Paolo Signorelli vs. la fascisteria
Nei mesi scorsi abbiamo dedicato attenzione alla Confederatio, cioè all'aggregazione di forze interessate a un "progetto di uscita da destra e sinistra (così come dai miti incapacitanti di neofascismo e destre terminali varie)", con una modalità movimentista che metteva al centro temi tradizionali di scontro (la giustizia) ma anche questioni assolutamente interne alla postmodernità (la decrescita). Ora apprendiamo che il progetto si è arenato. In rete il dibattito è ampio, appassionato ma molto per linee interne e quindi mi ci vorrà un po' di tempo per comprenderne i termini e le implicazioni. Ma intanto cominciamo a pubblicare l'intervento di Paolo Signorelli.
l'azione della "fascisteria" di Paolo Signorelli
Improvvisamente mi ritrovo dinanzi a polemiche che ritenevo essere state superate nel senso della chiarezza. Ripartiamo con il "neofascismo"? Da decenni io e i miei compagni di lotta abbiamo preso la via del superamento non delle Idee, ma della prospettazione di esse attraverso forme (estetiche) e prassi rinnovate, convinti della necessità di andare avanti ed oltre, senza la castratura del missismo o, come ci ricorda Claudio Marconi, l'azione della "fascisteria" che è servita a "marcare" il fascista così come l'antifascista voleva.
"Una rappresentazione di come certa dirigenza della cosiddetta area ha venduto, nel senso più pieno della parola, un patrimonio di Idee e di come ha usato i giovani, i giovanissimi e i meno giovani che, credendo in quelle idee, continuavano ad andare in galera e qualcuno a rimetterci la pelle; è un palude che emana..."
Ed ora rischiamo di porre termine all'avventura della Confederatio in nome di un "Linea Retta" da nessuno di noi rinnegata? Per carità di Patria! Io non sono mai andato a Predappio. Non credo che per questo io possa essere tacciato di afascismo. Sono i fatti della mia vita a parlare. Così come lo sono quelli della "vita" di tanti abituati ad esaltarsi in volkloristici pellegrinaggi.
Mi fermo. Per anni abbiamo elaborato ed operato per dare un senso ad un progetto che consentisse di uscire dalla pania delle solite espressioni illusionistiche e dalla incapacità di essere noi a divenire attori di storia. Andando all’analisi del documento in cui ci presentammo come Laboratorio Politico Culturale, dopo l’individuazione del Nemico, indicammo le vie e le mete. Abbiamo parlato di comunicazione e di estetica, di marketing politico inteso alla individuazione dei target.
Abbiamo, insomma, fornito degli indirizzi di lotta che ci consentissero di uscir fuori dal pressappochismo inutile e dannoso portato avanti dalla cosiddetta Area e dei Movimenti che l’hanno rappresentata con risultato Zero. Abbiamo scritto di Comunità di Popolo e di Confederazione delle Comunità. E delle Comunità “aperte” indicando le strutture organizzative per la riconquista del Territorio.E giungemmo a parlare del perché noi guardiamo ad una “strategia rovesciata” (o capovolta) per evitare di ripercorrere antichi errori. Nelle loro differenze riconosciute, tutti devono lavorare per e nel Laboratorio Politico-Culturale che elabora il Progetto (dobbiamo spiegare ancora che cosa s’intende per Progetto?
Che cosa vogliamo noi proporre e non sul piano delle parole ma della costruzione alternativa e propositiva del nostro Stato?) la cui realizzazione dovrà essere affidata al Movimento di Liberazione Nazionale.Non il Movimento che costruisce il Progetto, ma il Laboratorio che mette a punto il Progetto per consegnarlo, poi, al Movimento.
Si progetta anche attraverso il fare. Il fare della Confederatio consiste nello studiare e rendere operative lasciando l’iniziativa - autonoma ancorché concordata – alle realtà che si riconoscono nel patto e che attraverso i rappresentanti territoriali vivono la Comunità “aperta”. E poi ci sono i documenti che parlano nella loro chiarezza espositiva ed anche nominalistica.Non voglio insegnare nulla a nessuno e però devo ricordare alla giovane e meno giovane militanza che già con l’esperienza di “Costruiamo l’Azione” si fornì una elaborazione (vedi Comunità Organiche di Popolo) non dissimile da quella che andiamo a prospettare. Allora una feroce repressione ci mise fisicamente fuori gioco e non perché fascisti ma a causa della nostra impostazione rivoluzionaria e quindi inaccettabile perché pericolosa.
