Ancora a proposito della strategia della tensione
Poiché tra i lettori assidui di questo blog c'è anche chi, non avendo letto i miei libri (non è un dovere ma mi farebbe piacere), si ostina ad assimilarmi ai sostenitori della vulgata sulla strategia della tensione, ritengo sia il caso fissare qualche punto fermo. Pubblicando un paio di paragrafi di Fascisteria 2 (Sperling&Kupfer 2008). Qui potete leggere la prima parte.
È per noi più feconda un’altra chiave di lettura: quella che sottolinea come le vicende dell'ultimo quarto di secolo, dalla disfatta dello spontaneismo armato all’emergenza di un terrorismo di matrice magico-religiosa, dagli intrecci tra organizzazioni criminali e reseaux degli apparati di Stato all’ombra di logge coperte e di improbabili ordini cavallereschi ma anche la confluenza nell’ala più radicale del separatismo nordista di uomini e miti della destra neopagana e cattolico-tradizionalista sembrano ricondurre le intuizioni di Galli e di Jesi sul ruolo del nazismo magico e della pedagogia dell’atto inutile tipica delle sette iniziatiche alla realtà di uno stragismo italiano negli anni ’70 non riducibile alla categoria del terrorismo neofascista. Hanno invece consistenza le tracce dei perversi intrecci tra network della destra radicale, apparati di Stato e agenzie internazionali del crimine, tra pratiche rituali e dirty works. È però fondamentale evitare ogni forma di riduzionismo. Pur accettando e riconoscendo i condizionamenti rappresentati dalla vigenza del compromesso di Yalta, è evidente come spesso uomini e apparati abbiano giocato in proprio, nei margini consentiti dagli scenari geopolitici. Galli invita a non ridurre la storia dell’Italia repubblicana a un perverso intreccio tra complotti e uno stato permanente di golpismo strisciante né tutti i misteri italiani allo scontro Est-Ovest: “quelle poche centinaia di morti [sono] episodi dolorosi ma in fondo marginali, di un conflitto cosmico nel quale la luce ha prevalso sulle tenebre” . Alcune trame non sono prodotti della guerra fredda ma la conseguenza di lotte di potere tra gruppi e personalità italiane. Nei primi anni ’60 l’amministrazione kennedyana era favorevole alle riforme in Italia purché non ampliassero l’influenza del Pci. Su questa linea di fraglia si innestano le dinamiche di resistenza di apparati di potere e di personaggi in cerca d’autore passate alla storia, apunto, come “strategia della tensione”. Alla versione dominante (“per impedire il progresso della società italiana dovuto all’avanzata comunista […] americani, servizi segreti e cattivissimi tramaroli neofascisti avrebbero compiuto attentati e massacri, nella speranza di determinare un colpodi stato che solo grazie alla straordinaria ‘coscienza democratica’ del paese non sarebbe riuscito” ), che liquida come “un dogma” Adinolfi oppone un’altra interpretazione, che indica una diversa filiazione internazionale nell’eterodirezione delle nostre vicende politiche, con relative conseguenze politiche: “la trasformazione radicale dell’Italia, prima cavia della nuova strategia Trilateral, con lo scompaginamento di tutte le componenti a ideologia forte (neofasciste o comuniste rivoluzionarie); l’attrazione (e non quindi il contenimento) del Partito comunista nella stanza dei bottoni, così come comprovato dalle relazioni della Cia; il ribaltamento della politica estera ed energetica italiana, fondata sulle relazioni preferenziali sugli stati arabi, mediante l’imposizione in ogni ganglio vitale nazionale di personaggi filo-israeliani”. E così, sul comune richiamo alla centralità del caso Mattei come punto di partenza di trame e misteri eversivi, affiora un’intrigante assonanza tra il “giovane” leader della destra radicale e l’anziano professore universitario di antiche simpatie per la sinistra comunista . Macché golpismo, conclude paradossalmente Adinolfi: il colpo di Stato vero l’ha fatto il Pci, con la scientifica infiltrazione nella magistratura. E Galli gli fa, in qualche misura, sponda: “Le bombe di Brescia e alle porte di Bologna (’74) e la tolleranza per le vecchie e nuove Br (dal ’74 al ’76) non solo non fermano l’ondata progressista, ma la favoriscono (elezioni regionali del ’75 e politiche del ’76)”. Una valutazione più realistica induce ad arrivare ad analoghe conclusioni Fabrizio Zani, giovane militante di Avanguardia nazionale che in carcere diventa critico radicale delle organizzazioni neofasciste: “Il sodalizio tra i servizi segreti e i capi storici di Ordine nuovo e Avanguardia è proficuo. Solo gli sprovveduti e il principe Borghese operano convinti dell’effettiva possibilità di un colpo di stato. La strategia dei golpisti consisteva in realtà nel far penetrare nella classe politica il terrore del golpe stesso, in modo da obbligarla a rinforzare proprio quei servizi di sicurezza che più erano controllati dai poteri occulti. La strategia golpista