Morucci attacca Saviano e si fa paladino dell'indipendenza del Sud
Il prossimo numero di GQ (la segnalazione è della Newsletter di Sandro Provvisionato, Misteri d'Italia) pubblicherà un intervento di Morucci polemico con Gomorra in cui l'ex brigatista si fa paladino dell'indipendenza del Mezzogiorno, vessato dallo Stato unitario. Una tesi forte ed estrema
Se dopo averci scritto un romanzo il nostro scrittore ne usa il successo per andare ovunque a parlare del problema delle lattine di birra (produzione, immagazzinamento in mezzo alla lectospirosi, smaltimento, etc etc), ponendolo come centrale nella storia dell’umanità, non rende un buon servizio. Che è quello che sta facendo, e dichiarando; e non più letteratura. Se proprio un servizio va reso, nella scrittura e nel suo eventuale successo, meglio sarebbe allora indicare le corna dei problemi che ci affliggono, e non la loro coda. Meglio sarebbe se Saviano, tolta la maschera da prefica che gli rovina la bella faccia, utilizzasse la notorietà acquisita per ergersi, è un’idea, a paladino dell’indipendenza del Meridione. Perché dovrebbe essere evidente che buona parte dell’incancrenimento dei problemi del Sud – come se altrove non fossero ugualmente incancreniti – dipende dalla presenza, imposta, dello Stato unitario. Dal suo aver mantenuto il Meridione in una condizione di parassitismo perché, tra l’altro, doveva fungere da serbatoio di manodopera semischiavistica per le fabbriche del Nord. Poi, ormai date le condizioni e sgonfiato il ‘progresso’ che tutto avrebbe dovuto accomodare, le braccia senza lavoro sono finite a cercarsi da mangiare nel crimine.
Casta e camorra sono due diversivi di Valerio Morucci
“Focalizzare tutta l’attenzione sulla Camorra è fuorviante. Vorrebbe imporla come il principale dei nostri problemi, mentre non lo è. L’allargamento sociale della Camorra è cosa poca e secondaria, al confronto della generale deriva criminale della società. Di cui quell’allargamento camorristico è conseguenza, non certo radice.
Se confondere gli effetti con la causa (il sudore Camorra con la fatica mondiale di cavare soldi fregandosene delle leggi) è un meccanismo retorico metonimico che funziona in letteratura, eccome, a portare questa finzione nella realtà si commette un abuso. Uno scrittore può focalizzare le proprie storie su qualsiasi cosa. Anche su una lattina di birra. Ian Fleming, grande costruttore di storie, modello di fior fiore di teorici del racconto, non era una grande penna. Però in Operazione tuono ci ha dato un’intensa pagina di letteratura nel racconto inventato al momento da Bond per Domino, sulla vita avventurosa del marinaio dalla barba rossa del pacchetto di sigarette Player’s che aveva sottomano. Sigarette che fumavo anch’io, prima di leggere Fleming, proprio per le evocazioni avventuriere di quel marinaio dalla barba rossa. (Oltreché per il gusto rotondo e forte del tabacco Virginia; ma quello l’avevano anche altre sigarette.) E le Players’s le fumava anche l’amico e amato compagno Giangiacomo Feltrinelli. Ma le alternava alle Senior Service, e non so se avesse letto Fleming. Per quanto io fossi avido lettore, e lui il più geniale degli editori, nei nostri incontri non abbiamo mai parlato di letteratura, ma solo di lotta armata. Che spreco.Se dopo averci scritto un romanzo il nostro scrittore ne usa il successo per andare ovunque a parlare del problema delle lattine di birra (produzione, immagazzinamento in mezzo alla lectospirosi, smaltimento, etc etc), ponendolo come centrale nella storia dell’umanità, non rende un buon servizio. Che è quello che sta facendo, e dichiarando; e non più letteratura. Se proprio un servizio va reso, nella scrittura e nel suo eventuale successo, meglio sarebbe allora indicare le corna dei problemi che ci affliggono, e non la loro coda. Meglio sarebbe se Saviano, tolta la maschera da prefica che gli rovina la bella faccia, utilizzasse la notorietà acquisita per ergersi, è un’idea, a paladino dell’indipendenza del Meridione. Perché dovrebbe essere evidente che buona parte dell’incancrenimento dei problemi del Sud – come se altrove non fossero ugualmente incancreniti – dipende dalla presenza, imposta, dello Stato unitario. Dal suo aver mantenuto il Meridione in una condizione di parassitismo perché, tra l’altro, doveva fungere da serbatoio di manodopera semischiavistica per le fabbriche del Nord. Poi, ormai date le condizioni e sgonfiato il ‘progresso’ che tutto avrebbe dovuto accomodare, le braccia senza lavoro sono finite a cercarsi da mangiare nel crimine.
