Quel giorno mai abbastanza maledetto-4: senza vergogna
Surreale conferenza stampa senza domande con il portavoce della Polizia, Sgalla
Gli agenti della stradale sono intervenuti attirati dal rumore di una rissa
Arezzo, il racconto del Questore
"Due spari in aria... colpito il giovane"
AREZZO - Una conferenza stampa surreale, con il portavoce della Polizia Roberto Sgalla (lo stesso del G8 di Genova) che chiede ai cronisti di non fare domande e il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe che racconta una storia in cui un poliziotto della stradale ("un ottimo elemento che di solito opera benissimo") spara due colpi in aria ma colpisce un giovane tifoso laziale seduto sul sedile posteriore della Megane Scenic che stava lasciando l'area di servizio di Badia al Pino.
Poco prima delle 18, la sala è piena di cronisti. Sgalla chiarisce subito che non si potranno fare domande perché l'indagine è in corso e il questore può solo fornire dati oggettivi.
Ecco i dati oggettivi letti dal dottor Giacobbe: questa mattina alle 9 e 10, due pattuglie della Stradale di Arezzo (sottosezione di Battifolle) erano all'interno dell'area di servizio direzione Sud e "procedevano" ad alcuni accertamenti su due auto. All'improvviso hanno sentito forti rumori e urla provenienti dall'altro lato della stessa area di servizio, quello in direzione Nord. Gli agenti "si portavano" sull'orlo della carreggiata per cercare di capire cosa stava accadendo rendendosi conto che c'erano gli occupanti di tre auto coinvolti in una rissa. A quel punto "decidevano di azionare le sirene dell'auto" pensando così di far smettere il tafferuglio. Ma il suono "non causava effetti".
"Allora - continua il Questore - uno degli agenti, da 60-70 metri di distanza, ha pensato di sparare due colpi in aria...". Le auto coinvolte nel tafferuglio "si sono però spostate verso nord" e la Megane con i 5 giovani a bordo ha proseguito verso il casello dove è stata raggiunta e fermata dalla volante. Lungo il tragitto gli occupanti si sono accorti che Gabriele Sandri era stato "attinto al collo". L'intervento dell'ambulanza del 118, subito chiamata, serviva solo a constatare il decesso del ragazzo.
Fin qui, con la terminologia ufficiale, il racconto del questore. Lo stesso dottor Giacobbe, forse, si è reso conto che nelle sue parole non sembrava esserci collegamento tra i colpi sparati in aria dall'agente e il ferimento di Gabriele Sandri. A questo punto il questore, mentre Sgalla lo richiamava a non rispondere e a lasciare la sala, ha precisato meglio che "ovviamente", il colpo c'è stato e il giovane è stato colpito stabilendo, a denti stretti, un rapporto di causa-effetto tra i due fatti. Giacobbe ha aggiunto che il proiettile non è stato trovato, che sul corpo del ragazzo c'è solo il foro d'entrata e che le indagini dovranno spiegare come è andata. Poi, il questore e Sgalla hanno lasciato la sala mentre i cronisti presenti cercavano inutilmente di fare domande.
(repubblica.it, 11 novembre 2007)
Il ministro dell'Interno parla dell'agente che ha sparato ad Arezzo
Ma precisa: "Avvenuto in circostanze legate alla violenza che ruota intorno al calcio"
Amato: "Un tragico errore. Nessuna reticenza"
Manganelli: "Ci assumeremo le responsabilità"
Il capo della Polizia: "Tutto questo mi inquieta"
ROMA - "E' un tragico errore": lo ammette anche il ministro dell'Interno. Se l'agente della Stradale ha sparato e ucciso un tifoso laziale ad Arezzo, è stato "un tragico errore", ma è "avvenuto in circostanze legate alla violenza che ruota intorno al calcio e costringe tutPubblica postti i fine settimana migliaia di agenti a presidiare autostrade e città per evitare il peggio". Come dire: la responsabilità è dell'agente ma se ha sparato è perchè i poliziotti sono costretti a vivere in un clima violento che i tifosi alimentano ogni settimana.
"L'agente era intervenuto per evitare che una rissa tra tifosi potesse degenerare", ha spiegato il ministro. "Si sta ancora verificando l'esatta dinamica dei fatti, ma le responsabilità saranno accertate senza reticenze", assicura Giuliano Amato, e forse è una risposta a chi
sospetta che l'inchiesta possa essere manipolata perchè è conivolto un agente di polizia.
E poi esprime cordoglio il ministro: "Il mio primo pensiero va alla famiglia e a tutti coloro che gli volevano bene". Ma non dimentica di condannare severamente chi ha partecipato a disordini di oggi sui campi di Bergamo, Parma e al Sin Siro: "È estremamente grave che ancora oggi, invece di concorrere con un dignitoso silenzio al cordoglio per la morte di questo ragazzo, alcuni responsabili abbiano trovato il modo di causare nuovi incidenti. Mi auguro al contrario che questa sera a Roma tutti diano prova di saper testimoniare in modo pacifico il proprio cordoglio". Ma la cronaca gli dato torto: commissariati assaltati, auto della polizia incendiate, agenti feriti.
In serata interviene ufficialmente anche il capo della polizia Antonio Manganelli che per tutto il giorno era rimasto in contatto con il questore di Arezzo e il ministro dell'Interno. Promette che "la polizia saprà assumersi la sue colpe". Quanto accaduto "mi inquieta" dice Manganelli. Per due motivi: da un lato una "morte assurda, che i nostri cuori e le nostre menti non riescono ad accettare: un giovane ha perso la vita per mano di un poliziotto giovane come lui che era lì per portare legalità e non certo lutti". E dall'altro "l'amara constatazione che ancora una volta opposte tifoserie si sono affrontate in nome del fanatismo più cieco e becero".
