Foto della consegna degli attestati, con successivo rinnovo delle tessere e nuovi tesserati 2011
Si è svolta nei giorni scorsi l'inaugurazione della biblioteca del “Raggruppamento nazionale Combattenti e Reduci della RSI – Continuità Ideale” federazione di Treviso che ha sede a Catena di Villorba (TV). Protagonista della cerimonia don Floriano Abrahamowicz il sacerdote di origini israelite (ma il padre era un pastore protestante) ex responsabile dei lefebvriani del Nordest, espulso dalla Fraternità per le sue posizioni negazioniste sull'Olocausto (anche se il sacerdote contesta questa definizione di taglio ostile e invoca per sé la qualifica di revisionista). La cronaca dell'evento, scritta da Matteo Castagna, è stata pubblicata da Agerecontra, portale dell'integralismo cattolico. Oltre cinquanta militanti e simpatizzanti si sono ritrovati “da Coppi” e stretti attorno a chi la guerra l’ha combattuta ed è testimone diretto di un’epoca, di una battaglia che lo vede sconfitto ma non vinto, il Presidente Nazionale del Raggruppamento, Gianni Rebaudengo. Sabato 12 Febbraio alle 18, oltre agli invitati, c’erano anche i carabinieri della stazione di Villorba e di Spresiano, oltre agli agenti della Polizia Locale, ufficialmente presenti perché l’inaugurazione non fosse eventualmente interrotta da qualche forma di protesta. Che non c’è stata, sotto alcuna forma. La biblioteca contiene un centinaio di libri, per la maggior parte opere degli anni cinquanta, alcuni dei quali unici o rarissimi (così come le stampe) ma anche alcuni titoli molto recenti, destinati ad aumentare grazie alla generosità di ricercatori ed amici. Non solo libri del Ventennio ma anche propaganda dell’opposta fazione, per evitare l’accusa di faziosità e per amore della conoscenza e della verità storica, come hanno tenuto a sottolineare sia Rebaudengo che Sonego, nei loro discorsi. A benedire la biblioteca è stato invitato don Floriano Abrahamowicz, che ha detto: «Ho avuto dei parenti morti nei campi di concentramento, non ho mai negato la loro esistenza, ma la storia deve essere studiata con rigore scientifico prendendo in esame tutti i suoi aspetti». Luciano Sonego ha replicato così alla stampa che gli ha ricordato la possibilità che la Procura apra un fascicolo per «apologia del fascismo»: «Nessun problema, di certo non scappo in Sudamerica». Perché il nome Continuità Ideale? Rebaudengo e Sonego vanno fieri di un’eredità ideale e spirituale, che trovò espressione storica e politica nel biennio 43′-45, di cui sentono la necessità di tramandare i valori e la conoscenza, al di là della lotta ideologica degli opposti. Una seria opera di ricerca che non demonizza l’avversario, che faccia piena luce sul periodo della guerra civile che divise il popolo di questa Nazione. L’augurio significativo del Raggruppamento si è rivolto ai presenti: “Affinché i nostri valori non muioiano con noi ex combattenti e reduci, ma vengano ripresi dai tanti giovani presenti, con consapevolezza e amore per la verità, sapendo riconoscere anche eventuali errori, ma dando voce agli sconfitti, che qualcuno da sempre cerca di zittire”.
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Peccato non esserci potuto essere sono certo che sara' stato un gran bel giorno ..ONORE!!!
RispondiEliminaBuona sera!
RispondiEliminaNon mi riconosco nel termine peggiorativo di "negazionista" ma nel termine di "revisione della storia" dei campi di concentramento. E'ora che si affronti con rigore scientifico tutti gli aspetti dei campi di concentramento. Dogmatizzarli o negarne l'esistenza è la stessa stupidagine a-scientifica. Chiedo pertanto di rettificare il testo. Grazie! don Floriano Abrahamowicz
Usare il linguaggio dei persecutori - "negazionista dell'Olocausto" - non rende un buon servizio a nessuno: non lo rende certamente alla verità.
RispondiEliminaRende bensì un buon servizio al potere culturale e politico, che sul divieto di indagine scientifica rispetto a quegli accadimenti (sanzionato penalmente in tutta Europa e in tutto il mondo di lingua inglese) ha fondato il moderno tabù sterminazionista che nessuno riesce seriamente a documentare e a dimostrare.