Ma le Idee non si uccidono.
Con o senza iconografie patinate. Ciò che importa è la Linea Retta.
E sopra di noi le stelle.
In alto i cuori!
l'azione della "fascisteria" di Paolo Signorelli
Improvvisamente mi ritrovo dinanzi a polemiche che ritenevo essere state superate nel senso della chiarezza. Ripartiamo con il "neofascismo"? Da decenni io e i miei compagni di lotta abbiamo preso la via del superamento non delle Idee, ma della prospettazione di esse attraverso forme (estetiche) e prassi rinnovate, convinti della necessità di andare avanti ed oltre, senza la castratura del missismo o, come ci ricorda Claudio Marconi, l'azione della "fascisteria" che è servita a "marcare" il fascista così come l'antifascista voleva.
"Una rappresentazione di come certa dirigenza della cosiddetta area ha venduto, nel senso più pieno della parola, un patrimonio di Idee e di come ha usato i giovani, i giovanissimi e i meno giovani che, credendo in quelle idee, continuavano ad andare in galera e qualcuno a rimetterci la pelle; è un palude che emana..."
Ed ora rischiamo di porre termine all'avventura della Confederatio in nome di un "Linea Retta" da nessuno di noi rinnegata? Per carità di Patria! Io non sono mai andato a Predappio. Non credo che per questo io possa essere tacciato di afascismo. Sono i fatti della mia vita a parlare. Così come lo sono quelli della "vita" di tanti abituati ad esaltarsi in volkloristici pellegrinaggi.
Mi fermo. Per anni abbiamo elaborato ed operato per dare un senso ad un progetto che consentisse di uscire dalla pania delle solite espressioni illusionistiche e dalla incapacità di essere noi a divenire attori di storia. Andando all’analisi del documento in cui ci presentammo come Laboratorio Politico Culturale, dopo l’individuazione del Nemico, indicammo le vie e le mete. Abbiamo parlato di comunicazione e di estetica, di marketing politico inteso alla individuazione dei target.
Abbiamo, insomma, fornito degli indirizzi di lotta che ci consentissero di uscir fuori dal pressappochismo inutile e dannoso portato avanti dalla cosiddetta Area e dei Movimenti che l’hanno rappresentata con risultato Zero. Abbiamo scritto di Comunità di Popolo e di Confederazione delle Comunità. E delle Comunità “aperte” indicando le strutture organizzative per la riconquista del Territorio.E giungemmo a parlare del perché noi guardiamo ad una “strategia rovesciata” (o capovolta) per evitare di ripercorrere antichi errori. Nelle loro differenze riconosciute, tutti devono lavorare per e nel Laboratorio Politico-Culturale che elabora il Progetto (dobbiamo spiegare ancora che cosa s’intende per Progetto?
Che cosa vogliamo noi proporre e non sul piano delle parole ma della costruzione alternativa e propositiva del nostro Stato?) la cui realizzazione dovrà essere affidata al Movimento di Liberazione Nazionale.Non il Movimento che costruisce il Progetto, ma il Laboratorio che mette a punto il Progetto per consegnarlo, poi, al Movimento.
Si progetta anche attraverso il fare. Il fare della Confederatio consiste nello studiare e rendere operative lasciando l’iniziativa - autonoma ancorché concordata – alle realtà che si riconoscono nel patto e che attraverso i rappresentanti territoriali vivono la Comunità “aperta”. E poi ci sono i documenti che parlano nella loro chiarezza espositiva ed anche nominalistica.Non voglio insegnare nulla a nessuno e però devo ricordare alla giovane e meno giovane militanza che già con l’esperienza di “Costruiamo l’Azione” si fornì una elaborazione (vedi Comunità Organiche di Popolo) non dissimile da quella che andiamo a prospettare. Allora una feroce repressione ci mise fisicamente fuori gioco e non perché fascisti ma a causa della nostra impostazione rivoluzionaria e quindi inaccettabile perché pericolosa.