Ora, per quanto la Camorra ci abbia messo grande impegno, difficilmente potrà mai eguagliare il primato dei 500.000 cittadini del Meridione, uomini, donne vecchi e bambini, ammazzati, fucilati, deportati, dall’esercito piemontese andato a portargli la Libertà. Forse è giunto il momento di presentare il conto e di riprendersela, la libertà. Anche solo con la minuscola, per cominciare.
Forse, tolto di mezzo lo Stato piemontese e straniero, ormai non più elargitore ma sempre corrotto e corruttore, si potrebbe tentare di sanare la malapianta del crimine come alternativa di vita. Dovendosi rimboccare le maniche per inventare un Meridione indipendente, emergerebbe forse la sua parte creativa, innovativa e dinamica. Forse a partire dalla Puglia che, se non altro, è la meno lontana da un Rinascimento meridionale, o dal primato europeo nell’agricoltura biologica, o dal mare e dal sole, ricchezza e energia. E a partire dalla posizione strategica nel centro del Mediterraneo, per tornare a essere congiunzione, mercato e scambio di culture, conoscenze e colori.
Noi potremo appoggiare, mobilitarci per questa indipendenza, nel mentre che – spostati gli equivoci mediatici distraenti – dovremo affrontare il problema centrale della deriva oltre la legge dell’economia, dello scambio sociale e della cultura del paese. A ciascuno il suo.
Distrazione per distrazione, una che va per la maggiore è quella contro la Casta. Anche qui copie a migliaia, a consolare il popolo degli smarriti in tanto orrore. Operazione furba, più che culturale come quella di Saviano. Anche un po’ vigliacca, come sparare sulla Croce Rossa. A livello delle monetine buttate addosso a Craxi, e alla Prima Repubblica. La sola avuta finora: tutto il resto è noia. Si sono presi quello che è venuto dopo, i caproni pronti a rincorrere ogni interessata demagogia”.
A costo di attirarsi l'ira funesta di molti fruitori di questo blog, la verità va detta fino in fondo.Le popolazioni del sud Italia, sono popoli nord africani e non appartengono di sicuro alla Mitteleuropa come i popoli settentrionali dello stivale.Gaetano Salvemini uomo del sud, docente universitario, antifascista irriducibile, sosteneva che nel carattere tipico del meridionale, alla fine predominava, il carattere del "malandrino" quello insomma del "chiagni e fotti".La gente del sud, in poche parole è affetta da secoli da una sorta di amoralismo familiare, nemica irriducibile di ogni spirito di comunità, vige in poche parole la legge del clan,della tribù, predomina il nepotismo e il favoritismo.Quale rimedio? Forse una delle soluzioni c'è,quella indicata da uno degli esponenti migliori della Lega Nord Pagliarini, il quale suggeriva che giunti a questo punto della crisi, prima che il sud strangoli il nord definitivamente, è meglio una separazione consensuale,onde evitare di fare la fine della vicina Jugoslavia, con una sanguinosa guerra civile tra nord e sud.Il sud una volta ottenuta l'indipendenza entrerà a far parte di una comunità politica economica debole, associandosi alla Grecia e al Portogallo, abbandonando l'euro. Separazione consensuale e pacifica prima che scoppi una sanguinosa guerra civile,ma bisogna affrettarsi, siamo giunti agli ultimi cinque minuti.Concludo ricordando che anche un grande figlio della Padania, come Mussolini,non stimava i meridionali. Infatti come scritto sui diari del genero Ciano, quando apprese dei pesanti bombardamenti americani su Napoli, se ne rallegrò, perché affermava avrebbe reso i napoletani più coriacei; inoltre aggiunse che nel dopoguerra avrebbe intensificato la forestazione del sud, nella speranza di cambiarne il clima e l'indole dei meridionali. T.V.
RispondiEliminaLa verità è che ci sono circa duemila anni di differenza nella storia della civiltà tra mezzogiorno e settentrione. Quando Pitagora svelava l'arcano del mistero del ritmo del mondo, collegando matematica e musica, i settentrionali vivevano nelle terramare. Ancora in età medievale tutti i pensatori sono nati a sud del garigliano, da Campanella a Bruno a Vico.
RispondiEliminaIl tuo pensiero non è soltanto beceramente razzista ma è anche debole...