appunto un'altra storia, diversa e successiva. Più "affaristica" che politica ...