Il Piano Solo? Una sòla di golpe
La recensione del libro di Mimmo Franzinelli pubblicata da "Il Fondo Magazine".
Il “Piano Solo” è passato alla storia come un tentativo di colpo di stato abortito all’ultimo momento. progettato nell’estate del 1964 dal generale Giovanni De Lorenzo, comandante dei carabinieri, su invito del Presidente della Repubblica Antonio Segni per bloccare lo slancio riformatore del primo centrosinistra. Un governo presieduto dal leader democristiano Aldo Moro che vedeva la partecipazione diretta dei socialisti di Pietro Nenni, e che era entrato in crisi appunto nell’estate del 1964, salvo poi rinascere senza la partecipazione dei ministri più riformatori e con un programma più moderato “grazie” alle paure provocate dalle voci sul presunto Golpe, il “Piano Solo” appunto.
Il recente libro dello storico Mimmo Franzinelli: Il Piano Solo, i servizi segreti, il centro-sinistra e il “golpe” del 1964, grazie ad una mole impressionante di documenti anche inediti riapre la questione, ed arriva alla conclusione che non si trattò di un vero e proprio tentativo di Golpe (non a caso nel sottotitolo del libro la parola golpe è posta tra virgolette), quanto della predisposizione da parte del generale De Lorenzo di misure di emergenza che prevedevano in caso di disordini e sommosse di piazza. Una vera ossessione per il presidente della Repubblica Segni e gli ambienti a lui collegati, il varo di misure straordinarie per il controllo dell’ordine pubblico da eseguirsi da parte dei carabinieri, assieme all’arresto di centinaia di attivisti di sinistra e la loro “enucleazione”, in pratica deportazione, in Sardegna, oltre alla nascita di un governo “presidenziale” e tecnico.
Il libro è una ricostruzione fedele di quei giorni, soprattutto di quel contesto in cui le paure dei “poteri forti” (Segni e la destra democristiana, la Confindustria e la Banca d’Italia) generate dalle ipotesi di riforma del centrosinistra, si andarono a saldare con quelle meno legate agli aspetti interni e più legate invece agli scenari internazionali della guerra fredda. Paure e timori che influenzarono decisamente le azioni dei protagonisti di quell’estate, per molti versi decisiva per il futuro dell’Italia degli anni successivi.
Ai protagonisti stranoti della vicenda come Segni, De Lorenzo, Moro, Nenni, Fanfani, Saragat, si affiancano quelli meno noti e che ebbero un ruolo per molti versi decisivo nell’orientare alcune scelte, ed il cui ruolo stranamente è stato sempre trascurato dalle inchieste giornalistiche, come quella famosissima di Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi del settimanale L’Espresso che rivelò la vicenda nel 1967, o le successive commissioni d’indagine parlamentari.
Personaggi come il presidente del Senato Cesare Merzagora, vero sponsor del “Piano Solo” assieme a Segni, e da questi candidato alla guida del governo d’emergenza aperto a tecnici e politici di vario colore, il capo della polizia Angelo Vicari, ed il ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani, che per motivi diversi non avvallarono il “Piano Solo”.
Franzinelli, servendosi di diari e memoriali dei protagonisti di quei mesi, ma anche delle carte di Merzagora e De Lorenzo, delle “veline” del SIFAR (il servizio segreto dell’epoca) e del Dipartimento di Stato degli USA, oltre che di numerosi documenti inediti tra cui le liste pressoché complete degli “enucleandi”, la composizione del governo “del presidente”, le schedature di politici operate dal SIFAR a scopo ricattatorio, ha il merito indubbio di contestualizzare gli eventi e di restituire la giusta dimensione a quello che all’epoca venne definito “un tintinnar di sciabole”, mirante all’affossamento dei propositi riformatori del primo governo di centrosinistra.
Non si trattò quindi di un progetto di golpe, ma di un piano per il mantenimento dell’ordine di fronte a prevedibili proteste di piazza e disordini che nei timori di Segni e De Lorenzo avrebbero replicato in grande, quanto successo solo quattro anni prima ai tempi del governo Tambroni, appoggiato in maniera determinante da missini e monarchici e del progettato congresso del MSI a Genova. Moti di piazza che avevano impedito lo svolgimento del congresso missino e favorito la caduta del governo Tambroni.
