Esistono dei giudici a Milano, ovvero elogio del pm Spataro
Ci ho messo un giorno a decidermi a scriverlo, ma non bisogna permettere che le idee acquisite facciano banco sulla realtà. E quindi lo faccio, turandomi il naso. Perché si tratta di rendere omaggio al pm Spataro, e chi mi conosce sa quanto la cosa mi provochi bruciore di stomaco. Questo "magistrato di ferro" incarna, infatti, le forme più rigide e oltranziste dell'irriducibilismo giudiziario.
Abbiamo anche avuto un confronto assai polemico in un dibattito radiofonico sull'estradizione di Battisti, con lui che mi usa come punching ball per larga parte del match affondando il coltello nel burro dell'impresentabilità di Battisti e io che pareggio in contropiede, a finale, con una semplice obiezione: che quelle leggi da lui usate facevano schifo. Opinione, ovviamente, non mia, ma dell'autore dello stesso pacchetto emergenzialista, il mai abbastanza compianto Presidente emerito Francesco Cossiga. Zittendolo. Un colpo basso, decisamente. E quindi a maggior ragione tocca oggi rendere onore a lui e merito al suo sostanzialismo che, piegando la rigidità della norma, ha saputo rendere giustizia.
Il fatto. Alla sbarra c'è l'ex barbiere del centro islamico milanese di via Jenner. Finito, in base a un suo percorso religioso, sui monti del Kurdistan afghano ad addestrarsi alla guerriglia in campo qaedista. Catturato sulle vie di fuga verso il Pachistan dopo i bombardamenti successivi all'11 settembre, resta per sette anni e mezzo a Guantanamo per esserci poi consegnato e processato come fiancheggiatore del terrorismo internazionale. Il pm decide che ha già scontato una pena eccessiva, se si considerano le modalità e anche il fatto che il suo capo, nello stesso procedimento, è stato condannato a tre anni e mezzo. Ma la lunga detenzione nel lager americano non è "fungibile" e il nostro rischia un periodo di carcere in Italia. Così la richiesta di Spataro è di due anni, pari alla custodia cautelare scontata in Italia. La Corte è d'accordo e ne dispone la scarcerazione, per aver già scontato la pena. Esistono dei giudici a Milano.
Abbiamo anche avuto un confronto assai polemico in un dibattito radiofonico sull'estradizione di Battisti, con lui che mi usa come punching ball per larga parte del match affondando il coltello nel burro dell'impresentabilità di Battisti e io che pareggio in contropiede, a finale, con una semplice obiezione: che quelle leggi da lui usate facevano schifo. Opinione, ovviamente, non mia, ma dell'autore dello stesso pacchetto emergenzialista, il mai abbastanza compianto Presidente emerito Francesco Cossiga. Zittendolo. Un colpo basso, decisamente. E quindi a maggior ragione tocca oggi rendere onore a lui e merito al suo sostanzialismo che, piegando la rigidità della norma, ha saputo rendere giustizia.
Il fatto. Alla sbarra c'è l'ex barbiere del centro islamico milanese di via Jenner. Finito, in base a un suo percorso religioso, sui monti del Kurdistan afghano ad addestrarsi alla guerriglia in campo qaedista. Catturato sulle vie di fuga verso il Pachistan dopo i bombardamenti successivi all'11 settembre, resta per sette anni e mezzo a Guantanamo per esserci poi consegnato e processato come fiancheggiatore del terrorismo internazionale. Il pm decide che ha già scontato una pena eccessiva, se si considerano le modalità e anche il fatto che il suo capo, nello stesso procedimento, è stato condannato a tre anni e mezzo. Ma la lunga detenzione nel lager americano non è "fungibile" e il nostro rischia un periodo di carcere in Italia. Così la richiesta di Spataro è di due anni, pari alla custodia cautelare scontata in Italia. La Corte è d'accordo e ne dispone la scarcerazione, per aver già scontato la pena. Esistono dei giudici a Milano.
A proposito di Spataro, ecco un link sulla sua presa di posizione sul memoriale di via Montenevoso:
RispondiEliminahttp://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/16/Caso_Moro_troppe_falsita_Dalla_co_0_0003169148.shtml
Chissà perchè, tra Spataro e Pomarici (e Nando Dalla Chiesa) da una parte e il presidente Pellegrino della commissione stragi, sono più portato a credere a quest'ultimo.
Grazie, Andrea, e tanti auguri.
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