vuole ottenere uno Stato forte e ordinato, sempre più militarizzato, indipendentemente dal rovesciamento del parlamentarismo. Certe stragi apparentemente oscure possono essere lette come sabotaggi di piani eversivi autonomi, come avvertimenti e segnali di allarme veri e propri. Nonostante la contiguità pregressa tra uomini dell'estrema destra e gli ambienti golpisti, non possiamo escludere che i ‘fascisti’ stessi abbiano dirette responsabilità nel criminale fenomeno delle stragi indiscriminate. Non esiste propriamente una strategia della tensione. Manca infatti la progressione e la continuità necessarie ad un disegno preordinato. Negli anni ’70 l'estrema destra praticava una forma di terrorismo dimostrativo, diffuso e rivendicato: proprio su questo fenomeno contavano gli stragisti per una sicura attribuzione delle loro bombe: esattamente come nel '69 per gli anarchici” . (2-fine)
È per noi più feconda un’altra chiave di lettura: quella che sottolinea come le vicende dell'ultimo quarto di secolo, dalla disfatta dello spontaneismo armato all’emergenza di un terrorismo di matrice magico-religiosa, dagli intrecci tra organizzazioni criminali e reseaux degli apparati di Stato all’ombra di logge coperte e di improbabili ordini cavallereschi ma anche la confluenza nell’ala più radicale del separatismo nordista di uomini e miti della destra neopagana e cattolico-tradizionalista sembrano ricondurre le intuizioni di Galli e di Jesi sul ruolo del nazismo magico e della pedagogia dell’atto inutile tipica delle sette iniziatiche alla realtà di uno stragismo italiano negli anni ’70 non riducibile alla categoria del terrorismo neofascista. Hanno invece consistenza le tracce dei perversi intrecci tra network della destra radicale, apparati di Stato e agenzie internazionali del crimine, tra pratiche rituali e dirty works. È però fondamentale evitare ogni forma di riduzionismo. Pur accettando e riconoscendo i condizionamenti rappresentati dalla vigenza del compromesso di Yalta, è evidente come spesso uomini e apparati abbiano giocato in proprio, nei margini consentiti dagli scenari geopolitici. Galli invita a non ridurre la storia dell’Italia repubblicana a un perverso intreccio tra complotti e uno stato permanente di golpismo strisciante né tutti i misteri italiani allo scontro Est-Ovest: “quelle poche centinaia di morti [sono] episodi dolorosi ma in fondo marginali, di un conflitto cosmico nel quale la luce ha prevalso sulle tenebre” . Alcune trame non sono prodotti della guerra fredda ma la conseguenza di lotte di potere tra gruppi e personalità italiane. Nei primi anni ’60 l’amministrazione kennedyana era favorevole alle riforme in Italia purché non ampliassero l’influenza del Pci. Su questa linea di fraglia si innestano le dinamiche di resistenza di apparati di potere e di personaggi in cerca d’autore passate alla storia, apunto, come “strategia della tensione”. Alla versione dominante (“per impedire il progresso della società italiana dovuto all’avanzata comunista […] americani, servizi segreti e cattivissimi tramaroli neofascisti avrebbero compiuto attentati e massacri, nella speranza di determinare un colpodi stato che solo grazie alla straordinaria ‘coscienza democratica’ del paese non sarebbe riuscito” ), che liquida come “un dogma” Adinolfi oppone un’altra interpretazione, che indica una diversa filiazione internazionale nell’eterodirezione delle nostre vicende politiche, con relative conseguenze politiche: “la trasformazione radicale dell’Italia, prima cavia della nuova strategia Trilateral, con lo scompaginamento di tutte le componenti a ideologia forte (neofasciste o comuniste rivoluzionarie); l’attrazione (e non quindi il contenimento) del Partito comunista nella stanza dei bottoni, così come comprovato dalle relazioni della Cia; il ribaltamento della politica estera ed energetica italiana, fondata sulle relazioni preferenziali sugli stati arabi, mediante l’imposizione in ogni ganglio vitale nazionale di personaggi filo-israeliani”. E così, sul comune richiamo alla centralità del caso Mattei come punto di partenza di trame e misteri eversivi, affiora un’intrigante assonanza tra il “giovane” leader della destra radicale e l’anziano professore universitario di antiche simpatie per la sinistra comunista . Macché golpismo, conclude paradossalmente Adinolfi: il colpo di Stato vero l’ha fatto il Pci, con la scientifica infiltrazione nella magistratura. E Galli gli fa, in qualche misura, sponda: “Le bombe di Brescia e alle porte di Bologna (’74) e la tolleranza per le vecchie e nuove Br (dal ’74 al ’76) non solo non fermano l’ondata progressista, ma la favoriscono (elezioni regionali del ’75 e politiche del ’76)”. Una valutazione più realistica induce ad arrivare ad analoghe conclusioni Fabrizio Zani, giovane militante di Avanguardia nazionale che in carcere diventa critico radicale delle organizzazioni