Dato il giusto peso alle cose, però non dimentichiamo che l’arresto preventivo di centinaia di militanti e dirigenti di sinistra, alcuni dei quali parlamentari e quindi dotati di immunità, e la loro deportazione senza che vi fossero accuse specifiche contro di loro, non è certo un carattere tipico di uno stato democratico e liberale come quell’Italia che gli autori del “Piano Solo” volevano preservare da riforme troppo “avanzate” o da proteste di piazza organizzate da sindacati e da partiti legali e rappresentati in Parlamento. Se non si trattava di un golpe, erano pur sempre misure eccezionali contrarie alle leggi.
Raffaele Morani
Il recente libro dello storico Mimmo Franzinelli: Il Piano Solo, i servizi segreti, il centro-sinistra e il “golpe” del 1964, grazie ad una mole impressionante di documenti anche inediti riapre la questione, ed arriva alla conclusione che non si trattò di un vero e proprio tentativo di Golpe (non a caso nel sottotitolo del libro la parola golpe è posta tra virgolette), quanto della predisposizione da parte del generale De Lorenzo di misure di emergenza che prevedevano in caso di disordini e sommosse di piazza. Una vera ossessione per il presidente della Repubblica Segni e gli ambienti a lui collegati, il varo di misure straordinarie per il controllo dell’ordine pubblico da eseguirsi da parte dei carabinieri, assieme all’arresto di centinaia di attivisti di sinistra e la loro “enucleazione”, in pratica deportazione, in Sardegna, oltre alla nascita di un governo “presidenziale” e tecnico.
Il libro è una ricostruzione fedele di quei giorni, soprattutto di quel contesto in cui le paure dei “poteri forti” (Segni e la destra democristiana, la Confindustria e la Banca d’Italia) generate dalle ipotesi di riforma del centrosinistra, si andarono a saldare con quelle meno legate agli aspetti interni e più legate invece agli scenari internazionali della guerra fredda. Paure e timori che influenzarono decisamente le azioni dei protagonisti di quell’estate, per molti versi decisiva per il futuro dell’Italia degli anni successivi.
Ai protagonisti stranoti della vicenda come Segni, De Lorenzo, Moro, Nenni, Fanfani, Saragat, si affiancano quelli meno noti e che ebbero un ruolo per molti versi decisivo nell’orientare alcune scelte, ed il cui ruolo stranamente è stato sempre trascurato dalle inchieste giornalistiche, come quella famosissima di Eugenio Scalfari e Lino Jannuzzi del settimanale L’Espresso che rivelò la vicenda nel 1967, o le successive commissioni d’indagine parlamentari.
Personaggi come il presidente del Senato Cesare Merzagora, vero sponsor del “Piano Solo” assieme a Segni, e da questi candidato alla guida del governo d’emergenza aperto a tecnici e politici di vario colore, il capo della polizia Angelo Vicari, ed il ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani, che per motivi diversi non avvallarono il “Piano Solo”.
Franzinelli, servendosi di diari e memoriali dei protagonisti di quei mesi, ma anche delle carte di Merzagora e De Lorenzo, delle “veline” del SIFAR (il servizio segreto dell’epoca) e del Dipartimento di Stato degli USA, oltre che di numerosi documenti inediti tra cui le liste pressoché complete degli “enucleandi”, la composizione del governo “del presidente”, le schedature di politici operate dal SIFAR a scopo ricattatorio, ha il merito indubbio di contestualizzare gli eventi e di restituire la giusta dimensione a quello che all’epoca venne definito “un tintinnar di sciabole”, mirante all’affossamento dei propositi riformatori del primo governo di centrosinistra.
Non si trattò quindi di un progetto di golpe, ma di un piano per il mantenimento dell’ordine di fronte a prevedibili proteste di piazza e disordini che nei timori di Segni e De Lorenzo avrebbero replicato in grande, quanto successo solo quattro anni prima ai tempi del governo Tambroni, appoggiato in maniera determinante da missini e monarchici e del progettato congresso del MSI a Genova. Moti di piazza che avevano impedito lo svolgimento del congresso missino e favorito la caduta del governo Tambroni.
Dato il giusto peso alle cose, però non dimentichiamo che l’arresto preventivo di centinaia di militanti e dirigenti di sinistra, alcuni dei quali parlamentari e quindi dotati di immunità, e la loro deportazione senza che vi fossero accuse specifiche contro di loro, non è certo un carattere tipico di uno stato democratico e liberale come quell’Italia che gli autori del “Piano Solo” volevano preservare da riforme troppo “avanzate” o da proteste di piazza organizzate da sindacati e da partiti legali e rappresentati in Parlamento. Se non si trattava di un golpe, erano pur sempre misure eccezionali contrarie alle leggi.
Raffaele Morani
Nessun commento: