Flavia Perina ricorda Signorelli, il suo professore che amava remare controcorrente
E' una pura coincidenza, frutto dei flussi caotici della Rete, ma dopo l'articolo di Compagno per il "Secolo d'Italia" pubblico l'articolo di Flavia Perina, direttrice del quotidiano finiano e pasdaran antiberlusconiana. I suoi trascorsi familiari e giovanili rautiani sono noti mentre mi era ignoto che per lei Signorelli era veramente il Professore. La Perina era una dei pochi politici presenti al rito funebre.
di Flavia Perina
Quando nel 1976 finimmo l'esame di maturità - tutti promossi, compreso chi aveva fatto due mesi di assenze ingiustificate - gli regalammo una costosissima chitarra acustica blu. Paolo Signorelli era stato il nostro "membro interno" in Commissione e sapevamo che la sua passione era suonare. Aveva un repertorio bizzarro, i suoi pezzi forti erano Il mercenario di Lucera e le canzoni romanesche, con una predilezione per Il Barcarolo (quello che «va controcorrente, e quando canta il canto s'arisente»).
Paolo era il "professore fascista" del liceo Gaetano De Sanctis di Roma, negli anni più caldi della contestazione, e spiazzava tutte le categorie dell'epoca. Avrebbe dovuto essere, secondo lo stereotipo corrente dell'insegnante di destra, un fanatico dell'ordine, della severità, del 5 in condotta, dell'aderenza alle regole e al programma, della disciplina, e invece era l'esatto contrario. Le sue lezioni di storia erano libero terreno di dibattito e talvolta (con chi reggeva i ritmo) di scontro. Simpatizzava per l'irregolarità e l'anticonformismo, parlava volentieri di politica senza mai dare l'impressione che agli studenti "convenisse" uniformarsi alle sue idee. Non ha mai regalato un sei ai ragazzi di destra che erano nelle sue classi (e che magari incontrava, il pomeriggio, nei convegni o nelle manifestazioni), né sanzionato uno di sinistra, ma molti anni dopo abbiamo saputo che telefonava a casa ai più "indietro", quelli perennemente sull'orlo della bocciatura, per suggerirgli le domande alla vigilia di una interrogazione "di salvataggio".
Quando fu arrestato, nell'atto di accusa dei giudici di Bologna venne descritto come un cattivo maestro, corruttore e manipolatore di giovani anche in virtù della sua professione. Mezzo De Sanctis, compresi quasi tutti i "compagni", firmò una lettera ai magistrati per smentire il teorema e raccontarlo come veramente era. Con noi militanti del Msi o del FdG, lui che era caratterialmente insofferente a ogni chiesa di partito, era spesso beffardo, ironico. Insomma, ci prendeva in giro. Ieri su qualche blog, annunciando la sua morte, lo hanno definito "l'innamorato dei Repubblichini di Salò", ma chi lo conosceva bene sa che se avesse avuto l'età sarebbe entrato e uscito pure dal Pnf come fece dal Movimento sociale, inseguendo il sogno della purezza rivoluzionaria e l'estetica dell'uomo libero che era il suo tratto distintivo. Avrebbe remato controcorrente anche nella Rsi, Signorelli, e anche lì avrebbe cantato cose amare contro l'imborghesimento dell'età adulta, «la moglie grassa, il mutuo e la pancera», come dice una memorabile strofa del Mercenario. Adesso che dobbiamo salutarlo per sempre viene da piangere anche per questo, per le illusioni che abbiamo condiviso con incoscienza e allegria, oltre ogni litigio e diffidenza, oltre le differenze anagrafiche e i ruoli, in quegli incredibili anni Settanta.
di Flavia Perina
Quando nel 1976 finimmo l'esame di maturità - tutti promossi, compreso chi aveva fatto due mesi di assenze ingiustificate - gli regalammo una costosissima chitarra acustica blu. Paolo Signorelli era stato il nostro "membro interno" in Commissione e sapevamo che la sua passione era suonare. Aveva un repertorio bizzarro, i suoi pezzi forti erano Il mercenario di Lucera e le canzoni romanesche, con una predilezione per Il Barcarolo (quello che «va controcorrente, e quando canta il canto s'arisente»).