neofasciste: “Il sodalizio tra i servizi segreti e i capi storici di Ordine nuovo e Avanguardia è proficuo. Solo gli sprovveduti e il principe Borghese operano convinti dell’effettiva possibilità di un colpo di stato. La strategia dei golpisti consisteva in realtà nel far penetrare nella classe politica il terrore del golpe stesso, in modo da obbligarla a rinforzare proprio quei servizi di sicurezza che più erano controllati dai poteri occulti. La strategia golpista vuole ottenere uno Stato forte e ordinato, sempre più militarizzato, indipendentemente dal rovesciamento del parlamentarismo. Certe stragi apparentemente oscure possono essere lette come sabotaggi di piani eversivi autonomi, come avvertimenti e segnali di allarme veri e propri. Nonostante la contiguità pregressa tra uomini dell'estrema destra e gli ambienti golpisti, non possiamo escludere che i ‘fascisti’ stessi abbiano dirette responsabilità nel criminale fenomeno delle stragi indiscriminate. Non esiste propriamente una strategia della tensione. Manca infatti la progressione e la continuità necessarie ad un disegno preordinato. Negli anni ’70 l'estrema destra praticava una forma di terrorismo dimostrativo, diffuso e rivendicato: proprio su questo fenomeno contavano gli stragisti per una sicura attribuzione delle loro bombe: esattamente come nel '69 per gli anarchici” . (2-fine)
La mia opinione è che la matrice delle trame finalizzate ad escludere il PCI dal potere fosse atlantica, tutta interna invece la lotta tra gruppi ed apparati per gestire il ruolo (ed i benefici) legati a questo interesse strategico.
RispondiEliminaDa Kennedy a Nixon è evidente il passaggio di paradigma, ma va data una lettura anche all'atlantismo europeo, che manca sempre nelle ricostruzione storiografiche di quel periodo.
Se siamo d'accordo su un ruolo d'innfluenza degli USA, perchè tanta differenza di approccio (nello stesso periodo) tra il continente latinoamericano e l'Italia? O la Spagna ed il Portogallo? La Grecia e Cipro? etc.
In alcuni casi gli attori erano gli stessi che operavano sullo scacchiere latinoamericano(vedi in Argentina Licio Gelli).
Lo scenario italiano va visto anche alla luce della crescita del ruolo politico di Israele nel mediterraneo, alla luce della rivoluzione cubana che ha consentito alla Mafia siciliana di assumere un ruolo centrale nei treffici di droga (e quindi di influenzare finanziariamente le banche, l'emergere di nuovi costumi sociali che hanno messo in crisi gli apparati ideologici tradizionali (Chiesa, potere politico, etc.), un benessere scquilibrato che ha richiesto una trasformazione della domanda dei beni.
Qui (e non solo) si colloca la crisi del monopolio della violenza dello Stato, che ha consentito l'espansione delle mafie e del sistema economico-politico imbrigliato con esse che ancora oggi abbiamo al governo...
La relazione Giannuli sostiene, con qualche ragione, che le frazioni dei servizi americani attive in Europa erano, contro la nostra opinione acquisita, di "sinistra" e che i verì ultras, teorici e pratici del "roll back" erano gli apparati della Marina militare attivi sul fronte estremorientale.
RispondiEliminaCerto, a proposito di atlantismo europeista, andrebbe approfondito il ruolo di Cossiga, che non era affatto l'amerikano delle nostre semplificazioni propagandistiche ma piuttosto legato ad ambienti "britannici" ...
RispondiEliminaRosario Priore nel suo libro magistrale intitolato "Intrigo internazionale" richiama l'attenzione anche sull'altra faccia del terrorismo internazionale,quello degli oltranzisti di sinistra,molto trascurato in questo blog, che operò attivamente in Italia.Cita il valido magistrato, il ruolo enorme giocato sia a livello locale, che a livello mondiale da Feltrinelli,ricorda l'apparato militare facente capo a Pietro Secchia del PCI e ultimo anche il ruolo dei servizi segreti dell'est.Non senza trascurare di citare l'onnipotente Stasi della DDR, che in pratica era la mente e l'organo coordinatore della RAF nella Germania occidentale, cellula terroristica collegata alle BR italiane.I tedeschi che sono riusciti a far funzionare perfino il comunismo, mentre negli altri stati del blocco sovietico, stava fallendo clamorosamente, erano a livello di servizi tra i primi del mondo e non avevano nulla da invidiare né alla CIA né al Mossad. UMT a quando un approfondimento del loro lavoro sporco nella penisola? T.V.
RispondiEliminaETV, questo blog trascura l'oltranzismo di sinistra perché ha una dichiarata ragione sociale. Siete liberi di scrivere quasi tutto e quasi tutti nel MIO blog, ma non potete certo pretendere che io scriva quello che volete voi.
RispondiEliminaQuanto al libro di Priore e Fasanella ne abbiamo parlato a lungo e ripetutamente. In alto a sinistra, nella sezione I pdf di Fascinazione, il secondo link, Guerra all'Italia, permette di scaricare l'insieme dei post dedicati al tema.