Sarebbe opportuno ristabilire, almeno in un sito che si presume "di verità", la definizione originaria - per una volta politicamente corretta sul serio - di "revisionisti sull'Olocausto".
Andrea
Ho usato la stessa espressione per i "revisionisti" delle foibe. Ad ogni buon conto integrerò il testo con il punto di vista di don Floriano
RispondiEliminaUsare il termine Salò é un vezzo semantico della vulgata antifascista (perché nella realtà del fatto statuale la Repubblica Sociale Italiana aveva come Capitale sempre e solo Roma, anche e soprattutto dopo il ripiegamento a Nord !), che come Raggruppamento rifiutiamo da sempre. Solo come precisazione al Dr. Tassinari.
RispondiEliminaLo dico come componente della Direzione Nazionale del Raggruppamento.
Mi dispiace che per te sia risibile la differenza... e mi dispiace anche che alla fascisteria non importi nulla di nulla, Freda incluso, che ha smesso di pubblicare Mattogno da Ar... a proposito di Freda e del suo impostarsi all'estetica del soldato politico!
RispondiEliminaIn fondo, il revisionismo proviene in gran parte dalla sinistra: Rassinier, l'antesignano, socialista di sinistra ed eroe della Resistenza francese, internato in un lager nazista; Faurisson, laico-socialista; Thion, sociologo terzomondista, di estrema sinistra, traduttore ufficiale dei discorsi e degli scritti di Mandela in lingua francese.
Il tempo farà giustizia di tutto quanto: forse quando sarà troppo tardi! Mi aspettavo di più dalla destra radicale... e invece non v'è nulla, come ovunque.
Andrea
Canosci, il vezzo semantico dell'antifascisteria è "repubblichino". Glielo assicuro.
RispondiEliminaConfesso che ignoravo che la Repubblica sociale si ritenesse Romana. Del resto non ho mai fatto mistero della circostanza che io abbia sempre e solo studiato la destra radicale, che è fenomeno post-bellico.
Comunque ci sono alcune regole confliggenti per cui credo che non ci sia soluzione migliore:
- della repubblica sociale italiana è troppo lungo
- repubblicani è la definizione corrente per il fronte rosso della guerra civile spagnola
- della Rsi: non mi piacciono le sigle nei titoli.
E infine penso che una bellissima canzone come "Il cuoco di Salò" di De Gregori dimostri che il termine può essere usato solo come connotare e non per denotare.
Canosci, rispetto la sua decisione di mantenere le distanze ma sono napoletano e in generale da noi si chiama dottore la gente per prenderla per culo. La prossima volta va benissimo il semplice cognome...
ce mancava solo er prete
RispondiEliminaTassinari (mai volut prendereLa per il culo, ma vede io sono metà toscano e metà lombardo e non conoscevo la permalosità napoletana, cmq mai riscontrata in Camerati campani....)mi spiace ribadire che quanto da me scritto corrisponde alla verità storica (quella sancita dalla Gazzetta Ufficiale italiana che nel "regno del sud" non esisteva perché tutto veniva deliberato invece dal comando "alleato").
RispondiEliminaAnzi le aggiungo che la Repubblica Sociale Italiana adottò un ulteriore significativo passo.
Per "finzione" giuridica considerando che Roma non poteva essere sotto controllo della R.S.I. si decise che la "Capitale" PRO-TEMPORE diveniva di volta in volta il luogo dove era in quel momento vivente la figura del Capo della Repubblica Sociale Italiana (cioé Benito Mussolini) sempre nelle more di poter ridare a Roma il ruolo ad Essa spettante.
Dunque si può dire - nel caso - che l'ultima capitale R.S.I. fu Giulino di Mezzegra.
Distinti saluti.
Diciamo infiammabile (ed è il quarto romagnolo: la componente napoletana è strafottente) ... Comunque io non ho contestato la verità storica, anzi ho confessato la mia ignoranza in tema. Anche se continuo, cordialmente, a pensare che "i ragazzi di Salò" non abbia un tono dispregiativo
RispondiEliminaPer Loro, sì (almeno quelli che non hanno ceduto alle lusinghe del sistema mantenendo certezza che nessun Capo gerarchicamente riconosciuto della Repubblica Sociale Italiana ha mai firmato alcun armistizio o accordo di pace con gli aggressori atlantici ed i loro collaboratori italioti); ed anche per coloro che tenendo fede al giuramento di Continuità Ideale ne ricevono il testimone.
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