Quel maledetto giorno di tre anni fa -7: Gabriele non è per tutti
da Ultrasblog
Mentre ricordo con la consueta e straziante commozione Gabriele, morto ammazzato tre anni fa da uno sbirro impunito, leggo alcune mail inviatemi dalla Polizia Postale che mi intimano di rimuovere l'articolo sulle ville della Signora Raciti dal mio blog, pena l'oscuramento. E sia, tanto chi doveva sapere sa già.
Nulla accade per caso. Da tre anni aspettiamo giustizia per Gabbo, il suo assassino gira indisturbato, i suoi datori di lavoro, Maroni in primis, restano seduti, ancora per poco, alle loro cadreghe, mentre per Raciti la macchina della giustizia diventa una Ferrari, veloce e spedita come un missile.
I morti non sono tutti uguali, se muoio io lo show deve continuare, se muore qualcun altro allora tutti ritti sull'attenti e mano sul cuore. Gli ultras sono subumani, chiunque non si allinei è passibile di torture e omicidio, da Aldro a Bianzino, da Cucchi a Sandri. Ma il fuoco cova sotto la cenere, anche se in tanti oggi hanno seppellito Gabriele per la seconda volta, asciungandosi le lacrime di coccodrillo con la Tessera del Tifoso che rende un un ultras una scimmia ammaestrata, la penosa caricatura di quello che si era e non si è più. Ricordare Gabriele significa non piegarsi, non solo con i cori, parole al vento, ma con la disciplina ferrea di chi non si arrende e pretende a muso duro di resistere senza compromessi.
Gabriele non è di tutti, Gabriele vive nel cuore di chi combatte la Tessera e la repressione, nel cuore dei diffidati e dei carcerati per la libertà di tutti gli ultrà. Giù le mani da Gabbo, chi si allinea è complice di Spaccarotella.
GABRIELE SEMPRE PRESENTE !
Vincenzo Abbatantuono
LA FIACCOLATA E LA STELE
Due foto giganti di Gabriele Sandri con la scritta "non ti dimenticheremo mai", uno striscione "comitato mai più 11 novembre" e tante fiaccole accese per ricordare il tifoso della Lazio ucciso tre anni fa in una stazione di servizio sulla A1 in provincia di Arezzo. Il padre Giorgio, il fratello Cristiano e tanti amici si sono riuniti nel tardo pomeriggio vicino alla Bocca della Verità a Roma in occasione dell'anniversario della morte del giovane. "Questa è una piazza significativa - ha detto Giorgio Sandri appena arrivato nella piazza dove c'erano alcune centinaia di persone - vorrei che Spaccarotela venisse qui, mettesse la sua mano armata nella Bocca e dicesse la verità. Di bugie se ne sono dette tante. C'è un processo in corso, la sentenza di primo grado è stata sconcertante speriamo in appello ci sia più attenzione e che giustizia sia fatta"
Giorgio Sandri è poi tornato a parlare della vicenda della «targa» in memoria del figlio. «Oggi ho sentito un altro dirigente di Autostrade, sembra stiano facendo un passo indietro e sembra che tutto si stia risolvendo per il meglio. Mi hanno detto di aspettare qualche giorno per avere una conferma per il posizionamento della targa a Gabriele. La memoria è importante senza di questa un Paese non ha futuro». Proprio la richiesta di una targa nei giorni scorsi aveva incontrato il parere negativo della società che gestisce la A1 ma mercoledì l'amministratore delegato Giovanni Castellucci ha fatto sapere che la targa potrebbe essere messa. La richiesta di un'apposizione di una targa è nata dall'iniziativa della famiglia Sandri e del comitato «Mai più 11 novembre» che ha raccolto in tutta Italia oltre 25mila firme. Tornando alla prima decisione negativa di Autostrade, Giorgio Sandri ha commentato: «Più che deluso sono rimasto imbarazzato dalla scelta di Autostrade che ha dato una motivazione fuori luogo: perchè avvengono diversi e tanti incidenti mortali. Io - ha sottolineato Giorgio Sandri - ho tanto rispetto per i morti ma voglio ricordare che mio figlio non è deceduto per un incidente stradale ma è stato ucciso da un colpo di pistola». La raccolta firme si chiuderà proprio mercoledì a distanza di 3 anni dall'incidente mortale. Alla manifestazione era presente anche il fratello di Gabbo, Cristiano ed anche lui ha confermato come: «stanno facendo un passo indietro. Tra l'altro il sindaco di Civitella Val di Chiana (dove è accaduto il fatto) si è detto onorato di poter apporre la stele. Dobbiamo però aspettare anche l'assenso della Prefettura di Arezzo (organo competente) che per ora non ha dato nessun parere e consenso». E infine conclude: «Ma la cerimonia a questo punto inevitabilmente slitterà». Quindi, la stele non sarà posta certo l'11 novembre, nel giorno del terzo anniversario della morte. «Voglio però ringraziare tutte le forze politiche compresi il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e la presidente della Regione, Renata Polverini».
