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Scontri di Roma, due riflessioni non banali sul rapporto col Settantasette
Scontri di Roma, due riflessioni non banali sul rapporto col Settantasette
La fiammata insurrezionalista di ieri nell'immaginario povero dei miei colleghi giornalisti ha evocato i fantasmi del'77. E il nesso, a ben vedere, c'è, se si tiene conto che ad agire, ieri come oggi, è il nuovo soggetto: l'operaio sociale post-taylorista allora, il precario intellettuale ora, dopo trent'anni di destrutturazione della produzione materiale. E quindi, dal mare magnum della rete, riprendo un paio di analisi e riflessioni critiche non prive di pregio.
Dal blogPAUPER CLASS
La voce della nuova classe povera del ventunesimo secolo
Roma 14 dicembre 2010: insurrezione?
di Eugenio Orso
Ore 20.00 del 14 dicembre, telefono dalla stazione delle corriere di Trieste ad un compagno di Roma del laboratorio di Comunismo e Comunità.
Gli chiedo: come sta andando, da voi, a Roma?
Lui mi risponde: Eugé, qui è un macello!
Piazza del popolo, piazzale Flaminio, una parte del cuore della città è rimasto a lungo sotto stress, investito dall’onda d’urto degli disordini di piazza.
Poi mi racconta, brevemente, di scontri che continuano in periferia, episodi forse isolati e legati al deflusso dei manifestanti, mi avverte che qualcuno ha notato strani figuri, con passamontagna o comunque “in borghese”, che nel pieno degli scontri si aggirano con tanto di trasmittente e di manette, mi parla di una situazione diventata improvvisamente esplosiva, tanto da far pensare a qualche intervento esterno, mirato, che ha favorito l’accensione della miccia, o che forse l’ha accesa direttamente.
Provocazioni? Infiltrazioni da parte di “corpi speciali” fra i manifestanti? Manipolazioni della protesta per criminalizzarla?
Forse … perché ci vuole qualcosa di più del semplice lancio di uova [di Conad o del Ildi] contro i covi dei sindacati venduti a Fiat, a Confindustria ed alla politica compiacente, o dei cori goliardici degli studenti durante i cortei, per criminalizzare la protesta, e con lei buona parte della società italiana.
Ci vogliono almeno un centinaio di feriti, un blindato in fiamme e qualche automobile privata distrutta, per poter giustificare la futura repressione della protesta sociale.
Mi tornano alla mente d’improvviso Nicolae Ceauşescu e la sua milizia segreta, la Securitate parallela, e se così fosse, non avrebbe più senso parlare del sistema di potere berlusconiano tenacemente in essere – per quanto assediato dai futuristi, dalle sedicenti e vili opposizioni parlamentari, i cui esponenti sono in vendita al miglior offerente, ma soprattutto indebolito dalla “sfiducia” della finanza globalista nordamericana – come di una sorta di “dispotismo dolce”, quasi che fosse tollerabile, un dispotismo “all’acqua di rose” che tutto sommato esprime una violenza anch’essa dolce, benché continua, quotidiana, destinata a penetrare nel pubblico e nel privato come l’acqua che si infiltra ovunque.
Tutti i parlamentari, della maggioranza e dell’opposizione, hanno condannato senza riserve questa improvvisa ondata di violenza, che ha messo a ferro e fuoco il centro della Capitale, com’è logico e scontato che sia, quando si è beneficiari di privilegi ingiusti e si fa parte di clan subdominanti che legano in toto le loro fortune e il loro miserando sotto-potere alla tenuta di questo sistema, a qualsiasi costo etico e sociale.
Però è strano che ci sia questa contemporaneità fra l’esplosione improvvisa di violenza [la cui origine resta sospetta] e il voto parlamentare sulla sfiducia a Berlusconi, ed ancor più strano è che ciò avviene in una situazione che non è “esplosiva” come quella del settantasette, una situazione che fino a ventiquattro ore prima non pareva sul punto di esplodere …
Disordini, atti di teppismo di facinorosi, rivolta, insurrezione, le definizioni si sprecano, nella consueta confusione terminologica e nell’opera di depistaggio mediatico, volte a rendere “illeggibili” questi fenomeni politici e sociali. (...)
Da Sollevazione Foglio telematico dell'Associazione Rivoluzione democratica
riemerge il tema della contrapposizone tra studenti (attivi) e operai (passivi) che già aveva attraversato la riflessione sulla "doppia sociatà" di Alberto Asor Rosa, allora corifeo delle magnifiche sorti e progressive incarnate dal "grande Partito comunista":
Roma in fiamme: dov'eravate "compagni" operai?
LA VITTORIA DI SBIRRO
«Noi studenti: lasciati soli a testimoniare l'Italia che non ci sta, e che si ribella»
di La.S.
riceviamo e pubblichiamo
«Mentre nel Palazzo la casta allestiva la sua sceneggiata, noi studenti mettevamo in scena la nostra rabbia. Noi studenti, lasciati soli dal resto del popolo. Ancora una volta noi giovani, noi "bamboccioni", a rappresentare l'opposizione, a dare l'esempio di cosa si dovrebbe fare e non si fa. Noi studenti: lasciati soli a testimoniare l'Italia che non ci sta, e che si ribella. Fatta salva la FIOM, che stamattina a Roma c'era solo in modo simbolico, o i Comitati di Aquila, i lavoratori non c'erano, eppure sono loro i primi che si dovrebbero incazzare.... loro che mentre tengono in piedi questo paese vengono trattati a pesci in faccia come sudditi, traditi dai loro sindacati, ingannati dai partiti.