Paolo era il "professore fascista" del liceo Gaetano De Sanctis di Roma, negli anni più caldi della contestazione, e spiazzava tutte le categorie dell'epoca. Avrebbe dovuto essere, secondo lo stereotipo corrente dell'insegnante di destra, un fanatico dell'ordine, della severità, del 5 in condotta, dell'aderenza alle regole e al programma, della disciplina, e invece era l'esatto contrario. Le sue lezioni di storia erano libero terreno di dibattito e talvolta (con chi reggeva i ritmo) di scontro. Simpatizzava per l'irregolarità e l'anticonformismo, parlava volentieri di politica senza mai dare l'impressione che agli studenti "convenisse" uniformarsi alle sue idee. Non ha mai regalato un sei ai ragazzi di destra che erano nelle sue classi (e che magari incontrava, il pomeriggio, nei convegni o nelle manifestazioni), né sanzionato uno di sinistra, ma molti anni dopo abbiamo saputo che telefonava a casa ai più "indietro", quelli perennemente sull'orlo della bocciatura, per suggerirgli le domande alla vigilia di una interrogazione "di salvataggio".
Quando fu arrestato, nell'atto di accusa dei giudici di Bologna venne descritto come un cattivo maestro, corruttore e manipolatore di giovani anche in virtù della sua professione. Mezzo De Sanctis, compresi quasi tutti i "compagni", firmò una lettera ai magistrati per smentire il teorema e raccontarlo come veramente era. Con noi militanti del Msi o del FdG, lui che era caratterialmente insofferente a ogni chiesa di partito, era spesso beffardo, ironico. Insomma, ci prendeva in giro. Ieri su qualche blog, annunciando la sua morte, lo hanno definito "l'innamorato dei Repubblichini di Salò", ma chi lo conosceva bene sa che se avesse avuto l'età sarebbe entrato e uscito pure dal Pnf come fece dal Movimento sociale, inseguendo il sogno della purezza rivoluzionaria e l'estetica dell'uomo libero che era il suo tratto distintivo. Avrebbe remato controcorrente anche nella Rsi, Signorelli, e anche lì avrebbe cantato cose amare contro l'imborghesimento dell'età adulta, «la moglie grassa, il mutuo e la pancera», come dice una memorabile strofa del Mercenario. Adesso che dobbiamo salutarlo per sempre viene da piangere anche per questo, per le illusioni che abbiamo condiviso con incoscienza e allegria, oltre ogni litigio e diffidenza, oltre le differenze anagrafiche e i ruoli, in quegli incredibili anni Settanta.
peccato però che la perina abbia dimenticato e messo da parte tutti gli insegnamenti del professore Signorelli, visto le sue frequentazioni attuali
RispondiEliminaMa c'è di peggio, molto peggio;l'estate scorsa sulle colonne del Secolo, la Perina, pretese che le donne di tutti gli schieramenti,manifestassero la propria solidarietà alla Elisabetta Tulliani, in nome di che cosa poi non si riesce proprio a capire. Solidarietà assurda che dovrebbe essere stata estesa anche al fratello, aggiungo io.Ma non basta pure la solidarietà al padre, ex sagrestano nella Chiesa frequentata da Andreotti. Tale padre, tale figlia e figlio!Per analogia la famiglia Tulliani ricorda molto, durante il bieco ventennio, la famiglia Petacci; dedita agli intrallazzi secondo gli storici, nella capitale all'ombra del Duce, con una differenza che Marcello Petacci finì fucilato a Dongo, mentre Elisabetta parcheggia l'auto nel garage riservato ai parlamentari.Se proprio c'era una donna a cui manifestare solidarietà era la Daniela Di Sotto, liquidata con un calcio in culo dopo decenni di matrimonio e una figlia e con un passato di militante missina. Qual'è il passato di Elisabetta Tulliani? Fini ladro dei sogni della nostra gioventù, io comunque aspetto fiducioso in riva al fiume, con dei parenti simili...T.V.
RispondiEliminaGrande Di Canio! A "Guida al campionato" su Italia1 ha salutato Paolo Signorelli.
RispondiEliminaMa che c'entra? Ma se uno traccia un ricordo di Signorelli che c'azzecca la Tulliani? Madò, quanta bile mal impiegata...
RispondiEliminaIl saluto di Paolo Di Canio al prof.Signorelli
RispondiEliminahttp://video.mediaset.it/video/guida_al_campionato/full/196383/puntata-del-5-dicembre.html
minuto 14:20 circa
La Tulliani c'entra per dimostrare quanto sia un pusillanime Gianfranco Fini. Solo un miope mentale non coglie il nesso. Fini al cospetto di Signorelli si svela per quello che è: ma come si fa a sposare una con un passato così pesante!!Anche le scelte di vita privata influiscono sul politico;anzi tutto è politica.Ti ricordo smemorato,che Almirante coi soldi del defunto MSI, ha comperato un appartamento alla vedova di Ugo Venturini, ucciso dalla bestia rossa e sistemato il figlio, mentre Fini ha sistemato il cognato. Capito la differenza tra un Fini e un Signorelli o un Almirante!T.V.
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