Mentre ricordo con la consueta e straziante commozione Gabriele, morto ammazzato tre anni fa da uno sbirro impunito, leggo alcune mail inviatemi dalla Polizia Postale che mi intimano di rimuovere l'articolo sulle ville della Signora Raciti dal mio blog, pena l'oscuramento. E sia, tanto chi doveva sapere sa già.
Nulla accade per caso. Da tre anni aspettiamo giustizia per Gabbo, il suo assassino gira indisturbato, i suoi datori di lavoro, Maroni in primis, restano seduti, ancora per poco, alle loro cadreghe, mentre per Raciti la macchina della giustizia diventa una Ferrari, veloce e spedita come un missile.
I morti non sono tutti uguali, se muoio io lo show deve continuare, se muore qualcun altro allora tutti ritti sull'attenti e mano sul cuore. Gli ultras sono subumani, chiunque non si allinei è passibile di torture e omicidio, da Aldro a Bianzino, da Cucchi a Sandri. Ma il fuoco cova sotto la cenere, anche se in tanti oggi hanno seppellito Gabriele per la seconda volta, asciungandosi le lacrime di coccodrillo con la Tessera del Tifoso che rende un un ultras una scimmia ammaestrata, la penosa caricatura di quello che si era e non si è più. Ricordare Gabriele significa non piegarsi, non solo con i cori, parole al vento, ma con la disciplina ferrea di chi non si arrende e pretende a muso duro di resistere senza compromessi.
Gabriele non è di tutti, Gabriele vive nel cuore di chi combatte la Tessera e la repressione, nel cuore dei diffidati e dei carcerati per la libertà di tutti gli ultrà. Giù le mani da Gabbo, chi si allinea è complice di Spaccarotella.
GABRIELE SEMPRE PRESENTE !
Vincenzo Abbatantuono
LA FIACCOLATA E LA STELE
Due foto giganti di Gabriele Sandri con la scritta "non ti dimenticheremo mai", uno striscione "comitato mai più 11 novembre" e tante fiaccole accese per ricordare il tifoso della Lazio ucciso tre anni fa in una stazione di servizio sulla A1 in provincia di Arezzo. Il padre Giorgio, il fratello Cristiano e tanti amici si sono riuniti nel tardo pomeriggio vicino alla Bocca della Verità a Roma in occasione dell'anniversario della morte del giovane. "Questa è una piazza significativa - ha detto Giorgio Sandri appena arrivato nella piazza dove c'erano alcune centinaia di persone - vorrei che Spaccarotela venisse qui, mettesse la sua mano armata nella Bocca e dicesse la verità. Di bugie se ne sono dette tante. C'è un processo in corso, la sentenza di primo grado è stata sconcertante speriamo in appello ci sia più attenzione e che giustizia sia fatta"
Giorgio Sandri è poi tornato a parlare della vicenda della «targa» in memoria del figlio. «Oggi ho sentito un altro dirigente di Autostrade, sembra stiano facendo un passo indietro e sembra che tutto si stia risolvendo per il meglio. Mi hanno detto di aspettare qualche giorno per avere una conferma per il posizionamento della targa a Gabriele. La memoria è importante senza di questa un Paese non ha futuro». Proprio la richiesta di una targa nei giorni scorsi aveva incontrato il parere negativo della società che gestisce la A1 ma mercoledì l'amministratore delegato Giovanni Castellucci ha fatto sapere che la targa potrebbe essere messa. La richiesta di un'apposizione di una targa è nata dall'iniziativa della famiglia Sandri e del comitato «Mai più 11 novembre» che ha raccolto in tutta Italia oltre 25mila firme. Tornando alla prima decisione negativa di Autostrade, Giorgio Sandri ha commentato: «Più che deluso sono rimasto imbarazzato dalla scelta di Autostrade che ha dato una motivazione fuori luogo: perchè avvengono diversi e tanti incidenti mortali. Io - ha sottolineato Giorgio Sandri - ho tanto rispetto per i morti ma voglio ricordare che mio figlio non è deceduto per un incidente stradale ma è stato ucciso da un colpo di pistola». La raccolta firme si chiuderà proprio mercoledì a distanza di 3 anni dall'incidente mortale. Alla manifestazione era presente anche il fratello di Gabbo, Cristiano ed anche lui ha confermato come: «stanno facendo un passo indietro. Tra l'altro il sindaco di Civitella Val di Chiana (dove è accaduto il fatto) si è detto onorato di poter apporre la stele. Dobbiamo però aspettare anche l'assenso della Prefettura di Arezzo (organo competente) che per ora non ha dato nessun parere e consenso». E infine conclude: «Ma la cerimonia a questo punto inevitabilmente slitterà». Quindi, la stele non sarà posta certo l'11 novembre, nel giorno del terzo anniversario della morte. «Voglio però ringraziare tutte le forze politiche compresi il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e la presidente della Regione, Renata Polverini».
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