Dov'eravate "compagni" operai? Appello inutile: forse non siete più compagni, perché da troppo tempo portate vergogna per essere "solo" degli operai. Voi, che in molti avete votato per Berlusconi, che vi dice in faccia: "io sono io, e voi non siete un cazzo!".
Ebbene sì: la nostra protesta non era solo contro il governo, non era solo contro il Palazzo. La nostra protesta era contro di voi, contro quelli di voi che continuano a chinare la testa, a subire umiliazioni, a voltarvi dall'altra parte. Ora vi diranno che siamo facinorosi, violenti, estremisti; perché abbiamo dato alla fiamme qualche blindato o sfasciato qualche bar di Via del Corso. Vi diranno che a scontrarsi con la polizia c'erano solo cento scalmanati. Non gli date retta! E' il solito tentativo di criminalizzare quelli di noi che hanno avuto il coraggio di scaricare addosso al potere una parte piccola dei soprusi che noi subiamo ogni giorno.
Vogliono spegnere sul nascere la rivolta nascente. Riusciranno a fermarla? Spero di no, ma se ci riusciranno non sarà per la forza del potere, o meglio, sì per la sua forza, ma dove la forza è quella di riuscire e tenere buono, come un gregge, paralizzato dalla paura, la gran parte del popolo.
Dopo una giornata come quella di oggi, mi sembra lontana mille chilometri la tiritera sulla "vittoria" per tre voti di scarto comprati da Berlusconi, di questo governo di pagliacci.
Non è solo una Vittoria di Pirro, come vanno ripetendo gli oppositori di Sua Maestà, è una Vittoria di Sbirro. Vista dalla strada e non dal palazzo una vittoria militarizzata, a suon di cariche e di botte e bastonate. Il potere è riuscito ad impedirci di avvicinarci al Parlamento. Forse ci riuscirà un'altra volta, e un'altra ancora. Ma grande è la rabbia sotto il cielo.
Siamo solo all'inizio. Speriamo».
La.S., Roma, ore sei del pomeriggio
Scontri di Roma, due riflessioni non banali sul rapporto col Settantasette
Reviewed by Ugo Maria Tassinari
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mercoledì, dicembre 15, 2010
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Diceva Benedetto Croce, che il problema dei giovani è quello di...invecchiare.La vecchiaia porta saggezza;oppure mi sovviene alla mente un'altra celebre frase di Eugene Ionesco, che osservando a Parigi nel 1968, sfilare un corteo di giovani studenti,affermare che finiranno tutti per fare i notai.Ecco non vorrei sembrare un cinico e arido vecchio egoista,ma questa esplosione di esuberanza giovanile, mi sembra come l'acne, mi sembra correlata a una fase legata all'età, ma soprattutto alla paura di non trovare posto ai vertici della futura società.Mi ricorda un po' le femministe che reclamano un posto ai vertici della società, ma non una pari opportunità in ...miniera.Una fase salutare di pre militare, con l'obbligo di lavori socialmente utili manuali, nei campi, nei cantieri,al servizio delle comunità di emarginati (tossicodipendenti, ex carcerati, anziani invalidi,extracomunitari) senza nulla in cambio ottenere, ma solo generosamente dare.Un passaggio obbligatorio dalla pubertà alla maturità;indispensabile se pensiamo ai troppi ex giovani di Lotta Continua al soldo oggi di Berlusconi, se pensiamo ai macellai del collettivo di di medicina che massacrarono a colpi di chiave inglese (Hazet 36) Sergio Ramelli, oggi tutti primari e affermati professionisti.T.V.
RispondiEliminaSempre per completezza di affermazione ci mettiamo anche gli ex picchiatori ai vertici delle municipalizzate romane?
RispondiEliminaCome ha giustamente replicato Alemanno a chi glielo faceva notare, che non esistono figli di un Dio minore.Non capisco perché il vitellume bene di sinistra,viene sempre guardato con un occhio di riguardo, in fine dei conti sono solo dei compagni che hanno sbagliato; giovani seguaci di una generosa utopia; mentre dall'altra sponda vi sono solo dei bruti. In pratica sembra che gli "ex picchiatori neofascisti"siano quasi lombrosianamente votati al male assoluto,cioè iscritto nel loro DNA, inguaribili, irrecuperabili,imperdonabili, come il centenario Erich Priebke, al quale nulla viene perdonato e si pretende che muoia in galera, mentre tutti i brigatisti rossi sono fuori. Due pesi due misure; vale anche per le stragi, che magistrati come Salvini, D'Ambrosio,Casson,Mancuso, Stiz, ancora prima di arrivare alle conclusioni,sono partiti da un teorema e cioè che le stragi le fanno solo i nazifascisti,con la conseguenza che tutto ciò che porta in quella direzione viene acuito,esasperato, mentre tutto ciò che porta in direzione opposta o diversa, scartato a priori. Ma il bello è che a forza di ripeterlo è entrato anche nella zucca di molti dell'area! T.V.
RispondiEliminaNon sono figli di un dio minore ma della sua segreteria, dell'amante dell'Ad, della sorella della fidanzata del guardaspalle.
RispondiEliminaIl problema, caro ETV che i camerati romani si sono perfettamente democristianizzati, ed esendo stati a stecchetto per 50 anni sono particolarmente famelici. Niente di più ma anche niente di meno della tanto deprecata partitocrazia.
Infatti Casson si è inventato che a mettere la bomba a Peteano siano stati due militanti missini ...