(repubblica.it, 11 novembre 2007)
Gli agenti della stradale sono intervenuti attirati dal rumore di una rissa
Arezzo, il racconto del Questore
"Due spari in aria... colpito il giovane"
AREZZO - Una conferenza stampa surreale, con il portavoce della Polizia Roberto Sgalla (lo stesso del G8 di Genova) che chiede ai cronisti di non fare domande e il questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe che racconta una storia in cui un poliziotto della stradale ("un ottimo elemento che di solito opera benissimo") spara due colpi in aria ma colpisce un giovane tifoso laziale seduto sul sedile posteriore della Megane Scenic che stava lasciando l'area di servizio di Badia al Pino.
Poco prima delle 18, la sala è piena di cronisti. Sgalla chiarisce subito che non si potranno fare domande perché l'indagine è in corso e il questore può solo fornire dati oggettivi.
Ecco i dati oggettivi letti dal dottor Giacobbe: questa mattina alle 9 e 10, due pattuglie della Stradale di Arezzo (sottosezione di Battifolle) erano all'interno dell'area di servizio direzione Sud e "procedevano" ad alcuni accertamenti su due auto. All'improvviso hanno sentito forti rumori e urla provenienti dall'altro lato della stessa area di servizio, quello in direzione Nord. Gli agenti "si portavano" sull'orlo della carreggiata per cercare di capire cosa stava accadendo rendendosi conto che c'erano gli occupanti di tre auto coinvolti in una rissa. A quel punto "decidevano di azionare le sirene dell'auto" pensando così di far smettere il tafferuglio. Ma il suono "non causava effetti".
"Allora - continua il Questore - uno degli agenti, da 60-70 metri di distanza, ha pensato di sparare due colpi in aria...". Le auto coinvolte nel tafferuglio "si sono però spostate verso nord" e la Megane con i 5 giovani a bordo ha proseguito verso il casello dove è stata raggiunta e fermata dalla volante. Lungo il tragitto gli occupanti si sono accorti che Gabriele Sandri era stato "attinto al collo". L'intervento dell'ambulanza del 118, subito chiamata, serviva solo a constatare il decesso del ragazzo.
Fin qui, con la terminologia ufficiale, il racconto del questore. Lo stesso dottor Giacobbe, forse, si è reso conto che nelle sue parole non sembrava esserci collegamento tra i colpi sparati in aria dall'agente e il ferimento di Gabriele Sandri. A questo punto il questore, mentre Sgalla lo richiamava a non rispondere e a lasciare la sala, ha precisato meglio che "ovviamente", il colpo c'è stato e il giovane è stato colpito stabilendo, a denti stretti, un rapporto di causa-effetto tra i due fatti. Giacobbe ha aggiunto che il proiettile non è stato trovato, che sul corpo del ragazzo c'è solo il foro d'entrata e che le indagini dovranno spiegare come è andata. Poi, il questore e Sgalla hanno lasciato la sala mentre i cronisti presenti cercavano inutilmente di fare domande.
(repubblica.it, 11 novembre 2007)
Il ministro dell'Interno parla dell'agente che ha sparato ad Arezzo
Ma precisa: "Avvenuto in circostanze legate alla violenza che ruota intorno al calcio"
Amato: "Un tragico errore. Nessuna reticenza"
Manganelli: "Ci assumeremo le responsabilità"
Il capo della Polizia: "Tutto questo mi inquieta"
ROMA - "E' un tragico errore": lo ammette anche il ministro dell'Interno. Se l'agente della Stradale ha sparato e ucciso un tifoso laziale ad Arezzo, è stato "un tragico errore", ma è "avvenuto in circostanze legate alla violenza che ruota intorno al calcio e costringe tutPubblica postti i fine settimana migliaia di agenti a presidiare autostrade e città per evitare il peggio". Come dire: la responsabilità è dell'agente ma se ha sparato è perchè i poliziotti sono costretti a vivere in un clima violento che i tifosi alimentano ogni settimana.
"L'agente era intervenuto per evitare che una rissa tra tifosi potesse degenerare", ha spiegato il ministro. "Si sta ancora verificando l'esatta dinamica dei fatti, ma le responsabilità saranno accertate senza reticenze", assicura Giuliano Amato, e forse è una risposta a chi
sospetta che l'inchiesta possa essere manipolata perchè è conivolto un agente di polizia.
E poi esprime cordoglio il ministro: "Il mio primo pensiero va alla famiglia e a tutti coloro che gli volevano bene". Ma non dimentica di condannare severamente chi ha partecipato a disordini di oggi sui campi di Bergamo, Parma e al Sin Siro: "È estremamente grave che ancora oggi, invece di concorrere con un dignitoso silenzio al cordoglio per la morte di questo ragazzo, alcuni responsabili abbiano trovato il modo di causare nuovi incidenti. Mi auguro al contrario che questa sera a Roma tutti diano prova di saper testimoniare in modo pacifico il proprio cordoglio". Ma la cronaca gli dato torto: commissariati assaltati, auto della polizia incendiate, agenti feriti.
In serata interviene ufficialmente anche il capo della polizia Antonio Manganelli che per tutto il giorno era rimasto in contatto con il questore di Arezzo e il ministro dell'Interno. Promette che "la polizia saprà assumersi la sue colpe". Quanto accaduto "mi inquieta" dice Manganelli. Per due motivi: da un lato una "morte assurda, che i nostri cuori e le nostre menti non riescono ad accettare: un giovane ha perso la vita per mano di un poliziotto giovane come lui che era lì per portare legalità e non certo lutti". E dall'altro "l'amara constatazione che ancora una volta opposte tifoserie si sono affrontate in nome del fanatismo più cieco e becero".
(repubblica.it, 11 novembre 2007)
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