Tra cubiste, parenti e amanti prevale il razzismo politico
A Roma è scoppiato lo scandalo Atac, detto anche “Parentopoli”.
Se tutto è vero c'è di che farsi venire la nausea. Certo, si dirà che questa pratica non è stata inventata dall'attuale giunta capitolina e che in passato non è stato fatto il dovuto chiasso quando giunte di altra provenienza – ma di assai simile gestione – hanno riempito la città di sodali e di clientes.
Magari avevano curato meglio le forme; oppure non sono mai incappate negli agguati di avversari agguerriti, essendo, notoriamente, i centrodestri molto più distratti e meno pugnaci dei loro rivali di merende.
Tutto giusto, ma “Parentopoli”, se è come la narrano, è sufficiente a produrre una dose di rabbia e un sano senso di rivolta. Se è vero che ci sono state centinaia di assunzioni in esubero, che tra queste assunzioni annoveriamo cubiste, amanti e parenti dei nuovi gestori del Comune, ovviamente nel nome della “meritocrazia”, ce n'è abbastanza per chiedere dimissioni e commissariamenti.
Quello che invece non si può assolutamente condividere è la campagna ad personas che viene condotta dalla stampa, in particolare dal Messaggero, contro Francesco Bianco e altri ex militanti. Tutti colpevoli non di essere parenti, amanti, cubisti, ma di avere un passato nero. Il che, si affretta a dire il Messaggero, non significa che non abbiano oggi il diritto di lavorare. Bontà sua! Però ecco che, con la penna di Massimo Martinelli, lo scandalo abbandona letti e mutande per focalizzarsi sul passato dei tre (anzi dei due più uno) con tanto d'insinuazioni criminalizzanti, tenute dialetticamente sul limite della diffamazione.
Se c'è una cosa di cui non si può però accusare la gestione comunale è proprio quella di aver offerto inserzione lavorativa ad ex carcerati. Cosa, questa, non di certo inventata ora. Durante la giunta Veltroni furono offerte collaborazioni addirittura a Silvia Baraldini, gesto onorevole e lodevole. Ma evidentemente per certuni le persone si dividono ancora in caste; i rossi vanno vanno sempre bene e i neri sono sempre una sottospecie da tenere lontana se proprio deve vivere.
Sicché più che la scelta di parenti, amanti e ballerine che si sarebbe effettuata in “Parentopoli” quello che preme è sbattere in prima pagina il mostro nero.
Forse perché, cambiando la giunta, i signori Martinelli sanno che l'unica cosa che cambierebbe è proprio questa. Perché parenti, amanti e cubiste ci sono per tutti.
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rimane il fatto che si tratta sempre di parentopoli o meglio di carceropoli e le parole di adinolfi profumano di demagogia
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