Trent'anni dopo - 26 novembre 1980, i Nar uccidono il brigadiere Lucarelli
Trent'anni fa, il 26 novembre 1980, Gilberto Cavallini e Stefano Soderini, due componenti dei Nar, uccidono a Lambrate, durante un controllo di polizia, un carabiniere e ne feriscono un altro. Ecco come ho ricostruito l'episodio in Fascisteria 1 (Castelvecchi 2001).
Dopo la strage di Bologna e l’omicidio Mangiameli la “piazza” di Roma è bruciata e la banda fa la spola tra Milano e il Veneto, tra rapine e regolamenti di conti. Il 30 ottobre sono ammazzati in auto Cosimo Todaro, detto l’infamone e l’amante, la ballerina greca Maria Paxou. Lui, un pregiudicato del giro delle bische, aveva fornito “basi sbagliate”, si faceva anticipare soldi per pagamenti non effettuati, le sue leggerezze mettevano a rischio la sicurezza dei latitanti. Un colpo alla nuca di lui, uno alla guancia di lei e il discorso è chiuso. Valerio si attribuisce l’omicidio ma la Corte condannerà Mauro Addis. Il giorno dopo i Nar rapinano una gioielleria a Trieste. Il 18 novembre va male il colpo a un’agenzia milanese del Banco di Napoli e Stefano Soderini ammazza una guardia giurata. Una settimana dopo, il 26, Cavallini e Soderini tornano a Milano. Hanno bisogno di un’auto pulita e si recano nella carrozzeria di Cosimo Simone a Lambrate, un “covo” storico della mala milanese e in seguito della banda Caruso, il neofascista milanese condannato per l'omicidio a coltellate di uno studente lavoratore nei pressi di San Babila (episodio immortalato nel film di Lizzani "San Babila ore 20: un omicidio inutile) e poi divenuto capo di una bateria di rapinatori. Arriva una “gazzella” per un controllo su un sequestro di persona. Gigi ha l’Audi 100 della moglie Flavia: quando i militari trasmettono via radio i dati personali apre il fuoco. Il brigadiere Lucarelli è ucciso, l’altro carabiniere è solo ferito al polpaccio. I due scappano abbandonando i documenti e quindi devono lasciare in tutta fretta la casa di Treviso. Valerio Fioravanti li critica aspramente: bisognava uccidere anche l’altro uomo e recuperare patente e libretto. Gigi non si abbatte, anzi comincia a prenderci gusto a fare il bandito. Una settimana dopo guida l’assalto a una gioielleria di Treviso e sfida la titolare: “Mi guardi in faccia che poi mi dovrà riconoscere. Io non ho nulla da perdere tanto ho già ucciso dei carabinieri”.
Dopo la strage di Bologna e l’omicidio Mangiameli la “piazza” di Roma è bruciata e la banda fa la spola tra Milano e il Veneto, tra rapine e regolamenti di conti. Il 30 ottobre sono ammazzati in auto Cosimo Todaro, detto l’infamone e l’amante, la ballerina greca Maria Paxou. Lui, un pregiudicato del giro delle bische, aveva fornito “basi sbagliate”, si faceva anticipare soldi per pagamenti non effettuati, le sue leggerezze mettevano a rischio la sicurezza dei latitanti. Un colpo alla nuca di lui, uno alla guancia di lei e il discorso è chiuso. Valerio si attribuisce l’omicidio ma la Corte condannerà Mauro Addis. Il giorno dopo i Nar rapinano una gioielleria a Trieste. Il 18 novembre va male il colpo a un’agenzia milanese del Banco di Napoli e Stefano Soderini ammazza una guardia giurata. Una settimana dopo, il 26, Cavallini e Soderini tornano a Milano. Hanno bisogno di un’auto pulita e si recano nella carrozzeria di Cosimo Simone a Lambrate, un “covo” storico della mala milanese e in seguito della banda Caruso, il neofascista milanese condannato per l'omicidio a coltellate di uno studente lavoratore nei pressi di San Babila (episodio immortalato nel film di Lizzani "San Babila ore 20: un omicidio inutile) e poi divenuto capo di una bateria di rapinatori. Arriva una “gazzella” per un controllo su un sequestro di persona. Gigi ha l’Audi 100 della moglie Flavia: quando i militari trasmettono via radio i dati personali apre il fuoco. Il brigadiere Lucarelli è ucciso, l’altro carabiniere è solo ferito al polpaccio. I due scappano abbandonando i documenti e quindi devono lasciare in tutta fretta la casa di Treviso. Valerio Fioravanti li critica aspramente: bisognava uccidere anche l’altro uomo e recuperare patente e libretto. Gigi non si abbatte, anzi comincia a prenderci gusto a fare il bandito. Una settimana dopo guida l’assalto a una gioielleria di Treviso e sfida la titolare: “Mi guardi in faccia che poi mi dovrà riconoscere. Io non ho nulla da perdere tanto ho già ucciso dei carabinieri”.
Sto leggendo in questi questi giorni il documentatissimo Fascisteria. Interessante la parte sui rapporti tra destra radicale e islam, o meglio ex rapporti considerando l'attuale situazione politico-sociale.
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