Ma le Idee non si uccidono.
Con o senza iconografie patinate. Ciò che importa è la Linea Retta.
E sopra di noi le stelle.
In alto i cuori!
Niente di che, solo situazioni di normale dialettica, un pò come quando c'é l'adolescenza; qualche tensione "ormonale" di troppo.......
RispondiEliminaNon penserai di cavartela così ...
RispondiEliminaconcordo con il Professore, in alto i cuori!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaPiù che di tensione, parlerei di "tempeste ormonali".
RispondiEliminaAlfonso anche io concordo eccome con il Professore ma non concordo con altri che fanno "I Professori". E' molto fastidioso usare il termine "fascisteria" a sproposito perchè da noi identificato con una categoria ben precisa di persone.
Ma si sa...NOI SIAMO INTRANSIGENTI
eppure siamo molto più disponibili di quanto si creda, ed evidente dimostrazione sono i comunicati,le iniziative e i commenti sul circuito dei nostri siti.
Se INTRANSIGENZA deve essere compreso come sinonimo di COERENZA allora si, mi pare perfino giusto.
Pertanto l'unica LINEA da seguire è quella RETTA senza tanti fronzoli e vedere se il tutto converge. Queste polemiche sono una evidente perdita di tempo e distolgono dal fine comune.
saluti
RL
Non credo che sia importante quello che dice Canosci che non ha velleità di alcun tipo e dunque il primo commento lo confermo e lo ribadisco senza volermela "cavare così"; tra l'altro lo scritto di Paolo in questione poi non é così recente perché tratta argomentazioni di qualche mese fa. Certamente c'é stata evidentemente incomprensione tra coloro i quali ruotano intorno alla figura di Paolo e come si sta muovendo attivamente il Centro Studi SN ma non ne facciamo dramma. Si può sempre colpire uniti anche marciando separati. Tanto più che i velleitarismi a destra continuanno ed aumentano (leggo ora l'ultima chicca del soggetto di Lucca) e dunque il momento del "redde rationem" per i veri Antagonisti di questo putrido sistema arriverà forse prima di quanto lo si immagini ed in quel momento conteranno i fatti concreti più che le polemiche sterili.
RispondiEliminaAnche volendo circoscrivere la questione - al di là delle incomprensioni - in termini di estetica e di comunicazione, mi sembra evidente che sul terreno del simbolico e dell'immaginario si gioca sempre una partita importante. E comunque mi sembra di capire, rastrellando opinioni in giro, che in qualche modo la questione attinga anche alla sfera geografica. Ma a questo punto ci ritornerò nei prossimi giorni, con una nota documentata e riflessiva
RispondiEliminaEgregio Professore Tassinari, data l'ora tarda, sarò conciso, riproponendo un approfondimento domani della questione, da parte del sottoscritto o d'altri membri della Confederatio, che non è morta ne' si arenata.
RispondiEliminaSaluti
Franco Torriglia
Diciamo allora che ha una fase di vivace dialettica su questioni non irrilevanti?
RispondiEliminaO pensi anche tu che sia una quetione di brufoli?
Le questioni in politica, quando si parla di quella profonda che sviscera le sensibilità di una Comunità, sono sempre rilevanti. Nessuno ha mai detto che la "confederatio" sia morta o arenata; probabilmente ad essa non aderiranno soggetti che si sono rotti gli zebedei di dover sempre presentare il "certificato di buona condotta", perché non rinnegano nulla senza per questo ridicolizzarsi con atteggiamenti grotteschi che non sono, almeno per quanto riguarda il C.S.S.N. e realtà ad esse collegate, insite nella serietà dei propri convincimenti.
RispondiEliminaSiamo dunque critici sia verso "le fascisterie"; ma siamo altrettanto critici verso coloro che amano le "mimetizzazioni" in funzione di dare quiescenza a qualche zelante di troppo che magari non vuole più essere "anti" ma rimane.........."scettico" (diciamo così) sulla buona fede dei Camerati (quelli veri intendo !).