L'Orologio, un laboratorio tercerista
L'appuntamento è per domani sera a CasaPound. Si parlerà dell'Orologio, il circolo e la rivista animati nei primi anni Sessanta da Lucci Chiarissi sr. e Accame, laboratorio e fucina del tercerismo italiano. La compagnia è ben assortita: Gabriele Adinolfi, Pietrangelo Buttafuoco, Giorgio Vitangeli e Romano Vulpitta. Ecco come raccontavo l'esperienza dell'Orologio su Naufraghi (Immaginapoli, 2007).
Verso la terza posizione
Verso la terza posizione
In un’epoca in cui la distensione internazionale e la decolonizzazione sembravano spingere ai margini del dibattito e dell'iniziativa politica la destra radicale è in un piccolo circolo di intellettuali, l’Orologio, che le tesi terzaforziste, radicalmente anticapitaliste e antiamericane, espunte dal Msi all’inizio degli anni ’50 saranno rilanciate con forza.
L’omonima rivistina, diretta da Luciano Lucci Chiarissi - uno dei migliori quadri dei Far – diventerà così il riferimento ineludibile per tutti i neofascisti decisi a non farsi ingabbiare dalle logiche perbenistiche del partito e dalla subalternità all’atlantismo e al gretto interventismo dei gruppi più noti. Tutti i miti movimentisti che innerveranno le successive tendenze rivoluzionarie, dal Freda sovversivo della Disintegrazione del sistema [1970] a Terza posizione, saranno prodotti in questo laboratorio del “fascismo di sinistra”, in cui il radicalismo di destra si colora di venature anticlericali: dal vietcong “soldato politico povero ma potente” alla contestazione studentesca stigmatizzata da Evola come manifestazione degenerativa dell’ascesa del Quarto stato ma rivalutata come rivolta antisistema, dall’anima nazionalpopolare del “Che” al ruolo antisovietico della Cina maoista, e, quindi, destabilizzante dell’Europa di Yalta.
Altre figure di spicco del circolo sono Gaetano Rasi - uno dei pochi socializzatori rientrato nel Msi nel 1969 con la segreteria Almirante - e Giano Accame, all’epoca braccio destro di Randolfo Pacciardi nell’avventura gollista di Nuova Repubblica e in seguito direttore del Secolo d’Italia. Anche dal punto di vista della trasmissione della memori, i quadri dell’Orologio avranno un ruolo fondamentale: Paolo Lucci Chiarissi, figlio di Luciano, guiderà la frazione più originale del Fuan-Nar, quella che, in fuga dalla metropoli tentacolare, cercherà di costruire a Formello esperienze comunitarie e pratiche di combattimento a bassa intensità (la campagna di Gasparone e i briganti della Tolfa contro il caroprezzi dell’Acotral), mentre la figlia di Giano Accame (a sua volta genero di un gerarca), diventerà la moglie di Peppe Dimitri, il “capobanda” più amato della piazza nera romana alla fine degli anni ’70 .
L’omonima rivistina, diretta da Luciano Lucci Chiarissi - uno dei migliori quadri dei Far – diventerà così il riferimento ineludibile per tutti i neofascisti decisi a non farsi ingabbiare dalle logiche perbenistiche del partito e dalla subalternità all’atlantismo e al gretto interventismo dei gruppi più noti. Tutti i miti movimentisti che innerveranno le successive tendenze rivoluzionarie, dal Freda sovversivo della Disintegrazione del sistema [1970] a Terza posizione, saranno prodotti in questo laboratorio del “fascismo di sinistra”, in cui il radicalismo di destra si colora di venature anticlericali: dal vietcong “soldato politico povero ma potente” alla contestazione studentesca stigmatizzata da Evola come manifestazione degenerativa dell’ascesa del Quarto stato ma rivalutata come rivolta antisistema, dall’anima nazionalpopolare del “Che” al ruolo antisovietico della Cina maoista, e, quindi, destabilizzante dell’Europa di Yalta.
Altre figure di spicco del circolo sono Gaetano Rasi - uno dei pochi socializzatori rientrato nel Msi nel 1969 con la segreteria Almirante - e Giano Accame, all’epoca braccio destro di Randolfo Pacciardi nell’avventura gollista di Nuova Repubblica e in seguito direttore del Secolo d’Italia. Anche dal punto di vista della trasmissione della memori, i quadri dell’Orologio avranno un ruolo fondamentale: Paolo Lucci Chiarissi, figlio di Luciano, guiderà la frazione più originale del Fuan-Nar, quella che, in fuga dalla metropoli tentacolare, cercherà di costruire a Formello esperienze comunitarie e pratiche di combattimento a bassa intensità (la campagna di Gasparone e i briganti della Tolfa contro il caroprezzi dell’Acotral), mentre la figlia di Giano Accame (a sua volta genero di un gerarca), diventerà la moglie di Peppe Dimitri, il “capobanda” più amato della piazza nera romana alla fine degli anni ’70 .
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