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Scontri di Roma, due riflessioni non banali sul rapporto col Settantasette

La fiammata insurrezionalista di ieri nell'immaginario povero dei miei colleghi giornalisti ha evocato i fantasmi del'77. E il nesso, a ben vedere, c'è, se si tiene conto che ad agire, ieri come oggi, è il nuovo soggetto: l'operaio sociale post-taylorista allora, il precario intellettuale ora, dopo trent'anni di destrutturazione della produzione materiale. E quindi, dal mare magnum della rete, riprendo un paio di analisi e riflessioni critiche non prive di pregio.
Dal blog

4 commenti:

  1. Diceva Benedetto Croce, che il problema dei giovani è quello di...invecchiare.La vecchiaia porta saggezza;oppure mi sovviene alla mente un'altra celebre frase di Eugene Ionesco, che osservando a Parigi nel 1968, sfilare un corteo di giovani studenti,affermare che finiranno tutti per fare i notai.Ecco non vorrei sembrare un cinico e arido vecchio egoista,ma questa esplosione di esuberanza giovanile, mi sembra come l'acne, mi sembra correlata a una fase legata all'età, ma soprattutto alla paura di non trovare posto ai vertici della futura società.Mi ricorda un po' le femministe che reclamano un posto ai vertici della società, ma non una pari opportunità in ...miniera.Una fase salutare di pre militare, con l'obbligo di lavori socialmente utili manuali, nei campi, nei cantieri,al servizio delle comunità di emarginati (tossicodipendenti, ex carcerati, anziani invalidi,extracomunitari) senza nulla in cambio ottenere, ma solo generosamente dare.Un passaggio obbligatorio dalla pubertà alla maturità;indispensabile se pensiamo ai troppi ex giovani di Lotta Continua al soldo oggi di Berlusconi, se pensiamo ai macellai del collettivo di di medicina che massacrarono a colpi di chiave inglese (Hazet 36) Sergio Ramelli, oggi tutti primari e affermati professionisti.T.V.

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  2. Sempre per completezza di affermazione ci mettiamo anche gli ex picchiatori ai vertici delle municipalizzate romane?

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  3. Come ha giustamente replicato Alemanno a chi glielo faceva notare, che non esistono figli di un Dio minore.Non capisco perché il vitellume bene di sinistra,viene sempre guardato con un occhio di riguardo, in fine dei conti sono solo dei compagni che hanno sbagliato; giovani seguaci di una generosa utopia; mentre dall'altra sponda vi sono solo dei bruti. In pratica sembra che gli "ex picchiatori neofascisti"siano quasi lombrosianamente votati al male assoluto,cioè iscritto nel loro DNA, inguaribili, irrecuperabili,imperdonabili, come il centenario Erich Priebke, al quale nulla viene perdonato e si pretende che muoia in galera, mentre tutti i brigatisti rossi sono fuori. Due pesi due misure; vale anche per le stragi, che magistrati come Salvini, D'Ambrosio,Casson,Mancuso, Stiz, ancora prima di arrivare alle conclusioni,sono partiti da un teorema e cioè che le stragi le fanno solo i nazifascisti,con la conseguenza che tutto ciò che porta in quella direzione viene acuito,esasperato, mentre tutto ciò che porta in direzione opposta o diversa, scartato a priori. Ma il bello è che a forza di ripeterlo è entrato anche nella zucca di molti dell'area! T.V.

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  4. Non sono figli di un dio minore ma della sua segreteria, dell'amante dell'Ad, della sorella della fidanzata del guardaspalle.
    Il problema, caro ETV che i camerati romani si sono perfettamente democristianizzati, ed esendo stati a stecchetto per 50 anni sono particolarmente famelici. Niente di più ma anche niente di meno della tanto deprecata partitocrazia.
    Infatti Casson si è inventato che a mettere la bomba a Peteano siano stati due militanti missini ...

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